mercoledì 19 settembre 2018

Raddrizzare le righe storte

Un gruppo di ragazzi in gamba, ma scalmanato, della parrocchia ha visto bene un giorno di divertirsi nella sala giochi a tirare alcune palle del biliardo contro il muro, essendo in cartongesso vi lascio immaginare le impronte e i buchi comparsi. Ovviamente non tutti lo avevano fatto, ma pur chiedendo loro chi fosse stato, il rapporto forte di gruppo dal quale in una certa età si dipende, non ha permesso di scoprire i veri responsabili (anche se di fatto tutti sapevano di chi si trattasse). Il loro silenzio non l’ho colto come omertà, già in altri interventi ho parlato di come il gruppo sia molto importante nel cammino di crescita e di scoperta della propria identità, tanto da diventare come una seconda famiglia che chiede una fedeltà reciproca forte. Rimane il fatto che una situazione di ingiustizia chiedeva di essere rimediata, così fu chiamato nuovamente in causa il gruppo affidandogli la responsabilità di rimediare, non come punizione, ma per scoprire insieme la capacità di fare il bene e di esserne solidali.
Quanto scritto fino a ora è solo un’introduzione, ora arriviamo al punto, il momento in cui questi ragazzi vengono convocati per fare la cosa giusta. Fisso loro l’appuntamento con un messaggio invitando, finché c’ero, anche qualcun altro. Tra i più grandi c’è chi risponde disposto a darci una mano, ma non ho risposta dal nostro famoso gruppo da cui tutto è cominciato, sentendo poi personalmente alcuni mi sono sentito ribattere che era scontato che venissero e quindi non si erano neanche preoccupati di dire qualcosa.
Il giorno della pittura, arrivano un po’ tutti assonnati, ma sufficientemente puntuali, propongo loro di pitturare di più rispetto a quanto era stato danneggiato e non si tirano indietro, speravo di usare solo pennelli ma sono in tanti e servono anche i rulli. Entusiasti, generosi, un po’ sprovveduti, molto confusionari. La prudenza nel non sporcare e la precisione non sono proprio loro virtù, a quindici anni del resto ne hanno di altre. Il lavoro arriva a termine, anche il tempo che c’eravamo prefissati, i ragazzi vanno via, rimane da fare qualche ritocco per via del nastro messo male e tanto proprio tanto ancora da pulire.
Guardo e mi dico che è così la vita dei nostri adolescenti: bella ma con qualche riga storta da raddrizzare; è compito di noi adulti aiutarli in quanto non si accorgono di andare di traverso nella loro vita così di corsa e non sempre molto attenta. Così invece di lamentarmi mi metto lì e con un po’ di pittura raddrizzo alcune sbavature, non tutte, alcune va bene che rimangano. Così nella vita occorre che come adulti ci mettiamo lì con pazienza, tempo, sudore, sacrificio, e per il bene dei nostri ragazzi cerchiamo di poter rimediare dove loro non riescono senza per questo richiedere né a loro né a noi la perfezione assoluta. Forse occorre che impariamo anche noi dal Signore, così come diceva Jacques Bossuet: Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini. Noi dobbiamo imparare a farlo su quelle dei nostri ragazzi.
Ma non è facile, ci vuole tanta voglia e fatica. Vi ricordate che c’era rimasto tanto da pulire? Un giorno per sistemare il tutto ho fatto un appello generale, questa volta agli adulti, eppure alla fine mi sono ritrovato da solo, cosa volete ho fatto quel che potevo così come capita troppe volte quanto non si trova chi voglia seguire e guidare i tanti gruppi di adolescenti che abbiamo in parrocchia. Per lo sporco rimasto pagheremo qualcuno che venga a occuparsene, ahimè è questa la parabola di un mondo adulto che abdica alle proprie responsabilità, delegando (fino a pagarli) altri che se ne prendano cura.
Io invece ora ritorno a pensare ai miei ragazzi, come scrivere parole di bene nelle loro vite un po’ storte e lavorare per raddrizzarle, anche se non troppo.  

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