martedì 30 dicembre 2014

Quando le leggi non educano

Recentemente, nel comune dove svolgo il mio servizio, un’ordinanza del sindaco per gli ultimi giorni dell’anno e i primi di quello nuovo, vieta l’uso di botti e strumenti pirotecnici. Certamente è condivisibile la preoccupazione e il desiderio di preservare l’incolumità di quanti mettono in pericolo la propria salute con un uso non corretto di tali strumenti.
C’è però qualcosa che non mi convinceva, ho provato a guardare la cosa da educatore e mi sono chiesto: ma non stiamo rischiando di colpevolizzare i ragazzi e di indurli ad attuare comportamenti contro la legge invece di aiutarli a non farlo?

lunedì 29 dicembre 2014

Maschio e femmina li creò

Alcune settimane fa, mentre parlavamo di temi che riguardavano la dimensione morale della sessualità dell’uomo e della donna, una ragazza normalmente riservata esclamò “perché la Chiesa ce l’ha con due uomini se si amano?”; la sua domanda riguardava il tema più ampio del riconoscimento delle unioni di persone con lo stesso sesso.
Né Dio né la Chiesa ce l’hanno con loro, Dio e la Chiesa non sono mai contro la persona umana, la questione non riguarda un giudizio particolare su casi specifici, non esistono persone di serie A e quelle di serie B; la questione occorre che vada spostata dal piano personale, sul quale non mi permetto di entrare, a quello morale riguardo ai principi guida della vita.

martedì 16 dicembre 2014

Educazione alla o della fede?

Ciao don, non sappiamo cosa fare con i nostri ragazzi quest’anno, non sappiamo se tenere un approccio molto umano ma forse poco cristiano come annuncio diretto, oppure fare una proposta forte sulla Parola ma rischiando che non sia capita ed allontanare qualcuno”.
Questi ed altri confronti simili capitano spesso mentre si incontrano gli educatori di gruppi giovanili presi tra il desiderio bello di parlare di Dio e la fatica di farlo sia personalmente che a ragazzi non sempre entusiasti della cosa. Credo al riguardo opportuno riprendere la differenza, di cui parlava già Paola Bignardi [1], tra educazione alla fede ed educazione della fede; non si tratta di un gioco di parole ma ci avvicina a una questione centrale nel campo educativo dei giovani, io per primo in tanti mie interventi non sono così attento nell’uso delle parole secondo la differenziazione indicata, qua decido di esserlo per chiarezza, poi comprendo come non sempre nei confronti quotidiani la cosa debba essere così definita, anche alla luce delle diverse sfaccettature dell’universo giovanile.

sabato 13 dicembre 2014

Papa Francesco – Cogliere gli interrogativi dei giovani

Voi che lavorate nel campo della pastorale giovanile fate un lavoro prezioso per la Chiesa. I giovani hanno bisogno di questo servizio: di adulti e coetanei maturi nella fede che li accompagnino nel loro cammino, aiutandoli a trovare la strada che conduce a Cristo. Ben più che nella promozione di una serie di attività per i giovani, questa pastorale consiste nel camminare con loro, accompagnandoli personalmente nei contesti complessi e a volte difficili in cui sono immersi.
La pastorale giovanile è chiamata a cogliere gli interrogativi dei giovani di oggi e, a partire da essi, ad iniziare un vero e onesto dialogo per portare Cristo nella loro vita. E un vero dialogo in questo senso lo può fare chi vive una relazione personale con il Signore Gesù, che trabocca nella relazione con i fratelli.
Desidero pertanto incoraggiarvi a considerare la realtà attuale dei giovani europei con lo sguardo di Cristo. Lui ci insegna a vedere non soltanto le sfide e i problemi, ma a riconoscere i tanti semi di amore e di speranza sparsi nel terreno di questo continente, che ha dato alla Chiesa un gran numero di santi e sante, e molti di questi sono giovani! Non dimentichiamo che a noi è dato il compito di seminare, ma è Dio che fa crescere i semi da noi sparsi (cfr 1 Cor 3,7).
Mentre seminate la Parola del Signore in questo vasto campo che è la gioventù europea, avete l’occasione di testimoniare le ragioni della speranza che è in voi, con dolcezza e rispetto (cfr 1 Pt 3,15). Potete aiutare i giovani a rendersi conto che la fede non si contrappone alla ragione, e così accompagnarli a diventare protagonisti gioiosi dell’evangelizzazione dei loro coetanei. - Messaggio del Santo Padre ai partecipanti al IV Convegno Europeo di Pastorale Giovanile (Roma, 11-13 dicembre 2014)

mercoledì 3 dicembre 2014

Lo studio di funzioni applicato alla fede

La fede è l’accettazione consapevole e libera del «senso donato» e nasce dall’incontro fra il movimento di autotrascendenza dell’uomo e l’offerta assolutamente gratuita e indeducibile della grazia di Dio. Quest’incontro è tutt’altro che scontato: esso va anzi vissuto in tutta la sua dimensione agonica, segnata dall’esperienza della reale alterità dell’Altro (Forte B., Avvenire, 4 maggio 2005)

1- Date le rette
f(x)=2x+1
g(x)=x+2
trovare l'intersezione graficamente.


2 - Disegniamo il grafico della funzione:
f(x)=(1/2)x
Come potrà vedere, quanto maggiore è il valore di x, tanto più la funzione si avvicina all'asse delle ascisse, ovvero al valore 0. Ne consegue che: lim x à ∞ di f(x) =  0

lunedì 1 dicembre 2014

Una parabola moderna sul Regno dei cieli

Il regno dei cieli è simile a quei giochi presenti nella “Settimana Enigmistica” dove ci sono tanti punti che appena li guardi son messi a caso, alcuni di loro sono numerati e lo scopo è quello di unirli con una linea partendo dal primo fino all’ultimo, ci si accorge così che quell’ammasso di puntini apparentemente senza senso contenevano un disegno preciso che si va pian piano delineando fino a formarsi compiutamente.
Quella appena raccontata, chiaramente, non è una delle parabole dette da Gesù, ma viene dopo un incontro fatto con alcuni ragazzi mentre parlavamo del “credere” e dei segni della presenza di Dio nella nostra vita.

venerdì 24 ottobre 2014

Valgo o non valgo: questo è il problema!

Mi ricordo ancora di un pomeriggio nel quale un giovane ragazzo entrò nel mio ufficio visibilmente turbato, con quegli occhi che troppo mostrano la fatica di trattenere una sofferenza che i maschi, sbagliando, faticano spesso a liberare in quel segno semplice che la natura ci mette a disposizione che sono le lacrime. Entrò, si sedette e mi disse: non valgo niente. Cercando di scavare dietro a quello che era realmente un grande dolore venne alla luce il rapporto con un padre non molto propenso ai complimenti e riconoscimenti, molto più invece nel sottolineare i fallimenti con frasi del tipo: non sai giocare a calcio, guarda ai tuoi compagni loro sì che sono bravi, non ne combini mai una giusta, fai schifo, sai fare solo dei danni… Che grosso dolore il pensare di non valere, di non aver valore; con questo convincimento non resta altra soluzione che buttarsi via o svendersi al primo che sappia abbindolarti.

giovedì 23 ottobre 2014

Educare, che fatica!

Mi trovo, come all’inizio di ogni hanno pastorale, a riavviare tanti cammini educativi per arrivare anche a definire “che cosa fare” con i ragazzi; prima o poi è necessario arrivarci, ma speriamo dopo averci pensato su. Questo cerchiamo di farlo in vari consigli e gruppi nei quali con l’apporto di diverse persone si cerca di progettare e gestire su vari piani le diverse attività, ci si trova quasi sempre ad avere tantissimi belle idee ma nessuno che le porta avanti, tanti ragazzi tra le mani ma nell’impossibilità di seguirli a causa della mancanza di educatori che vi si spendano.

venerdì 17 ottobre 2014

Cari padri, portate pazienza

Mi trovavo ad accogliere un gruppo di ragazzi di ritorno da una esperienza estiva di una settimana, l‘entusiasmo era palpabile fin dalla loro discesa dall’autobus con canti vari e abbracci fra di loro e con tutti quanti. Pian piano ognuno ha preso la via di casa accompagnato dai propri genitori parte dei quali riunitisi ben in anticipo rispetto al loro rientro.

sabato 20 settembre 2014

La perfetta letizia dell’educatore

Frate Leone con grande ammirazione il domandò e disse: – Padre, io ti prego dalla parte di Dio che tu mi dica ove è perfetta letizia –. E santo Francesco gli rispuose: – Quando noi giugneremo a Santa Maria degli Angeli, così bagnati per la piova e agghiacciati per lo freddo e infangati di loto e afflitti di fame, e picchieremo la porta del luogo, e ’l portinaio verrà adirato e dirà: “Chi siete voi?”, e noi diremo: “Noi siamo due de’ vostri frati”, e colui dirà: “Voi non dite vero, anzi siete due ribaldi, che andate ingannando il mondo e rubando le limosine de’ poveri; andate via”, e non ci aprirà, e faràcci stare di fuori alla neve e all’acqua, col freddo e colla fame, infino alla notte, allora, se noi tante ingiurie e tanta crudeltà e tanti commiati sosterremo parzientemente sanza turbazioni e sanza mormorazione, e, penseremo umilemente e caritativamente che quel portinaio veracemente ci cognosca, e che Iddio il faccia parlare contra noi: o frate Leone, scrivi che ivi è perfetta letizia.

lunedì 8 settembre 2014

L’importante è che stiano in casa

Arriva il periodo in cui si comincia a parlare di uscire al pub o alla discoteca, di rientri ad orari ormai mattutini, trovi genitori che si posizionano in maniera diversa di fronte alla libertà da concedere, ma direi di averli trovati tutti d’accordo sulla tranquillità che viene dal poter avere i ragazzi in casa con i propri amici a passare la serata invece che in giro per la città o in chissà quale locale: qui si che sono al sicuro, tutto è risolto!

L'adulto

L'adulto non è colui che "sta a vedere" la crescita del ragazzo, ma colui che sa intervenire in modo sereno, positivo, testimoniando uno stile di vita. Noi siamo nati per vivere sotto le ali di qualcuno. (C. Pavese)

martedì 26 agosto 2014

Formare gli educatori dei giovani

Ad inizio di ogni anno pastorale ci si trova a dover pensare ai cammini da fare con i giovani, quali contenuti trasmettere, come farlo, e così via. Posto che servirebbe un itinerario previsto e capace di non trovarci impreparati ad affrontare questa partenza, desidero ora esaminare la questione da un altro punto di vista che non è primariamente quello dei ragazzi (nel senso di cosa dire loro), ma degli educatori (come sostenerli e individuare di cosa hanno maggiormente bisogno).
Credo che la ricetta nell’educazione alla fede dei giovani sia molto semplice, non altrettanto lo è il metterla in pratica: voler loro bene, aver tempo da spendere, sostenerli nei loro problemi, condividere le loro gioie, parlare loro di Gesù.

venerdì 8 agosto 2014

Prima la persona poi i contenuti

Qualche giorno fa, al rientro di un gruppo di adolescenti da una esperienza estiva, la madre di un ragazzo mi ringraziava per la possibilità che avevamo dato a suo figlio di parteciparvi nonostante non avesse seguito l’itinerario annuale di gruppo, così come di averlo accolto durante la settimana di vita comunitaria fatta in primavera. Ho accettato volentieri questo ringraziamento nonostante dentro di me non sentissi di esserne in debito, infatti come ho cercato di comunicare loro credo che sia inevitabile offrire cammini differenziati e diverse soglie di ingresso ai ragazzi considerando le loro concrete aspirazioni; non credo debba esistere uno standard uguale per tutti, ma una accoglienza che sia tale. Desidero però approfondire un attimo la questione.

lunedì 4 agosto 2014

Un braccio rotto

Oggi sono molto dispiaciuto, un ragazzo mentre giocava in oratorio è caduto e si è rotto un braccio. Qualcuno di voi mi dirà che certo ci si rimane male, ma non è poi niente di tanto grave da contribuire a riempiere questa pagina. Certo sono dispiaciuto perché l’ho visto sofferente, so cosa dovrà passare perché anche io nella mia vita ho avuto due polsi rotti, poi è estate, ma non è questo che mi lascia veramente addolorato; è stato l’arrivo di uno dei suoi genitori in oratorio e il sentire tra le prime cose dette: “Così ti sei giocato tutto”, riferendosi alle prossime imprese sportive.

martedì 15 luglio 2014

Quello che le parole non dicono

Mi è capitato di trovarmi a sedere fuori dall’oratorio nel momento in cui usciva un gruppo di giovani adolescenti dal loro incontro settimanale, è stato proprio interessante potersi fermare a contemplare i loro vari riti, gli stili di comportamento. C’era la coppietta che si è messa subito in disparte a salutarsi con calma mentre le amiche rimanevano a distanza ad aspettare la ragazza, il solitario con pochi amici e a volte escluso prendere la bicicletta e subito avviarsi verso casa, i tre amici a cui non interessano ancora le ragazze ma solo lo sport che vanno a prendere le bici parcheggiate vicine parlando chissà di cosa e ignorando tutto il mare di vita che si muove intorno a loro, il gruppetto dei “fighi” del gruppo tutti impettiti che cercano le ragazze e si fanno forza tra di loro, ecc. Come questa situazione ce ne sono tante altre dove si mettono a sedere, chi salutano e come lo fanno, come si guardano…
Quale musica è più incantevole delle voci dei giovani,
quando non senti quello che dicono?
(Logan Pearsall Smith).

sabato 12 luglio 2014

L’educatore è uno sprecone per professione

Nel vangelo (Mt 13, 1-23) Gesù presenta una parabola che parla di un seminatore che in apparenza sembra l’emblema dei un mondo che come il nostro a volte butta via e consuma senza stare troppo a pensare. Questo lavoratore della terra sembra essere un po’ alle prime armi, getta il seme ovunque senza preoccuparsene: sulla strada, nei sassi, tra i rovi e per fortuna anche sulla terra. Molto del suo seme non finisce nel posto pensato giusto dalla corretta scienza agronomica, ma finisce in posti nei quali, per un problema o l'altro, non si ricava il frutto sperato.

sabato 5 luglio 2014

Avere aspettative oneste

In ambito educativo succedono anche cose buffe, alcuni modi di fare che fanno sorridere e che ci fanno passare da esperti educatori a semplici scolaretti, questo ci ricorda che in questa arte non si è mai degli arrivati, ma sempre scopritori; per questo una certa “giovinezza” è qualità necessaria per mantenere vivo lo spirito di ricerca e aiuta inoltre a non prendersi troppo sul serio.
Subito alla fine delle scuole si attivano in tanti luoghi diverse forme di campi estivi residenziali che assumono diversi nomi; solitamente quelli portati avanti dagli oratori riunisco numerosi bambini e ragazzi insieme a giovani delle superiori più o meno desiderosi di assisterli in giornate ricche di giochi attività ed altro.

lunedì 30 giugno 2014

La relazione al centro

È da alcuni anni che i giovani dell’oratorio propongono un evento chiamato “Sport & Ben-Essere” con lo scopo di riflettere su alcune grandi tematiche che riguardano la persona il tutto inserito in un cotesto di sport, musica e festa; giovani che vogliono essere animatori nei confronti di altri giovani. Quest’anno il tema messa al centro è quello della “relazione”.
Ne sono molto contento non in astratto ma in concreto e pensando a tre persone particolari che rappresentano le tante con le quali quotidianamente ho a che fare.

sabato 21 giugno 2014

L'educazione non può essere neutra

L’educazione non può essere neutra. O è positiva o è negativa; o arricchisce o impoverisce; o fa crescere la persona o la deprime, persino può corromperla. E nell’educazione è tanto importante quello che abbiamo sentito anche oggi: è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca! Ricordatevelo!
In questo modo coltiviamo in noi il vero, il bene e il bello; e impariamo che queste tre dimensioni non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella; se è bella, è buona ed è vera; e se è buona, è vera ed è bella. E insieme questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi. La vera educazione ci fa amare la vita, ci apre alla pienezza della vita!

domenica 11 maggio 2014

Senza perdere la speranza nella grazia

L’altro giorno parlavo con un educatore che aveva partecipato a un incontro con uno psicologo in gamba, riferendomi parzialmente quanto era stato detto sottolineò una cosa che gli era rimasta particolarmente impressa. Parlando delle famiglie, dell’attuale crisi, delle conseguenze che questa porta, lo specialista evidenziò una assenza di quell’humus necessario perché certe dinamiche, valori, logiche possano crescere all’interno della famiglia. Posso trovarmi d’accordo con lui, ci sono stati grossi cambiamenti e la crisi della realtà sociale e religiosa della famiglia ha influito molto su tutto quello che le gira intorno.

giovedì 1 maggio 2014

Chiedimi se sono felice

(liberamente tratto dall’introduzione di M. Quoist “Parlami d’amore”)

Avevo quattordic’anni… forse quindici... o più, o meno... non importa!
Volevo vivere ed essere felice, piacere agli altri, ma non sapevo per che cosa vivere, né come vivere o perché far quello che facevo.
Allora provavo, cercavo, sperimentavo, rischiavo. Lo facevo fino in fondo, accompagnato dalla paura e a volte dalla vergogna; quante brutte figure fatte, quanti desideri mi sembravano veri e invece…
Non riuscivo a stare calmo e fermo, era come se avessi una gran fame.

martedì 29 aprile 2014

È bello ciò che è bello o è bello ciò che piace?

Il Signore replicò a Samuele: "Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede l'apparenza, ma il Signore vede il cuore". (1Sam 16, 7)
Un pomeriggio ero a sedere nei campi dell’oratorio con un ragazzo, facevamo due chiacchiere mentre guardavamo alcuni che facevano una partita a calcio, come spesso capita la discussione naturalmente si sposta pian piano da un livello leggero a uno più profondo, tanto che arriva a dire che l’unica cosa che gli piace di se stesso è la voce. Le gambe sono troppo pelose, il fisico troppo magro, niente pettorali, i capelli discutibili, il carattere troppo altalenante e così via; non importa che abbia un bel gruppo di amici che lo stima, che gli dicano che ha tante ragazze che stravedono per lui, che se la cava più che discretamente a calcio, che qualcuno lo soprannomina Justin (dal famoso Bieber cantante)… tutto questo non importa, lui si percepisce non adeguato.

martedì 22 aprile 2014

Ognuno ha la propria Galilea

Nei Vangeli di Pasqua troviamo anche un passo di Matteo dove Gesù risorto apparendo alle donne dice loro “Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»” (Mt 28,10). C’è una Galilea per ognuno di noi, sempre di più incontro giovani che mi chiedono dove o come incontrare Gesù, io posso suggerire loro il dove e il come ma non sta a me decidere il quando e il se ci sarà l’incontro con Dio.

mercoledì 16 aprile 2014

Perché tutto ciò che piace è peccato?

“Perché tutto ciò che piace è peccato?”, così esordiva una giovane adolescente intrappolata da una parte dal desiderio per ciò che le piace e dall’altro dai valori di riferimento che fin da piccole le sono stati insegnati e che tutt’ora ha davanti inserita in un gruppo parrocchiale.
“A me piace, che male c’è?”, non c’è nessun male se una cosa piace, anzi è proprio questo il punto.

lunedì 14 aprile 2014

Un’educazione disinteressata: dare l’esempio e niente pretese

Durante un momento di condivisione alla fine di un’esperienza bella insieme a un gruppo di giovani, uno degli educatori cercando di mostrarne il filo conduttore concluse dicendo “quello che dovete imparare da questi momenti è che dovete fare…”, sicuramente è stato detto tutto con amore e in buona fede, ma richiamo l’attenzione a un approccio che rischia di essere “moralistico”, far fare delle esperienze per insegnare ai ragazzi cosa “devono fare”.

venerdì 11 aprile 2014

Caro educatore sei cieco? Non vedi cosa c’è dentro!

Partecipando a una settimana di vita comunitaria mi è capitato di poter osservare da vicino i vari riti di preparazione mattutina dei ragazzi, non si trattava di un campo estivo lontano da casa, vivevamo insieme una settimana normale che prevedeva la frequentazione delle lezioni a scuola con tutto quello che comporta l’essere protagonisti di questo palcoscenico; inoltre, fatto non del tutto trascurabile, si trattava di una settimana vissuta insieme ragazzi e ragazze.

mercoledì 2 aprile 2014

Studiare sì, ma non da solo!

Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». (Gn 2,18)
In questi giorni mi trovo a vivere una settimana comunitaria residenziale con un gruppo di seconda superiore; si vive insieme, ognuno va a scuola, si rinuncia a qualcuna delle proprie attività extra e si condivide un po’ tutto: tempo, cibo, bagni, docce, camere, aule studio, giochi, preghiera, ecc.
È un’esperienza molto bella, e anche i ragazzi tirano fuori, insieme alle fatiche, la loro parte migliore; di tutto questo vorrei però ora affrontare solo un aspetto, quello dello studio.

domenica 30 marzo 2014

Non uscirai micca messa così vero?

La situazione appare drammatica, la figlia adolescente ricciola e capelli lunghi è appena stata dalla parrucchiera, da un lato la sua folta chioma è stata rasata al limite del cortissimo, dall’altra appare tutto rimane circa come prima con l‘effetto che questi arrivano in parte a coprire i primi ma senza lasciare il tutto celato; niente di tutto ciò era stato anticipato al padre il quale messo di fronte all’opera ormai compiuta, come reazione immediata scatta in un mutismo molto eloquente e non le rivolge neanche la parola.

mercoledì 26 marzo 2014

San Giuseppe educatore

Udienza generale di papa Francesco in Piazza San Pietro Mercoledì, 19 marzo 2014

Oggi vorrei riprendere il tema della custodia secondo una prospettiva particolare: la prospettiva educativa. Guardiamo a Giuseppe come il modello dell’educatore, che custodisce e accompagna Gesù nel suo cammino di crescita «in sapienza, età e grazia», come dice il Vangelo. Lui non era il padre di Gesù: il padre di Gesù era Dio, ma lui faceva da papà a Gesù, faceva da padre a Gesù per farlo crescere. E come lo ha fatto crescere? In sapienza, età e grazia.

lunedì 24 marzo 2014

Mettersi ai piedi dei ragazzi per ascoltarli

Qualche tempo fa una madre mi confidava della sua difficoltà nella vita domestica a dover conciliare lavoro insieme alle faccende di casa con l’attenzione e l’affetto da avere per il proprio figlio ormai adolescente. La capisco, non è semplice, come educatori spesso pensiamo che l’importante è fare tante cose e del resto chi si occupa di adolescenti è chiamato a prendersi cura di tanti aspetti; restiamo così immersi nell’eterna dinamica che mi piace un po’ ricondurre alla sindrome di “Marta e Maria”.
Nel Vangelo ci viene narrato l’episodio di queste due donne che accolgono a casa Gesù e di come ci sia da parte loro un diverso modo di aver cura di questo prezioso ospite. Marta si fionda in cucina e a preparare perché tutta la casa sia in ordine pronta, Maria sta vicino a Gesù e a un certo punto si siede ai suoi piedi ad ascoltarlo; il racconto poi procede ma quello che m’interessa è questo.

mercoledì 19 marzo 2014

Più padre e meno madre

Oggi è la festa di san Giuseppe sposo di Maria, ed è la festa dei papà, dico grazie per il dono di mio padre che si chiama Vittorio, e approfitto dell’occasione per riaffermare quanto necessario sia il rientro in campo educativo da parte di tutti i padri, in particolare di quelli con figli adolescenti.
Essi vogliono più padre e meno madre. Quando dico questo, non intendo quanto viene in mente a noi adulti legati a una figura paterna ormai cambiata che era considerata quasi come ingombrante nei nostri ricordi della giovinezza, non è più un padre chiamato a decidere sul figlio, ma è un dono spesso non riconosciuto e dona. Dona testimonianza di vita, scelte, media valori, vita vissuta, relazione, affetto.

martedì 18 marzo 2014

Adolescenti e bugie

Un giorno come tanti altri, una mamma viene da me e con voce preoccupata mi dice che deve parlarmi di suo figlio, riusciamo a metterci d’accordo e rimandiamo il tutto a un momento più calmo per incontrarci. Arrivato il giorno si confida con me e apre il suo cuore di madre che affronta la vita familiare accanto a un figlio adolescente con tutti gli annessi e connessi; tra le tante cose che mi consegna spicca l’abitudine del figlio a raccontare tante “balle” (si dovrebbe dire bugie, ma preferisco l’altro termine) anche messo di fronte all’evidenza, anche riguardo a cose piccole, insieme alla preoccupazione che la cosa possa toccare ambiti maggiormente delicati.

martedì 25 febbraio 2014

Occhi aperti sulle emozioni

Chiunque abbia a che fare con adolescenti, si trova presto nella situazione che le cose non sono sempre tutte chiare e distinte, alla valutazione oggettiva della situazione deve legarsi in modo molto forte anche una attenzione a cosa passa nel cuore e nella vita del ragazzo. Se siamo d’accordo su questo come principio, la mia esperienza mi porta a dire che l’attuarlo non è scontato, vedo tanti che si fermano a giudicare il comportamento ma non cercano di comprendere e di entrare in contatto con quanto può averlo causato.

venerdì 14 febbraio 2014

Voi non capite niente

Un giorno una madre venne a raccontarmi di una vera guerriglia che si era scatenata in casa durane una discussione che era diventata contrapposizione tra suo figlio e il padre. Il tutto nasceva da una cosa che diceva essere stupida, il desiderio del figlio di andare insieme ai suoi amici a un concerto, il netto rifiuto da parte dei genitori difeso in modo forte dal padre venne accolto con il tentativo prima astuto e poi forzoso del figlio di prendere la via dell’uscita, la cosa non riuscì e dopo una serie di lacrime e parole che il figlio sviolinò ai genitori che fecero sentire in colpa la madre, il tutto finì con la scomparsa del ragazzo dietro la porta sbattuta della propria stanza accompagnata da quello che era stato appena constatato: “Voi non capite niente!”… il tutto detto con una calma e una precisione che lasciò tutti di stucco.

mercoledì 12 febbraio 2014

I miei idoli: schiavo o figlio?


Quando  si è bambini i modelli di riferimento è naturale che siano le mamme e dei papà, sono infatti loro che concretamente iniziano alla vita attraverso l’insegnamento di regole e la trasmissione di verità e valori, sono così le guide per i figli e vengono da loro presi come specchio della propria crescita.
La cosa però non dura per sempre, infatti quando arriva l’adolescenza le cose cambiano, nasce un po’ di crisi dentro il contesto familiare ormai abituato ai propri riferimenti, ma con buona pace dei genitori è giusto che sia così; solo se l’adolescente prende le distanza dalle verità e dai valori insegnati può ritrovarli veramente suoi e nel contempo lasciare spazio perché possano crescere propri ideali. Qualcuno potrebbe suggerire il perché non tentare di tenere insieme le due tensioni, ahimè questo non è possibile non perché sia giusto o sbagliato, ma per una necessità molto contingente: non c’è abbastanza spazio per tutto, all’adolescente serve abbastanza disponibilità di tutto per far sì che la propria vita si allarghi alla vita degli altri ragazzi nell’incontro con il mondo.

venerdì 24 gennaio 2014

Adolescenti, sigarette, canne e alcol: come aiutarci a capire meglio

Alice ha 16 anni, nella sua camera c’è sempre un grande disordine, lei sembra non preoccuparsene, ma la madre sì visto che spesso entra nella camera per prendersene cura. Un pomeriggio, dopo l’ennesima uscita repentina della figlia alle prese pochi istanti prima con la scelta della borsa con la quale uscire di casa, la madre si reca in camera per sistemare i vestiti appena stirati, come al solito si scontra con il disordina lasciato da Alice tra cui spicca una borsa caduta a terra, nel raccoglierla la madre compie una scoperta traumatica, nel contenuto caotico come la stanza si nota la presenza di cartine e filtrini insieme a quello che sembra tabacco. Che reazioni potrà avere la madre di Alice? Come interpretare il tutto?

sabato 18 gennaio 2014

Tuo figlio va male a scuola? Regalagli una chitarra!

Partirò un po' alla larga rispetto a quello che è il titolo, ma vi garantisco che arriverò a spiegarmi. Per arrivare direttamente al punto, dico che la depressione è un fenomeno normale per quanto riguarda l'adolescenza, andando avanti preferisco sostituire questo termine con un altro e dirò che gli adolescenti sono spesso infelici, quel cambiamento lo faccio per vari motivi: non siamo psicologi, questa parola ci fa sempre un po' paura, la posso vedere nei figli degli altri ma difficilmente sono disposto a vederla nel mio, normalmente è un disagio che fa parte del normale processo di autonomia nella crescita. Attenzione! Quando dico che gli adolescenti sono tristi non voglio per niente affibbiare loro un’etichetta, una definizione, un approccio cupo, desidero invece introdurre un criterio di indagine che credo illumini tanti comportamenti che apparentemente di infelice hanno poco.

domenica 12 gennaio 2014

La scoperta del corpo: alcuni cambiamenti intervenuti

L’adolescenza è il periodo nel quale la persona vive con maggiore intensità cambiamenti che lo chiamano a un passaggio che mai più avverrà nel corso della vita; in tutto questo periodo il proprio corpo rivolge un appello impossibile da disattendere riguardo a come gestirlo e usarlo, sentendolo non solo più per sé ma anche per gli altri in una dimensione che diventa sociale. Sarebbe un errore pensare che tutto questo percorso si fermi al livello del corpo, esso investe nel formarsi della propria identità, forma una base sulla quale poi costruire la dimensione relazionale più ampia della propria esistenza con tutti i valori connessi, nonché l’identità di genere e l’orientamento sessuale da assumere.

sabato 11 gennaio 2014

Evangelii Gaudim - Alcuni passi che trattare dell'attenzione educativa nei confronti dei giovani

105. La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite. A noi adulti costa ascoltarli con pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste, e imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono. Per questa stessa ragione le proposte educative non producono i frutti sperati. La proliferazione e la crescita di associazioni e movimenti prevalentemente giovanili si possono interpretare come un’azione dello Spirito che apre strade nuove in sintonia con le loro aspettative e con la ricerca di spiritualità profonda e di un senso di appartenenza più concreto. È necessario, tuttavia, rendere più stabile la partecipazione di queste aggregazioni all’interno della pastorale d’insieme della Chiesa.

106. Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo. Si deve riconoscere che, nell’attuale contesto di crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!

giovedì 9 gennaio 2014

Mio figlio non sta fermo a messa, cosa posso fare?

“Come mi piacerebbe che mio figlio stesse un po’ più fermo a messa”, è l’inizio di un discorso che una giovane mamma di cinque figli di cui, il più grande ha sette anni, mi ha diretto alla fine di una liturgia che l’aveva alquanto provata, proprio il modo di viverla del figlio più grande aveva mosso il tutto.
Dopo i soliti discorsi di preambolo nei quali si accoglie il desiderio giusto dei genitori di partecipare con attenzione alla messa, il constatare la difficoltà per un bambino di partecipare a una liturgia che non lo vede protagonista né destinatario centrale, la fase spesso faticosa di una famiglia che deve conciliare tante cose nella propria vita e che a volte rimpiange la fede e la preghiera così come la viveva quando ancora non si era famiglia… insomma dopo tutto questo e altro, si arriva al centro della questione: “don, dimmi cosa posso fare?”.

mercoledì 8 gennaio 2014

Queste ragazze sono proprio delle oche… questi ragazzi non capiscono niente!

Chiunque si impegna nel servizio educativo degli adolescenti viene prima o poi messo alla prova. Da una parte il grande desiderio personale di darsi da fare insieme a tempo ed energie dedicate ai ragazzi, incontri e metodologie pensate per loro; dall’altro adolescenti che sembrano ricambiare poco o niente, che si comportano in modo quasi caricaturale ripercorrendo stereotipi che per noi mondo adulto sono assurdi; infine arriva la classica uscita che rende quasi impossibile ogni comprensione e azione educativa, l’adulto che dice: ma noi alla loro età non eravamo così; niente di nuovo del resto anche noi non siamo come i nostri genitori e non possiamo aspettarci che i ragazzi siano come noi e tantomeno pretendere di essere modelli che è necessario ricalcare pena una inevitabile sconfitta educativa.
Introduco da subito la mia opinione e l’esito del mio ragionamento: è sbagliato e poco cristiano identificare l’adolescente pari pari ai suoi comportamenti; una ragazza può comportarsi da oca, ma questo non vuol dire che sia un’oca; un ragazzo può avere atteggiamenti stupidi, ma questo non vuol dire che sia poco intelligente; si può avere modi di fare da pagliaccio, ma non per questo lo si è o lo si desidera essere. È importante che chiunque occupi un ruolo educativo stia attento a questo passaggio inopportuno che spesso avviene in automatico.

sabato 4 gennaio 2014

Alcune parole del papa: nuovi linguaggi, alcuni pilastri, nuove sfide

Riporto di seguito alcune parole di papa di papa Francesco prese da un suo colloquio con i Superiori Generali dei vari istituti di consacrati, l’attenzione nella scelta è caduta sui temi che riguardano i temi dei giovani e dell’educazione, li riporto così semplicemente senza nessun commento.

Chi lavora con i giovani non può fermarsi a dire cose troppo ordinate e strutturate come un trattato, perché queste cose scivolano addosso ai ragazzi. C’è bisogno di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di dire le cose. Oggi Dio ci chiede questo: di uscire dal nido che ci contiene per essere inviati.

«Tre pilastri per l’educazione: trasmettere conoscenza, trasmettere modi di fare, trasmettere valori. Attraverso questi si trasmette la fede. L’educatore deve essere all'altezza delle persone che educa, deve interrogarsi su come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia». «Il compito educativo oggi è una missione chiave, chiave, chiave!».

Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia? Bisogna stare attenti a non somministrare ad essi un vaccino contro la fede».

venerdì 3 gennaio 2014

Chi ha ragione: il genitore o il figlio?

Capita spesso in occasione di contrasti di poterli risolvere solo trovando da che parte sta la ragione, a parte il fatto che ognuno pensa sempre che stia dalla sua, quello che voglio proporre in questo articola è che la ragione a volte può stare da tutte e due le parti e da qui nasce poi la questione di come saltarci fuori.
Nella nostra parrocchia c’è una Casa della Carità, servita da alcune suore che fanno famiglia insieme ad alcuni ospiti, una sera a settimana la messa parrocchiale si svolge lì, durante l’ultima messa sono rimasto contendo di vedere arrivare una famiglia della parrocchia tutta al completo, cosa difficile di recente visti i numerosi impegni che spesso i loro figli hanno; in seguito al mio saluto notai subito che il figlio maschio di quattordici anni aveva una faccia tutt’altro che entusiasta, facendo notare la cosa il padre subito mi confermò la cosa comunicandomi con tono deciso che almeno una volta ogni tanto la famiglia poteva fare questo e se anche era stato necessario obbligare proprio figlio ne era valsa la pena. Lasciando questo esempio di vita come sottofondo, il desiderio è di allargare il discorso alle tante volte nelle quali genitori e figli si trovano a “combattere” nel prendere certe decisioni.

giovedì 2 gennaio 2014

Ma noi alla loro età non eravamo così!

Qualche giorno fa, al termine di un pranzo-incontro con un gruppo di giovani alcuni dei quali impegnati come catechisti in parrocchia, mentre si procedeva al sistemare il tutto, emerge nuovamente un lite motiv che accompagna tanti di quanti sono impegnati nel servizio educativo alle giovani generazioni e che emerge soprattutto nei momenti di difficoltà relazionale con i ragazzi. “Ma noi alla loro età non eravamo così”: nasce come grido di chi si scontra con il poco ascolto o la poca riconoscenza che gli adolescenti sembrano dare e la loro non disponibilità a riconoscere il ruolo di guida dei più grandi; concluse dicendo “non stanno zitti neanche quando parla il parroco”.
Con questo confronto questo mio giovane amico si è introdotto in due macro argomenti che mi è già capitato di affrontare in altri mie contributi, ma desidero riprenderli brevemente per rispetto e attenzione alla vita e agli incontri così come mi si propongono.