Organizzando gli incontri di preparazione alla cresima, non
è mancato il passaggio attraverso la rete alla ricerca di cosa giri nella testa
della gente oggi, alla caccia di qualcosa su cui poter far leva per coinvolgere
la gente di oggi.
Oggi però non voglio parlare tanto di come può o meno essere
utile o pericoloso cercare materiale già pronto su internet, ma piuttosto
condividere con voi l’altro aspetto dei risultati che emergono inserendo la
parola “cresima” nel campo di ricerca di Google.
Fra le varie definizioni che escono i suggerimenti
riguardano anche: bomboniere, regali, frasi per auguri e altro; tra questo
“altro” c’è poco riguardante questo momento decisivo della crescita dei
ragazzi.
Qua arriviamo al titolo di questo articolo che è poi quello
di un film. Mara è una preadolescente che, vivendo in Svizzera, si trasferisce
a Reggio Calabria città di origine della madre. Qui si trova a dover completare
il proprio cammino d’iniziazione cristiana con la preparazione alla Cresima,
questo cammino si affianca parallelamente a tutto il resto di una nuova vita
che avviene attorno a lei, l’intreccio di questi due aspetti la chiama a una
ricerca di vita.
Emerge in modo forte il rischio anche attuale di due vite
che scorrono parallele, quella della comunità cristiana con le sue fatiche
preoccupata che i ragazzi siano pronti a questo passo, l’altra che è la ricerca
della propria felicità e di saldarci fuori in una vita complicata.
Questo film come Chiesa ci interpella, stanno veramente così
le cose? Davvero la nostra proposta risulta essere così aliena dalle ricerche
di senso dei ragazzi? È possibile un incontro? Si apre la sfida!
La provocazione è quella di saper dialogare con i ragazzi di
oggi che come adulti, e Chiesa adulta, facciamo fatica a capire, non perché
siamo cattivi o in malafede, vogliamo loro bene ma ci sembra un mondo tanto
diverso e del quale non riusciamo sempre bene a tradurne i codici; mi chiedo se
anche i ragazzi hanno la stessa impressione nei nostri confronti, se anche questa
è una loro fatica.
L’autrice coglie sarcasticamente, ma non troppo, come il
cammino verso i sacramenti corra il rischio di essere pieno di automatismi che
vanno avanti senza più chiedersi il senso di quanto si fa, racconti della
Scrittura spolverati di giovanilismo e luoghi comuni, che arriva a maturazione
nella composizione di una canzone insegnata ai ragazzi e che sarà ripetuta con
poco convinzione: “Mi sintonizzo con Dio
/ è la frequenza giusta / mi sintonizzo proprio io / e lo faccio apposta / voglio
scegliere Gesù / voglio scegliere Gesù”.
Non voglio rovinarne la visione, perdonatemi se mi comporto
da “spoiler”, ma per continuare la riflessione è utile anticipare come alla
fine Marta non farà la Cresima, il tutto in modo plateale, uscendo dalla chiesa
proprio all’inizio della cerimonia, questo per andare dove ha sempre sognato: a
vedere il mare.
Qualcuno potrebbe giudicare il tutto come un fallimento: non
siamo riusciti a fargli fare la Cresima. Eppure durante il film è successo un
evento determinante, mentre con il parroco la nostra protagonista si è recata
in un paesino disperso per recuperare un crocifisso, incontro lì un anziano
prete. In una chiesa ormai abbandonata da tutti, grazie a lui, avverrà un
evento che cambierà la vita di Marta: l’incontro con il crocifisso.
Ci troviamo di fronte a una caricatura della realtà, resta
il fatto che chi dovrebbe aiutare la ragazza mostra di non sapersi rendere
conto di quando brucia e gira nella vita dei ragazzi, la catechista si dimostra
non molto formata, il parroco è un manager sempre al telefono. Unico fra tutti
è questo anziano prete di un paesino disperso a rappresentare il difficile
percorso della fede nella società secolarizzata di oggi.
Quanto accaduto, ci mostra che al di là di quanto appare e
di facili conclusioni, in questa ragazza che non riceve la Cresima, è successo
ugualmente qualcosa, c’è stato un incontro che le ha cambiato la vita. Così
quella iniziazione cristiana che sembrava essere fallita, ha invece trovato un
esito favorevole anche se diverso dalle aspettative. Questo grazie a un adulto,
addirittura anziano, che ha saputo essere vero testimone e compagno di un
brevissimo viaggio, nel sapersi specchiare insieme nella stessa pagina di
Vangelo.
L’attenzione è quindi a non raccontare un Gesù buono ma
lontano, come quello che sorride dalla parete dell’aula, biondo, con gli occhi
azzurri e con tanti bambini attorno a sé. La foto, un po’ surreale, mostrata
dall’autrice deve interrogare la pastorale, questo non vuol dire mettere in
dubbio i contenuti di fede, ma comunque rivedere come essi vengano annunciati.
In gioco c’è il grande dibattito sull’educazione, sulla necessità di dare
testimonianza, di trasmettere il messaggio cristiano senza trasformare tutto in
un vuoto show. Una Chiesa contemporanea che non riesce a dare una risposta
concreta ai bisogni dei fedeli.
L’incontro di Marta con il crocifisso, è l’incontro con quel
“corpo celeste”, un incontro fra due umanità che apre a un oltre. Quasi per
caso si trova di fronte a quanto nel cristianesimo è più centrale, non si
arriva a Dio se non attraverso l’incontro con Gesù che passa attraverso il
mistero della sua incarnazione. La radice rimane sempre quella, per quanto si
cerchi di animare e arricchire il tutto con un contorno fatto di musica o quiz
a premi, l’anima del cristianesimo rimane Cristo e il suo messaggio.
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