mercoledì 28 marzo 2018

Cosa farò da grande? - 2

Nell’articolo precedente ci siamo chiesti come poter aiutare quanti tra i giovani vivono la delusione di un mondo adulto che ruba il futuro. Lungo il cammino, come capitò ai due di Emmaus, anche la nostra strada si è intrecciata con quella di un viandante misterioso, egli sembra avere parole e gesti capaci di dare sapore nuovo all’amaro che la vita ha lasciato in bocca.
Non è facile camminare accettando di seguire la scia abbandonata da tante parole tristi dei nostri ragazzi, così come suonano rassegate quelle dei due amici in cammino: noi speravamo che fosse lui a liberare Israele (Lc 24, 21). Parole che colpiscono come il canto finale di un discepolato ormai messo da parte, voce di tanti giovani che si scontrano con attese tradite da un mondo che ora abbandonano.
Eppure quelle parole che la società non sa dire perché ormai le ha dimenticate, la fede le richiama forti come regalo alla vita di chi vi si affaccia: in ogni fallimento si può incontrare un Gesù viandante che viene incontro per ridare vita. Noi adulti siamo chiamati a essere mani, voce, impegno di questo Signore che se anche non riconosciuto si affianca alla vita di ogni affaticato. È una pacifica chiamata alle armi dei tanti che ormai hanno abdicato al proprio ruolo educativo e di altri che considerano la fede come una cosa da bambini o una menzogna di cui si può fare a meno.

lunedì 19 marzo 2018

Cosa farò da grande?

C’è una domanda che prima poi arriva nella vita di ogni giovane: cosa farò da grande? Un appello tutt’altro che scontato nella sua soluzione. Ho incontro ragazzi un po’ di tutti i tipi: c’è chi è andato all’estero, altri in un progetto nel terzo mondo, qualcuno si è seduto aspettando che qualcosa succedesse, chi ne prova una ogni anno; sono tutte esemplificazioni per dire come le soluzioni adottate da ciascuno siano svariate, ma cosa c’è in comune?
Emerge spesso una paura che unisce figli e genitori, i primi di non saper come saltarci fuori da un periodo di vita così incasinato come quello dell’adolescenza, i secondi di non sapere come aiutarli a uscire da modi di fare che si concretizzano nel rimanere ancorati troppo al presente.
La capacità di sperare, grande virtù umana e specificamente cristiana, porta a vedere un futuro e credere che in esso si potranno realizzare i sogni che adesso porto nel cuore. Questa speranza porta alla necessaria serenità che mi permette oggi di darmi da fare per sperimentare tante cose, anche diverse tra loro, sapendo di poter trovare quella giusta, e nel frattempo continuare ad aver cura di tutta una serie di relazioni che saranno necessarie, infatti non conta solo il “cosa” fare ma anche il “con chi” o “accanto a chi” farlo.

martedì 6 marzo 2018

Le differenze di genere esistono: negarle sarebbe un errore

In questi ultimi dodici anni ho passato tanto tempo in mezzo agli adolescenti, di diversi gruppi e provenienze, cattolici mussulmani o atei, con storie famigliari alle spalle diverse tra loro. Senza voler cadere in facili stereotipi, ci si rende conto che i maschi si spingono, urlano, esibiscono il loro corpo, anche se ancora goffi, mettendosi alla prova in cerca di azione. Le femmine invece si abbracciano, chiacchierano, condividono tra loro i sentimenti in maturazione, cercando relazioni con le coetanee.
Ripeto, non sono stereotipi, è che le differenze di genere esistono e negarle sarebbe un errore.
Ciò che è naturale, ossia un dialogo reciprocamente tra i due generi, non è qualcosa di altrettanto sereno in un certo periodo di vita dell’adolescenza, durante il quale esiste una distanza tra maschile e femminile che porta con sé tante conseguenze anche sofferte, percorsi diversi, tensioni da attraversare.