Come fascia di riferimento, per semplificare, farò riferimento agli anni delle scuole medie. Lo so: oggi non è più questo il loro nome. Eppure è un appellativo evocativo di una fascia d’età che rappresenta un po’ una terra di mezzo: non più bambini e non ancora adolescenti.
Un’attenzione specifica alle diverse età dello sviluppo delle giovani generazione, non è sempre esistita anche dal punto di vista delle scienze umane, ancora di più lo è per questa fascia d’età di per sé “breve” rispetto ad altre e quindi non sempre adeguatamente sostenuta. Il primo passo e quindi quello di riconoscere che essa ha di fatto un proprio posto specifico all’interno della riflessione più ampia dell’età evolutiva.
Da prete, impegnato come educatore e testimoni in mezzo ai ragazzi, credo che sia necessario conoscere e usare le conoscere inerenti questa tempo di vita, così da riuscire a interpretare meglio i tanti cambiamenti (anche in rapporto alla fede e all’appartenenza alla comunità cristiana) ai quali quotidianamente si assiste.
In così pochi anni i cambiamenti sono veramente tanti senza avere ancor un orizzonte capace di dare nuove certezze, un’età che passa “veloce” e proprio per questo intensa e delicata. Tutto viene messo in discussione, senza per questo arrivare ancora a nuove affermazioni. Un’età spesso silenziosa e fatta di silenzio, anche per questo difficilmente interpretabile, che vede però grandi “abbandoni” del vecchio per qualcos’altro non ancora definito: famiglia, corpo, punti di riferimento, amici, scuola, Dio, parrocchia, umore, intimità… tutto questo e tanto altro.