martedì 6 agosto 2019

Oggi per un giovane è “incredibile” poter “credere” in Dio?

Quando si parla del mondo giovanile c’è tanto pessimismo, mi spiace. Non che tutto vada bene, è che mi rendo conto che le opinioni di tanti si basano su uno sguardo superficiale, non riescono a entrare dentro i motivi e le ricerche; non arrivano a uno sguardo ampio che deve abbracciare l’intera fase evolutiva della crescita; faticano a comprendere le diversità di una generazione che adotta differenti linguaggi e modi di affrontare le stesse cose che noi abbiamo vissuto in altro modo. Per non parlare della fatica a convertirci come comunità adulta, con una tendenza che si limita a dire e aspettare che siano i giovani a cambiare.
Ma non è di questo che voglio parlare, l’ho già fatto nei libri e numerosi articoli pubblicati. Desidero invece soffermarmi sulla possibilità che oggi un giovane ha di credere in Dio. 
Nei tanti incontri avuti, anche con ragazzi che si professano non credenti, ho quasi sempre trovato un’apertura all’ammissibilità del poter credere in Dio anche in un contesto come quello attuale. Questo mi porta a pensare che spesse volte leghiamo al tema della fede delle precomprensioni che sono più di noi adulti che non appartenenti al vissuto delle nuove generazioni.