La domanda posta come titolo risulta assurda e vuole essere
provocatoria, è per rimettere in moto tante cose che diamo per scontate
seguendo stereotipi nei quali incaselliamo e riduciamo la vita di tanti
ragazzi. L’adolescenza non è mai stata tale quale, né sempre così, ossia non è
un qualcosa di “naturale” che arriva, passa e scompare come tante altre cose
della nostra vita come i denti da latte o come i capelli per i più sfortunati.
Essa è sicuramente influenzata da dati biologici riferiti allo sviluppo, ma
molto di più da elementi culturali storicamente determinati e dalla ricerca
delle scienze umane tutt’ora in corso.
La definizione dell’adolescenza, così come la intendiamo
oggi, se collocata all’interno del corso della storia nel suo scorrere, è
qualcosa di abbastanza recente, tanto che le epoche precedenti hanno visto
bambini che fin dalla tenera età venivano posti nel mondo dei grandi, si pensi
all’età precoce dell’ingresso nel mondo del lavoro. Erano tempi nei quali
precisi riti di passaggio accompagnavano la crescita e immettevano nella
comunità adulta, questo fino all’inizio del diciannovesimo secolo, quando un
maggior benessere collettivo e personale, nonché il riconosciuto ruolo
dell’istruzione, fecero pian piano nascere una fase di vita a sé stante
rispetto le altre. Rimase ancora per molto tempo non riconosciuta nella propria
specificità, ma si arrivò con il termine della seconda guerra mondiale, al
nascere di fenomeni tipicamente giovanili che preannunciarono l’entrata in scena
in modo forte dell’adolescenza.