sabato 31 dicembre 2016

Educare i giovani alla fede è possibile?

Spesso quando incontro gruppi di educatori mi viene posta la domanda intorno a programmi da portare avanti con i ragazzi, ossia l’attenzione è posta sul cosa fare con loro, i contenuti. Certamente essi sono importanti, ma volendo svelare la sintesi di questo mio intervento, credo sia opportuno prendere altrettanto seriamente la vita dei giovani, partendo da chi sono qui e ora, passando attraverso i loro ritmi, insieme alle fragilità e alle ricchezze che si portano dietro.
La domanda posta come titolo, risente di varie obiezioni o proposte che ciclicamente riemergono nel contesto ecclesiale e civile: se la fede è dono di Dio occorre solo mettere la persona in contatto con essa; all’opposto c’è chi ritiene che occorra un percorso di assimilazione di dottrine e contenuti vari senza i quali il dono offerto da Dio rimane inefficace. Per quest’ultimi fede è solo da intendersi nel suo contenuto documentato dalla tradizione ecclesiale, così che si vive nella fede quando si conosce questo pacchetto di verità, si è capaci di esprimerlo in modo abbastanza corretto e ci si impegna ad adeguare la propria esistenza alle proposte in esso contenute.

martedì 20 dicembre 2016

Educare i giovani alla fede: un cammino di conversione

Di recente mi è capitato tra le mani un documento ormai “datato” scritto dai vescovi italiani[1], visti i rapidi cambiamenti ai cui è soggetto il mondo dei giovani, qualcuno potrebbe chiedersi se ha senza riprendere in mani qualcosa anni fa. Credo di sì, sia perché come chiesa abbiamo tempi di conversione abbastanza lunghi, sia perché contiene degli orientamenti tuttora attuali e utili; alla luce di questo, desidero rilanciare quando mi ha fatto bene il poterlo leggerlo e come sono riuscito a digerirlo pensando al contesto di vita nel mio attuale ministero di prete accanto a giovani e a una serie di adulti che si prendono cura di loro.
Come evidenziato da tanti discorsi che spesso di fanno e dalla quantità di volte che la parola “giovani” entra nella dialettica ecclesiale, sicuramente si può affermare che è molto attiva l’attenzione nei confronti di una pastorale capace di rivolgersi ai giovani di oggi, questo ha chiesto di lavorare molto a livello territoriale per far sì che il tutto non si esaurisca in un insieme caotico di iniziative a spot, ma emerga un realtà coordinata in crescita secondo specifici obiettivi e che ricorre a strumenti coerenti ad essi.

domenica 11 dicembre 2016

Adulti accoglienti

Mi trovo in una situazione tragicomica, non so se ridere o mettermi le mani tra i capelli.
Mi capita tra le mani un documento della Conferenza Episcopale Italiana[1] riguardo l’educazione dei giovani alla fede, tra le prime parole della sua premessa indica importante il saper maturare un atteggiamento accogliente nei confronti dei ragazzi; viene presa come icona di riferimento il dialogo tra Gesù e il “giovane ricco”. L’invito è quello di accogliere con disponibilità le richieste forti che ci vengono dal mondo giovanile, anche se spesso il tutto avviene attraverso modi smaliziati o con silenzi enigmatici, anche quando sembrano diffidenti o indifferenti verso quanto a loro proposto.
Eppure una domenica mattina, mentre il parroco stava presiedendo la Messa principale della comunità e io mi trovavo negli spazi esterni della parrocchia ad accompagnare le attività di un’uscita scout, mi vedo arrivare un gruppetto di cinque ragazzi di prima superiore. Li conosco bene, ho fatto insieme con loro il campo estivo, due di loro vengono da un’altra parrocchia e hanno deciso di continuare il loro cammino qui da noi insieme al gruppo dei coetanei, sono molto uniti e vanno pazzi per il calcio, vengono regolarmente agli incontri e alla Messa anche se si fermano sempre un po’ in fondo e in disparte in una chiesa ampia come la nostra.

sabato 3 dicembre 2016

Se i giovani cambiano, la scuola non può rimanere la stessa

Nei vari incontri che faccio, soprattutto negli ultimi anni, mi è capitato parecchie volte di incontrare insegnati molto in difficoltà di fronte a classi nelle quali sembra impossibile portare a termine qualsiasi attività, alcuni anche preoccupati per la propria incolumità, altri ormai arresi di fronte a una realtà che in alcuni casi richiederebbe l’intervento di educatori professionisti piuttosto che professori di matematica o italiano.
Già in altri miei contributi mi è capitato di parlare riguardo a come questa nuova epoca che viviamo, sia apportatrice di grossi cambiamenti nella vita dei ragazzi e spesso noi restiamo indietro, succede così per la Chiesa e ahimè anche per la scuola che, abbracciando quasi completamente la vita di un ragazzo nei suoi diversi passaggi evolutivi, è volente o nolente coinvolta in tutto quanto e richiederebbe un ripensamento globale del sistema scolastico italiano, ma lungi da me avventurarmi in questo complesso campo non essendo tra l’altro l’intento di questo contributo.