giovedì 3 maggio 2018

Adolescenti aggressivi e violenti

In questi giorni le cronache si sono riempite d’interventi riguardo i casi di violenza da parte di studenti nei confronti dei professori. La questione merita sicuramente tanta attenzione. I titoloni altisonanti con i quali vengo descritti non aiutano a esserne correttamente informati, così come le letture parziali degli avvenimenti o l’uso improprio di termini (es. bullismo) per la situazione. 
Capita spesso che letture superficiali siano alla portata di tutti, mentre occorre un’attenzione diversa. Accanto a provvedimenti e punizioni che non sono io a dover valutare, occorre che gli adulti coinvolti avviino un percorso che li porti a individuare il perché di quanto avvenuto. È un percorso non semplice, ma necessario perché gli interventi da porre in essere possano mantenere una reale portata educativa.
Io incontro tanti ragazzi, hanno cammini diversi alle spalle, ho imparato che non si può generalizzare.
Conosco adolescenti con dentro una grande forza che li spinge in avanti, ma che incontrano anche la fatica e la paura di essere giudicati e da qui il nascere di un senso di vergogna che pervade le loro vite. La paura di non farcela, di non essere capaci, di non essere accolti e compresi li può portare a passare periodi di perita di speranza, un progetto futuro che diventa sempre più buio, con la paura di deludere gli altri cominciando da chi ha avuto fiducia di loro.
Ci sono anche giovani tristi, non per nascita, ma per via di cause esterne (es. problemi sentimentali) o interne (es. questioni legate alla crescita), che ovviamente non sempre sembrano tali, ma che dentro ribollono. Insieme a questo, le nuove generazioni sono esposte anche alla noia, pur avendo a portata di mano molto di più rispetto i propri genitori; quando questo è mal gestito e non accompagnato da chi è loro vicino, può sfociare in reazioni anche forti.
S’incontrano anche tanti adolescenti feriti, più di quanto si pensi, vittime di un’infanzia che ha mortificato la loro crescita, privandoli di quelle relazioni tanto centrali nel mondo d’oggi, oppure cresciuti soli senza le necessarie figure di riferimento accanto, qualcuno purtroppo anche maltrattato con vere violenze.
Capita, di fatto, che questi ragazzi prima o poi attuino comportamenti spesso provocatori o all’opposto di ritiro sociale, è un modo per gridare al mondo adulto la propria fatica non facilmente interpretabile, ma di fronte alla quale non ci si può fermare alla superficie, occorre chiedersi perché. Non voglio assolutamente giustifica atteggiamenti violenti e di aperta sfida che possono assumere portata antisociale, voglio però affermare in modo forte che occorre impegnarsi per capirne il senso, altrimenti il nostro intervento educativo di adulti rischierà di essere inutile se non anche dannoso.
Occorre come adulti, unirsi e fare insieme questa fatica.
Mi permetto ora di allargare il tema. Soprattutto se parliamo del variegato mondo dell’adolescenza maschile, dove lo sviluppo di una certa virilità porta all’emergere di una aggressività non sempre ben controllabile, con questo non voglio assolutamente giustificare nessuna forma di violenza.
Personalmente, accanto a fenomeni certamente presenti e nei confronti dei quali occorre intervenire con fermezza, credo ci sia un uso non sempre corretto del termine “bullismo”, per etichettare comportamenti che trovano invece in altri termini la propria spiegazione. Già in altri interventi[1]mi è capitato di parlarne, mostrando come questo chiami in causa cosa per noi adulti  sia o meno eccessivamente violento.
Una certa violenza all’interno di certi ambiti scolastici, è all’ordine del giorno, permettetemi di dire che è più preoccupante quando essa viene esasperato dall’intervento dei genitore che si picchiano fra di loro o se la prendono coi professori. Sì perché è cambiato qualcosa, non tanto e solo nei nostri ragazzi, ma un mondo adulto che si confronta con modalità diverse rispetto al passato, i giovani ci sono dentro.
Il compito non è semplice perché occorre saper distinguere tra fenomeni aggressivi riferiti al “normale” cammino di crescita dei ragazzi, da gesti compiuti che mostrano invece una difficoltà di sviluppo che porta del male sia in chi li subisce che in chi li compie.
Da una parte c’è quindi ci sono comportamenti violenti riconducibili alla momentanea incapacità evolutiva di gestire certi movimenti interni, su questo gli adulti devono dire la loro, consapevoli però di cosa si tratta non confondendo il tutto con i veri fenomeni di bullismo, che invece sono caratterizzati da accanimento ripetuto nel tempo contro lo stesso individuo individuato come debole. In questi casi si tratta di farsi aiutare da un professionista, che non interviene tanto per dire come bisogna fare, ma per aiutare i ragazzi stessi a tirare fuori le energie che hanno a disposizione per riuscire ad affrontare la cosa da soli.

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