lunedì 24 aprile 2017

Non sono una tragedia

Mi capita spesso di parlare della realtà del mondo giovanile, non manca una volta che ci sia qualcuno che si lamenti del fatto che in passato le cose andavano meglio mentre oggi sono più complicate. Ammetto che oggi, come adulti, incontriamo delle difficoltà nel confronto con il mondo dei più giovani, ma dico anche che ogni epoca ha avuto le proprie, è che ce ne dimentichiamo.
Così capitò che tremila anni fa un autore di una incisione, si lamentò a tal punto da tramandare come viveva in modo provante il proprio rapporto con i giovani e scriveva: questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore, non sarà mai come quella di una volta. Facendo qualche passo avanti nella storia, incontriamo un sacerdote egizio che in un momento d’ispirazione scrisse: il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, i ragazzi non ascoltano più i loro genitori. Forse erano entrambi genitori esasperati con la luna storta, allora prendiamo Socrate, sicuramente più conosciuto e degno di fiducia che trattò della cosa riportando: la nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani, i ragazzi d’oggi sono tiranni. Passando a un altro sapiente che ha segnato secoli di pensiero, venendo tuttora studiano, possiamo ascoltare Platone: i figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori, il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori, i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani, gli anziani per non apparire retrogradi o dispotici acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi.

mercoledì 19 aprile 2017

Neet

In una delle parrocchie nelle quali ho passato i primi anni del mio ministero, era presente un oratorio che funzionava regolarmente tutti i giorni, la frequentazioni di tanti ragazzi non era regolare, molti infatti avevano da studiare o da portare avanti attività sportive che occupavano in parte o tutto il pomeriggio. C’era però un gruppo di “habitué” che non mancava mai davanti al portone ad attendere l’apertura e che erano spesso gli ultimi a mettere fuori il proprio piede alla chiusura; essi fanno fano parte di una nuova categoria sociale coniata apposta, quella dei “NEET” un acronimo derivante dall’inglese che identifica quei ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessuna altra attività (not engaged in education, employment or training). Si trattava di giovani di diverse provenienze riguardo cultura, usi e famiglie di origine, accomunati da questa situazione statica che li vedeva o a letto o in giro, non ancora capaci o volenterosi nel decidere cosa fare della propria vita, il tutto a volte camuffato dietro apparenti ricerche di lavoro nelle quali non mettevano troppa energia.

martedì 11 aprile 2017

Hai il cervello collegato?

Perché mio figlio non mi avvisa mai quando ritarda? Perché i miei alunni fanno sempre i compiti all’ultimo momento e non si organizzano? Perché i ragazzi all’incontro arrivano sempre in ritardo? Perché ad allenamento sembrano così stanchi e poco impegnati? Perché, perché, perché… In ambito educativo la questione è molto complessa, qui non l’affronterò nella sua globalità.
Il contributo che desidero dare è quello di approfondire una dimensione spesso non adeguatamente valutata ma che influenza il modo di vivere dei nostri ragazzi. Parlo dello sviluppo e della maturazione del loro cervello[1]. Non voglio, con quanto dirò, affermare una sorta d’insuperabile sudditanza a un corpo non ancora cresciuto del tutto e che quindi si porta dietro dei limiti invalicabili. Se fosse così tutti noi educatori dovremmo abbandonare il campo e dedicarci ad altro, mentre l’impegno è quello di aiutare e sostenere gli adolescenti in un momento come questo dove non tutto ancora funziona come dovrebbe.

mercoledì 5 aprile 2017

Ripensare l’agire della comunità cristiana

La società cambia, così il mondo della scuola, il divertimento, i punti di riferimento e tanto altro della nostra cultura non è più come era alcuni decenni fa. Le dinamiche legate all’educazione dei giovani chiedono un continuo aggiornamento che valuta attentamente gli studi fatti dalle scienze umane e il nostro modo di essere Chiesa accanto ai ragazzi rimane fermo o ha una direzione?
La realtà delle nostre parrocchie è spesso ricca di iniziative e opere delle quali però fatica ormai a farsi carico, questo dovuto sicuramente anche dalla ridefinizione delle nostre comunità considerando il calo delle vocazioni e di una diversa composizione rispetto al passato. Cosa lasciare? Cosa tenere? A chi dire no? Insieme a queste tante altre potrebbero essere le domande concrete da portare in superficie per ripensare una pastorale adatta ai tempi.