Spesso quando
incontro gruppi di educatori mi viene posta la domanda intorno a programmi da
portare avanti con i ragazzi, ossia l’attenzione è posta sul cosa fare con
loro, i contenuti. Certamente essi sono importanti, ma volendo svelare la
sintesi di questo mio intervento, credo sia opportuno prendere altrettanto
seriamente la vita dei giovani, partendo da chi sono qui e ora, passando
attraverso i loro ritmi, insieme alle fragilità e alle ricchezze che si portano
dietro.
La domanda posta
come titolo, risente di varie obiezioni o proposte che ciclicamente riemergono
nel contesto ecclesiale e civile: se la fede è dono di Dio occorre solo mettere
la persona in contatto con essa; all’opposto c’è chi ritiene che occorra un
percorso di assimilazione di dottrine e contenuti vari senza i quali il dono
offerto da Dio rimane inefficace. Per quest’ultimi fede è solo da
intendersi nel suo contenuto documentato dalla tradizione ecclesiale, così che
si vive nella fede quando si conosce questo pacchetto di verità, si è capaci di
esprimerlo in modo abbastanza corretto e ci si impegna ad adeguare la propria
esistenza alle proposte in esso contenute.