giovedì 13 settembre 2018

L’amicizia può essere virtuale?

È un tema molto scottante sul quale ho sentito spesso gli adulti dibattere, la maggior parte delle volte “contro” la piaga che sta prendendo la cosa, certamente non tutto è positivo, ma occorre anche che stiamo attenti a considerare valida o meno una cosa solo basandoci su come facevamo noi con i nostri amici alla loro età, il mondo era diverso e anche i giovani lo sono.
Certamente questa relazione assume comportamenti e abitudini diversi da quelli che verrebbero usati in una relazione classica.
Una delle cose spicca maggiormente è l’assenza concreta del corpo, del contatto, della presenza sensoriale dell’altro. Da una parte quindi avviene una separazione tra sentimenti, ricordi, parole che vengono trasmesse, dall’altra proprio l’assenza del corpo può facilitare una relazione più autentica eliminando tutte le tensioni legate alla vergogna e alla paura di non essere accettati per come si è.
Quest’ultimo aspetto risulta determinante anche nell’ottica di poter favorire comunicazioni maggiormente spudorate, dove la prudenza solitamente usata può venir meno, questo spiega anche il nasce e svilupparsi di tanti fenomeni legati a certi scambi di materiali: è sicuramente più facile che una ragazza si alzi la maglietta e mandi una foto a qualcuno, piuttosto che lo faccia di persona davanti al destinatario.
Un altro aspetto è legato al fatto che i due corpi, pur lontani, per rimanere in comunicazione devono mantenere una specifica e fissa posizione, ossia quella immediatamente a contatto con lo strumento che si sta usando per comunicare, quindi un corpo che risulta immobile e messo nella condizione di non legare alla relazione in atto la capacità di esplorare insieme il mondo e quanto li circonda. Risulta quindi una amicizia, che diversamente da quella classica, non aiuta il ragazzo ad affrontare e scoprire quegli ambienti tipici della sua età, esplorazioni di un mondo a volte nuovo ma che è necessario attraversare per giungere alla meta dell’età adulta.
I corpi fermi, fanno sì che ci si concentri in particolare non tanto verso l’esterno ma verso l’interno, si da spazio così a contenuti che normalmente faticherebbero a uscire e dei quali solitamente non si parla con nessuno, soprattutto legati alla propria storia: pensieri, emozioni, ragionamenti; essi però risultano impoveriti dal non poter essere allargati alla novità della realtà fuori da loro.
Quindi amici virtuali oppure no? Per i ragazzi si è semplicemente amici, loro non fanno differenza, parlano allo stesso modo di tutti indipendentemente dalla loro origine, anche se differenza c’è, ma forse questa consapevolezza è importante che rimanga presente in noi adulti piuttosto che farla troppo pesare sugli adolescenti i quali possono trovare aiuto nel poter essere finalmente liberi di parlarsi senza vergognarsi sperimentando la gioia che viene dal poter essere sé stessi.
Quindi conta o non conta come amicizia? Credo proprio di sì, cresce una conoscenza reciproca che non sempre avviene con tutti, né tantomeno è facile che venga con chi incontro negli spazi concreti che abitualmente i nostri giovani abitano.
Uno dei rischi maggiore che può correre l’instaurarsi di questo rapporto, è quello di una dipendenza reciproca, l’essere rassicurati che l’altro è in attento e pronto ascolto e quindi risponda; una dipendenza ulteriormente rafforzata dal fatto che una relazione del genere è sempre percorribile anche a orari e da luoghi disparati, soprattutto nei momenti di noia o nei quali ci si sente soli, cosa che porta normalmente grande sofferenza nella vita dei giovani.
È così che il tanto tempo passato in solitudine nella propria camera sdraiati sul letto, è tutt’altro che un tempo di isolamento dagli altri  e neanche un tempo vuoto ma nel quale continua a crescere un faticoso impegno di crescita. Può così anche accadere, che da occasione di distrazione, la compagnia accanto a se dell’amico virtuale, possa rassicurare e accompagnare il lavoro dei compiti scolastici che tante volte si fatica a portare avanti da soli.

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