lunedì 22 febbraio 2016

Non sono scarti della società

Ho partecipato a un convegno di pastorale giovanile sugli oratori, al quale è intervenuta una esponente politica del nostro paese, a lei veniva chiesto di presentarci la situazione giovanile in Italia. Lo ha fatto partendo da tanti dati statistici, sicuramente tutti giusti, ma che si sono limitati a mostrare la situazione di difficoltà vissuta da questa fascia di età: delinquenza, analfabetismo, stato di povertà, abbandono scolastico e varie altre situazioni di marginalità. Del tutto assente nella sua riflessione è stata la testimonianza di dati o una riflessione intorno all'energia e all'impegno vissuto dalle giovani generazioni. Non mi ritengo uno sprovveduto, ma la mia esperienza di oratorio accanto a ragazzi un po' di tutti i tipi, mi porta a non ritrovarmi in una analisi che giudico parziale e fuorviante. Senza chiudere gli occhi sulle situazioni di difficoltà vissute dalle giovani generazioni, speravo che si riuscisse a prendere le distanze da un modo di fare abituale che tratta in modo ambiguo di questi temi, facendone luogo di tensioni o di cattivi presagi, senza mostrarne le potenzialità spesso espresse e tante altre volte poco utilizzate; troppo spesso trattando i giovani come destinatari di interventi invece che essere considerati soggetti di forza.

lunedì 8 febbraio 2016

Tenerceli stretti a tutti i costi?

Il vescovo mi ha mandato a servire quattro nuove parrocchie, tra i tanti incontri avuti, mi ha colpito un leitmotiv comune trovato sulla bocca di genitori, educatori e capi scout: fatta la Cresima se ne vanno, dove sbagliamo, cosa possiamo fare?
Qualcuno entusiasticamente esclamava: dobbiamo tenerceli stretti a tutti i costi. Altri progettavano attività varie e sperano che il prete nuovo appena arrivato suggerisca la soluzione al tutto.
Rispondendo sinteticamente mi verrebbe da dire: non è detto che sbagliamo, possiamo fare ancora tanto e forse tenerli stretti serve solo a farli uscire prima, fare delle attività è giusto ma che siano pensate, io non ho nessuna soluzione in tasca così le cercheremo insieme anche se so che spesso occorre andare anche per tentativi con la disponibilità a riconoscere eventualmente anche di essersi sbagliati e tornare indietro.
Capisco il buon cuore che anima i tanti educatori che si interrogano in questo modo, eppure ho chiesto loro la fatica di cambiare ottica, per evitare di prendere abbagli, occorre rieducare il modo con il quale guardiamo ai ragazzi.

lunedì 1 febbraio 2016

Corpo Mente Cuore – terza parte

Terzo articolo che ci aiuta ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori. 
Come abbiamo già avuto occasione di dire, per i ragazzi l’essere fatti in un certo modo, con un corpo che appare così come è, possiede dei significati che vanno ben oltre quello che si vede. Conosco adolescenti che si guardano dal di fuori senza riconoscersi, cercano di recuperare questa unità che esiste tra corpo, mente e anima, lanciando vere sfide; c’è chi arriva anche a farsi del male, a intavolare una vera guerra con questo qualcosa che prima era me e ora non riconosco più, che non è un problema solo estetico, ma anche legato ai valori e al mio rapporto con Dio.
Mi capita spesso di essere compagno di viaggio per anni della vita di tanti ragazzi, sempre mi interesso dei tanti cambiamenti che vedo comparire nei vestiti e sul corpo, non per una curiosità fine a se stessa, ma perché queste cose parlano. Tutto questo aiuta a dar voce, a rendere comunicabile, la ricerca e a volte il dolore che sta dietro. Facendo questo mi sono spesso trovato capace di comprendere tanti gesti che di per sé potevano sembrare insensati se non “pazzi”, che invece ritrovavano in questa trasformazione in parole l’espressione comprensibile del loro senso.