In passato si è lavorato tanto per offrire luoghi accoglienti per i ragazzi, anche associazioni di vario genere e amministrazioni pubbliche si sono mosse in questa direzione. Penso in particolare alla Chiesa ricca di oratori, campi da calcio o altri sport, saloni, cinema e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo continuato ad andare avanti così per un po’ fino a quando ci siamo accorti che qualcosa non andava, c’era un calo della frequenza, in molti casi si è risposto costruendo altre cose nuove e investendo su professionisti che potessero abitare questi luoghi facendone anche una eccellenza nel campo dell’accoglienza delle giovani generazioni. Eppure le strutture e le iniziative tardano a riempirsi, non corrispondono alle aspettative del mondo adulto che le aveva costruite e programmate.
Veniamo all’oggi, se apriamo gli occhi e vogliamo vedere, incontriamo ragazzi (medie e primi anni delle superiori) la cui vita è alla ricerca di un gruppo di amici dove abitare, perché è lì nell’incontro con l’atro che trova sé stesso. Desiderano vivere però in gruppi che hanno la peculiarità della spontaneità, ossia informali.