mercoledì 12 dicembre 2018

Messa dei Giovani

Stiamo sperimentando, con i ragazzi dalle 3 media alle 5 superiore, messe (feriali e festivie) celebrate apposta per loro, che li vede animatori della liturgia e destinatari particolari per quanto riguarda linguaggi e segni usati.
La proposta non arriva come un qualcosa di occasionale buttato un po’ lì per provare qualcosa di nuovo, è dentro una riflessione più ambia riguardo i cambiamenti intervenuti nel mondo giovanile di questi anni e nato dal confronto con i loro educatori.
Il tema proposto non è nuovo nel suo genere, non vuole ricalcare necessariamente tentativi fatti nel passato. Agli adulti l’argomento proposto potrebbe richiamare il movimento nato nel post concilio riguardo la Messa Beat e per citare un autore fra tutti, Marcello Giombini. Era la volontà di dare ai giovani un modo di pregare cantando secondo criteri vicini alla loro vita (sia come strumenti e melodie, che con la gioia che li caratterizzava).

mercoledì 5 dicembre 2018

Bocciato! E adesso?

A volte capita, anche dopo speranze basate sull’impegno degli ultimi momenti volto a evitare questo giudizio finale. Sembra che ai ragazzi non interessi più di tanto, minimizzano con un modo di fare un po’ “superiore”. Ma se si va oltre l’apparenza di una certa arroganza, si vede come sotto c’è ben altro. Ci troviamo davanti a un ragazzo che soffre, ferito. Sì la bocciatura è conseguenza di un anno oggettivamente andato male, non c’è niente da dire, però sotto sotto personalmente lo si vive come un fallimento di cui vergognarsi. Per questo non occorre aggiungere dolore a dolore, tenendosi lontani da più o meno impliciti riferimenti al fatto che quanto accaduto possa averci deluso, del resto non siamo noi a essere stati bocciati quindi, per il momento, lasciamo da parte le nostre sofferenze e mettiamo al centro quelle dell’adolescente.
L’impegno è cercare di capire i motivi del perché ci si è arrivati, questo ci permette di decidere anche quale strategia mettere in campo adesso e per il prossimo anno. Qualcosa di storto deve esserci stato, occorre che salti fuori anche se non è mai facile confrontarsi con i propri errori (o quelli del figlio). Evitiamo di nasconderci dietro a facili escamotages, che sicuramente aiutano a placare il dolore, ma non a decidere il meglio da fare. Sì forse gli insegnati sono stati un po’ severi, potevano avvisare prima, noi potevamo stare più attenti, seguirlo di più, ma non può essere solo questo. Qualcosa deve essere andato in modo diverso rispetto i progetti fatti a inizio anno.

mercoledì 28 novembre 2018

Perché i ragazzi non vengono più?

In passato si è lavorato tanto per offrire luoghi accoglienti per i ragazzi, anche associazioni di vario genere e amministrazioni pubbliche si sono mosse in questa direzione. Penso in particolare alla Chiesa ricca di oratori, campi da calcio o altri sport, saloni, cinema e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo continuato ad andare avanti così per un po’ fino a quando ci siamo accorti che qualcosa non andava, c’era un calo della frequenza, in molti casi si è risposto costruendo altre cose nuove e investendo su professionisti che potessero abitare questi luoghi facendone anche una eccellenza nel campo dell’accoglienza delle giovani generazioni. Eppure le strutture e le iniziative tardano a riempirsi, non corrispondono alle aspettative del mondo adulto che le aveva costruite e programmate.
Veniamo all’oggi, se apriamo gli occhi e vogliamo vedere, incontriamo ragazzi (medie e primi anni delle superiori) la cui vita è alla ricerca di un gruppo di amici dove abitare, perché è lì nell’incontro con l’atro che trova sé stesso. Desiderano vivere però in gruppi che hanno la peculiarità della spontaneità, ossia informali.

giovedì 22 novembre 2018

ADULTI IN CORSO - Nativi digitali

ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.

In questo secondo confronto ci soffermeremo a riflettere sulle differenze di una generazione che è nata già immersa nel digitale rispetto a noi adulti che siamo più "importa" o immigrati in questa mondo. Cercheremo un approccio privo di pregiudizi riguardo il "virtuale", soppesandone in tal mondo gli aspetti problematici ma anche quelli positivi.



Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:
https://drive.google.com/open?id=1zV35-6tHa_ThxWBX9NNOXsJD9whSZCrG

venerdì 16 novembre 2018

AAA Adulti cercasi

C’era una volta l’adolescente che voleva fuggire dalla famiglia, “uccidere” il padre e lottare contro lo strapotere rappresentato dagli adulti. C’era una volta, ma ora non c’è più. I ragazzi di oggi, pur mantenendo il desiderio di una necessaria emancipazione dalla famiglia di origine, hanno però cambiato il proprio sguardo nei confronti degli adulti e della loro presenza lungo il cammino di crescita.
Oggi i ragazzi sono attenti cercatori di figure capaci di riferimento sulle quali poter fare affidamento, non si accontentano certamente del primo che passa per la strada, cercano competenza, passione e impegno per potersi fidare.
Adulti competenti che possono entrare autorevolmente in gioco in tante situazione critiche attraversate dagli adolescenti, per dare il proprio contributo al cammino di relazioni tanto centrale per la vita di oggi, nel quale non sempre i nostri ragazzi sanno ben regolarsi, che presenta eccessi di ricerca di riconoscimenti e di potere sugli altri, dove la visibilità è importante per ottenere popolarità, dove il conflitto può fare del male. 

venerdì 9 novembre 2018

ADULTI IN CORSO - Hai la testa vuota?! Il cervello dell'adolescente

ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.

In questo primo confronto ci soffermeremo su come funziona il cervello dell'adolescente, questo infatti aiuta comprendere meglio certi comportamenti dei nostri ragazzi, non legati a cattiva volontà, ma al fatto di non essere ancora maturi e quindi non riuscire a fare certe cose che per noi adulti sono tanto scontate.




Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:
https://drive.google.com/file/d/14epyLJOPR4AF1KCushkm4spIvphMjC36/view?usp=sharing

venerdì 2 novembre 2018

Mettersi in mostra a tutti i costi?

Nelle mesi passati, le notizie di cronaca, hanno riportato alla luce un fenomeni spesso taciuto ma diffuso nella vita dei nostri adolescenti e che in alcuni casi eclatanti porta non solo a rischiare la vita, ma a perderla. Sdraiarsi in mezzo a una strada, attraversarla in bici a occhi chiusi, scattare selfie estremi, provare nuove esperienze diffuse da social.
Di fronte a tutto questo come adulti facciamo fatica a trovare la voglia di capire, ci colpiscono troppo, quindi tendiamo a farcene giudizi affrettati, a contrassegnarli come comportamenti infantili e provocatori solo di alcuni “disagiati”.
Un certo orientamento al rischio è proprio dell’adolescenza in qualsiasi epoca, fa parte della fase evolutiva vissuta. Con il passare del tempo vi si sono però legate diversi tipi di significato, merita pertanto, mettendo da parte i pregiudizi, di chiedersi oggi che cosa ci narrano della vita dei nostri ragazzi.
Gli adolescenti non sono stupidi, si sentono però fragili, in un momento in cui il passaggio dall’essere bambini (ultra tutelati) a dover ora entrare in contatto con una grande verità della propria vita: siamo mortali. Nonostante sia un dato di fatto, non è detto che la cosa stia loro bene, certamente non la paura che da questa cosa emerge. Si cerca di allontanarla, controllarla, sfidarla, e per poterlo fare occorre mettere se stessi alla prova dei fatti.

giovedì 25 ottobre 2018

Stupefacente è la vita non la droga

I tipi di droghe in commercio sono più di quelle che immaginiamo, ne escono fuori nuove ogni anno, così che un approccio tecnico/pratico alle “sostanze” rischia di non essere efficace, così come non risolutivo sarebbe il cavalcarne la “liberalizzazione”. Anche il solo metodo repressivo, pur essendo necessario, non risolve la cosa dal momento che molte volte arriva in ritardo e non sempre riesce ad essere aggiornato su questo commercio; inoltre rimane sotto gli occhi di tutti come anche alcool e tabacco (droghe legali) costituiscono un rischio elevato.È richiesta una riflessione più ampia e un cammino da portare avanti con i nostri ragazzi, mettendo al centro loro e non la questione “in generale” dell’abuso di sostanze psicoattive. Perché questa precisazione?
In una città di medie dimensioni come Reggio Emilia, con un polo scolastico multidisciplinare, le probabilità che un ragazzo non entri in contatto più o meno diretto con il variopinto mondo della droga, sono quasi nulle.
L’età dell’adolescenza è la più delicata e chiede di avere un’attenzione maggiore rispetto le altre. In questo periodo dello sviluppo la formazione del cervello è ancora molto in costruzione. Con esso crescono e si consolidano le strutture celebrali che ne faranno l’adulto di domani. Sappiamo inoltre come la vita dei nostri ragazzi sia già esposta a una serie di altre dipendenze, il che mostra una debolezza che chiede di essere difesa e accompagnata.

mercoledì 10 ottobre 2018

MI FIDO DI TE - Ripensare l'educazione

Mentre noi ci stupiamo dei cambiamenti in atto all’interno del mondo giovanile, i ragazzi ci chiedono di risintonizzarci su un nuovo modo di vivere, sì perché del resto non è obbligatorio fare come si è sempre fatto.
Occorre quindi prendere contatto delle novità di cui sono portatori, di come oggi rimangono in contatto con gli altri, di cosa li affatica nel sognare il futuro, come aiutarli a sentirsi adatti e capaci a questo compito così importante, comunicando loro che ce la possono fare.
Per favorire tutto questo, è necessario stabilire relazioni corrette con loro, basate sulla fiducia. Come adulti dobbiamo credere e dimostrare che è possibile il nascere di uno spazio di vita dove giovani e persone adulte o anziane, riescono ad allearsi fra di loro in un cammino comune. 
Non è possibile compiere il cammino appena proposto senza sperimentare la necessità di rimettersi in gioco innanzitutto noi adulti, di affrontare anche le fatiche e i limiti che accompagnano l’opera educativa.
L’approccio che troverete è di tipo spirituale, dove questo termine fa riferimento allo Spirito del Risorto che soffia in ogni vita e che per questo coinvolge tutto quanto in essa passa, tutta quanta la persona con le sue diverse dimensioni è chiamata a mettersi in gioco e trovare un punto di sintesi. Per questo l’esigenza di un approccio spirituale chiede di passare attraverso tutto il dato umano, corporeo e psicologico che appartiene allo specifico di ogni essere umano, con il coraggio di non fermarsi lì.

martedì 2 ottobre 2018

Tranquilli, sugli adolescenti stiamo sbagliando tutti

Non sono all’altezza, dove sto sbagliando, ci vorrebbe un altro al mio posto, cerco di dire dei no ma non funziona, gli lascio i suoi spazi ma m’ignora, internet c’è non si può far finta che non sia così, con i cellulari adesso basta è ora di finirla, un qualche ceffone ogni tanto fa bene, cerco di non fargli mancare niente. Niente sembra funzionare, dove stiamo sbagliando? 
Mi capita di incontrare tanti adulti, appassionati ma spaesati di fronte a un’adolescenza che faticano a comprendere, ne provano tante ma sembra che non ci sia via d’uscita.
Finora mi sono sempre concentrato molto sui ragazzi, solo ultimamente ho seriamente preso atto che non ci si può occupare di loro dimenticandosi dei loro adulti di riferimento, non si può lavorare per ridare speranza alla vita dei giovani se non lo si fa anche per quanti oggi sono chiamati a pensarne e prepararne il futuro.
Qualcosa di nuovo serve, anche perché gli adolescenti di una volta non ci sono più (sono cresciuti), anche i genitori, gli insegnati, gli allenatori, i preti di un tempo sono cambiati (se non rare eccezioni che non mollano). Non si può quindi tornare a modelli vecchi, durante l’infanzia li abbiamo coccolati aprendo loro un’infinità di possibilità facilitando tutte le loro doti, è un po’ difficile ora che sono cresciuti tornare a una impostazione educativa fatta di divieti come quella che andava per al maggiore in passato.

martedì 25 settembre 2018

La relazione con il ragazzo in BP

Baden Powell, chiamato BP dai sui figli spirituali, è da tutti riconosciuto come il fondatore del vasto movimento scautistico. Vissuto nella seconda metà del diciannovesimo secolo ha lasciato un forte impulso all’educazione delle giovani generazioni. 
Nelle sue parole troviamo la fonte da cui tutto è partito, un movimento che poi è cresciuto in tempi e luoghi molto diversi tra loro, cercando di incarnare nel meglio possibile, anche secondo proprie specificità, un metodo per accompagnare i ragazzi nel cammino della loro crescita.
In Italia sono tre le principali associazioni che cercano di incarnare oggi nella nostra nazione il cammino scout perché possa essere un itinerario possibile per i ragazzi d’oggi. Senza dimenticarmi del tempo passato, il mio desiderio ora è quello di ritornare il più possibile vicino al modello iniziale di BP, alle sue parole, alle intuizioni che credo oggi ancora tanto profetiche e a volte dimenticate da quanti continuano oggi la sua opera.
Per evitare di riempire il testo di note a piè pagina con il riferimento delle diverse citazioni, mi prendo la libertà di riportare in maniera diretta le parole di BP con la sola attenzione di metterle in corsivo, rielaborando il resto secondo il mio pensiero che mi auguro possa rimanere più vicino possibile a quello di chi considero innanzitutto per me un vero maestro.

mercoledì 19 settembre 2018

Raddrizzare le righe storte

Un gruppo di ragazzi in gamba, ma scalmanato, della parrocchia ha visto bene un giorno di divertirsi nella sala giochi a tirare alcune palle del biliardo contro il muro, essendo in cartongesso vi lascio immaginare le impronte e i buchi comparsi. Ovviamente non tutti lo avevano fatto, ma pur chiedendo loro chi fosse stato, il rapporto forte di gruppo dal quale in una certa età si dipende, non ha permesso di scoprire i veri responsabili (anche se di fatto tutti sapevano di chi si trattasse). Il loro silenzio non l’ho colto come omertà, già in altri interventi ho parlato di come il gruppo sia molto importante nel cammino di crescita e di scoperta della propria identità, tanto da diventare come una seconda famiglia che chiede una fedeltà reciproca forte. Rimane il fatto che una situazione di ingiustizia chiedeva di essere rimediata, così fu chiamato nuovamente in causa il gruppo affidandogli la responsabilità di rimediare, non come punizione, ma per scoprire insieme la capacità di fare il bene e di esserne solidali.

giovedì 13 settembre 2018

L’amicizia può essere virtuale?

È un tema molto scottante sul quale ho sentito spesso gli adulti dibattere, la maggior parte delle volte “contro” la piaga che sta prendendo la cosa, certamente non tutto è positivo, ma occorre anche che stiamo attenti a considerare valida o meno una cosa solo basandoci su come facevamo noi con i nostri amici alla loro età, il mondo era diverso e anche i giovani lo sono.
Certamente questa relazione assume comportamenti e abitudini diversi da quelli che verrebbero usati in una relazione classica.
Una delle cose spicca maggiormente è l’assenza concreta del corpo, del contatto, della presenza sensoriale dell’altro. Da una parte quindi avviene una separazione tra sentimenti, ricordi, parole che vengono trasmesse, dall’altra proprio l’assenza del corpo può facilitare una relazione più autentica eliminando tutte le tensioni legate alla vergogna e alla paura di non essere accettati per come si è.

mercoledì 5 settembre 2018

Adulti appassionati

Vivere da adulti accanto a un adolescente chiede una capacità di riposizionamento relazionale rispetto a quando avevamo a che fare con un bambino. A tutti voi, adulti di oggi, il mio grande rispetto e vicinanza per un ruolo particolarmente difficile, ma anche un incoraggiamento a vivere fino in fondo un ruolo di cui c’è tanto bisogno. Non è semplice, non solo perché i tempi sono cambiati, ma perché questo ci chiede in contemporanea da una parte il saperci mettere da parte, dall’altra rimanere presenti e pronti nel caso ci fosse bisogno di noi. È un equilibrio difficile senza regole generali, che deve essere molto attento allo specifico del ragazzo e delle tante relazioni che vive. 
I ragazzi nel loro cammino di crescita e di ricerca di senso, insieme a gioie incontrano anche dolori, a volte essi provengono da scelte o condotte fatte un po’ per caso, ma dalle quali fanno fatica a staccarsi perché non trovano altro a cui aggrapparsi. Può capitare così che, un atteggiamento così tanto per provare, rischi di diventare parte stabile della loro identità: può essere che un ragazzo violento non lo sia in realtà o non lo sarebbe se fosse stato aiutato, se avesse trovato, un altro modo per gestire il dolore e la ricerca che si porta dentro.

giovedì 16 agosto 2018

AGESCI: un sogno educativo che si fa realtà

Il mio incontro con il mondo degli scout fa parte del mio cammino di prete di questi ultimi anni, ho ritrovato in esso tante delle dimensioni che già nel corso del mio breve cammino accanto ai giovani avevano dato forza al mio impegno. Quest’associazione giovanile educa secondo un progetto molto articolato e difficile da riassumere in poche parole, desidero solamente condividere alcuni degli aspetti più rilevanti, sperando che nasca in tanti il desiderio di approfondirne la conoscenza e a me rimanga la possibilità di continuare a crescerci dentro come cristiano e come prete.
Dovendo fare una scelta, decido di prendere spunto dal “Patto Associativo”, esso rappresenta già per sua indicazione una sintesi del progetto portato avanti dall’AGESCI, che nel mondo ampio dello scoutismo si pone come una realtà in comunione con la Chiesa e che chiede fedelmente aiuto a Dio per portare avanti la propria opera di testimonianza nel mondo, almeno così promettono[1]tutti coloro che desiderano farne parte. Tutto questo è stato possibile grazie a quello che viene riconosciuto, a livello mondiale, il fondatore di tutto il movimento, si tratta di Baden Powell (amichevolmente chiamato dai suoi figli spirituali BP), per parlare di lui occorrerebbe al momento troppo spazio, sappiate solo che dietro a tutto, anche se non viene nominato, c’è anche il suo zampino.

mercoledì 1 agosto 2018

Caparbietà dell’amore: amare sino alla fine

Penso di non esagerare dicendo che tutti gli adulti, se in un qualche modo passano un pezzo della propria vita accanto agli adolescenti, prima o poi un po’ di crisi la passano, io per primo. C’è chi definisce questa fascia giovanile come un’età misteriosa e quasi sospesa, credo che questo sia un pregiudizio che spesso ci porta a fraintenderla così da accostarvisi in modo sbagliato. 
Certo per noi ci possono essere tante cose di difficile interpretazione, ma per un ragazzo la propria vita è molto più luminosa e ricca di senso rispetto a quello che noi vediamo, occorre aver fiducia di questo “qualcosa di più” che nonostante la nostra “esperienza” noi non riusciamo a penetrare, eppure funziona. Siamo un po’ spaventati da una maturità e un equilibrio che non ritroviamo negli adolescenti, esse sono conquiste nostre trovate nel cammino di maturazione, non lo sono ancora per loro e ha un senso che sia così.

lunedì 9 luglio 2018

Semplicemente grazie


In queste settimane qui in parrocchia accade che un centinaio di ragazzi della nostra unità pastorale trascorrano il loro tempo finalmente libero dalla scuola, prendendosi cura dei bambini, con gioia e tanta vivacità. Non tutto sempre è stato facile o è andato come doveva, qualcuno ha fatto fatica non sempre dimostrandosi all’altezza. Ma ugualmente c’erano tutti, con il loro desiderio di spendersi insieme per fare del bene, proprio dentro le nostre comunità dove tanti spesso ne sottolineano l’assenza. Stavolta, come in tanti altri casi, c’erano.
Stiamo parlando di qui giovani che vediamo in giro per le piazze, casinisti sui tram, in giro le per autostrade del web, fermi al bar per bere una birra e fumarsi una sigaretta (anche quando non ne hanno l’età). Quei ragazzi che diciamo che non ci ascoltano, ma poi passano dal disimpegno al coinvolgimento quando li si riesce a rendere protagonisti, che se la prendono quando ci lamentiamo di loro tornando però presto cercando di fare meglio di prima. Scappano dalle loro famiglie volendone sentire parlare il meno possibile per poi finire a essere lì per i figli degli altri. Il naso in chiesa ce lo mettono raramente, ma non perdono l’occasione di celebrare la liturgia della loro vita a servizio degli altri in quel “sacramento” di Cristo che sono i più piccoli. 

lunedì 4 giugno 2018

Camminare con i giovani: la fatica ne vale la pena

Il documento preparatorio al Sinodo sui Giovani, nella sua terza parte, conclude il tutto con un capitolo dedicato all’azione pastorale che contiene indicazioni utili a trarre conseguenze concrete perché le nostre comunità siano capaci di convertirsi a modalità di maggior accoglienza nei confronti delle giovani generazioni. La domanda iniziale che ci si pone riguarda il cosa si debba intendere per la Chiesa l’accompagnare i giovani ad accogliere la chiamata alla gioia del Vangelo. 
Si tratta innanzitutto di prendere sul serio la cosa. Qualcuno potrebbe dire che si tratta di un’affermazione scontata, eppure troppo spesso mi scontro con un approccio semplicistico al mondo dei ragazzi, visti come “piccoli” dalla cui vita non c’è da imparare niente. Ascolto adulti che ridono, prendendo in giro, diversi modi di fare dei giovani, sviliscono le loro ricerche esagerate, i loro modi strani e imprevisti di affrontare le cose, che si pavoneggiano affermando sicuri: noi alla loro età non eravamo così!

lunedì 28 maggio 2018

Caro educatore sei cieco? Non vedi cosa c’è dentro!

Partecipando a una settimana di vita comunitaria mi è capitato di poter osservare da vicino i vari riti di preparazione mattutina dei ragazzi, non si trattava di un campo estivo lontano da casa, vivevamo insieme una settimana normale che prevedeva la frequentazione delle lezioni a scuola con tutto quello che comporta l’essere protagonisti di questo palcoscenico; inoltre, fatto non del tutto trascurabile, si trattava di una settimana vissuta insieme ragazzi e ragazze.
La sveglia era alle sei e l’organizzazione necessitava che la colazione precedesse la preparazione per la scuola, c’era chi veniva giù tranquillamente in pigiama, chi si buttava addosso una felpa con cappuccio per nascondervi il proprio caos scapigliato e c’era chi proprio non ce la faceva a non mettersi un minimo di trucco, chiaramente queste ultime facevano aspettare tutti gli altri visto il desiderio di cominciare insieme.

giovedì 17 maggio 2018

Specchio delle mie brame: chi è il giovane più bravo del reame?

Mi sono trovato a partecipare a un consiglio pastorale “allargato” in virtù dei temi che sarebbero stati trattati, erano presenti anche dei giovani della parrocchia. L’ultimo tema da trattare prevedeva una riflessione/decisione riguardo a “se fare” o “come fare” la festa che tradizionalmente la comunità organizzava per diversi giorni a conclusione dell’estate.
Sono emerse tante fatiche, forse solo quelle e poco le gioie e i valori legati a quella che non è solo una occasione per mangiare ma per costruire una comunità (ma questo è un altro argomento che lascio subito). Alcune decisioni erano già state prese in un incontro precedente fatto domenica mattina alle nove. Può essere vero che se ci tieni a una cosa ti organizzi e fai in modo di andarci, ma di certo il momento scelto non facilita la partecipazione di tanti, giovani compresi che scelgono di fare altro la sera precedente. Se poi ci mettiamo che gli appuntamenti bisogna dirglieli e ridirglieli non sempre molto pronti a rispondere a diversi appelli degli adulti, il gioco è fatto. Dico che come adulti certe cose potremmo prevederle, poi facciamo come vogliamo, senza cadere però poi giù dal pero quando il tutto si realizza.

martedì 8 maggio 2018

Adulti: allenatori nella vita dei ragazzi

Durate un incontro di formazione e condivisione fra capi scout, come capita tante altre volte quanto si parla del nostro rapporto con i ragazzi più giovani, sono emerse prima delle gioie le difficoltà che ci si trova ad affrontare nel servizio alle giovani generazioni. La complessità a interpretare il mondo e il vissuto dei ragazzi, le aspettative belle ma non sempre realistiche, un po’ di sana suscettibilità che non è in sé sbagliata, hanno portato a uno stallo nell’affrontare le questioni che emergevano. Credo opportuno non dare soluzioni, ma possiamo aiutarci a entrare in un senso nuovo di quanto condiviso.
Forse troppe volte ci aspettiamo adolescenti capaci di esprimere a parole il proprio dolore, la fatica, i sogni, gli spiriti interiori che lo perseguitano, ma non è così. È un presupposto che rischia di metterci fuori strada. Occorre invece aspettarsi di vedere adolescenti rabbiosi, ostili, aggressivi, provocatori. Lo dico non per essere disfattista, ma innamorato dei giovani, quelli veri, non quelli dei nostri sogni.

giovedì 3 maggio 2018

Adolescenti aggressivi e violenti

In questi giorni le cronache si sono riempite d’interventi riguardo i casi di violenza da parte di studenti nei confronti dei professori. La questione merita sicuramente tanta attenzione. I titoloni altisonanti con i quali vengo descritti non aiutano a esserne correttamente informati, così come le letture parziali degli avvenimenti o l’uso improprio di termini (es. bullismo) per la situazione. 
Capita spesso che letture superficiali siano alla portata di tutti, mentre occorre un’attenzione diversa. Accanto a provvedimenti e punizioni che non sono io a dover valutare, occorre che gli adulti coinvolti avviino un percorso che li porti a individuare il perché di quanto avvenuto. È un percorso non semplice, ma necessario perché gli interventi da porre in essere possano mantenere una reale portata educativa.

giovedì 26 aprile 2018

Il silenzio dei giovani: ascoltare e farsi ascoltare

In questi anni di ministero, il tempo e lo spazio occupato dall’accompagnare gli adolescenti nel loro cammino di vita e di fede, ha riguardato una parte considerevole del mio servizio; eppure mi accorgo che se da una parte ho dato loro tanto, molto di più è quello che ho ricevuto indietro e anche quello che mi chiedono. Le giovani generazioni di oggi non sono più come quelle di ieri, così che rimango sempre un apprendista del mondo giovanile, il che mi chiede in continuazione di rimanere in contatto con quanto passa per la loro vita.
Devo riconoscere che ormai, arrivato a quarant’anni, sono sicuramente entrato nel mondo degli adulti; non sono più il giovane educatore di una volta, questo mi colloca in una posizione nuova rispetto a prima e mi permette di poter fare da cerniera tra due mondi collocando la mia riflessione in quel “vuoto” che a volte esiste tra le diverse generazioni e che ne rende difficile il dialogo.

mercoledì 18 aprile 2018

Opportunità per gli adulti

Come Chiesa siamo in cammino verso un Sinodo che non è “dei” ma “sui” giovani. Ci tengo a precisarlo perché a volte noto qualche incomprensione al riguardo parlando con i cristiani adulti. Il Sinodo non è una Giornata Mondiale dei Giovani che li vuole convocati e protagonisti principali, ora è la comunità adulta il principale destinatario del cammino da fare. Eppure vedo in giro tante iniziative per coinvolgere i giovani, il che va sempre bene, noto invece una certa immobilità della comunità adulta come se la cosa non la toccasse più di tanto. Il rischio è grosso, quello che il Sinodo arrivi e passi senza che in realtà sia cambiato niente nel come ci approcciamo al mondo dei giovani. Il Sinodo è per aiutare un corretto cambiamento di noi adulti e non dei giovani.

martedì 10 aprile 2018

Ascoltare i giovani

Riunione pre-sinodale
Discorso di papa Francesco ai giovani riuniti
Lunedì, 19 marzo 2018


Cari giovani, buongiorno!
 Saluto tutti i 15340! Speriamo che domani siano di più in questo nostro interloquire per fare uscire quello che ognuno di voi e di noi abbiamo nel cuore. Parlare con coraggio. Senza vergogna, no. Qui la vergogna si lascia dietro la porta. Si parla con coraggio: quello che sento lo dico e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti. Voi sapete parlare così. Ma bisogna ascoltare con umiltà. Se parla quello che non mi piace, devo ascoltarlo di più, perché ognuno ha il diritto di essere ascoltato, come ognuno ha il diritto di parlare.
Grazie per aver accettato l’invito di venire qui. Alcuni di voi hanno dovuto fare un lungo viaggio. Altri, invece di andare a dormire – perché è ora di andare a dormire da loro – sono collegati con voi. Faranno la notte ascoltando. Venite da tante parti del mondo e portate con voi una grande varietà di popoli, culture e anche religioni: non siete tutti cattolici e cristiani, nemmeno tutti credenti, ma siete certamente tutti animati dal desiderio di dare il meglio di voi. E io non ho dubbi su questo. Saluto anche quelli che si collegheranno, e che lo già hanno fatto: grazie del vostro contributo!

martedì 3 aprile 2018

I luoghi della pastorale giovanile


Mi sono trovato con il mio parroco a dare un bilancio delle confessioni del tempo di Avvento anche in vista di programmare quelle di Quaresima, tra le altre è emerso il non successo di una veglia penitenziale organizzata per i gruppi delle superiori. La mia proposta è stata quella che, invece di convocare i ragazzi a un momento diverso, fossimo noi preti ad andare da loro nel momento nel quale già loro si trovano per il cammino di gruppo, mettendoci a disposizione di quanti desiderassero confessarsi. È certamente una soluzione che occupa maggiore tempo e ingolfa ulteriormente le agende di noi preti di unità pastorale, ma forse è anche quella di una pastorale che si converte, che non convoco e basta ma che incontra anche. 
Lo credo altrettanto vero anche per le attività che gli adolescenti vivono frequentando i diversi luoghi e associazioni che con il tempo la comunità cristiana ha creato per loro, forse adesso è il caso di fermare un attivo la fantasia nel crearne di nuovi, chiedendoci se siamo disposti a farci carico dei tanti ragazzi che ci passano fra le mani. Un esempio per tutti: occupandomi degli scout a livello diocesano, mi è capitato diverse volte di confrontarmi con preti che mi dicevano che non avevamo tempo di prendersi cura di loro, nonostante il gruppo sia presente all’interno del loro territorio, non metto in dubbio che gli impegni siano tanti, alla fine è questione di scelte, basta poi non lamentarsi che i giovani non ci sono e non vengono, forse scopriremmo che siamo noi a non essere con loro.

mercoledì 28 marzo 2018

Cosa farò da grande? - 2

Nell’articolo precedente ci siamo chiesti come poter aiutare quanti tra i giovani vivono la delusione di un mondo adulto che ruba il futuro. Lungo il cammino, come capitò ai due di Emmaus, anche la nostra strada si è intrecciata con quella di un viandante misterioso, egli sembra avere parole e gesti capaci di dare sapore nuovo all’amaro che la vita ha lasciato in bocca.
Non è facile camminare accettando di seguire la scia abbandonata da tante parole tristi dei nostri ragazzi, così come suonano rassegate quelle dei due amici in cammino: noi speravamo che fosse lui a liberare Israele (Lc 24, 21). Parole che colpiscono come il canto finale di un discepolato ormai messo da parte, voce di tanti giovani che si scontrano con attese tradite da un mondo che ora abbandonano.
Eppure quelle parole che la società non sa dire perché ormai le ha dimenticate, la fede le richiama forti come regalo alla vita di chi vi si affaccia: in ogni fallimento si può incontrare un Gesù viandante che viene incontro per ridare vita. Noi adulti siamo chiamati a essere mani, voce, impegno di questo Signore che se anche non riconosciuto si affianca alla vita di ogni affaticato. È una pacifica chiamata alle armi dei tanti che ormai hanno abdicato al proprio ruolo educativo e di altri che considerano la fede come una cosa da bambini o una menzogna di cui si può fare a meno.

lunedì 19 marzo 2018

Cosa farò da grande?

C’è una domanda che prima poi arriva nella vita di ogni giovane: cosa farò da grande? Un appello tutt’altro che scontato nella sua soluzione. Ho incontro ragazzi un po’ di tutti i tipi: c’è chi è andato all’estero, altri in un progetto nel terzo mondo, qualcuno si è seduto aspettando che qualcosa succedesse, chi ne prova una ogni anno; sono tutte esemplificazioni per dire come le soluzioni adottate da ciascuno siano svariate, ma cosa c’è in comune?
Emerge spesso una paura che unisce figli e genitori, i primi di non saper come saltarci fuori da un periodo di vita così incasinato come quello dell’adolescenza, i secondi di non sapere come aiutarli a uscire da modi di fare che si concretizzano nel rimanere ancorati troppo al presente.
La capacità di sperare, grande virtù umana e specificamente cristiana, porta a vedere un futuro e credere che in esso si potranno realizzare i sogni che adesso porto nel cuore. Questa speranza porta alla necessaria serenità che mi permette oggi di darmi da fare per sperimentare tante cose, anche diverse tra loro, sapendo di poter trovare quella giusta, e nel frattempo continuare ad aver cura di tutta una serie di relazioni che saranno necessarie, infatti non conta solo il “cosa” fare ma anche il “con chi” o “accanto a chi” farlo.

martedì 6 marzo 2018

Le differenze di genere esistono: negarle sarebbe un errore

In questi ultimi dodici anni ho passato tanto tempo in mezzo agli adolescenti, di diversi gruppi e provenienze, cattolici mussulmani o atei, con storie famigliari alle spalle diverse tra loro. Senza voler cadere in facili stereotipi, ci si rende conto che i maschi si spingono, urlano, esibiscono il loro corpo, anche se ancora goffi, mettendosi alla prova in cerca di azione. Le femmine invece si abbracciano, chiacchierano, condividono tra loro i sentimenti in maturazione, cercando relazioni con le coetanee.
Ripeto, non sono stereotipi, è che le differenze di genere esistono e negarle sarebbe un errore.
Ciò che è naturale, ossia un dialogo reciprocamente tra i due generi, non è qualcosa di altrettanto sereno in un certo periodo di vita dell’adolescenza, durante il quale esiste una distanza tra maschile e femminile che porta con sé tante conseguenze anche sofferte, percorsi diversi, tensioni da attraversare.

lunedì 26 febbraio 2018

Amare è bello

Mi trovo a tavola, in uno dei pranzi delle tante vie comunitarie che faccio con i gruppi adolescenti delle miei parrocchie, una ragazza nera in volto non smette di ripetere: la vita fa schifo. Niente di traumatico, certo da come ne parla sembra che la giornata si sia accanita in modo particolare su di lei; conta poco risponderle a tono affermando che poi non è che sia così tanto brutta. Un po’ la capisco, la vita sicuramente è difficile, soprattutto alla sua età.
Eppure la vita è bella, lo ripeto perché occorre che noi adulti lo ricordiamo ai nostri ragazzi, quando invece corriamo il rischio di presentarne alcuni aspetti come particolarmente “pericolosi”. I ragazzi crescono, prima o poi la vita in famiglia non basta più, ci si mette alla ricerca di amici, un giorno si incontrerà una persona per la quale tutto di noi  comincerà a fremere, il corpo comincerà a desiderare il piacere dell’incontro di due corpi.
Non c’è niente di male in questo, eppure troppi ragazzi non hanno qualcuno che glielo dica. C’è chi dice di stare attenti e andarci con calma, chi di non darci troppa importanza e provarci, pochi sono quelli che guardandolo gli diranno la fortuna di provare una tale attrazione per un’altra persona.

lunedì 19 febbraio 2018

Non basta dar loro la vita

I nostri ragazzi hanno tante ricerche, tanti desideri. Vivono, ma non sempre sanno il perché e cosa cercano. A volte la vita può diventare anche pesante da portarsi dietro.
Si guardano intorno e vedono noi adulti, innanzitutto i genitori. A loro diciamo grazie, non è scontato il sì detto alla vita diventando così partecipi del grande progetto originario di Dio, ma non basta. Non ci si può sentire a posto solo perché diamo la vita ad altre persone, come anche noi l’abbiamo ricevuta a nostra volta. Non basta neanche dare indicazioni di come ci si deve comportare, spesso i ragazzi di fronte ad esse si chiedono perché dobbiamo rispettarle, noi a volte non sappiamo rispondere o non abbiamo pazienza e ci limitiamo a dire che si deve fare così perché sì o perché lo si è sempre fatto.
L’educazione non può essere un’affermazione che chiuda il discorso: fa questo perché è bene; essa è piuttosto una domanda che apre alla vita: perché è bene? Perché è male? A volte il rischio è che noi adulti non lo sappiamo, o non c’è lo siamo mai chiesto: perché una certa cosa o situazione è così? Capita, in questi casi troppo spesso, di non riuscire a essere coerenti con quanto proponiamo ai più giovani, se l’agire non ha un senso presto ce ne stancheremo.

lunedì 12 febbraio 2018

Ogni occasione è buona per stare insieme

Una sera mi sono trovato insieme a un gruppo di genitori, i loro figli frequentano il gruppo parrocchiale, insieme agli educatori li abbiamo incontrati per condividere con loro il servizio alla crescita che ci vede alleati accanto ai loro ragazzi. Discutendo delle varie cose fatte o in programma (feste, settimana comunitaria, campo estivo,…) è emerso che i figli erano molto attivi nel rendersi disponibili volendo partecipare un po’ a tutto, è salto fuori che non sempre i programmi vengono da loro messi in contatto con quelli della famiglia che ha dei propri ritmi, così spesso da obbligare i genitori a non riuscire a passare tempo con i propri ragazzi perché spesso occupati in altro.
Una delle madri presenti, sentendo gli educatori scandire date e periodi vari, mise mano subito all’agenda preoccupata perché la figlia sicuramente avrebbe scelto l’attività di gruppo piuttosto che andare via con i propri genitori. Diventa veramente difficile trovare tempo e disponibilità nei figli per stare insieme, ci si può chiedere: ma cosa fanno tutto questo tempo che passano insieme fra di loro?
La prima cosa che viene da dire è che lo fanno perché stanno bene insieme. Non è detto, non è innanzitutto il divertimento o la piacevolezza il primo compito assolto. Un significato grande si lega al loro stare insieme, molto più profondo di quello che può apparire a loro e a noi: stanno imparando a diventare adulti.

venerdì 2 febbraio 2018

Cresima e fallimento: Corpo celeste – film

Organizzando gli incontri di preparazione alla cresima, non è mancato il passaggio attraverso la rete alla ricerca di cosa giri nella testa della gente oggi, alla caccia di qualcosa su cui poter far leva per coinvolgere la gente di oggi.
Oggi però non voglio parlare tanto di come può o meno essere utile o pericoloso cercare materiale già pronto su internet, ma piuttosto condividere con voi l’altro aspetto dei risultati che emergono inserendo la parola “cresima” nel campo di ricerca di Google.
Fra le varie definizioni che escono i suggerimenti riguardano anche: bomboniere, regali, frasi per auguri e altro; tra questo “altro” c’è poco riguardante questo momento decisivo della crescita dei ragazzi.
Qua arriviamo al titolo di questo articolo che è poi quello di un film. Mara è una preadolescente che, vivendo in Svizzera, si trasferisce a Reggio Calabria città di origine della madre. Qui si trova a dover completare il proprio cammino d’iniziazione cristiana con la preparazione alla Cresima, questo cammino si affianca parallelamente a tutto il resto di una nuova vita che avviene attorno a lei, l’intreccio di questi due aspetti la chiama a una ricerca di vita.

venerdì 26 gennaio 2018

Sete di vita eterna

In questo momento sto preparando due gruppi alla
Cresima, da tante parti mi arrivano le preoccupazioni riguardo al fatto che in tanti lasceranno il cammino intrapreso fino ad ora, alcune statistiche dicono che rappresentano i tre quarti dei ragazzi. Non che io non sia dispiaciuto, ma credo sia da cogliere come un dato fisiologico, non perché mi sia arreso, ma perché fa parte di un cammino a volte anche necessario per poter rileggere e integrare i contenuti della fede in un’ottica personale, rispetto a quanto fino ad ora si è spesso ricevuto per tradizione.
La vera preoccupazione dovrebbe essere un’altra, che ci interpella sia su quelli che rimangono, ma soprattutto su quelli che lasciano. Ovunque siano, qual è il messaggio che si portano dietro riguardo Dio e la comunità? Perché se seminiamo bene, questa è la migliore eredità che possiamo lasciare loro, nonché il necessario da cui attingere per trovare la casa del Padre, qualcosa di molto diverso da un pacchetto di norme che vengono da Dio e che la Chiesa vigila perché vengano rispettate, altrimenti non fa una grande differenza quando il cammino si dovesse interrompere.

lunedì 15 gennaio 2018

Eleazaro – Dare l’esempio

In questi giorni a un gruppo di adolescenti della parrocchia è venuto il bel desiderio di fare una festa per l’ultimo dell’anno, aprendola anche ad altri, facendola chiaramente secondo come volevano loro. Ovviamente chi gestisce le strutture dell’oratorio voleva delle garanzie sulla conduzione del tutto, non perché fossero cattivi ragazzi, è che anche i bravi vanno affiancati e aiutati nel loro realizzare in modo bello i giusti desideri che hanno.
Questi ragazzi hanno avuto la fortuna di avere due loro educatori che si sono resi disponibili molto di più che a fare da “guardiani”, ma nell’incoraggiarli e sostenerli in questo loro progetto, accettando anche alcune immaturità (non pericolose) tipiche della loro età, lasciandoli fare, rimanendo un po’ defilati ma pronti a intervenire. A volte i nostri ragazzi hanno bisogno di vivere sulla loro pelle il detto “sbagliando s’impara”, soprattutto se possono farlo non essendo allo sbaraglio, ma con l’amicizia di chi adulto possa intervenire in caso di bisogno.

mercoledì 3 gennaio 2018

Cercare di essere belli e sentirsi in colpa

Un giorno, durante l’intenso itinerario di confessioni che accompagna certi momenti “forti” del tempo liturgico, è arrivata una giovane adolescente che tra le altre cose chiedeva perdono per il troppo tempo passato a scegliere il vestito giusto per andare a scuola. Non era da molto che capitava, piuttosto in questo ultimo periodo, sua madre se n’era accorta e non aveva mancato di sottolinearle come lo vedesse uno spreco di tempo dietro a cose poco importanti. Da questo scambio domestico, ne era uscita con un grande senso di colpa per quello che faceva, si sentiva così sbagliata, era lì per chiederne perdono.
Mi sono sentito di rassicurarla invitandola ad andare lì dove la madre non era riuscita ad arrivare, al punto dove la ricerca profonda di senso tocca e si manifesta nella vita. Le ho detto che Dio e anche io vedevo e sapevo delle tante ricerche e domande che coltivava, del desiderio di essere bella non solo fuori ma anche dentro, di essere apprezzata e amata dagli altri.
Se anche noi adulti facciamo fatica, Dio vede questo cammino e sa le ricerche di vita che girano dentro, che non c’era niente di male nell’indagare quello che cercava, di non rifiutare ma entrare in contatto con i motivi che la muovevano, di perdonare chi accanto a lei non era capace di comprenderla.