domenica 17 dicembre 2017

Il cervello dell’adolescente

Già in passato ho trattato il tema in oggetto (https://donpaolotondelli.blogspot.it/2017/04/hai-il-cervello-collegato.html), ma credo non basti parlarne una volta, noto la fatica che gli adulti fanno nel comprendere che certe cose nella vita dei ragazzi possono essere così perché ancora il cervello o in modo più ampio la propria natura, con tutto quello che ne consegue, non sono ancora pronti; certe cose non riescono a farle, controllarle o pensarle come noi, non vuole essere una scusa ma un fatto, non sarà così sempre ma ora lo è.
Un adolescente, per statuto e definizione, è non ancora adulto e quindi in maturazione e non maturato. Quest’affermazione scontata, porta a una presa di coscienza che spesso non è tale in tutti: le scelte, le decisioni, le posizioni dei ragazzi sono per ora non ottimali, è quindi prevedibile che portino di fatto a una presenza di maggiori azioni giudicate scorrete rispetto che non in un adulto. C’è sicuramente da chiedere e spronare un ragazzo perché cammini verso il meglio, che diventi sempre più maturo nei propri atteggiamenti, ma un conto è la meta, un altro il cammino.

lunedì 4 dicembre 2017

Com’è andata oggi su internet?

Durante una delle ultime riunione con capi scout in preparazione a un campo con ragazzi dell’ultimo anno di reparto (15 anni), tra le tante cose discusse è saltato fuori un tema trasversale con il quale alla fine, chiunque organizza attività per adolescenti, si trova ad affrontare: il cellulare lo facciamo portare o no? Il confronto ha portato a trovare un compromesso tra prospettive diverse, il tutto abbastanza velocemente poiché non poteva essere trattato con tutte le conseguenze del caso, del resto non sempre è possibile fermarsi adeguatamente a valutare tutte le variabili del caso.
Nonostante abbia già trattato di argomenti simili in un altri miei articoli[1], siccome ora ho un po’ di tempo, provo ad entrare dentro questo argomento allargandolo al vasto mondo del web, non tanto per esaurirlo né per darne soluzioni, ma piuttosto, secondo il mio solito, per darne una prospettiva di approccio diversa.

mercoledì 15 novembre 2017

Educatori autorevoli: non giustificare ma comprendere

Chi mi segue, avrà già sentito dire che in questa nuova epoca delle relazioni tra i giovani e gli adulti, questi ultimi non possono più oggi basare la propria funzione su metodi che mirano all’esercizio di un controllo basato sull’autorità e le punizioni, anche i divieti fini a sé stessi del tipo “è così e basta” scricchiolano nella loro forza. Con quanto scrivo non voglio neanche affermare o appoggiare che rimanga solo da portare pazienza, giustificando in tutto l’operato degli adolescenti difendendoli a spada tratta. Quindi cosa rime da fare?

mercoledì 8 novembre 2017

L’educatore credibile

Oggi il ruolo dell’educatore nelle sue varie accezioni, è messo in discussione anche dal fatto che non dipende più in primo luogo da un posto occupato da qualcuno, ma innanzitutto dal suo essere affidabile, credibile, fidato. Ci stiamo dentro un po’ tutti: inseganti, genitori, preti, allenatori, animatori di varia natura e chiunque da adulto si pone in una relazione di aiuto e assistenza nei confronti di chi è più giovane. Considerando ciò, diventa quindi determinate il come spuntarla, come riuscire a interpretare il proprio ruolo, quali direttrici tenere.
Oggi i punti di rifermento dei giovani sono tanti, i modelli presentati loro e scelti non sempre sono il massimo dell’esempio da seguire, rimane però che quando c’è da affrontare qualcosa di importante, un dubbio o una scelta fondamentale, i riferimenti diventa altri; chi prima sembrava poco considerato viene recuperato nella propria autorevolezza e si scopre così che non l’aveva mai persa. In un mondo che non sempre tratta bene chi è onesto, rispetta le regole, mantiene la parola data, proprio costui che sembra tanto lontano dal modello ideale perseguito oggi, diventa un educatore di riferimento credibile anche nelle cose che ad oggi rientrano tra quelle incerte, prima fra tutte la religione.

lunedì 30 ottobre 2017

Esiste l’adolescenza?

La domanda posta come titolo risulta assurda e vuole essere provocatoria, è per rimettere in moto tante cose che diamo per scontate seguendo stereotipi nei quali incaselliamo e riduciamo la vita di tanti ragazzi. L’adolescenza non è mai stata tale quale, né sempre così, ossia non è un qualcosa di “naturale” che arriva, passa e scompare come tante altre cose della nostra vita come i denti da latte o come i capelli per i più sfortunati. Essa è sicuramente influenzata da dati biologici riferiti allo sviluppo, ma molto di più da elementi culturali storicamente determinati e dalla ricerca delle scienze umane tutt’ora in corso.
La definizione dell’adolescenza, così come la intendiamo oggi, se collocata all’interno del corso della storia nel suo scorrere, è qualcosa di abbastanza recente, tanto che le epoche precedenti hanno visto bambini che fin dalla tenera età venivano posti nel mondo dei grandi, si pensi all’età precoce dell’ingresso nel mondo del lavoro. Erano tempi nei quali precisi riti di passaggio accompagnavano la crescita e immettevano nella comunità adulta, questo fino all’inizio del diciannovesimo secolo, quando un maggior benessere collettivo e personale, nonché il riconosciuto ruolo dell’istruzione, fecero pian piano nascere una fase di vita a sé stante rispetto le altre. Rimase ancora per molto tempo non riconosciuta nella propria specificità, ma si arrivò con il termine della seconda guerra mondiale, al nascere di fenomeni tipicamente giovanili che preannunciarono l’entrata in scena in modo forte dell’adolescenza.

lunedì 16 ottobre 2017

Uno sguardo nuovo per mettere a fuoco

Girando per le strade, sia reali che virtuali, tante volte purtroppo emerge una rappresentazione del mondo giovanile tendenzialmente svalutativa. Sono tante le preoccupazioni del mondo adulto, esse spesso appesantiscono la speranza nel futuro. Non è difficile incontrare persone che parlando delle nuove generazioni le vedono come prive di valori, adeguate alla moda del momento, non interessate a ciò che conta veramente, superficiali e così via. Questo spesso accade perché il confronto viene fatto secondo precomprensioni alle quali non diamo una adeguata attenzione, tendiamo a fare confronti con il nostro passato, come eravamo noi e quello che facevamo, a volte cadendo nei rimpianti o in ricordi non sempre reali. Così, fossilizzati nel passato, non riusciamo adeguatamente ad entrare in contatto con la realtà dei ragazzi di oggi, usando il passato come misura del presente e del futuro.
Passato e presente non sono facilmente affiancabili dal punto di vista di un’analisi comparativa, allo stesso modo anche vecchie e nuove generazioni rimangono ciascuna con una specifica identità che le rende uniche nel loro essere. Nonostante ciò il rischio di cadere in un errore dovuto alla loro comparazione è molto forte.

venerdì 6 ottobre 2017

Sentirsi gratificati

Al giorno d’oggi non è semplice coinvolgere i giovani nelle iniziative che gli adulti preparano per loro, i motivi sono diversi, tra di essi uno che emerge dai cambiamenti avvenuti nelle nuove generazioni, è l’importanza che viene attribuita a una esperienza in base alla sua capacità di dare “gratificazione”, non perché questo sia fine a sé stesso, ma perché da ciò deriva il sentirsi importanti, realizzati, potenti, adeguati, in grado di essere utili a un mondo del quale sentirsi partecipi. Se questo non avviene, risulta più facile che non giunga a maturazione la scelta di partecipare a un determinato evento loro proposto.

giovedì 28 settembre 2017

Non sono figurine di un album

Siamo sempre a caccia di soluzioni per risolvere l’annoso problema degli adolescenti che smettono di frequentare gli spazi ecclesiali, mi sembra quasi di tornare quando ero ragazzo e collezionavo le figurine da mettere dentro il mio album e chi ne aveva di più poteva vantarsene. Con i ragazzi non è così, anche se a volte sembra ascoltando alcuni discorsi tra gli educatori: ma tu quanti ne hai, chi ti manca, cosa sei disposto a fare per averlo, ce li scambiamo o li uniamo?
Sì perchè le aspettative sono tante, del resto è molto l’impegno che come parrocchia ci mettiamo: catechismo, grest, feste, campeggi, ecc. Ci si aspetta quindi che continuino anche da ragazzi, anche perché continuiamo ad offrire loro tutto il necessario perché questo avvenga, così cominceranno a restituire qualcosa di quanto hanno ricevuto, ci potranno dare il cambio, ecc.

giovedì 21 settembre 2017

EducArte - Il secondo libro sull'educazione

Si tratta del secondo libro scritto da don Paolo sui temi dell’educazione, mettendo al centro i giovani “concreti”, di oggi, volendone interpretarne le aspirazioni e gli ideali.

L’educazione delle giovani generazioni è una sfida per le istituzioni e il mondo adulto. Ecco un libro pensato per educatori, genitori e insegnati con progetti, proposte e suggerimenti concreti per far scoprire ai ragazzi la fede in Gesù.

giovedì 14 settembre 2017

Adolescenti e vita spirituale

È un dato di fatto, criticabile ma non bypassabile, che i giovani di oggi giudichino le cose secondo criteri diversi dai nostri, in particolare per loro una cosa è importante se attraente, indicando con questo anche l’aspetto estetico che porta a prenderne immediatamente una posizione secondo criteri che sono anche emozionali; la partecipazione a un evento è qualcosa di “sentito” nel senso che per loro ha una grande importanza la dimensione affettiva e relazionale nel giudicare una cosa con tutto quello che si porta dietro al riguardo un certa fragilità ancora in maturazione; inoltre i criteri di comunicazione riferiti ai nuovi linguaggi di socializzazione e di scambio maturati in questi ultimi anni, sono molto diversi da quelli ai quali eravamo abituati noi non più giovani.

giovedì 7 settembre 2017

Gruppi formali e informali

C’è una domanda che tiene svegli genitori ed educatori i ragazzi in procinto di fare la Cresima: rimarranno o se ne andranno? Una risposta unica non c’è, anche se ce ne sono tante che contribuiscono a spiegare un fenomeno che solitamente lascia a bocca aperta intere comunità di adulti. Qui mi soffermerò a trattare della posizione presa dai ragazzi nei confronti dei gruppi formali e informali, mentre in atri articoli ho già avuto occasione di trattare il fenomeno da altri punti di vista.
Normalmente, il cammino d’iniziazione cristiana, avviene in gruppi omogenei di età, con uno stile che tende a ripetersi nel tempo nonostante l’età cambi. Si convocano bambini e ragazzi in strutture per incontri pensati per loro da adulti, notando che a un certo punto, proprio con l’inizio dell’adolescenza, il modello va in crisi.

giovedì 24 agosto 2017

Figli fratelli feriti

Capita spesso che alcuni gruppi usino per comunicare rapidamente fra di loro strumenti di messaggistica istantanea; è successo anche a un gruppo di ragazzi di terza media che insieme ai propri educatori se ne servivano per tenersi aggiornati sulle novità. Purtroppo l’utilizzo di questi mezzi non è senza rischi tipici di una comunicazione non diretta, tante volte gergale, ma che però rimane scritta, un modo di comunicare con il quale tutti dobbiamo ancora prendere un po’ le misure.
Per tornare comunque al caso di cui vi voglio parlare, un giorno è successo che da un gruppo formato su una delle piattaforme più famose di messaggistica istantanea, una delle componenti uscisse senza dirne il motivo, immediatamente tutti cercarono di capire il perché, non esisteva una ragione specifica e immediata, ma più una serie di fattori che pian piano vennero a galla con il contributo di tanti. Purtroppo il discorso degenerò scadendo in una sfilza di parole fuori luogo e offese più o meno dirette alla ragazza uscita che, in quanto tale, non poteva neanche rispondere. Il tutto non rimase a sua insaputa e neanche a quella dei genitori e degli educatori che faticarono a fermare l’escalation che si era innescata.

domenica 13 agosto 2017

Autoeducazione

Il termine “educazione”, nel suo significato letterale, significa “tirar fuori”, si riferisce all’impegno esercitato per aiutare un ragazzo a crescere facendo fiorire le enormi capacità che si porta dentro, come protagonista di questo processo. A essa si affianca un altro processo, molto più diffuso ai giorni nostri, quello dell’istruzione, che mira invece a “riempire” di nozioni o contenuti un giovane, un qualcosa quindi che avviene dall’esterno della vita, normalmente standardizzato secondo modelli prestabiliti.
Dal confronto di questi due processi, non sempre conciliabili fra loro, nasce il perfezionarsi di un nuovo approccio per quanti si affiancano al cammino di crescita degli adolescenti: l’autoeducazione. Essa fa forza sulla capacità del singolo, di attivare energie capaci di nutrire il percorso evolutivo, per questo si concentra nel riuscire a far nascere nel ragazzo il desiderio e l’impegno di imparare da sé, chiaramente affiancato in quest’opera da chi più adulto, ha ben in testa le coordinate principali di riferimento, nonché i contenuti che di volta in volta saranno necessari per colmare quanto la vita ancora non è riuscita a dare.

giovedì 27 luglio 2017

Baden Powell - Ai genitori

Cari colleghi genitori,
sono sicuro che molti di voi sentiranno, come me, la pesante responsabilità che ricade sulle nostre spalle per ciò che concerne il futuro dei nostri figli. Abbiamo visto gente che riesce nella vita, e altri che non riescono. 
Vogliamo che i nostri ragazzi siano tra coloro che riescono, e sappiamo che il loro fallimento o il loro successo dipendono in larga misura dal tipo di educazione da essi ricevuto e dalla personalità che si sono formati. 
E quest’educazione e personalità dipendono in larghissima misura da noi. Molti di noi sono consci della nostra responsabilità in questo campo, e al tempo stesso del fatto che manchiamo di risorse. 
Non abbiamo nessun addestramento specifico come educatori, abbiamo poco tempo libero, non possiamo permetterci spese scolastiche elevate. Eppure queste temporanee incapacità da parte nostra rischiano di mettere a repentaglio il futuro dei nostri figli.

domenica 9 luglio 2017

Solidali nel faticare insieme

Nuovamente qua, reduce da incontri e verifiche fatte con genitori ed educatori parlando di ragazzi che non vengono, o lo fanno in modo altalenante, che ci mettono alla prova rovinando i nostri piani, ai quali non va bene mai quello che gli proponiamo. Ho cercato di sostenere questi giovani e adulti nel loro impegno accanto ai ragazzi, condividendo con loro le fatiche del servizio generoso accanto agli adolescenti. Come fatto già in passato nuovamente qua per rendere ragione anche di quanto brucia nella vita dei ragazzi, per aiutare tutti a uno slancio di empatia per le fatiche che anch’essi vivono in questo periodo di vita. Chissà se il sapere di faticare insieme, ognuno con la “propria croce”, potrà essere di aiuto a sentirsi maggiormente solidali gli uni nei confronti degli altri.

mercoledì 7 giugno 2017

Credo di essere bisessuale

Un giorno viene da me un ragazzo, si chiama Stefano. Ha 16 anni, di bell’aspetto, simpatico, veste bene, fa il liceo classico e con buoni voti. Un ragazzo normale con tanti casini tipici della sua età e una ricerca grande di significati veri per la propria esistenza. Mi dice che pensa di essersi innamorato di Luca un suo amico, ovviamente non ne ha mai fatto parola con nessuno, anche se ha cercato di dimostrargli il suo affetto, senza però ottenere alcune effetto, ovviamente di questo soffre. Un giorno è riuscito a confidarsi anche con un’amica e si è reso conto che pian piano nasceva affetto per lei senza che scomparisse quello per Stefano. Non sapeva che cosa pensare di sé, era etero, omo o bisessuale?
Fu molto bello per me incontrare questo ragazzo con tutta l’energia che metteva in campo per saltarci fuori nella propria vita.

martedì 30 maggio 2017

I giovani ci sono, ma noi non abbiamo tempo

Sempre più spesso sento un lamento generale per l’assenza dei giovani. Eppure continuo ogni giorno a incontrarne e vederne tanti, certo forse non dove vorremo noi e non sempre pronti a seguirci e riempire gli eventi che, a volte ingenuamente, prepariamo per loro dando per scontato di sapere cosa serve di più alla loro vita.
I giovani ci sono, anche intorno alle nostra parrocchie, mi capita però di parlare con alcuni preti e mi sento dire che non hanno tempo; capisco, infatti l’attuale cambiamento a cui è sottoposta l’organizzazione ecclesiale sta ingolfando di impegni e di iniziative il servizio di tanti operatori pastorali, alla fine però è pur sempre una questione di scelte da fare. Per cui a me sta bene che si dica che non abbiamo tempo, però poi non accetto che ci si lamenti che i giovani non ci sono anche perché non è così, basta prendersene cura rinunciando a fare altro.

martedì 23 maggio 2017

Giovani ed educatori di oggi: sintesi

Arriva un momento in cui è necessario giungere una sintesi; l’occasione che mi ha spinto a farlo è stata caratterizzata da due momenti: il primo il dover accompagnare un momento di verifica tra educatori e genitori in seguito ad alcune difficoltà emerse lungo l’anno, il secondo è stato l’incontro di formazione conclusivo per gli educatori cercando di riassumere il cammino fatto con loro.
Questo mi ha chiesto di prendere in mano tante cose, selezionandole e semplificandole, in modo avere in mano uno strumento semplice che inquadrasse la situazione dei giovani di oggi e alcune prospettive che da questo emergono per l’opera educativa di quanti a loro si affiancano.
In questa opera descrittiva, il mio intento non è dire ciò che è giusto o sbagliato né quanto a me va bene oppure no; credo invece importante, superando le nostre precomprensioni, entrare in contatto con un contesti sociale e personale che influenza i ragazzi di oggi nell’essere quello che sono, e da questo trarne alcune evidenze al nostro impegno educativo. All’inizio pongo alcuni punti essenziali riguardo il cambiamento del modo di vivere come giovani oggi rispetto al passato, nella seconda parte mi soffermo su alcuni dati neuropsichiatrici che possono aiutare a chiarire meglio il perché di certi comportamenti a noi adulti tanto oscuri, infine metto in evidenza alcune evidenze che emergono riguardo l’impegno di chi educa.

martedì 16 maggio 2017

L’aggressività negli adolescenti

L’aggressività che diventa violenza è un fenomeno certamente presente nel vasto mondo giovanile, fatti spiacevole diventano anche aperture dei nostri telegiornali e titoli nei quotidiani, troppo spesso presentati a scopo “spettacolare”, questo non aita a leggere in modo approfondito questi eventi così da lavorare per cercare di trovare soluzioni.
Quando l’aggressività diventa violenza o grave pericolo per sé e per altri occorre senz’altro intervenire in modo deciso, questo non toglie il fatto che essa non è un qualcosa di intrinsecamente negativo, occorre sapere che per tanti ragazzi diventa l’unica via che conoscono per riuscire a buttare fuori il male che sentono dentro di sé; attenzione non sto dicendo che sia giusto, ma che ci può essere questo sotto certi comportamenti di ragazzi che non sono stati aiutati a trovare altri modi per poterlo fare. Qui sta proprio il compito dell’educatore che non è solo punire, neanche far finta di niente e scusare l’adolescente, ma mettere in atto una serie d’interventi che mirano a un miglioramento della situazione, cosa che dipende da molti fattori.
Quando ci capita di assistere o trattare temi intorno l’aggressività dei più giovani, occorre sempre chiedersi e cercare i diversi motivi e significati che i protagonisti hanno legato a quanto accaduto, molto spesso si scoprirà presente l’eco di eventi quali: tristezza, paura, incomprensione, delusione, inadeguatezza, esclusione e altre fragilità varie. S’incontrano anche tanti ragazzi arrabbiati, non con gli altri, ma con se stessi.

martedì 9 maggio 2017

Peripatetico

Desidero esaudire subito la curiosità di quanti si sono soffermati a leggere, partendo dal titolo che suona un po’ strano, esso vuole significare semplicemente: insegnare ad apprendere camminando. Una cosa molto semplice, racchiusa in una parola tanto strana quanto dimenticata. Oggi l’insegnamento, così come l’educazione in senso più ampio, si fa fermi dietro un banco, o seduti in cerchio a parlare, è così anche nei nostri ambienti di Chiesa.
Tanti brani del Vangelo invece ci mostrano Gesù che esercita il suo ruolo di maestro e lo fa spesso camminando: mentre passeggia intorno al lago chiama i primi discepoli, lungo la strada avvengono alcuni degli incontri centrali; l’itinerario geografico descritto dai Vangeli è così un percorso di vita. È Luca l’evangelista che maggiormente mette al centro questa dinamica nella propria opera. Gesù non sale sul pulpito per insegnare, ma lo fa camminando. Così l’essere discepolo diventa non un andare generico, ma il seguire Gesù facendo propri gli insegnamenti che si mostrano nelle sue opere.

lunedì 1 maggio 2017

Dalla morte alla vita: vivere da risolti

Come poter aiutare i ragazzi a riconoscere nella vita anonima e quotidiana, il passo e la presenza di Gesù che si fa prossimo a loro? Ci facciamo guidare dal racconto dei due di Emmaus (Lc 24,13-35), che oltre ad narrare di uno degli incontri del Risorto con i suoi discepoli, si presenta come l’appuntamento dato a ciascuno di noi anche oggi, dove il nostro nome e scritto in quello del compagno sconosciuto di Cleopa mentre sono in cammino insieme verso la loro meta.
Il primo passo consiste nel partire dalla realtà, dalla vita concreta, dalla situazione, dallo stato d’animo, da quanto brucia dentro. È così che Gesù incontrò questi due amici in cammino, partendo dal loro esistenza che si chiarisce presto essere attraversata da paura, sfiducia, interrogativi, delusioni. Sono in fuga da qualcosa che è accaduto ma al quale faticano dare un senso, alle loro spalle stanno lasciando la croce, la morte di una figura di riferimento centrale per la loro vita e con tutto questo le speranze che fino ad ora avevano dato senso alle scelte compiute e alle certezze maturate di quegli anni. Il loro mondo è in crisi, mi sembra di rileggere tante dinamiche simile nella vita dei nostri ragazzi, situazioni di stallo di per sé non necessariamente negative ma comunque faticose, nelle quali è più la nebbia che il sole a levarsi lungo il loro orizzonte.

lunedì 24 aprile 2017

Non sono una tragedia

Mi capita spesso di parlare della realtà del mondo giovanile, non manca una volta che ci sia qualcuno che si lamenti del fatto che in passato le cose andavano meglio mentre oggi sono più complicate. Ammetto che oggi, come adulti, incontriamo delle difficoltà nel confronto con il mondo dei più giovani, ma dico anche che ogni epoca ha avuto le proprie, è che ce ne dimentichiamo.
Così capitò che tremila anni fa un autore di una incisione, si lamentò a tal punto da tramandare come viveva in modo provante il proprio rapporto con i giovani e scriveva: questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore, non sarà mai come quella di una volta. Facendo qualche passo avanti nella storia, incontriamo un sacerdote egizio che in un momento d’ispirazione scrisse: il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico, i ragazzi non ascoltano più i loro genitori. Forse erano entrambi genitori esasperati con la luna storta, allora prendiamo Socrate, sicuramente più conosciuto e degno di fiducia che trattò della cosa riportando: la nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto per gli anziani, i ragazzi d’oggi sono tiranni. Passando a un altro sapiente che ha segnato secoli di pensiero, venendo tuttora studiano, possiamo ascoltare Platone: i figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori, il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori, i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani, gli anziani per non apparire retrogradi o dispotici acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'uguaglianza, si reclama la libertà dei sessi.

mercoledì 19 aprile 2017

Neet

In una delle parrocchie nelle quali ho passato i primi anni del mio ministero, era presente un oratorio che funzionava regolarmente tutti i giorni, la frequentazioni di tanti ragazzi non era regolare, molti infatti avevano da studiare o da portare avanti attività sportive che occupavano in parte o tutto il pomeriggio. C’era però un gruppo di “habitué” che non mancava mai davanti al portone ad attendere l’apertura e che erano spesso gli ultimi a mettere fuori il proprio piede alla chiusura; essi fanno fano parte di una nuova categoria sociale coniata apposta, quella dei “NEET” un acronimo derivante dall’inglese che identifica quei ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in nessuna altra attività (not engaged in education, employment or training). Si trattava di giovani di diverse provenienze riguardo cultura, usi e famiglie di origine, accomunati da questa situazione statica che li vedeva o a letto o in giro, non ancora capaci o volenterosi nel decidere cosa fare della propria vita, il tutto a volte camuffato dietro apparenti ricerche di lavoro nelle quali non mettevano troppa energia.

martedì 11 aprile 2017

Hai il cervello collegato?

Perché mio figlio non mi avvisa mai quando ritarda? Perché i miei alunni fanno sempre i compiti all’ultimo momento e non si organizzano? Perché i ragazzi all’incontro arrivano sempre in ritardo? Perché ad allenamento sembrano così stanchi e poco impegnati? Perché, perché, perché… In ambito educativo la questione è molto complessa, qui non l’affronterò nella sua globalità.
Il contributo che desidero dare è quello di approfondire una dimensione spesso non adeguatamente valutata ma che influenza il modo di vivere dei nostri ragazzi. Parlo dello sviluppo e della maturazione del loro cervello[1]. Non voglio, con quanto dirò, affermare una sorta d’insuperabile sudditanza a un corpo non ancora cresciuto del tutto e che quindi si porta dietro dei limiti invalicabili. Se fosse così tutti noi educatori dovremmo abbandonare il campo e dedicarci ad altro, mentre l’impegno è quello di aiutare e sostenere gli adolescenti in un momento come questo dove non tutto ancora funziona come dovrebbe.

mercoledì 5 aprile 2017

Ripensare l’agire della comunità cristiana

La società cambia, così il mondo della scuola, il divertimento, i punti di riferimento e tanto altro della nostra cultura non è più come era alcuni decenni fa. Le dinamiche legate all’educazione dei giovani chiedono un continuo aggiornamento che valuta attentamente gli studi fatti dalle scienze umane e il nostro modo di essere Chiesa accanto ai ragazzi rimane fermo o ha una direzione?
La realtà delle nostre parrocchie è spesso ricca di iniziative e opere delle quali però fatica ormai a farsi carico, questo dovuto sicuramente anche dalla ridefinizione delle nostre comunità considerando il calo delle vocazioni e di una diversa composizione rispetto al passato. Cosa lasciare? Cosa tenere? A chi dire no? Insieme a queste tante altre potrebbero essere le domande concrete da portare in superficie per ripensare una pastorale adatta ai tempi.

martedì 28 marzo 2017

Educare non è un lavoro ma un modo di vivere

«L’educatore è un individuo consacrato al bene dei suoi allievi, perciò deve essere pronto ad affrontare ogni disturbo, ogni fatica per conseguire il suo fine, che è la civile, morale, scientifica educazione dei suoi allievi» (don Bosco).
Fare l’educatore non è un lavoro, diventa un vero e proprio modo di vivere che ha la conseguenza non di produrre dei beni ma di costruire persone. Per questo gli vengono chieste non solo capacità per saper realizzare un buon incontro e delle belle attività, ma la comprensione di una identità precisa che lo porta a crescere nel saper “essere per” chi gli è affidato.

venerdì 17 marzo 2017

La sfida educativa

Mi capita spesso come prete impegnato in particolare nella pastorale giovanile, di incontrare persone che mi parlano di “emergenza” educativa, io preferisco parlare di SFIDA; forse la differenza sta tra chi rimpiange i tempi del passato e chi invece tutto sommato è felice o meglio ancora speranzoso nel guardare avanti. Credo che “emergenza” dica una situazione che vorremmo vedere risolta in un certo modo e che invece sta andando in una direzioni opposta fuori dal nostro controllo, mentre “sfida”  ci invita maggiormente a cogliere i segni di novità presenti guardando ad essi come contributo e provocazione. Da questo dovrebbe sorgere il desiderio come Chiesa di metterci in ascolto di quelli che il Concilio Vaticano II nella Gaudium et spes ci indica come segni dei tempi: “Per svolgere questo compito, è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico”. (GS 4)

lunedì 6 marzo 2017

Mio figlio non vuole più andare a Messa

Ho perso ormai il conto delle volte in cui, genitori o educatori, mi hanno posto la questione riferita a quanti, ormai non più bambini, entrando nel periodo dell’adolescenza, scelgono di allentare o abbandonare la frequenza della Messa.
Come mi piace fare di solito, credendolo un approccio corretto, m’interrogo innanzitutto io come educatore adulto, chiedendomi prima per me che senso ha la partecipazione alla Messa, che sapore dà al mio cammino da cristiano. Risulta un aspetto tutt’altro che secondario, se nella teoria siamo tutti d’accordo, quando scendiamo a un livello esistenziale la cosa rischia di esserci meno chiara. I nostri ragazzi sono molto svegli nel cogliere anche i non detti della nostra vita, i nostri appelli alla partecipazione alla Messa cadranno quindi nel vuoto se vien percepito in noi una debolezza di motivazione e quindi un riferimento che diventa moralistico, orientato cioè all’obbedienza a una regola che ormai è svuotata personalmente dal valore che voleva preservare.

lunedì 27 febbraio 2017

Desiderio e sessualità

Se si vuole essere educatori fino in fondo, considerando tutto importante nei ragazzi, evitando come fanno certi che ficcano la testa sotto terra facendo finta di niente, prima o poi si arriva ad affrontare  il tema della sessualità. Rappresenta sicuramente un tema rilevante nella vita dei più giovani.
Questo risulta oggi sottovalutato, o per paura o perché lo si ritiene marginale, spesso etichettandolo come un argomento troppo scottante. Succede così che lo si lascia in mano ad internet, alla televisione e a tutto un contesto che ne fa oggetto di guadagno e sfruttamento.
Ancor di più, il tutto risulta particolarmente delicato da affrontare negli ambienti dove si vive la fede; il rischio di una deriva che viene dal concentrarsi sul proporre valori di riferimento improntati prevalentemente sul sacrificio, la rinuncia, l'accettazione della fatica e così via, non può esaurire un tema che per principio è qualcosa di bello.

lunedì 20 febbraio 2017

Viaggio alla scoperta dell’amore

La storia che vi racconto non è di nessun ragazzo in particolare, ma è quella di tanti giovani che in questi anni ho avuto il dono di poter accompagnare nella loro crescita, impegnati in un cammino a volte “misterioso” lungo il bel viale dell’amore, senza che loro stessi sapessero bene cosa volesse dire, ma dentro di loro qualcosa chiamava.
È la storia di Adam, di ogni ragazzo e ragazza, lui aveva ben presente il sentimento che provava per i genitori o per gli amici, ma sapeva che era altro che cercava. Lo diceva chiaramente, lui voleva una ragazza che rompesse quella solitudine che si portava dentro, quella ragazza che nei suoi sogni già abbracciava e faceva sua, a volte prigioniera. La sua vita era riempita da tante note: fame e sete, lotta, ricerca, sofferenza, desiderio, paura; infine lo ammise: non so cosa vuol dire amare.
Ci restava male, a volte si sentiva non all’altezza, eppure in lui non c’era niente di male, è bello desiderare qualcuno, non è una cosa di cui vergognarsi, si tratta però di far sì che il tutto non avvenga a caso e senza una ragione. Il cammino era di aiutarlo a cogliere che dentro la ricerca, a volte portata avanti in modo esagerato, risiedeva un qualcosa di profondo, una ricerca e una fame che chiedeva di essere saziata da qualcosa che durasse per sempre.

domenica 12 febbraio 2017

Dal castigo alla relazione

In questi giorni, in vista della Cresima ormai prossima, abbiamo organizzato un ritiro di due giorni con il gruppo dei ragazzi che vi si stanno preparando. Io li ho raggiunti, un po’ trafelato, avevano già iniziato le attività e ora stavano facendo merenda, li abbiamo poi radunati nel salone per dare inizio al momento “serio”. Diversamente dalle nostre aspettative, nonostante tutti gli sforzi non è stato possibile combinare quasi niente, sono stato messo duramente alla prova nella mia pazienza e anche nel pensare che la cosa migliore sarebbe stata se alcuni non fossero venuti o come poterli arginare o “punire”.
Non voglio ora soffermarmi sui motivi che portano i ragazzi ad assumere certi comportamenti, ma desidero concentrarmi su come io come educatore e noi come adulti viviamo e affrontiamo questi momenti.  Sono occasioni che capitano sempre più di frequente un po’ in tutti gli ambiti istituzionalmente deputati all’educazione e all’istruzione, spesso essi ci trovano anche spaesati e non pronti perché possono esplodere all’improvviso e così come sono iniziati anche finire.

lunedì 6 febbraio 2017

Un amore gratuito: la mistica dell’educatore

Cerchiamo di non spaventarci davanti a questa parola che troppo spesso viene usata per parlare solo di grandi santi, di eremiti che vivono nel deserto ritiranti dal mondo o di chi ha visioni particolari delle cose del cielo.
Quando come educatori ci prendiamo cura di un ragazzo, nelle nostre parole, attenzioni, mani, incoraggiamenti… assumiamo una forma “cristiforme”, assumiamo non solo gli atteggiamenti di Gesù ma diventiamo Gesù!
Quella di Dio è una vita innamorata della quale ha voluto rendere partecipe tutte le persone, un giorno si chiese come poter rendere visibile e comunicabile tutto questo, trovò il modo di farlo attraverso la creazione dell'uomo e della donna, non come realtà separate ma legate tra di loro.
Credo sia importante che tutto il nostro attivismo intorno al mondo giovanile sia guidato dalla convinzione che, la cosa più bella e grande che possiamo fare per i nostri ragazzi, è di amarli tanto, perché da questo imparino a fare lo stesso.

lunedì 30 gennaio 2017

Adulti e giovani: è possibile incontrarsi?

Alcune analisi sociologiche sul mondo giovanile sono preoccupanti nei dati che forniscono riguardo la frequentazione di quei luoghi o gruppi che storicamente sono sempre stati baluardi della presenza giovanile e vie di accompagnamento verso l’età matura. Un fenomeno che sembra avere la stessa tendenza sia dentro che fuori le strutture che la Chiesa pensa e propone loro.
Visto che normalmente sono tutti luoghi pensati, voluti e vissuti anche dagli adulti, ci si può chiedere se il problema sia proprio la loro presenza; personalmente non credo sia così, anzi tanti giovani sarebbero ben contenti di poter trovare qualcuno già navigato che riesca a fornire loro un po’ di chiarezza e strategie per affrontare una vita che a spesso sembra molto “incasinata”.
Nel dire questo mi assumo una grossa responsabilità, ora mi tocca rendere conto di questo mio presupposto soprattutto di fronte ai tanti che dicono proprio l’opposto e che progettano di conseguenza percorsi educativi concentrati su una autoeducazione da parte dei ragazzi, liberi dagli apporti del mondo adulto.

domenica 22 gennaio 2017

Riconoscere interpretare scegliere

Sono tanti i ragazzi che vengono da me e mi chiedono aiuto perché fanno fatica a capire certe cose della loro vita, tanti eventi arrivano loro un po’ addosso tutti insieme senza che abbiano punti di riferimenti precedenti da cui trarre spunto. Chiedono aiuto e tra questi alcuni che soffrono più degli altri vorrebbero che ti sostituitisi a loro soprattutto quando la scelta da fare, di per sé abbastanza intuibile, si porta dietro conseguenze non programmabili. Quando li incontro, pur essendo solidale con loro e condividendo la loro sofferenza, sono anche molto contento della fatica che stanno facendo, perché il tutto porta all’esercizio di una importante impegno cristiano, quello del discernimento, ossia saper leggere in che direzione portano i desideri del cuore. Non si tratta di dividere ma unire in armonia ciò che è diverso, è l’esercizio della libertà ed è molto bello aiutare i giovane a crescerci dentro.

lunedì 16 gennaio 2017

Questione di prospettiva

A volte esiste uno strisciante pessimismo all’interno delle nostre comunità cristiane riguardo il fenomeno religioso e la salute della fede, spesso il tutto si fonda su presupposti che sono più pregiudizi diffusi che non frutto di una riflessione attenta di quanto capita; quando poi il discorso verte su temi che riguardano i giovani, ci troviamo ancora più esposti a questo rischio.
Mi ricordo di aver partecipato a un consiglio pastorale nel quale, giustamente, si è dato a tutti la possibilità di esprimersi sulla “salute” della parrocchia; la maggior parte degli interventi si sono situati all’interno di una logica di rimpianto del passato che non c’è più e delle cose che ora non vanno. Non metto in dubbio la verità di quello che veniva detto, ma ne sottolineo la parzialità che porta a trarre conclusioni errate sulla situazione reale. È vero che la situazione non è più quella di una volta, ma il principio che sia “peggiore” condiziona la lettura del dato sociale, tanto che in pochi hanno evidenziato i numerosi cambiamenti positivi avvenuti in seguito al formarsi di una nuova unità pastorale fra più parrocchie.

martedì 10 gennaio 2017

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Per chi entra a contatto con il variegato mondo giovanile, è facile il rischio di rimanere abbagliati così da non riuscire a identificare di preciso i contorni di quanto si sta guardando, ad alcuni viene di istinto chiudere gli occhi o girarsi dall’altra parte fino a quando la fonte di questa luce è passata, altri invece preferisco indossare occhiali da sole schermati così da affievolirne l’intensità e controllarne il riverbero. Tutte immagini con le quali voglio dire che il mondo giovanile non è sempre ben identificabile e interpretabile usando criteri abituali, il mondo adulto reagisce in vari modi, quello che invito a fare è aprire gli occhi cercando di vedere con uno sguardo da educatore certe dimensioni che permettono così di assumere la propria vera natura.
C’è chi rimprovera gli adolescenti di essere troppo concentrati su di sé, così si dice di loro che sono egoisti, c’è invece chi ci vede il duro cammino che stanno compiendo, quello di maturare la propria identità di persona di fronte agli altri e a Dio, in un mondo che non sempre porta a realizzarsi come soggetto e a volte invita ad assumere logiche un po’ troppo omologate.