martedì 25 agosto 2015

Ritratto dell’adolescente italiano di oggi - 3

Narciso nasce e prende corpo in famiglia: nel corso degli ultimi anni le madri e i padri hanno modificato le idee guida e i sistemi di rappresentazione della funzione genitoriale.
Le mamme e i papà degli ultimi anni hanno smesso di pensare che proprio figlio sia un piccolo “selvaggio” da educare, molto esposto alla tentazione degli istinti.
Non pensano più che il bambino nasca all’ombra del peccato originale, che lo condiziona nella scelta di atteggiamenti antisociali, e che dovrebbe abbandonare questa natura accettando di privilegiare la cultura e la civiltà.
Non pensano più che il loro bambino sia tendenzialmente colpevole e che debba essere riscattato dall’educazione, cioè dalle regole e dai valori.
Non pensano che sarà loro compito fare da tramite fra i valori della società e la sua mente.
Non pensano che dovranno sottometterlo, anche con la minaccia e la somministrazione di castighi, al rispetto della loro autorità, in quanto rappresentanti all’interno della famiglia dello Stato e della divinità.

domenica 23 agosto 2015

Ritratto dell’adolescente italiano di oggi - 2

Gli adolescenti di oggi, dediti al culto del proprio sé, pensano di doversi dedicare allo sviluppo della loro bellezza, non solo fisica, ma psichica, sociale, espressiva, come una missione che ha diritto di precedenza su tutte le altre.
In quanto molto concentrati su di sé, è difficile inserire nella loro vita novità percepite come esterne o estranee al proprio cammino  di sviluppo; anche parlando di cammino di fede la questione è rilevante in quanto essa può essere attraente e trovare spazio nel momento in cui acquisisca una qualche valenza centrale per il proprio sviluppo, altrimenti tante altre cose avranno precedenza su di essa. Lo fanno senza malizia e senza pregiudizi, semplicemente non capiscono come la dimensione della fede possa servire alla propria crescita. In questo come comunità dobbiamo sentirci molto provocatiti, dando per scontato che essa abbia qualcosa da dire alla ricerca di bellezza di ogni uomo, la questione diventa allora la nostra difficoltà a dare ragione della fede che è in noi e nel renderla significativa. Cerchiamo di farlo, invece di rimanere fermi a lamentarci e chiederci perché sempre più giovani lasciano la vita delle nostre comunità.

giovedì 20 agosto 2015

Ritratto dell’adolescente italiano di oggi - 1

Qui di seguito propongo una scelta antologica di brani e una sintesi di alcune parti di un’opera[1] che ritengo determinante per comprendere i cambiamenti intervenuti nel modo in cui i giovani concepiscono se stessi e il proprio cammino di sviluppo; la trattazione presenta una propria organicità, vista l'ampiezza procederò con una pubblicazione divisa in parti. Al libro che ha il grande pregio di presentare la lettura dei fatti senza entrare in giudizi di sorta, mi permetto di aggiungere mie considerazioni riportate in corsivo con il desiderio di non fermarsi solo al dato di fatto, evidente e non bypassabile, ma di suggerire una riflessione di cammino per noi che con i giovani abbiamo a che fare tutti i giorni. Tengo inoltre a chiarire, per evitare fraintendimenti nati nel confronto con altri, che quanto riporterò non è per dire che a me va bene così, ma che occorre partire da una situazione che in tanti casi “è così” e che così spiega certi comportamenti; resta che tanto si può fare, non solo per i giovani, ma anche per noi, considerando che della situazione attuale non se ne può dare tutta e solo la colpa a loro.

lunedì 3 agosto 2015

Perché il male

Un giorno a una ragazza della parrocchia morì la madre dopo un lungo travaglio in seguito a un tumore. La cosa colpì tutti, giustamente anche gli amici di questa adolescente che si posero la domanda dove fosse Dio in quel momento. Loro che fino ad ora era stati tra i classici “bravi ragazzi” da oratorio, ora si chiedevano perché dovesse succedere questo. In situazioni particolari come questa, dove è coinvolta molto anche l’emozione e il dolore grande del momento, occorre una delicatezza grande; serve più stare ad ascoltare che dare risposte che rischiano di non servire né alla vita né alla testa.