lunedì 30 novembre 2015

Schiavi o liberi

Tempo fa ho partecipato con alcuni ragazzi a un incontro con orientamento vocazionale, in esso veniva presentato in generale la necessità di doversi mettere in ascolto della volontà di Dio e come essa si possa confrontare con quanto desidero ognuno per sé.
Mi fece ricordare un dialogo avuto con un ragazzo, si era molto arrabbiato con la propria educatrice, durante un incontro che trattava del progetto di Dio sulla vita di ciascuno, aveva probabilmente eccessivamente calcato su questo senza prestare attenzione a chiarire il ruolo nostro nel realizzare il piano.
Questo ragazzo mi chiedeva: se devo ascoltare Dio e fare quanto mi chiede, cosa mi rimane da fare? Capisco la domanda, gli risposi che gli rimaneva da fare tutto, perché ogni cosa passa anche attraverso la nostra libera adesione a un progetto che si compie solo insieme.

domenica 22 novembre 2015

Distinguere tra chi è maleducato e chi invece è educato al male

Qualche giorno fa ho avuto un incontro interessante con un educatore della mia comunità, vuole molto bene ai giovani, eppure l’ho trovato in un momento in cui si lamentava, preoccupato e pessimista, della situazione dei giovani di oggi che vede peggiorata rispetto al passato. In particolare si riferiva, con tanto di esempi, alla mancanza del senso del limite e nel non saper riconosce e rispettare l’autorità dell’adulto.
Posso essere d’accordo con lui su questi ultimi due aspetti, ma non ne traggo una conseguenza necessariamente preoccupante; non voglio essere buonista e far finta di niente, ma neanche limitarmi al lamento: cosa posso fare? L’entrare in ottica propositiva, che conosce che sarebbe bello che i giovani fossero diversi, ma visto che sono così si impegna accanto a loro.

lunedì 16 novembre 2015

Il viandante anonimo

Mi capita spesso soprattutto d’estate, nei pomeriggi di oratorio, di partecipare a discussioni infinite su cosa poter fare la sera. Che ci si trovi in un piccolo paesino o in una città, la cosa non è semplice da decidere, c’è sempre chi fa notare che si fanno sempre le stesse cose, c’è voglia di novità, di provare, di sperimentare. Una cosa che accomuna tanti adolescenti è che, se sai coinvolgerli, saltano su volentieri e con entusiasmo alle tante iniziative loro proposte. Si creano delle aspettative alte, questo dice la bellezza del desiderio con il quale cominciano, ma anche la grandezza della delusione nel caso il tutto non dovesse realizzarsi. In tanti ragazzi c’è una forte curiosità per tutto ciò che profuma di bello e di vero, e a chi non riesce a buttarsi a capofitto in una esperienza, serve la possibilità di essere messo nelle condizioni di affacciarsi al tutto anche un po’ di traverso.

martedì 10 novembre 2015

Meravigliarsi

Sempre più spesso mi capita di incontrare giovani che riassumono lo stato della propria fede nello slogan “Dio sì, Chiesa no”. Senza generalizzare voglio parlarvi dell’incontro vissuto con uno di loro.
Alessandro è cresciuto in una famiglia credente, presente nella vita pastorale della parrocchia del luogo che è molto attiva, frequentando il gruppo scout. Pian piano ha lasciato tutto, i metodi usati per la trasmissione della fede non lo convincevano più, li sentiva pesanti, notava una sempre crescente distanza tra quanto predicato e quanto vissuto: non metteva in dubbio l’esistenza di Dio, ma la pratica così come gli era stata insegnata, insieme anche a un certo modo di far passare i valori come un qualcosa che imprigiona invece di essere liberante. Alessandro però non è cieco, non ha perso il gusto del vero. Un giorno passammo da una Casa della Carità, luogo dove suore e laici cercano di fare casa con persone svantaggiate e disabili. Mi disse: è in luoghi come questi che si dovrebbe fare catechismo; qui porterei tranquillamente i miei amici che come me hanno lasciato la parrocchia e forse capiremmo meglio di cosa si tratta quando si parla di Dio.

lunedì 2 novembre 2015

Le tante famiglie in cui abita un ragazzo

Qualche tempo fa è venuta da me una madre angosciata a causa del figlio che aveva cominciato a girare con brutte compagnie, uno di questi era di un anno più grande, bocciato e fumava; il tutto lo dico un po’ sorridendo dentro di me, non volendo sminuire le preoccupazioni evidenti e il malessere della madre, ma pensando a quanti stereotipi ci tengono prigionieri. Il mio consiglio a questa madre è stato di invitare a pranzo proprio questo amico per conoscerlo meglio, lei ha strabuzzato gli occhi considerando che non solo vietava (inutilmente) a suo figlio di incontrarlo, ma addirittura erano in atto strategie di pedinamento dalla parte dei genitori alle quali si affiancavano quelle di fuga da parte del figlio. Dentro di me continuavo a sorridere, non delle persone coinvolte ma pensando a quanto troppo spesso il nostro impegno educativo con gli adolescenti rischia di invischiarsi in soluzioni tragicomiche che non portano da nessuna parte e fanno perdere tempo ed energie preziose impiegabili in altri modi. La situazione concreta che mi trovavo davanti era realmente fonte di disagio per tutti; le difficoltà reali non venivano tanto dalle frequentazioni del figlio e dai pericoli poco reali ad esse connessi, ma la sofferenza era causata da come si erano strutturate le relazioni e le strategie di azione. Il tutto si è concluso con una “sconfitta”, di una sola battaglia e non dell’intera guerra, io non sono riuscito a comunicare adeguatamente lo svelamento dei meccanismi di male che si erano instaurati sotto a tutto, la madre da parte sua non riuscì a fare un passo oltre i propri timori o almeno tentare di uscire dalla situazione invischiata nella quale ora ci si trovava.