martedì 6 marzo 2018

Le differenze di genere esistono: negarle sarebbe un errore

In questi ultimi dodici anni ho passato tanto tempo in mezzo agli adolescenti, di diversi gruppi e provenienze, cattolici mussulmani o atei, con storie famigliari alle spalle diverse tra loro. Senza voler cadere in facili stereotipi, ci si rende conto che i maschi si spingono, urlano, esibiscono il loro corpo, anche se ancora goffi, mettendosi alla prova in cerca di azione. Le femmine invece si abbracciano, chiacchierano, condividono tra loro i sentimenti in maturazione, cercando relazioni con le coetanee.
Ripeto, non sono stereotipi, è che le differenze di genere esistono e negarle sarebbe un errore.
Ciò che è naturale, ossia un dialogo reciprocamente tra i due generi, non è qualcosa di altrettanto sereno in un certo periodo di vita dell’adolescenza, durante il quale esiste una distanza tra maschile e femminile che porta con sé tante conseguenze anche sofferte, percorsi diversi, tensioni da attraversare.
Educare le giovani generazioni avendo attenzione anche per quest’aspetto, non significa far finta che le differenze non ci siano, non è l’appiattimento di quanto caratterizza ciascuno a sistemare le cose, non è il rendere identici o più elastici rispetto certe situazioni. Occorre valorizzare la diversità non vedendola come un problema, anche se in certi periodi può essere difficile da integrare nel proprio percorso di crescita, ciò non toglie niente al voler riconoscere pari dignità e diritti a tutti. Noi, maschi e femmine, siamo persone, non identiche, ma uguali sì.
Dobbiamo stare attenti come adulti, non solo vigilando sui percorsi educativi che vedono i nostri ragazzi come destinatari, ma anche ai messaggi che diamo con i nostri comportamenti. Girando su internet ho letto di un evento accaduto durante una partita di pallavolo in un campionato giovanile. Una modifica al regolamento di gioco, ammette per questa età di poter giocare con squadre miste. In campo si sono scontrate da una parte solo femmine, dall’altra invece erano presenti anche maschi. Con il passare dei set, la partita era destinata a essere vinta dalla seconda squadra. Ai genitori la cosa cominciò a non andare giù e se la presero con i maschi presenti nella squadra avversaria, cominciando anche a offendere con riferimenti più o meno direttamente omofobici. Presto si arrivò alle mani, perché i genitori non mandarono giù queste affermazioni rivolte ai propri ragazzi. Ovviamente la partita venne sospesa e come a volte capita, proprio gli adulti presenti diedero messaggi tutt’altro che educativi riguardo l’attenzione e l’equilibrio con il quale affrontare certe tematiche. Non sono stati capaci di distinguere le cose, hanno fatto un miscuglio di tutto: sport, omofobia, gioco, concetto di genere. Rendiamoci conto che, fare a pugni per risolvere questioni di conflitto alla cui base ci sono detti e fraintendimenti, riguardo il riconoscere uguale dignità in un gioco a maschi e femmine, non fa altro che dare un cattivo insegnamento alle giovani generazioni.
Il pericolo più grande, è quello di ridurre a spazzatura quanto invece è uno degli aspetti belli della nostra vita: la sessualità. Il negarne il ruolo centrale per la crescita collocandolo in un angolo marginale dell’esistenza, come se l’identità della persona non centrasse niente con il sesso con il quale si nasce, rappresenta proprio la deriva da evitare.
Il compito che ci possiamo assumere, è quello di aiutare i nostri ragazzi a esprimere a parole quanto si muove dentro di loro, lavorando così sulle emozioni e i sentimenti ricordando loro che occorre insieme anche pensarci su e non semplicemente abbandonarsi a essi.
Papa Francesco[1] ha sottolineato l’importanza di non separare il sesso e il genere, criterio da tenere presente fin dall’inizio dell’educazione dei bambini, non per questo c’è da chiudere gli occhi di fronte a quanto può emergere da fattori concreti della vita di ciascuno: carattere, famiglia, amici, modelli scelti come riferimento, ecc. L’attenzione e la comprensione di queste dinamiche presenti nella vita delle persone, non può però far dimenticare che tra uomo e donna esistono differenze ben chiare, scritte ben prima di tutto questo.
È inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare (AL  56).




[1] Cfr. AL 56, 286.

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