domenica 28 giugno 2015

Portare frutto

C’è una parabola di Gesù nel Vangelo di Marco che credo sia solidale e faccia bene ai tanti impegnati in attività educative con i ragazzi.
In quel tempo, Gesù diceva: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura» (Mc4,26-29).
Mi capita spesso di incontrare persone che si lamentano dei figli, o dei ragazzi in generale, perché non vedono in loro i risultati che tanto impegno e preparazione degli adulti hanno cercato di procurare. Si chiedono dove hanno sbagliato, a volte si sentono colpevoli, altre volte danno la colpa ad altri. C’è involontariamente il rischio di considerare il frutto come qualcosa di automatico. Ahimè spesso non è così; capita quindi di andare in crisi, o prendersela con gli adolescenti oppure abbandonare tutto. Il seme piantato può essere il migliore al mondo e piantato in modo tecnicamente corretto, ma questo non porta in automatico che cresca da per sé; lo fa se trova terra buona, però non sempre la vita, l’umanità che ci troviamo tra le mani rispecchia l’ideale prefissatoci concedendo il nutrimento necessario.

domenica 21 giugno 2015

La pecorella smarrita

Eravamo durante una giornata intensa di campo estivo, i ragazzi erano divisi in gruppi con età mista tra elementari e medie, alcuni animatori giovani si prendevano cura di loro impegnandosi nel servizio di animazione. Desidero raccontarvi di uno di giovani animatori.
Si chiama Gianluca, ha 15 anni, è alla sua prima esperienza nell’assistenza ai ragazzi. Un giorno gli viene data la responsabilità del gruppetto dei più piccoli delle elementari, occorre portarli a provare le taglie per trovare la maglia più adatto per loro. Sono poche rampe di scale che separano il locale a questo adibito da dove si trova con tutto il suo gruppo. Parte con sette bambini, li conta bene a modo, controlla chi sono e parte. Non siamo in caserma, i bambini sono soldati e lui non è un istruttore. Nel pur breve tatto occorre tenere gli occhi bene aperti e non mancano le situazioni per intervenire così da evitare problemi.

sabato 13 giugno 2015

Promosso!

Carissimo Luca, oggi sono proprio contento per te. Ti ho incontrato seduto sul divano in oratorio, occhi stanchi, sbadigliavi, qualcuno si sarà chiesto cosa tu avessi fatto la notte prima, non sapendo che ben altra era la sfida che avevi combattuto e vinto. Non ti curare di loro, anche Gesù è stato scambiato per un mangione e un beone, frainteso nel suo impegno, ma le sue opere e parole sono ancora splendenti oggi.
Era qualche tempo che ci si vedeva poco, chiedendo ai tuoi amici mi dicevano ridacchiando che eri a casa a studiare, accompagnando il tutto con un movimento della mano che i maschi lettori possono immaginare, ma tu a loro hai detto la verità anche se non sempre ti hanno preso sul serio. Non ti curare di loro, anche Gesù non è stato sempre preso sul serio e a volte lasciato solo dai propri amici proprio nel momento in cui aveva più bisogno, ma lui è rimasto fedele e ha continuato a voler loro bene.

giovedì 4 giugno 2015

Il sistema preventivo

Sono passati duecento anni dalla nascita di san Giovanni Bosco, eppure i suoi insegnamenti e la sua profetica vicinanza al mondo giovanile, continuano a essere tutt’ora validi; forse solo oggi, alla luce dell’evoluzione della moderna pedagogia, ci si rende conto dell’innovazione portata avanti dal cuore di questo grande santo, che pian piano diventa un vero e proprio pensiero sull’educazione delle giovani generazioni.
Don Bosco si rende presto conto che il metodo “repressivo”, impostato sul punire quando si scopre la violazione, non giunge al vero centro del problema, esso infatti mira a castigare ma non a educare, a limitare il male invece che a invitare al bene. Ecco perché occorre un cambiamento completo, una vera e propria conversione che chiede una trasformazione di testa e di cuore in chi si approccia al compito dell’educazione: mettere al centro l’anticipare così da evitare che si possa compiere il male. Da qui nasce il sistema preventivo.