tag:blogger.com,1999:blog-22499804991851880452024-02-07T18:14:07.815-08:00Giovani, fede e altro… qualche scarabocchio per cercare di interpretare gli enigmi degli adolescenti, per dare un senso a comportamenti apparentemente insensati, con una forte volontà di cercare di capiredon Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.comBlogger258125tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-6811616150254206472022-02-03T00:14:00.002-08:002022-02-03T08:18:03.778-08:00Achille Lauro e Sanremo 2022<div class="page" title="Page 1"><div class="layoutArea"><div class="column"><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Occorrerebbe iniziare inquadrando meglio la sua figura di uomo e di artista, così come anche il suo rapporto con il mondo “religioso” con il quale si era già affacciato lo scorso Sanremo, ma questo richiederebbe di ampliare troppo mentre preferisco soffermarmi sull’esibizione di quest’anno.</span></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">A torso nudo. Dipende come lo si guarda, siete sicuri che sia a torso nudo? Sicuri che quello non sia un vestito come gli altri pazzi e stravaganti che ha indossato lo scorso anno o nei suoi eventi? Attenzione, voglio astenermi da un giudizio e mettermi in ascolto, concedergli la libertà di essere chi è. Per questo mi chiedo ancora: sono capaci i nostri occhi di cogliere nella pelle tatuata, nel fisico mostrato, la ricerca del bello, dell’essere amati? Sì certamente fatto in modo sfrontato, provocatorio e contro un certo pudore. Non lo dico solo per lui, ma per una generazione per la quale è cambiato il ruolo del corpo, voglio trattenermi dal dire se sia meglio o peggio di una volta, solo così posso ascoltare e incontrare la ricerca che ci sta dietro, il perché; su questo ci sarebbe da spendere spazio e tempo nel confronto, non tanto quindi su un torso nudo che non dice apparentemente niente di più dei tanti corpi esposti su Instagram o Tiktok, un corpo che viene esibito, fa parte dell’esibizione. All’interno di questa ricerca di senso, per noi credenti c’è l’occasione di riscoprire una riflessione e un annuncio: che seno ha per noi quel corpo, il corpo di chi è fratello e sorella? E il nostro corpo? Qual è il senso di una ricerca vera e profondo di bellezza e di preziosità agli occhi degli altri? Sono amabile e amato?</span></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Nasce il compito di sostenere nella ricerca della propria identità passando anche fuori dal social network. Su questo punto genitori, insegnanti, educatori possono presentare modelli di adulti, non in contrapposizione, ma altri. È come la via del Vangelo che non nasce come contrapposizione alle altre, ma come via nuova che ci mette nella condizione di essere liberi di fronte a quando il mondo propone, la possibilità concreta di realizzarsi in un altro modo rispetto a quelli che altri propongono.<span></span></span></p><a name='more'></a><p></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">L’auto battesimo, chiamiamolo così. Credo che occorra fin dall’inizio, da parte di noi cristiani, l’evitare la tentazione di monopolizzare un gesto fatto con l’acqua del quale anche noi ci siamo appropriati, nel senso che esso non è stato inventato da Gesù, lui gli ha dato un significato nuovo, ma nel passato come anche oggi nel variegato mondo della “spiritualità”, l’acqua mantiene aspetti di purificazione in senso ampio. Se percorressimo la terra il lungo e largo, penso ci renderemmo conto di riti simili tutt’ora esistenti che non hanno niente a che fare con il cristianesimo.</span></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Il riferimento era al battesimo? Penso di sì. Credo però nel senso anche gergale che questo termine ha assunto entrando nelle sue varie similitudini: battesimo del fuoco, battezzare il vino (annacquarlo), battezzare una persona (darle un’etichetta)... Mi sembra di aver intuito che per lui e la sua carriera, questo momento all’Ariston, rappresentasse un momento nuovo, un esordio, la celebrazione di una vera rinascita; mi permetto di dire anche più sobria della scorsa volta, niente più make-up esagerati, piume e tacchi alti o tutine aderenti quanto scintillanti. Personalmente penso che possa essere stata una celebrazione, ovviamente non liturgica, di una sua evoluzione artistica. Sul suo profilo Instagram al riguardo della cosa lui stesso ha scritto: “Mi sono interrogato sul senso del mio essere, del mio essere di passaggio, del mio essere umano. Il palco è lo stesso di sempre. Io, invece, no“.</span></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Da cristiano non nascondo che quanto visto immediatamente mi ha fatto arrabbiare, ma sempre da cristiano sono invitato a una lotta contro le miei passioni e alla necessità di un cammino che guarda dentro le cose senza fermarsi all’apparenza. Così ora serenamente mi dico, che non mi sembra che quanto fatto sia lì contro la Chiesa e la fede, ma per quel luogo dove concretamente si trovava, un luogo che è tramite della tradizione musicale italiana. È lì per sdoganare qualcosa di nuovo, a scardinare quella “chiesa dello show”, della celebrazione rituale dello spettacolo all’italiana.</span></p></div></div></div><div class="page" title="Page 2"><div class="layoutArea"><div class="column"><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Riguardo al titolo della canzone: “Domenica”. L’autore ha spiegato così: “Si intitola Domenica, che è il giorno in cui si è liberi e si fa tutto quello che è bello fare”. Io gli credo, nel contesto attuale la Domenica ha socialmente perso il suo riferimento al giorno del Signore, per un non credente viene trattato semplicemente come un giorno della settimana diverso dagli altri, è vero che per noi cristiani non è così, ma non viviamo più in un contesto dove possiamo dare per scontato che lo sia anche per gli altri. La canzone del resto non ha un contenuto di riferimento religioso, unico accenno potrebbe essere al termine quell’Alleluia ad opera del coro Gospel di spalla, ma del resto è proprio del gospel fare anche quello.</span></p><p><span style="font-family: Calibri; font-size: 12pt;">Certo quanto scrivo va in direzione diversa dal comunicato stampa, a mio parere affrettato e superficiale, della curia della diocesi di san Remo: “Una triste apertura del Festival della Canzone Italiana 2022 ha purtroppo confermato la brutta piega che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso”; non voglio soffermarmi sopra più di tanto, anche perché divento critico invece su queste parole che vengono da un contesto di fede e che cadono come parole giudicanti in modo generalizzato su un evento vissuto e portato avanti da tanta gente e dalle quali mi sento di prendere le distanze. Continua dicendo: “La penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante”; se siete arrivati a leggere fino qua avrete capito che la mia analisi del tutto e ben diversa.</span></p></div></div></div>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-45674841109930572052021-01-22T03:20:00.003-08:002021-01-22T03:20:21.129-08:00Social e “company”: a che età?<p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Io non ho la ricetta in tasca, sono consapevole anche che per un genitore è spesso una battaglia il contrattare con i propri figli quando comprare e come gestire i vari strumenti tecnologici di accesso alla rete. Mi permetto di presentare alcuni spunti di diversa natura, senza voler insegnare niente a nessuno, ma sperando di aiutare qualcuno a prendere decisioni più sagge per il bene dei nostri bimbi e ragazzi, visto che purtroppo a volte continuano ad accadere eventi tragici che non possono lasciarci inermi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Forse non tutti sanno che c’è un regolamento europeo del 25 maggio 2018 che, semplificando, prevede il divieto di offerta diretta di servizi digitali (quindi l’iscrizione ai social network e ai servizi di messaggistica) ai minori di 16 anni. È però anche previsto che tale limite possa essere ulteriormente abbassato dai diversi stati membri, così l’Italia con un decreto ha fissato un limite più basso ossia 14 anni; questa a mio parere è stata una scelta rischiosa. Il tutto poi si integra con la normativa statunitense, alla quale la maggior parte dei fornitori di servizi si riferiscono, che individua l’età minima a 13 anni. Ho voluto sintetizzare il contributo normativo non perché sia il più importante, ma perché credo che comunque offra un punto chiaro, permettetemi però di dire che tale non sembra essere nella pratica, da parte degli adulti ci vorrebbe più onesta e rispetto in questo senso.<span></span></p><a name='more'></a> Credo che già sarebbe un primo passo che le norme poste a garanzia dei ragazzi fosse rispettate, ma la questione si amplia. I genitori e gli adulti di riferimento devono essere “autorevoli”, in grado di leggere i bisogni dei giovani e di mostrare la loro competenza. Occorre essere consapevole dei loro limiti di fragilità legata alla crescita, ma riconoscendone le potenzialità e valorizzandole. Verso gli adolescenti servono dunque politiche nuove. Credo sia anche necessaria una certa “regolazione” dell’uso degli strumenti social, qui è chiama in causa la presenza dell’adulto che deve essere costante, dando tempi e modi non auto decisi. Il nostro ruolo non è solo quello di intervenire per vietare, ma per regolamentare, ecco perché è così importante una presenza regolare anche perché un adolescente ancora non ha una adeguata capacità in tal senso.<p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">C’è poi un cammino di prevenzione, il cercare di creare competenze e aiuti perché i nostri ragazzi sappiamo affrontare e gestire a loro modo il mondo del web, visto anche che è irrealistico pensare di rimuoverlo dalla loro vita. Non si tratta solo d’informare sull’uso e i pericoli connessi, ma cercare di allenare quel senso innato dentro di noi che interviene per preservarci dal male: “in questa situazione cosa pensi sia il giusto da fare?”. Un dialogo che partendo da domande comuni (cosa hai fatto oggi, com’è andata a scuola…) preveda anche un interesse nei confronti del mondo virtuale vissuto (com’è andata su internet oggi, qual è la cosa più stupida o più bella vista oggi su Tiktok, hai aggiunto qualche foto…). Non m’illudo che sarà facile ottenere risposte facili da interpretare, come del resto lo è anche per tanti altri campi della vita dei nostri ragazzi, so anche che è solo un piccolo passo all’interno di un percorso. Nonostante tutto, credo sia un inizio per aprire un dialogo e offrire così all’adolescente la possibilità di affrontare insieme alcune questioni che potrebbero essere complicate o centrali per la sua vita ancora in sviluppo.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Infine, alcuni suggerimenti spiccioli, non esaustivi, possono riguardare: l’uso di filtri per la protezione da certi contenuti non adatti ai minori, l’installazione del computer in un’area di passaggio della casa o l’uso degli strumenti soli in presenza di un adulto, vietare le chat se prima non sono state autorizzate e verificate, sotto i quattordici anni sarebbe bene che se un ragazzo vuole ricevere mail usi l’indirizzo dei genitori e non ancora uno proprio, chiedere di essere chiamati o di sapere se si pensa che qualcuno sulla rete sta cercando di prendersi un po’ troppe libertà, il divieto assoluto di comunicare i propri dati compresi dove si va a scuola o dove si frequenta il proprio sport.</p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Mi avvio alla conclusione. Sintetizzando quello che ho desiderato proporre in questo intervento è: ci sono norme che definiscono limiti d’età e occorre rispettarle, questo non esime l’adulto dal mettersi in gioco cercando relazione e senso a quanto accade, occorre prevenzione rivolta ai ragazzi non solo informativa ma che punti a maturare un senso critico, sapendo che in ogni caso non si può fare a mano di darsi delle regole.</p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Spero che quanto scritto non impedisca di intravvedere una cosa a cui tengo molto: anche il mondo virtuale può offrire aiuti a superare alcune esigenze evolutive tipiche dell’età, così da essere un alleato al compito educativo e non un nemico. Lasciare questo mondo a se stesso isolandolo dal resto, non serve ad aiutare la crescita dei nostri ragazzi, non fa bene a loro e neanche a noi.<o:p></o:p></p>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-64749730299584995832020-10-14T00:47:00.002-07:002020-10-14T00:48:06.784-07:00Adolescenti e mascherina<p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR4PumC0Ti9NR6tDD2qzUWOBWGwiF-vOX48Q1eVOy5JRhEC7uKy4OzX0r4Sp2Emm-EuuzAT0_lsxOUZIREsECAwLwSw1q-Tv17GBQ6M5H70BuqCWhy6E3gOfRN398oZ6Zwkcfok1WTfr1F/" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img alt="" data-original-height="252" data-original-width="420" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiR4PumC0Ti9NR6tDD2qzUWOBWGwiF-vOX48Q1eVOy5JRhEC7uKy4OzX0r4Sp2Emm-EuuzAT0_lsxOUZIREsECAwLwSw1q-Tv17GBQ6M5H70BuqCWhy6E3gOfRN398oZ6Zwkcfok1WTfr1F/" width="320" /></a></div>La mascherina è diventata obbligatoria anche all’aperto. Durante una passeggiata sotto i portici, mi ha fermato un signore anzianotto e facendo due chiacchiere, il discorso è finito sul Covid, le attuali misure di controllo e gli adolescenti che non le rispettano. Posto che non sia solo un problema degli adolescenti, pochi metri più in là al bar, o in un angolo della strada, tranquillamente adulti senza mascherina e senza distanziamento continuano le loro chiacchierate; posto che questo anziano amico mi ha detto che ha ripreso giovani “smascherati”, ma non ha fatto altrettanto con gli adulti; vorrei soffermarmi sulla questione adolescenti vs. mascherina e altro.<div><span style="font-family: Calibri, sans-serif;">Sì la mascherina è obbligatoria, sì è un modo per limitare la diffusione del Covid, sì è un segno di rispetto e attenzione verso gli altri. Non è la teoria in questione, ma la pratica e i messaggi contradditori che lanciamo.</span><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">In questi giorni è arrivato anche il divieto di praticare sport di contatto a livello amatoriale. Il messaggio è quindi questo: cari adolescenti siete liberi di uscire, girare, stare insieme senza orari, ma: dovete avere sempre la mascherina, non potete avvicinarvi agli altri più di un metro, non potete andare in due su una bici, non potete abbracciarvi, non potete scambiarvi il cellulare, non potete giocare a calcio pallavolo, basket, non potete organizzare delle feste… semplificando: quando state insieme non potete stare insieme. <span></span></p><a name='more'></a><o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Le indicazioni delle norme sono giuste e chiare, ma sono pensate per gli adulti, i ragazzi per statuto sono ancora immaturi, non pienamente responsabili delle proprie azioni, hanno una propensione al rischio spiegata da una ancora non piena maturazione della corteccia profondale, hanno sete di relazioni come spinta ed esigenza evolutiva come una necessità biologica e psichica che si impone loro e della quale non possono fare a meno se non chi attraversa disagi evolutivi. Insomma la dico grossa: gli adolescenti non sono in grado di rispettare le norme così come a volte pretendiamo da loro.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Credo che con questa cosa bisogna farci i conti altrimenti gli irresponsabili non sono i ragazzi ma noi adulti; non lo fanno perché sono cattivi e perché non lo volgiano fare, ma perché per loro è proprio difficile e in alcuni casi non possibile, è impensabile, assurdo che venga loro chiesto di vivere in certi modi, altrimenti tanto vale tenerli a casa. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Non sto dicendo di lasciar perdere, sto dicendo che occorre entrare però in una nuova mentalità che è quella di pensare bene di loro, non trattarli con stizza quando li vediamo disubbidire a queste norme, entrare in empatia con quello che stanno vivendo e come sia difficile per loro affrontare un cammino evolutivo in un contesto del genere dove le norme remano contro, avere tanta pazienza dicendo e ridicendo loro le cose, spiegando cosa c’è in gioco.</p><p class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"><span style="font-size: 12pt;">Come adulto capisco le fatiche ad assumere questo atteggiamento educativo, ma dico anche che se non siamo disposti a fare questo, per evitare di far danni, o tacciamo o li teniamo a casa. </span></p></div>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-15640548461265990142020-08-18T02:33:00.004-07:002020-08-18T02:33:18.046-07:00Siamo l’esercito dei Selfie…<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><img alt="" class="wp-post-image" height="190" src="https://squaremediaagency.it/wp-content/uploads/2020/02/influencer-marketing-1288x724.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="338" /></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"></td></tr></tbody></table><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Così si cantava durante l’estate di qualche anno fa, gli autori sottolineavano la differenza tra una esperienza reale e virtuale delle cose, non tanto per giudicare ma per dire che sono cose diverse. Denunciavano che abbiamo tanti contatti in rubrica, ma manca il contatto fatto di incontri e abbracci… qualcosa manca, tu mi manchi.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Da quell’estate di pochi anni fa, dai selfie si è passati alla nascita degli youtuber, alle storie su instagram, le live, i tiktoker; sotto c’è la stessa ricerca e significati simili, il tentativo di documentare in tempo reale la vita del protagonista, non nasce con fini secondi o commerciali, è che anche il privato ora è esposto, è social. Può essere usato per sviluppare, far crescere e realizzare il Sé. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">C’è bisogno dello sguardo dell’altro per capire chi sono, uno sguardo che mi apprezzi e che dica quanto valgo, per vincere la paura di non essere visti, di essere dimenticati, di non esistere. Di per sé in questo non c’è niente di male, fa parte di un cammino evolutivo che ha i suoi tempi, la sua età e chiede i suoi spazi. Diverso è quando la cosa assume i caratteri estremi che da una parte portano a situazioni nelle quali mi vado a mettere in pericolo, dall’altra all’assenza di esposizione bloccati nella paura di mostrare il proprio corpo in quanto si è sicuri che esso non valga.<span></span></p><a name='more'></a><o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Rassicurando il mondo adulto, sottolineo che all’interno di questi due estremi, c’è tutta una serie di atteggiamenti che hanno un valore evolutivo, di crescita. Si sperimenta, ci si mostra, anche così si costruisce la propria identità. Postare selfie di prova in rete, video e altro, prepara all’incontro reale con i coetanei. Lo sguardo di ritorno del gruppo dei pari, misurato con like e followers, affina le proprie competenze nella cura del sé corporeo. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Normalmente quando parlo di queste cose con gli adulti trovo una levata di scudi, qualcuno mi accusa di stare solo dalla parte dei giovani e di difenderli a tutti i costi accettando supinamente quanto accade, poi il fatto che io sia un prete viene usato per sottolineare che da me ci si aspetterebbe una diversa presa di posizione.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Non si tratta di difendere nessuno e neanche di fare discorsi astratti estranei alla realtà. Occorre essere onesti, la società narcisistica in cui sono cresciuti bambini e ragazzi è stata promossa e sostenuta dagli adulti, dietro all’uso economico e alla monetizzazione del mondo social ci sono sempre adulti il cui fine primario non è quello del sostenere, ma piuttosto sfruttare. Con ciò non voglio dare la colpa a nessuno, ma almeno inquadrare la cosa per una valutazione più oggettiva che salvi i giovani da nostri pregiudizi non fondati.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Pertanto ritengo sbagliato censurare gli adolescenti e i loro comportamenti quando in nome del bisogno di conferme secondo questo mondo che gli abbiamo costruito intorno, decidono di esporre socialmente il proprio sé con un pudore cercatemene diverso di quello che era il mio alla loro età. Bisognerebbe piuttosto pensare ad un’operazione di controcultura, a creare alternative, luoghi dove sperimentare altre modalità rispetto la società società dell’apparire, del successo e della ricerca della popolarità al di là di ogni limite.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Credo che il mondo ampio dell’associazionismo giovanile abbia in sé questa potenzialità, nel riunire e far stare insieme, nel dare la possibilità al corpo di esporsi con altri criteri e sapendo coinvolgere anche chi fa più fatica o è in ritardo nello sviluppo. In particolare penso alle nostre parrocchie e movimenti giovanili all’interno della Chiesa, occorre che siano accoglienti e si ripensino, non rifiutando a priori certe modalità espressive, ma invitando a confrontarsi con nuove (o a volte vecchie) esperienze: vite comunitarie, esperienze di servizio, animazioni di eventi, luoghi di incontro aperti, laboratori di espressività, opportunità di far parte di un gruppo… <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Rappresentano tutte occasioni non per entrare in concorrenza con le altre, non per escludere e selezionare i migliori secondo i nostri criteri, ma per integrare, indicare una via diversa, sostenere in modo nuovo una ricerca giusta espressa in altri modi.<o:p></o:p></p>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-28351315301955957112020-08-10T23:44:00.000-07:002020-08-10T23:44:09.720-07:00Tik Tok e lockdown<p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2XdV3kRN_BqZ1Z79JaOq4wWK5cqpTHncULInGvPQocFKq_Wt_6t0do-wzG5I26xD0cogzz1hc6LjZ9D2Bc8nYBVrM16Lt-gLCB3Ir2wkCK1G9812G71Jj8ocT6AtHflHcl9EV_pDWvb_4/s1080/Lapplicazione-piu%25CC%2580-usata-durante-il-lockdown-e%25CC%2580-stata-Tik-Tok.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="591" data-original-width="1080" height="143" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2XdV3kRN_BqZ1Z79JaOq4wWK5cqpTHncULInGvPQocFKq_Wt_6t0do-wzG5I26xD0cogzz1hc6LjZ9D2Bc8nYBVrM16Lt-gLCB3Ir2wkCK1G9812G71Jj8ocT6AtHflHcl9EV_pDWvb_4/w262-h143/Lapplicazione-piu%25CC%2580-usata-durante-il-lockdown-e%25CC%2580-stata-Tik-Tok.jpg" width="262" /></a></div>Questi mesi di lockdown hanno lasciato parecchi stupefatti su come gli adolescenti abbiano affrontato la cosa, ci si aspettava che fossero disobbedienti andando contro le norme fissate o che assumessero atteggiamenti di protesta, pensavamo questo perché come mondo adulto ancora ragioniamo con schemi ormai vecchi. <o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Eppure si sono trovati da un giorno all’altro senza scuola (principale luogo di socialità), senza attività sportive e ricreative, senza la possibilità di vedere gli amici, ma soprattutto chiusi in casa propria, quei muri che tanto si desidera abbandonare. Nonostante questo, sono stati proprio bravi. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Purtroppo in pochi li abbiamo aiutati. Pochi hanno cercato di spiegare che, con i loro sacrifici, stavano lottando come veri eroi contro un nemico invisibile, quasi fiabesco o da film apocalittico, che cercava d’infettare altri corpi. Non uscire di casa, non vedere gli amici, non andare a scuola faceva parte di una guerra per la sopravvivenza, un atto di responsabilità individuale per il bene di tutti. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Sapete a chi va il merito di averli “salvati” durante questo periodo tanto difficile per tutti? Sicuramente un premio va dato ai diversi “social”, spesso invece molto denigrati dal mondo adulto, infatti per noi è difficile capire quanto l'amicizia, il gioco, le attività di gruppo, persino la sessualità vissuti su Internet abbiano uno spessore, una profondità e un'assoluta veridicità per i ragazzi. <span></span></p><a name='more'></a><o:p></o:p><p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Durante il lockdown, la Rete è stata una grande risorsa, che ha consentito ai ragazzi di colmare l'enorme vuoto lasciato da tutto quello che gli era stato tolto di colpo. Non sto dicendo che sia andata meglio così piuttosto che avessero vissuto normalmente, dico che sono stati in grado di trovare le modalità di gestire questo momento difficile e di sfruttare al meglio le risorse disponibili: la famiglia, la scuola virtuale, i rapporti social a distanza; ciò non significa che non si siano annoiati, né che per loro sia stata una passeggiata.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Insieme al giustificare loro le pesanti rinunce, ci siamo lasciati scappare la possibilità di parlare del tema della malattia e della morte, perché il compito dei genitori non è nascondere ai figli la paura e la morte, bensì aiutarli a elaborare la paura della morte. Era la possibilità per insegnare che la vita va protetta proprio perché è fragile.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Valerio Mazzei, uno tra i creator più popolari della rete con milioni di seguaci su YouTube, Instagram e TikTok, in questi mesi ha avuto il tempo di scrivere la sua prima canzone. Ha perso la mamma all’età di undici anni, ha deciso di scrivere e cantare di lei e di come vive oggi questo evento doloroso. Noi adulti non siamo riusciti a parlare ai nostri ragazzi di sofferenza e morte, questo ragazzo lo ha fatto con una canzone, lavorandoci sopra per mesi e scrivendone una parte, piangendo, sul letto di un suo amico, Diego Lazzari, anche lui un giovane appartenente alla famiglia degli influencer.<o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">Non voglio esaltare la realtà dei social, essendo parte del nostro mondo ha anch’esso i suoi chiaroscuro, desidero però cercare di spiegare meglio al mondo adulto del bene che può venire da certi strumenti un po’ troppo demonizzati. Non solo, ma come occorra che anche noi ci entriamo dentro, non certo come i ragazzi, ma almeno conoscendone i meccanismi prima di arrivare a facili pregiudizi. <o:p></o:p></p><p class="MsoNormal" style="font-family: calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">È così allora che il profilo dell’oratorio aperto su TikTok non è da vedere come un pericolo perché incentiva i giovani a far uso di questa piattaforma, è da vedere come una potenzialità, una risorsa di cui avere cura e da non lasciare a sé stessa per dire e raccontare certe cose ai giovani come una volta si faceva con altri mezzi. In ogni caso, le preoccupazioni di alcuni adulti occorre che vengano ascoltate e perché no, possano diventare l’occasione di confrontarci e aiutarci a scelte più responsabili, è chissà che non sia l’occasione non solo per parlarne tra noi, ma cominciarne a parlarne anche con i ragazzi… di questo e di altro.<o:p></o:p></p>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-90979394962174542372019-08-06T02:40:00.002-07:002019-08-06T02:40:33.354-07:00Oggi per un giovane è “incredibile” poter “credere” in Dio?<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggnpCdWsMOKC_7Gn3_zD2mvFxhNjw8mtFTAlP6VyS5U-r6_ttzLhkZeYQKQKSKKEgQQLkPmAn08c3iBo7eniDPEgVPFo6bHJ7RTw_qU_Khlv6KnZbM_pIGMQpTrCBGhlLOMGppxLWbg79a/s1600/zvcV_1qT_400x400.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="400" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggnpCdWsMOKC_7Gn3_zD2mvFxhNjw8mtFTAlP6VyS5U-r6_ttzLhkZeYQKQKSKKEgQQLkPmAn08c3iBo7eniDPEgVPFo6bHJ7RTw_qU_Khlv6KnZbM_pIGMQpTrCBGhlLOMGppxLWbg79a/s320/zvcV_1qT_400x400.png" width="320" /></a>Quando si parla del mondo giovanile c’è tanto pessimismo, mi spiace. Non che tutto vada bene, è che mi rendo conto che le opinioni di tanti si basano su uno sguardo superficiale, non riescono a entrare dentro i motivi e le ricerche; non arrivano a uno sguardo ampio che deve abbracciare l’intera fase evolutiva della crescita; faticano a comprendere le diversità di una generazione che adotta differenti linguaggi e modi di affrontare le stesse cose che noi abbiamo vissuto in altro modo. Per non parlare della fatica a convertirci come comunità adulta, con una tendenza che si limita a dire e aspettare che siano i giovani a cambiare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Ma non è di questo che voglio parlare, l’ho già fatto nei libri e numerosi articoli pubblicati. Desidero invece soffermarmi sulla possibilità che oggi un giovane ha di credere in Dio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Nei tanti incontri avuti, anche con ragazzi che si professano non credenti, ho quasi sempre trovato un’apertura all’ammissibilità del poter credere in Dio anche in un contesto come quello attuale. Questo mi porta a pensare che spesse volte leghiamo al tema della fede delle precomprensioni che sono più di noi adulti che non appartenenti al vissuto delle nuove generazioni.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif;">Non metto in discussione le statistiche che parlano di una progressiva “crisi” nella pratica della religione, affermo però che, rispetto alle generazioni passate, i giovani di oggi sono più aperti nei confronti della dimensione religiosa e del suo legittimo posto tra le aspirazioni che guidano le ricerche profonde dell’essere umano, nella ricerca di risposte alle domande fondamentali della vita. Anche questo rappresenta un tassello che ha contribuito a quel cambiamento d’epoca al quale stiamo assistendo e che ha portano alla nascita di una nuova generazione che ci richiede nuovi criteri per interpretarla e apprezzarla.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Ciò detto, occorre però evidenziare che non esiste un automatismo nel discorso della fede, il fatto che essa possa essere ritenuta ragionevole, non ne comporta un’accettazione necessaria e comunque in ogni caso chiede, per essere vissuta, forme diverse rispetto a quelle del passato. Sicuramente una delle cose che oggi più osteggia un cammino di fede delle giovani generazioni, viene da una questione riguardo la coerenza che emerge dalle esperienze che vengono loro proposte e da chi le propone. Credere per abitudine, rincorrere pratiche ripetitive, celebrare una fede che tiene fuori la vita non coinvolgendone i sentimenti e gli affetti, oggi non dice più niente all’animo contemporaneo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
D’altro canto, se la Chiesa come istituzione è spesso criticata, è vero però che viene riconosciuto e stimato l’impegno che a livello territoriale è rivolto alla cura dei giovani, dei poveri, di chi soffre e a coloro che se ne assumono l’impegno, siano essi laici o consacrati. C’è quindi un incerto rapporto con la Chiesa: contrasto a quella istituzionale, sostegno a quella più di “frontiera” e vicina alla propria vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Passando per la prova della vita, leggendo le storie di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, guardando al Vangelo e alle prime comunità nascenti intorno ad esso, possiamo affermare che non esiste un’età della vita adatta o meno all’incontro con Gesù. Se proprio un’indicazione dobbiamo darla, la preferenza sembrerebbe andare nei confronti di chi ha ormai un’età adulta, almeno può sembrare così ripercorrendo i tanti incontri che Gesù ha lungo la sua vita. Da questo non voglio però che ne nasca una teoria che escluda o chiuda l’incontro all’interno di una fascia in un qualche modo privilegiata. Innanzitutto esso rimane sempre dono di grazia, gratuito, che non necessità di aver maturato o concluso un qualche cammino educativo o iniziatico al riguardo. Ogni persona lo accoglierà rispondendo liberamente, nella misura delle proprie capacità, secondo una storia concreta sua propria, non standardizzabile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
La fede non è quindi il frutto di un processo di crescita e di maturazione psicologica, non c’è un’età entro la quale o uno ha incontrato Gesù oppure è meglio che lasci perdere, né una dopo la quale uno può stare tranquillo di avercela per sempre. Con questo non voglio neanche negare l’assunto di tanti teologi che giustamente affermano che “la Grazia suppone la natura” e che quindi il dato antropologico occorre venga adeguatamente considerato.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
È così allora che per un giovane la ricerca e l’appello che vengono da Gesù passano necessariamente attraverso la domanda riguardo cosa fare della tanta energia e vita che si hanno a disposizione, della prospettiva di un futuro ancora tutto da costruire, di una vita affettiva ancora in strutturazione e così via. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Crescendo il Signore lo si incontra nella vita, dove l’esperienza della fede assume due forme. Per chi lo ha già incontrato e già ha fatto atto di fede diventa decisivo il carattere esigente del Signore Gesù e della vita alla sua sequela. La tentazione diventa quella di andare via, di mollare. Per chi il Signore deve incontrarlo, proprio la quotidianità appare il luogo dell’incontro più vero con Lui. Lì lo si cerca e lì lo si trova. Lì si decide se credere in Lui o in altro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<i>Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?". Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: "Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell'uomo salire là dov'era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono". Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: "Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre". Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: "Volete andarvene anche voi?". Gli rispose Simon Pietro: "Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6,60-69).</i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
La fede stessa esige un tempo di crisi: Il Signore Gesù fa eco: volete andarvene anche voi? In termini teologici: il mistero di Dio e di Cristo è scandaloso e stolto (scandalo per i giudei e stoltezza per i pagani) e viene il tempo in cui il credente e il non credente si misurano con questa “scandalosità” e questa stoltezza: la crisi della fede. Alla domanda Pietro risponde: “Signore da chi andremo tu solo hai parole di vita eterna!” Che equivale a dire: avessimo trovato di meglio... ma non lo abbiamo trovato e restiamo con te. Una buona risposta per un inizio.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
È prudente e onesto che lo spettro della ricerca di Dio si restringa, almeno come prima ipotesi seria. L’estremo ‘basso’ di questo spettro è l’accettazione del Vangelo come propria regola di vita. Non qualcosa d’importante e bello, ma impegno pratico a vivere secondo il vangelo. Circa l’identità del Signore non si hanno ancora idee chiare, ma si accetta dal punto di vista pratico di andargli dietro. L’estremo ‘alto’ è la risposta ‘Tu sei il Figlio di Dio’, alla domanda: “chi dite che io sia?” e la risposta “sì”, all’imperativo: “Seguimi!”</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-31787622972498020762019-07-19T00:00:00.001-07:002019-07-19T00:00:10.312-07:00Adolescenti d’oggi<div class="MsoNormal" style="-webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0px; caret-color: rgb(0, 0, 0); color: black; font-family: Cambria, serif; font-size: medium; font-style: normal; font-variant-caps: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; margin: 0cm 0cm 6pt; orphans: auto; text-align: justify; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: auto; word-spacing: 0px;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ17sXe9dJhl43nMOHFbJU5pJ1cmfILRFlwJ9zMZI_iKrOdAf1jbTdz8ofZWskKB5SMtaYS7rXal42jZVkXo90PIqNHAzmlw_TOB6UD0FBAURIksHasq_DWUxQminqNttCnTT7lnfI8H2G/s1600/parole_adolescenza.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="825" data-original-width="1600" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJ17sXe9dJhl43nMOHFbJU5pJ1cmfILRFlwJ9zMZI_iKrOdAf1jbTdz8ofZWskKB5SMtaYS7rXal42jZVkXo90PIqNHAzmlw_TOB6UD0FBAURIksHasq_DWUxQminqNttCnTT7lnfI8H2G/s320/parole_adolescenza.jpg" width="320" /></a>Questo articolo può essere letto con un intervento non esaustivo, ma a spot, per delineare alcuni cambiamenti avvenuti negli ultimi anni e che hanno caratterizzato un vero cambiamento d’epoca riguardo all’identità delle nuove generazioni. Sono spunti, ciascuno dei quali chiedere di essere allargato e portato a dei cambiamenti nel modo in cui noi adulti ci approcciamo loro.</div>
<br />
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">1.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Non esistono più i giovani di una volta: esatto sono cresciuti, ce ne sono nuovi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">2.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Sono meglio o peggio di quelli di una volta: sono diversi, certamente nuovi contenuti e bisogni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">3.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->I trascorsi adolescenziali del passato non sono più applicabili alle nuove generazioni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">4.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Edipo è stato soppiantato dal giovane Narciso: a differenza del suo predecessore, che per affermare la propria identità doveva necessariamente ribellarsi all’autorità costituita Narciso non ha motivi importanti per opporsi o contrastare l’ecosistema culturale ed educativo in cui cresce<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">5.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Per lui gli adulti non sono degli avversari (non si sono mai comportati come tali), ma dei potenziali alleati; se vogliono collaborare alla realizzazione del suo speciale progetto di sé, meglio, ma se non vogliono, pazienza, ci sono altre risorse (principalmente i coetanei). <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">6.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Il giovane Narciso ha bisogno invece di vedere riflessa la propria immagine nello specchio sociale, ossia necessita che venga riconosciuta e rispecchiata la sua intima essenza: non gli importa, per esempio, di risultati scolastici scarsi, ma si mortifica qualora venga misconosciuto il valore della sua persona.<br />
<a name='more'></a><o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">7.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->I nuovi adolescenti trionfano ovunque: la televisione è al completo servizio di Narciso, la pubblicità lo corteggia e lo rappresenta come modello, il cinema canta i suoi amori con una tenerezza commerciale inusitata, l’editoria vive delle vendite dei libri costruiti per lui. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">8.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Tutto il mercato si rivolge a Narciso, favorendo un processo di adolescenzializzazione dei consumi, nella consapevolezza che i ragazzi, orientando la politica degli acquisti di tutta la famiglia, muovono masse enormi di denaro. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">9.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"> </span></span></span><!--[endif]-->Tuttavia la debolezza di Narciso consiste proprio nella sua dipendenza dal riconoscimento da parte del mondo in cui vive, e qualora non venga adeguatamente apprezzato, la mortificazione e l’umiliazione che ne derivano gli risultano intollerabili. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">10.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Se è messo alla gogna Narciso può diventare molto violento e cattivo, perché non è in grado di identificarsi con chi soffre del dolore che infligge nel tentativo di restaurare la propria bellezza. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">11.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Come Edipo era vittima del senso di colpa, Narciso è vittima di un profondo sentimento di vergogna quando non riesce a essere all’altezza del suo progetto<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">12.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Mentre la colpa può essere espiata, la vergogna rimane per sempre, a meno di riuscire a cancellarla in una dimensione prestazionale che lo riabiliti ai propri occhi e a quelli del suo pubblico.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">13.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Oggi la sofferenza non è più dettata dalla colpa di avere trasgredito, ma dall’incapacità di avere agito e da un vissuto di insufficienza per ciò che si potrebbe e non si riesce a fare. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">14.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->In questo contesto gli individui più fragili, che non possono ‘permettersi’ quello che desiderano (per ragioni economiche, o di carisma personale, o di capacità relazionali, o di inadeguatezza fisica o psicologica), non riuscendo a gestire il senso di fallimento che deriva dal non essere all’altezza possono usare escamotages molto pericolosi nel tentativo di trovare una via d’uscita. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">15.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->L’adolescenza ha perso la sua durata biologica: liberi di sperimentare e di immaginare infiniti futuri possibili, di cambiare scuola o professione quando le cose non funzionano come previsto, o semplicemente quando ciò che fino a pochi mesi prima trovavano così affascinante comincia ad annoiarli, i giovani Narciso allungano il più possibile questa fase della loro esistenza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">16.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->L'adolescente di oggi ha più bisogno di amici e tende a costruire una vita spostata più verso l'esterno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">17.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Una vita sociale caricata di responsabilità per l'approvazione del nucleo dei pari con cui interagisce. Compaiono in lui nuove angosce, nuovi problemi, molto più legati all'accettazione della propria figura fisica-corporale da una parte e dall'altra cresce il senso di vergogna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">18.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Non la conflittualità di una volta con la famiglia; ed il passaggio dunque da una "famiglia etica" ad una "famiglia affettiva", una famiglia che oggi che aspira maggiormente a trasmettere amore piuttosto che regole e principi destabilizza l'adolescente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">19.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->L'adolescente non è preparato ad affrontare "il dolore mentale" e tende spesso ad assumere così comportamenti apatici ed impassibili. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">20.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->I ragazzi di oggi cercano il dialogo ma pretendono anche risposte chiare e competenti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">21.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->I giovani si rifugiano spesso nel virtuale, nei social, che nascondono la fragilità di reggere allo sguardo dell'altro, e così molto meglio in relazione privi di corporeità. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">22.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Occorre dunque incoraggiare gli adolescenti a incamminarsi verso la condivisione, a non temere traumi e mortificazioni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">23.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Il mondo degli adulti ha ormai abbandonato il sistema educativo della colpa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">24.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->È cambiata la relazione con l’autorità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">25.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Una generazione di figli mammoni, non certo matricidi, il cui problema di base non è l'esplicazione della violenza bensì lo spegnimento completo della loro capacità affrontare le sfide della vita. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">26.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Dal punto di vista educativo, abbiamo il problema di non attenuare il livello dello scontro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">27.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Una società che parla di regole ma non è capace di costruire una quotidianità fondata sulla relazione, sulla passione, sulla partecipazione attiva non va bene. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">28.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Quando sono dentro una relazione con un adulto abbastanza competente, sono molto etici, s'impegnano sul piano della narrazione di sé.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">29.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->A dispetto delle apparenze, sono affettivi: ad esempio, la loro vita di coppia è molto più evoluta di quella degli adolescenti di un tempo, magari hanno smarrito il senso della grande passione amorosa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">30.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Introdotto una pariteticità reale tra maschile e femminile. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">31.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Per questi adolescenti l'adulto competente è chiunque coltivi ed esprima una forte passione per "qualcosa". <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">32.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Gli altri adulti - quelli opachi - non sono contestati, non sono avversari da abbattere, semplicemente rimangono del tutto irrilevanti". <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">33.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Il contrasto, infatti, fra il sistema di valori imposto dalla famiglia e dalle istituzioni della società e i nuovi desideri, bisogni, aspettative connesse alla propria maturazione personale poneva davanti le due sole strade del conformismo o della ribellione, con conseguente sviluppo in quest’ultimo caso del senso di colpa. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">34.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Un altro sentimento si è sovrapposto al senso di colpa: la vergogna, ovvero il terrore di essere mortificati, di perdere la bellezza sociale ed il successo. Ad essa appartiene anche la sensazione di essere inadatti relativamente al proprio corpo, impresentabili, di non poter fruire delle proprie sembianze per poter trasmettere fascino ed attenzione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">35.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->È dunque questo bisogno di riconoscimento, di visibilità e di affetto che, scontrandosi con le piccole esperienze di quotidiana invisibilità, crea le situazioni di disagio nei nostri adolescenti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">36.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Il corpo inadatto, non all’altezza dei modelli imposti dalla società e amplificati dal mondo dei media, può dunque essere o manipolato e reso più coerente con le proprie aspettative o nascosto, come nelle ormai diffusissime e anche intense relazioni virtuali e telematiche.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">37.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Dal punto di vista educativo, dunque, viene enfatizzato il valore dell’individualità e del sé. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">38.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->L’unica via d’uscita che talora si presenta a questi adolescenti fragili e delusi è la spavalderia. Sentirsi mortificati non è piacevole: alcuni giovani possono così decidere che non è vero nulla. Invece di aver paura ed essere mortificati, iniziano a voler far paura agli altri e a mortificarli essi stessi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">39.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Quello che è avvenuto è il passaggio dal complesso di Edipo, fondato sul conflitto con il Padre castratore, a quello di Narciso, che cerca invece la realizzazione del proprio sé. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">40.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Ora ragazzi hanno in mente la realizzazione della loro felicità. Per questo, quando vedono che non accade, rispondono non con la rivolta o con la lotta frontale, bensì con il disprezzo e il disinteresse, fanno di tutto per richiamare il potere ai suoi doveri, lo considerano un disertore rispetto al suo compito primario. Reagiscono con il sarcasmo, con la presa in giro”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">41.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Si va verso un conflitto, non di tipo ribellistico, come nel passato, ma di disprezzo e incomprensione reciproca. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">42.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Lavorano in piccoli gruppi, legati a realtà locali, a zone di scambio e di discussione nel web; gli anziani utilizzano ancora un modello generalista, a tratti masochistico, e finiscono per irridere le nuove generazioni che si affacciano alla politica nazionale”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">43.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->C’è sì la realizzazione del proprio sé, ma esiste anche il gruppo, la fratellanza; si chiamano i fratelli a gestire insieme il potere, mentre i genitori istituzionali, la classe dirigente gerontocratica, non guarda certo ai loro bisogni. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">44.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Per loro lo scambio cognitivo e affettivo che avviene nel virtuale è vero e reale. Nel web si può avere una relazione autentica, può nascere l’amicizia e l’amore, in forma più reale che nella realtà fisica. A chi ha sessanta o settanta anni sembra probabilmente una moda, qualcosa di passeggero, non capisce che i corpi lontani gli uni dagli altri riescono ad avere un rapporto come accadeva nel passato nello spazio fisico comune. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">45.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Le nuove generazioni sono post-consumiste, sono più sobrie. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">46.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Si sono emancipate dalla televisione, che è stata una delle fonti del consumismo. Si fanno la loro televisione, la loro musica, producono le loro immagini in Rete.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">47.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->C’è un nuovo modo di vivere, di amare, di considerare se stessi e l’altro, di guardare alla gente e ai bisogni collettivi. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">48.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Gli adolescenti di oggi, dediti al culto del proprio sé, pensano di doversi dedicare allo sviluppo della loro bellezza, non solo fisica, ma psichica, sociale, espressiva, come una missione che ha diritto di precedenza su tutte le altre.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">49.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Narciso ha bisogno di vedere riflessa la propria immagine nello specchio sociale, nel consenso del gruppo, nella valutazione dei docenti, nell’affetto della madre e del padre. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">50.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Succede però che la debolezza di Narciso consiste proprio nella sua dipendenza dal riconoscimento da parte del mondo in cui vive. Allorché Narciso non venga adeguatamente riconosciuto e apprezzato ne soffre profondamente; il dolore che sperimenta scende in profondità, producendo rabbia impotente e un micidiale progetto vendicativo. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">51.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Quando è messo alla gogna, Narciso può diventare violento e molto cattivo. Questo perché non è capace di identificarsi con le vittime del dolore che infligge per poter riabilitare la propria «bellezza». <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">52.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->La furia narcisistica è pericolosa perché punta a far paura, a vendicarsi degli oltraggi subiti da chi ha abusato del potere che gli era stato conferito, umiliando il valore che era invece in attesa di un riconoscimento. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">53.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Lo scarto tra vita ideale attesa e vita reale genera frustrazione e allora scatta negli adolescenti il bisogno di fuggire situazioni in cui si rischia di essere umiliati e di fallire. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">54.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->In passato il gruppo rappresentava per gli adolescenti una forma di protezione dal potere degli adulti. Oggi invece serve per garantire relazione e tenero rispecchiamento narcisistico. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">55.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Mai come in questa generazione è constatabile un bisogno di relazione così grande da parte degli adolescenti, che è il prodotto del modello educativo della relazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">56.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Gli adolescenti cercano la relazione non solo tra di loro, ma anche con gli adulti, ma con adulti ritenuti da loro competenti. Dove la competenza spesso equivale a «curiosità mostrata dall'adulto» nei loro confronti, ossia un adulto che offre relazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6.0pt; margin-left: 21.3pt; margin-right: 0cm; margin-top: 0cm; mso-list: l0 level1 lfo1; text-align: justify; text-indent: -18.0pt; text-justify: inter-ideograph;">
<!--[if !supportLists]--><span style="mso-bidi-font-family: Cambria; mso-bidi-theme-font: minor-latin; mso-fareast-font-family: Cambria; mso-fareast-theme-font: minor-latin;"><span style="mso-list: Ignore;">57.<span style="font: 7.0pt "Times New Roman";"></span></span></span><!--[endif]-->Se nella relazione l'adolescente percepisce che «si sta facendo sul serio», che non lo si sta riempiendo di informazioni con intento moralistico e pedagogico, ma si sta cercando di aiutarlo a trovare soluzioni possibili ai suoi interrogativi si affida e si apre.</div>
<div class="MsoListParagraph" style="margin-bottom: 6pt; margin-left: 21.3pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]-->58.<span style="font-family: "times new roman"; font-size: 7pt; font-stretch: normal; line-height: normal;"></span><!--[endif]-->È fondamentale che chi educa non comunichi prevalentemente messaggi di natura catastrofica e distruttiva rispetto al futuro, ma disegni scenari sì realistici, ma che trasmettano comunque un messaggio positivo rispetto all'impegno.<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-14383641980157643312019-03-28T03:53:00.004-07:002019-03-28T03:53:51.639-07:00ADULTI IN CORSO - Quando i ragazzi fanno la muta<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;" /><span style="background-color: white; color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span><span style="background-color: white; font-family: arial, tahoma, helvetica, freesans, sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"></span><span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo sesto confronto ci soffermeremo a riflettere su quel periodo di vita che precede l'adolescenza, nonostante la sua brevità </span><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">contiene una grande quantità di cambiamenti che ci aiutano a comprendere meglio tante cose della vita dei nostri ragazzi e della successiva fascia d'età.</span></span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/BZk4gjjWqU4/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/BZk4gjjWqU4?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<span style="background-color: white; caret-color: rgb(17, 17, 17); color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span><br />
<a href="https://drive.google.com/file/d/1boEuIIZzMd7K9-lKEsmgtocRF6EZY3UR/view?usp=sharing" target="_blank">Slide</a><br />
<br />don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-64684776674803928982019-03-19T03:52:00.004-07:002019-03-19T03:53:01.493-07:00Preadolescenti<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhinWVGiy5RiMZ-Z7W6QXYvZ2_5xtg7qdH5sjf4dHd5fK4O4c8znJcvQTpxhBepVCr0S4nO_Cy-vo01jAlSnoZlgKYJi1BsgIsJyC8mp7u5eGF8OV-s9y8k0Lv5iQDR15xWYVkKdIDVWyV-/s1600/parole_adolescenza.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="164" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhinWVGiy5RiMZ-Z7W6QXYvZ2_5xtg7qdH5sjf4dHd5fK4O4c8znJcvQTpxhBepVCr0S4nO_Cy-vo01jAlSnoZlgKYJi1BsgIsJyC8mp7u5eGF8OV-s9y8k0Lv5iQDR15xWYVkKdIDVWyV-/s320/parole_adolescenza.jpg" width="320" /></a>Come fascia di riferimento, per semplificare, farò riferimento agli anni delle scuole medie. Lo so: oggi non è più questo il loro nome. Eppure è un appellativo evocativo di una fascia d’età che rappresenta un po’ una terra di mezzo: non più bambini e non ancora adolescenti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Un’attenzione specifica alle diverse età dello sviluppo delle giovani generazione, non è sempre esistita anche dal punto di vista delle scienze umane, ancora di più lo è per questa fascia d’età di per sé “breve” rispetto ad altre e quindi non sempre adeguatamente sostenuta. Il primo passo e quindi quello di riconoscere che essa ha di fatto un proprio posto specifico all’interno della riflessione più ampia dell’età evolutiva.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Da prete, impegnato come educatore e testimoni in mezzo ai ragazzi, credo che sia necessario conoscere e usare le conoscere inerenti questa tempo di vita, così da riuscire a interpretare meglio i tanti cambiamenti (anche in rapporto alla fede e all’appartenenza alla comunità cristiana) ai quali quotidianamente si assiste.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
In così pochi anni i cambiamenti sono veramente tanti senza avere ancor un orizzonte capace di dare nuove certezze, un’età che passa “veloce” e proprio per questo intensa e delicata. Tutto viene messo in discussione, senza per questo arrivare ancora a nuove affermazioni. Un’età spesso silenziosa e fatta di silenzio, anche per questo difficilmente interpretabile, che vede però grandi “abbandoni” del vecchio per qualcos’altro non ancora definito: famiglia, corpo, punti di riferimento, amici, scuola, Dio, parrocchia, umore, intimità… tutto questo e tanto altro.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif; text-align: justify;">Questo suo bisogno di rivedere tutto quanto finora vissuto lo porta a mettersi sulle spalle quanto appreso e partire per un viaggio avventuroso (la crescita) durante il quale verificare se quanto gli è stato detto gli sta bene o no (quindi non tanto se sia vero o no, bello o brutto, buono o cattivo, tutti riferimenti che spesso mettiamo alla base dei nostri cammini di fede e che non è detto siano vicini ai canoni senti e usati dai ragazzi). Ecco allora tutto l’impegno ad aiutarli a far buon uso delle emozioni e dei pensieri che affollano la loro mente.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
A volte le nostre strategie educativo sono troppo spostate sul versante dei contenuti, come se di per sé fossero in automatico assunti, così come mi diceva una volta una anziana signora: perché non capiscono, è scritto molto chiaro! Così era stato messo un bel cartello che avvisava del tutto, senza che questo avesse molta presa nei fatti. Infatti un pezzo di carta non è capace di mediare tutta quella intensità di rapporti umani che mostrano quanto teniamo a loro, un pezzo di carta non è capace di sostenere nella loro ricerca, non aiuta a vivere di pazienza in una ricerca comune del vero bene ora possibile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
È importante che ci siano le persone prima dei cartelli, mi spiace quando arrivati a quest’età diversi catechisti cominciano a dire di non essere più loro a dover portare avanti il cammino, ma è compito dei giovani “tirar su” i ragazzi. Non nego una più facile vicinanza e un “saperci fare” più capace di intercettare ciò che agli adulti può fuggire. Ma è proprio ora che c’è bisogno di noi, di figure adulte significative, impegnate, attente, pazienti, presenti fisicamente accanto loro. Oggi questo rappresenta sicuramente uno dei tasti dolenti della vita delle nostre comunità, un’ipoteca messa sul successo dell’evangelizzazioni delle giovani generazioni e sul nostro ruolo di testimoni adulti di Gesù.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Quando ragioniamo sul rapporto tra preadolescenti e fede, alla ricerca di un modo perché possiamo comunicare e loro possano esprimere una “spiritualità” vicina alla loro età, occorre un’analisi che non solo tenga presente quanto ci viene consegnato dalle varie teorie dello sviluppo, ma anche considerando che lo sviluppo del cervello (penso in particolare alla capacità riflessiva) non è ancora sufficientemente maturo rispetto a come tante volte noi adulti ci aspetteremmo. Non si tratta chiaramente di mirare “più in basso” né di annacquare l’annuncio, ma piuttosto di tenere presente le loro fatiche che, diversamente da quanto spesso pensiamo noi, sono vere e proprie difficoltà al momento insormontabili, si tratta di continuare con tanta pazienza a sperare nelle loro possibilità di farcela. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Non credo sia una novità per nessuno affermare che i tanti contenuti e credenze fatti propri nel periodo dell’infanzia, ora vengono messe in discussione. Emerge pian piano sempre di più uno spirito critico nei confronti di un po’ tutta la vita, ma soprattutto verso quanto ci si porta dietro dal mondo dell’infanzia (fede e pratiche religiose comprese).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Si comincia a riflettere su sé stessi e a immaginare soluzioni riguardo a quelli che ora sono problemi che nascono nella propria vita. Un ragazzo comincia l’avventura della conoscenza di sé stesso, non da solo ma attraverso progressivi rispecchiamenti anche da parte di chi incontra, tra questi maggior importanza è assunta dagli amici e dal gruppo. Proprio in questa prospettiva l’incontro con un Dio che ti conosce, che ti accoglie, che ha qualcosa di vero e bello da dire sulla vita, può avvicinare a questo importante compagno di viaggio o almeno esso può assumere un senso nuovo nel proprio percorso di vita, come di un punto di riferimento fisso in mezzo a tante cose che cambiano. Così anche il gruppo parrocchiale, pur nei condizionamenti che si porta dietro, assume una forte capacità di mediare valori sensati per l’individuo (nonostante ancora manchi di una scelta che possa definirsi personale).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Con uno sguardo più concreto possiamo dire che un ragazzo di questa età, cerca un modo di vivere la fede pratico e personale, cominciano a voler prendere da soli certe decisioni, sono molto aiutati a crescere attraverso testimonianza ed esperienze di servizio, sono forti cercatori di ideali di vita che possano mettere a fondo della loro percorso e contemporaneamente nascono tante dubbi che hanno bisogno da parte loro di essere detti sapendo che da parte nostra sono accolti e ascoltati. Sintetizzando: occorre trovare un equilibrato mix di contenuti (che comunque cercano) e di esperienze.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Uno scatto maturativo in questa dimensione, avviene quando capita di poter incontrar persone, eventi, situazioni, luoghi dove i contenuti della fede sono non solo uditi, ma visti e sperimentati. Ciò che finora era stato solo narrato, prende forma e accade nella loro vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Come Chiesa questa fascia d’età un po’ ci spiazza, sono da poco stato a un ritiro con ragazzi di seconda media e devo dire che in alcuni momenti sembrava una “battaglia”. È una gioia avere l’oratorio pieno di bambini, ma se sono preadolescenti si salvi chi può, del resto aumentano anche i catechisti che si definiscono “non all’altezza” di proseguire il proprio cammino oltre l’età delle elementari. È un coro a diverse voci quello che si leva contro di loro: genitori, insegnati, catechisti, giornalisti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Molto spesso, come capita anche con i giovani in generale, noi comunità adulta ci rapportiamo con loro un po’ a senso unico: noi siamo gli attori, loro i destinatari. È una nascosta convinzione, non a parole ma nei fatti, che loro non sono protagonisti e parte della Chiesa così come sono (come del resto siamo anche noi), ma che dobbiamo trasformali perché lo diventino. Questo modo di vedere le cose porta a tanta confusione e a grossi errori pastorali, oltre a essere un peccato contro lo Spirito che opera anche in loro e che così noi mettiamo a tacere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
C’è quindi da parte dei ragazzi, l’arrivare a percepire di non essere poi così importanti come invece si dice a parole. Da qui il prendersi su e andarsene è proprio dietro l’angolo. Ecco allora che la domanda vera, la convinzione profonda che deve muoverci come adulti non è cosa dobbiamo fare, ma come possiamo vivere anche con loro il nostro essere Chiesa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Una comunità attenta ai ragazzi in difficoltà, è quella capace di interrogarsi quanto sia essa a metterli in difficoltà con il proprio modo di agire. Modi di fare assodati e che hanno fatto tanto bene, ma che possono correre il rischio di non essere più adatte all’oggi, insieme anche a un modo di relazionarsi percepito come rigido e non capace di interrogarsi in modo profondo sui fenomeni attuali. Nei tanti interventi nei quali ho coinvolto gli adulti, ho spesso sperimentato la difficoltà da parte loro di decentrarsi sui ragazzi sapendo rivedere il proprio modo di pensare e agire. È la capacità di “farsi prossimi”.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Per i nostri ragazzi, in questo loro periodo di vita, è molto importante trovare luoghi e modi di vivere che siano diversi da quelli finora vissuti in famiglia, per questo nasce il gruppo dei coetanei. Sapendolo, conoscendo queste istanze che la psicologia ci affida, esso per noi diventa via necessaria attraverso la quale passare se vogliamo che loro possano minimamente sentirsi parte della Chiesa e credere in essa. È così che il gruppo diventa non tanto occasione per altro, ma vero luogo teologico, può diventare Chiesa. Sono consapevole che essa non può essere limitata a tale evento umano, così come sia la fraternità e non l’amicizia a costituire il riferimento ultimo dell’essere comunità riunita intorno a Gesù, ugualmente affermo che per i nostri ragazzi esso sia luogo di appartenenza ecclesiale.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-60069435957421119852019-03-07T02:50:00.001-08:002019-03-28T03:55:20.689-07:00ADULTI IN CORSO - La voce del corpo<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"></span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo quinto confronto ci soffermeremo a riflettere sulla dimensione del rapporto dei ragazzi con il proprio corpo, di come sia bello e importante come adulti cogliere quanto di più profondo si muove dietro l'apparenza e i significati che tutto questo esprime.</span></span></span><br />
<span style="background-color: white; font-family: "arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/FX4sz_AAIQ4/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/FX4sz_AAIQ4?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<br />
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span><br />
<a href="https://drive.google.com/file/d/1Rsn_uJ_sfqlJDsSq1rd3YFBl9JNvI50h/view?usp=sharing" target="_blank">Slide</a><br />
<br />don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-23711666390292672322019-02-25T00:04:00.001-08:002019-03-07T02:44:38.005-08:00Seguire Gesù o il mondo<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG5ziZ5uySzL6-3g2TaWp2GKtoFjpXoVHiIICVGOpmLXLzVQ8lrPnEk5PKqNw6e-tCgUk2I4VSNzoa2BAiWV6F4u-ujfhZY7J6aeoAjed6u-NTIDW9IhBzRi0j6dGf1fGQoKA6GGPRhfGf/s1600/Biemmi-400x451.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhG5ziZ5uySzL6-3g2TaWp2GKtoFjpXoVHiIICVGOpmLXLzVQ8lrPnEk5PKqNw6e-tCgUk2I4VSNzoa2BAiWV6F4u-ujfhZY7J6aeoAjed6u-NTIDW9IhBzRi0j6dGf1fGQoKA6GGPRhfGf/s320/Biemmi-400x451.jpg" width="320" /></a>Si potrebbe chiamare un incontro di catechismo come tanti altri. Siamo alla preparazione specifica per la Cresima, ragazzi di seconda media, un gruppo numeroso. Chi c’è passato o vive esperienze simili nel mondo della scuola, sa cosa voglia dire averli riuniti insieme e gestire il tutto in un momento della vita tanto ricco di confusione interna quanto esterna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Devo riconoscere che questo gruppo in particolare mi sta mettendo molto alla prova, già lo sapevo attraverso le parole dei loro catechisti, ora ci sono davanti io. È già il terzo incontro, dopo gli altri ero tornato a casa un po’ amareggiato (non verso loro, ma con me stesso), ho pensato a cose nuove da dire, raccontandole più che spiegandole o insegnandole: sembra un po’ abbia funzionato. Soprattutto ho deciso di non urlare più, di non arrabbiarmi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Non è stato semplice, momenti di silenzio e attenzione ci sono stati, non duravano a lungo, bastava un niente per acchiappare l’attenzione di uno dei tanti o pochi disturbatori con una grande capacità di contagio verso i propri compagni.<br />
<a name='more'></a><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Quando il chiasso aumentava mi fermavo in silenzio, anche loro pian piano facevano altrettanto, una voce spiccò sulle altre: fate silenzio non vedete che il don si è arrabbiato! Strana questa considerazione, non lo ero per niente, ho tenuto a dirlo anche a loro. Questi incontri mi hanno aiutato a voler loro bene, sono lì per quello, non sono arrabbiato, sono pensieroso e cerco di imparare cosa la vita e la fatica di questi ragazzi dica al bisogno di conversione nello sguardo e nelle attività pastorali delle nostre comunità. Lo dico veramente, non per finzione letteraria: gli voglio bene! Glielo dico. Prendo il nome di uno dei casinisti e dico a tutti che Dio lo ama, tutti si mettono a ridere, ma Dio non sbaglia. Se non ci crediamo, se non riusciamo a volergli bene non è un problema suo e del suo comportamento, ma nostro. Lo so non è semplice perché nel mondo ci viene insegnato di amare solo quelli che ci amano, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Un’altra voce più sommessa commenta con un vicino: visto come ci comportiamo fatta la Cresima ci cacceranno via. Mi fermo e riprendo questa cosa, in effetti forse da alcune parti avviene così, ma allora fanno bene i ragazzi ad andarsene visto che non sono voluti. Chiarisco loro che nella nostra comunità non succederà: nessuno sarà cacciato. Tutti sarete cercati, anche se le statistiche dicono che non tutti (forse solo pochi) continuerete. Per tutti voi pregheremo, sì anche quelli che non vi conoscono e quelli che conoscendovi hanno faticato accanto a voi. Lo so non è semplice, il mondo ci insegna a sbarazzarci e allontanare chi è fonte di disordine, chi è diverso da noi, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Un ragazzo alza la mano e dice: ma il prete di prima faceva delle selezioni, è capitato che abbia detto ad alcuni ragazzi che non erano pronti per la Cresima e non gliel’ha fatta fare. Gli ho risposto che quando questo è capitato io non c’ero e non ne conosco le ragioni, ma che in generale questo è sbagliato. Nessuno oggi o domani sarà lasciato indietro, riguardo poi all’essere degni del sacramento, credo che nessuno possa dire di esserlo e che l’unico ostacolo alla fede e alla potenza della Parola sulla vita della persona, è quando questa si chiude in una non accoglienza di Dio che si fa prossimo. Lo so non è semplice, il mondo ci insegna a fare diversamente, tanti esami e graduatorie, tanti giudizi sulle persone, ma Gesù ha fatto diversamente: io seguo lui.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Nel Vangelo di Marco (4,26-34) si parla del Regno come di un uomo che getta un seme. Lo fa in un insieme di libertà e fiducia. Libertà perché getta abbondantemente e non tiene per sé. Fiducia perché affida alla terra il suo tesoro, il suo avvenire, la sua vita. Come educatori siamo chiamati a riflettere se viviamo di libertà e fiducia nei confronti dei nostri ragazzi. Siamo consapevoli e agiamo di conseguenza riguardo al fatto che la vita di fede ha una sua forza di germinare nella vita?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Non è semplice entrare nella logica del Vangelo. I pensieri che ci vengono alla mente in alcuni momenti accanto ai ragazzi sono dei più disparati: non ne vale la pena, non sono pronti, mandiamone via qualcuno, blocchiamo tutti... Eppure questi pensieri, per quanto umanamente comprensibili, non sono secondo Dio. Dio non è così. Dio semina con libertà e fiducia, le nostre scelte pastorali devono far riferimento a questo Dio, non al Dio imprenditore che misura l’efficienza di un investimento fruttuoso pena il fallimento della propria azienda. Non è neanche il Dio modello indice di borsa, dove il valore di un bene è determinato dalla domanda e offerta.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Per quanto difficile, occorre che le nostre scelte pastorali annuncino il Dio del Vangelo e non del mondo. Non sto dicendo di mollarci accogliendo supinamente tutto, ma di perseverare speranzosi. Infatti da ciò che è naturalmente e umanamente piccolo, può nascere qualcosa di grande non solo per sé, ma anche per coloro che stanno intorno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Con tutto questo non voglio dire che sia facile. Un altro ragazzo mi chiese: ma se è vero quello che dici perché hai mandato fuori questa nostra amica. Sì, a un certo punto ho mandato nella stanza accanto una ragazza, i motivi non voglio dirli perché non sembrino delle scuse. Ho tenuto comunque a rispondere al nostro giovane amico, riconoscendo come sbagliata la cosa fatta, purtroppo essa è frutto della mia umanità imperfetta di educatore dalla pazienza limitata, non sempre il seguire l’esempio di Gesù è facile, tantomeno automatico. Credo che ci faccia bene anche riconoscere i nostri insuccessi, quando questo dovesse capitare, con il proposito di ricominciare sempre e nuovamente cercando di fare “il meglio” che possiamo. So comunque, riguardo a questa giovane amica, che gli adolescenti sono capaci, più di noi adulti, di perdonare, confino quindi in un rapido recupero della relazione.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Ecco un incontro di catechismo come tanti altri, eppure vissuto in modo straordinario penso sia da me che dai ragazzi. Alla fine devo ancora dire grazie a questo gruppo di scatenati, mi hanno dato una bella lezione.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-46297758553091554602019-02-18T00:09:00.000-08:002019-02-18T00:09:23.565-08:00Fede vs ragione<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://www.platon.it/religione/wp-content/uploads/2016/07/fede-ragione-300x226.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://www.platon.it/religione/wp-content/uploads/2016/07/fede-ragione-300x226.jpg" style="display: block; margin-top: auto;" /></a>Qual è il rapporto tra fede e ragione? Che senso ha credere? Certo i nostri ragazzi non esprimono in questo modo le domande legate a una ricerca che, entrando in adolescenza, diventa piena di nuove domande e risposte da trovare intorno a tante questione che nell’infanzia avevano trovato una loro quiete. Eppure adesso il tutto esplode, con una maggiore capacità riflessiva e di astrazione maturata e quindi la necessità di arrivare in fondo alla ricerca del senso di una fede ricevuta e che ora devono decidere se fare propria o meno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Sulla bocca di Elisabetta troviamo una espressione di lode per Maria: <i>beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore</i>(Lc 1,45). Che cosa significa credere? La fede è la risposta della persona umana a Dio che le rivela se stesso, dando allo stesso tempo una luce sovrabbondante all’uomo in cerca del senso ultimo della sua vita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Il cammino che ci si pone davanti è quindi fin da subito di impronta relazionale con la presenza di due protagonisti: l’uomo e Dio.<br />
<a name='more'></a> I nostri ragazzi colgono quasi per naturalezza, le tante domande che sono presenti dietro i propri bisogni. Siamo persone in ricerca di qualcosa o meglio qualcuno, ce lo abbiamo scritto dentro e lo sentiamo. A volte questo capita quando la vita è toccata da eventi forti che di destabilizzano. Viene a galla così una vita che non può trovare senso se rimane chiusa in se stessa, così ci si chiede il perché del tutto. Quali sono queste ragioni? Chi o che cosa risponde al mio desiderio di vivere una vita per cui valga la pena di vivere?</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Quando Dio, quando noi educatori guardiamo in faccia i nostri ragazzi, noi vediamo uomini e donne che non si accontentano semplicemente di vivere, ma che ne cercano il senso ultimo.<o:p></o:p></div>
<span style="font-family: calibri, sans-serif; text-align: justify;">Cosa dire ai nostri ragazzi, se non che la fede è incontro e il modo con il quale questo avviene è fatto fondamentalmente di due modi. Innanzitutto la “parola” con cui si può dire il proprio desiderio profondo, i pensieri, i sogni; parole capaci di consegnare se stessi. Questo non basta, infatti un secondo strumento che costituisce l’incontro, è fatto dai tanti eventi che accadono, la storia così come concretamente si esprime.</span><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Pensiamo ora a una relazione tra un ragazzo e una ragazza, quando quest’ultima si sente destinataria di una dichiarazione d’amore, può reagire in tre modi: dubitare della serietà della proposta vedendola non affidabile, non accoglierla perché non si sente attratta dal ragazzo, accettare e iniziare un cammino.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Se è vero quanto detto, perché questa storia di due vite intrecciate possa cominciare, non è sufficiente che la proposta sia vera e sincera, occorre anche che ci sia una attrazione reciproca: non è coinvolta solo la testa (la ragione), ma anche il cuore (gli affetti).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Non è forse così anche per con Dio? Certo la fede è fatta di parole vere, di un messaggio per noi da Dio che ci vuole bene e che desidera stare con noi stimolandoci a prendere una risposta nei confronti di questa proposta. Il primo passaggio quindi chiede a un giovane di prendere posizione nei confronti del messaggio di Dio riconoscendolo come vero o rifiutandolo come un inganno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Mentre la seconda posizione interrompe il cammino, la prima lo rimette in movimento verso un passaggio successivo dove la fede non può limitarsi al sì detto dalla nostra testa (ragione), ma chiede di verifica se nasce un interesse verso la proposta di Dio per noi o se essa ci lascia indifferenti. Qui parliamo di una vera attrazione affettiva, di fronte alla quale liberamente decidiamo che risposta dare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Credere in Dio quindi non vuol dire solo riconoscere come vere le cose che mi dice, ma “sentirsi” coinvolti in una sorta di innamoramento, di attrazione reciproca.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Arrivati al definire con parole piccole un mistero in sé grande, dove aver compiuto questo cammino, un giovane potrà arrivare anche a riconoscere nella propria vita da dove tutto questo ha avuto inizio. Certamente la fede è un atto ragionevole, libero e amante della persona che crede. Ma ancora prima e di più è un atto di Dio stesso il quale muove il cuore dell’uomo e lo rivolge a sé, apre gli occhi della mente e fa gustare la dolcezza nel dire di sì a Dio.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Detto a parole sembra tutto semplice, ma nei fatti non lo è. Abbiamo sulle spalle la pesante eredità della cultura moderna, che ci ha abituati a pensare fede e ragione come due grandezze esteriori e alternative. Si dà quasi per scontato che per ragionare non serve credere, e che credere è rinunciare a ragionare. Così però la ragione è ridotta a calcolo, la fede a salto nel buio, con il risultato che entrambe falliscono.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Per maturare nella fede, occorre guardarsi bene dall’opporre testa e cuore. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-16206332764697163792019-02-07T01:22:00.002-08:002019-02-07T01:23:30.777-08:00ADULTI IN CORSO - Amici, compagni, complici<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"></span><span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo quarto confronto ci soffermeremo a riflettere sulla dimensione dell'amicizia e del gruppo, nel periodo dell'adolescenza assumono il ruolo di nuova famiglia sociale nella quale maturano i valori di riferimenti e i comportamenti. Accanto a questa seconda famiglia se ne </span><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">affianca</span></span> anche una terza che è formata dalle relazioni del proprio mondo virtuale.</span><br />
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/8BY5kTZm19c/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/8BY5kTZm19c?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<span style="background-color: white;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span><br />
<a href="https://drive.google.com/file/d/1XWzIl8kfYWc4H7ezcY_F03NQSMNNCa9w/view?usp=sharing">https://drive.google.com/file/d/1XWzIl8kfYWc4H7ezcY_F03NQSMNNCa9w/view?usp=sharing</a><br />
<br />don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-23975555965894132712019-01-28T02:05:00.001-08:002019-01-28T02:05:25.906-08:00Gruppi e gruppo in adolescenza<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoOO87aFAnOQpe_dzdKMToNGV5XVmFMZ_Leuo0zyATf9o-672P2S72xcfvgD7NObYGyJCkqUzoIZ1J7z2hCKeAPO-5muD1CO5ELRBCw4nROlAMAuLzrslKqcT8oLhOQVH5TgkR53tKdhep/s1600/dinamiche-di-gruppo-gruppi-di-comportamento-di-gruppo-gruppo-insieme-per-ogni-altra-cricca-crescere-insieme-convivere-insieme-di-coesione-azioni-c99kma.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="194" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjoOO87aFAnOQpe_dzdKMToNGV5XVmFMZ_Leuo0zyATf9o-672P2S72xcfvgD7NObYGyJCkqUzoIZ1J7z2hCKeAPO-5muD1CO5ELRBCw4nROlAMAuLzrslKqcT8oLhOQVH5TgkR53tKdhep/s320/dinamiche-di-gruppo-gruppi-di-comportamento-di-gruppo-gruppo-insieme-per-ogni-altra-cricca-crescere-insieme-convivere-insieme-di-coesione-azioni-c99kma.jpg" width="320" /></a>Quando si parla con gli adulti, della loro vita, delle difficoltà e gioie, difficilmente si dedica tempo a parlare delle proprie relazioni amicali. Piuttosto i temi sono: lavoro, famiglia, passioni. Questo dice anche spesso della fatica di un adulto ad avvicinarsi con empatia e comprendere, l’importanza che ricopre per un adolescente sentirsi parte di un gruppo di amici liberamente scelto: gruppo informale dei pari.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
I ragazzi fra i dodici e i diciott’anni, anche se può sembrare diversamente, sono degli affamati di relazioni e in costante ricerca di amici. L’amico è per loro necessario per capire chi si è, ci deve essere. Altrimenti? Si rischia di rimanere in attesa nella vita e certe cose non farle mai, non si trova la voglia. Per vivere si aspetta l’amico, uno “simpatico”, termine che i ragazzi traducono in modi diversi e variopinti, rimane comunque colui del quale non mi interessa primariamente la bellezza, la bravura, la ricchezza, o cose del genere, ma la cui vita risuoni in consonanza con la mia. Sì proprio come uno strumento musicale che suonato insieme agli altri ti rendi conto se è accordato o meno allo stesso tono.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Se dovessimo chiedere a un ragazzo perché ha scelto di far parte di un gruppo e proprio di quello, la risposta sarà circa la seguente: perché mi trovo bene, mi sento a mio agio, siamo uguali tra noi, c’è intesa.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif; text-align: justify;">Sto parlando qua di quei gruppi definiti “informali” nei quali la partecipazione avviene per elezione reciproca, per scelta, con la partecipazione di entrambi i sessi. Capita quindi che vi possano essere anche delle “esclusioni, fenomeno credo non debba essere eccessivamente enfatizzato, ma compreso all’interno della fase specifica evolutiva tipica dell’età, essa avrà poi una sua evoluzione. Sta di fatto che una selezione esiste, essa non avviene solo da parte degli appartenenti nei confronti di chi vi ci voglia far parte, ma anche chi volesse entrare a un certo punto si accorge se quel gruppo fa per lui oppure no, portando quindi a un’autoesclusione.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Al suo interno si sviluppano fenomeni che portano a un certo “conformismo”, ma sarebbe un errore considerare come passivo l’apporto di ciascuno dei membri, così come il ritenere che in causa ci siano solo questioni affettive e non anche cognitive, il tutto volto anche a fenomeni di differenziazione che aiutano in singolo all’individuazione della propria identità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Questi gruppi sviluppano una vera e propria personalità, ossia sono non sono la semplice somma dei pensieri, decisioni, emozioni dei singoli, ma il gruppo in sé arriva ad averne.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Dall’altra parte della barricata ci sono i gruppi organizzati (istituzionali), hanno la caratteristica di essere di libera adesione senza selezione anticipata, riguardano tutto il mondo delle varie organizzazioni in campo giovanile fra le quali anche i gruppi parrocchiali, vi è la presenza di una figura guida (spesso adulta) che dà regole riguardo l’interazione del gruppo al proprio interno, è capace di favorire processi d’identificazione verso ideali e valori proposi dall’esterno. Al suo interno capita normalmente che si possano formare dei sottogruppi attraverso processi di differenziazione, caratterizzati da legami di amicizia, così da far sì che un gruppo istituzionale possa avere al suo interno uno o più gruppi informali, con la presenza anche di singoli con appartenenze invece ad altre realtà terze. La difficoltà e ridondanza dei termini nel spiegare la cosa, indica anche la complessità a entrare dentro dinamiche dove livelli di relazioni e rilevanza si incrociano fra di loro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Tutto questo mi capita di vederlo nei nostri gruppi parrocchiali, credo anche che una maggiore attenzione al senso del vissuto relazionale degli adolescenti ci aiuterebbe meglio a capire certi fenomeni, a dare un volto diverso all’abbandono post sacramenti, alla fatica a costruire gruppi, all’impegno mediato di educazione da una fraternità più ampia che deve fare i conti con i forti legami di amicizia e di scelta reciproca che occupano la vita dei nostri ragazzi che seguono logiche non stringentemente evangeli, comunque ancora in crescita e maturazione verso un di più di cui dobbiamo farci annunciatori e lenti costruttori.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Altro fenomeno che caratterizza il nostro vissuto pastorale relativamente recente, è la nascita delle Unità Pastorali, formate da più parrocchie affidate a uno stesso parroco, esse non sono riconducibili a un unico modello dipendendo da molti fattori che le costituiscono come tali. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Capita spesso di arrivare alla scelta, per necessità o convenienza, di decidere di rivedere la distribuzione e l’organizzazione dei gruppi giovanili secondo il camminino cominciate dalle comunità. Arriva così il momento del non sempre facile confronto dei gruppi fra di loro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Facilmente i gruppi parrocchiali di adolescenti, quelli che durano e resistono al tempo e alle ricerche intime che portano tanti a lasciare la casa del padre in stile “figlio prodigo”, sviluppano al proprio interno dinamiche di amicizia come un po’ sopra riportato. Così che quando arriva il momento di unire dei gruppi, il desiderio di farli incontrare può diventare un’evidenza di averli portati a scontrarsi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Quando gruppi diversi di avvicinano tra loro, si ha una riduzione delle differenza interne che porta ad aumentare quelle esterne. Il processo interno fa in modo di aumentare l’unità tra i membri e la sopravalutazione dei valori e degli ideali che informalmente ci si è dati. Questo può portare alla nascita di una conflittualità infragruppo che neutralizza i nostri tentativi di unione o incontro e dialogo tra gruppi diversi. La cosa si accentua ulteriormente quando gli obiettivi che proponiamo loro sono in conflittualità con quello che cercano o ritengo di ave bisogno. Per quanto le nostre motivazioni possano essere legate a una necessità non evitabile o a valori evangelicamente orientati, le cose possono tranquillamente non funzionare. Nasce una percezione negativa reciproca, che crea solidarietà interna e opposizione esterna.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Cosa fare? Un tentativo può essere quello di riuscire a trovare scopi comuni, percorrere la strada di un compito cooperativo capace di ridurre le ostilità, così da far nascere rapporti positivi, sperando che ciò contribuisca all’integrazione graduale delle personalità dei gruppi. Non date per scontato che la cosa sia così semplice come descritta. Unire gruppi diversi è quindi sempre un’incognita, di fronte a chi la vede sempre come una cosa buona, io pongo diversi punti interrogativi, spesso non compresi soprattutto dai genitori.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Giusto a conclusione del tutto vi posso narrare due storie: una di insuccesso e l’altra di parziale successo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Siamo nel periodo di preparazione alla GMG, è parso bene di coinvolgere i due gruppi, che per via dell’età della proposta, sono i destinatari preferenziali della cosa. Alle spalle hanno storie diversi, sensibilità cresciute in parrocchie da poco unite fra loro, età parallele, poche conoscenze fra loro. Il cammino viene condiviso tra i rispettivi educatori, già alcuni incontri di preparazione mostrano le diversità in campo. Proviamo a mettere il gemellaggio, la meta della GMG, il comune cammino come fondamenta di qualcosa di nuovo. Succede però, che né il viaggio fatto insieme, né le esperienze e parole ascoltate aiutano, anzi si crea una distanza sempre più accentuata. Passati diversi anni, provate altre cose, maturate altre scelte, l’incontro e l’integrazione ancora non è avvenuta, se non da parte di alcuni, ma che ha fatto sì di accentuare ulteriormente la specificità di ciascuno di essi. Non butto la spugna, si continua a provare, a invitare, a pregare. Si aspetta anche che il cammino di fede e umano di ciascuno porti a un dunque.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
La seconda storia ci porta a due gruppi con un anno di differenza fra loro, stessa parrocchia, stili un po’ differenti come è normale avendo educatori diversi. Fra loro si conoscono, hanno condiviso anche il sevizio di animatori al Grest, mantengono però frequentazioni diverse molto caratterizzate dall’appartenenza al proprio gruppo. In vista del campo estivo, si decide di fare ad entrambi la stessa proposta, che quindi li porterà per una settimana condividere viaggio, attività, mensa, stanze, preghiera, riflessioni e tutto quello che ne segue. L’obiettivo concreto dell’esperienza facilita il lavoro fra loro, non che tutto sia stato semplice, ma pian piano si fanno esperienze per gruppi misti, si discute insieme e via così. Viene quindi giudicato come un successo. La stessa cosa si ripete anche nella due estati successive, sempre con un discreta collaborazione che sembra migliorare. Nel frattempo ciascuno continua durante l’anno il proprio cammino. Si arriva però al momento, guidato dalla necessità, di unire i gruppi. Quello dei più grandi (con una maggiore coesione) accoglie la cosa (non che ne siano stati entusiasti), dai più piccoli si staccano alcune figure che per via di frequentazioni simili hanno maggiori legami e saltano su abbastanza alla svelta. Gli altri, visto il “morire” del gruppo, perdono di motivazione al continuare il cammino e nell’investimento di nuove forze necessarie per la costruzione di qualcosa di nuovo. Il tentativo di proporre loro altro finisce in nulla.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Lo scioglimento di uno dei gruppi, chiama in causa anche la via con la quale un adolescente si sente parte della Chiesa, della comunità: è la via del gruppo. Una modalità che con il tempo evolverà e troverà nuove espressioni, ma per ora credo proprio che sia così. Mi fermo però qua, il resto si vedrà.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Quanto ho scritto è per cercare di capire meglio, entrando dentro i perché i nostri adolescenti hanno una tale fame e sete di amore vissuto nella forma dell'amicizia, come questo possa favorire o ostacolare quanto portato avanti dalla pastorale. Di ricette in tasca non ne ho, credo però che comprendendo meglio si posa decidere di incamminarsi insieme provando nuove strade.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<br /></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-45383635590022146472019-01-19T00:21:00.002-08:002019-01-19T00:22:06.089-08:00Omogenitorialità<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2aLd1hbVPQKVb7iwT9V4x5k0jUXa5qLcnGZtqCdb4DTO3ZynE5MkwDL_p-mJ6CQjD7_QWmWzDvL2ukIPM37y8W2pcOrLk3FVa2sFPAlgc9YPITu69edHa3Wm4z_h0gcVEYVpQHBx1CKIW/s1600/Omogenitorialita%25CC%2580.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2aLd1hbVPQKVb7iwT9V4x5k0jUXa5qLcnGZtqCdb4DTO3ZynE5MkwDL_p-mJ6CQjD7_QWmWzDvL2ukIPM37y8W2pcOrLk3FVa2sFPAlgc9YPITu69edHa3Wm4z_h0gcVEYVpQHBx1CKIW/s320/Omogenitorialita%25CC%2580.jpg" width="320" /></a>Entro in punta di piedi dentro questo tema, consapevole che chi legge possa legarvi propri vissuti, non desidero essere invadente e neanche giudicante nei confronti di quanti possano sentirsi chiamati in causa. La riflessione che in questi anni sto portando avanti, il modello antropologico che ne emerge, l’incontro con tanti ragazzi e genitori, le nuove sfide che il pensiero contemporaneo accendono, l’attualità di certi interventi istituzionali: tutto questo mi accompagna nel desiderio di dare un contributo al tema in oggetto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Credo occorra evitare le battaglie sui dati delle ricerche, con onestà occorre riconoscere che i risultati sono contradditori e discussi, mediano visioni ideologiche da entrambe le parti, tanto vale quindi portare la discussione oltre un piano solo tecnico . <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Come mi è capitato in altri mie interventi, dovendo scegliere, decido di stare dalla parte del bene dei ragazzi: è questo che mi muove. Lo dico soprattutto per quelle volte, in cui casi specifici sono stati usati per affermare un diritto individuale di qualsiasi coppia a fare da genitori, il diritto quindi ad avere un figlio. Io giro la questione: il diritto del figlio ad avere accanto figure genitoriali che lo accompagnino nel lungo cammino di crescita. Lo dico per il grande rispetto e considerazione che ho per il ruolo importante assunto dai genitori accanto a un ragazzo, con tutte le ricadute sul suo futuro. Non è possibile evitare di porsi la questione in oggetto.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif;">Personalmente credo che il diventare padri e madri, anche adottivi o per via di mezzi surrogativi di vario genere, non sia mai un diritto da esigere, ma sempre un dono. Esso non può esaurirsi e sostenersi da solo all’interno della coppia, dovendo trovare anche fuori da sé la propria origine. Per quanto mi riguarda, come uomo di fede, esso viene sostenuto da un progetto che va oltre la persona umana, chiamando in causa Dio stesso. </span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Coppie omogenitoriali posso essere bravi genitori, in ogni caso non è possibile nascondere il fatto che il loro esistere chiama in causa uno dei presupposti delle varie correnti di pensiero della psicologia clinica, ove si ritiene che lo sviluppo della personalità sia necessaria la presenza di genitori di sesso diverso.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Si aprono quindi tanti interrogativi, segno di una ricerca tutt’altro che definita, che chiama le scienze umane a continuare il proprio cammino e che permette a noi di contribuire con le nostre riflessioni.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Che influenza può avere tutto questo sul bene dei ragazzi? Ricordo che questa vuole essere la pista alla quale aggiungere miei riflessioni. Mi spiace verificare, che non esistono sufficienti prove empiriche che possano sostenere una presa di posizione basata su una pratica che non è ancora in essere, anche gli studi spesso proposti a sostegno della omogenitorialità, sono internamente alla stessa scienza soggetti a contradditorio. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Un ragazzo si trova a crescere dentro a una coppia nella quale non è rappresentata la complementarietà di entrambi i sessi, questo credo ponga una questione riguardo al riuscire a comprendere la realtà delle proprie origini così come della propria identità futura. Si sono scritti fiumi di parole in abito pedagogico e psicologico, riguardo l’importanza (a volte a seconda dell’età) della centralità del contributo della presenza del padre (maschio) e della madre (femmina) per la maturazione di certi aspetti dell’identità del figlio; mi sembra a volte che di fronte alla questione in oggetto diventino parole dimenticate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Credo che a un figlio in crescita, debba essere offerto, per il suo bene, la possibilità di elaborare e riconoscere le differenze che esistono nella vita e nella natura tra maschi e femmine, con accanto una bigenitorialità alla quale corrisponda la presenza di due figure differenziate sul piano dell’identità di genere, a cui corrisponda anche una specifica identità di ruolo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Tanto è stato scritto sul ruolo del contatto tra il corpo della madre e quello del bambino, non credo che la semplice sostituzione con un corpo maschile possa colmare la cosa. Senza considerare i diversi studi che affermano come dal punto di vista dello sviluppo cognitivo ed emotivo, l’apporto che i due ruoli genitoriali danno è differente a seconda del genere di appartenenza. Non credo sia possibile scollegare la funzione materna e paterna dalla rispettiva appartenenza al genere femminile e maschile.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
L’amore del genitore per un figlio è senz’altro importante, ma non è sufficiente, è la base del rapporto che però poi cresce seguendo la struttura del funzionamento della nostra mente e del nostro corpo. Per questo affermo il diritto di un ragazzo a crescere con accanto una madre e un padre. Troppe volte le circostanze della vita anche oggi non lo permettono, in seguito anche all’aumento di famiglie separate. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Seppur consapevole che non sia detto che famiglie “tradizionali” siano sempre in grado di fornire un adeguato accompagnamento al figlio, credo che permanga ugualmente l’attenzione al suo bene, di non creare una scissione tra l’aspetto genetico-biologico e quello affettivo-relazionale.<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-82476800041682024792019-01-03T01:06:00.002-08:002019-01-03T01:07:58.943-08:00ADULTI IN CORSO - La vita è già stupefacente<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span><span style="background-color: white; font-family: "arial" , "tahoma" , "helvetica" , "freesans" , sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"></span><span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo terzo confronto ci soffermeremo a riflettere sul </span><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">vasto mondo delle sostanze psicoattive (fumo, </span></span></span><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">alcool, droga...), cercando di entrare in contatto sui motivi e le ricerche di senso a volte non espresse dai nostri ragazzi... cercheremo di capire.</span></span><br />
<span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/ozVkM6R5YYc/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/ozVkM6R5YYc?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span><br />
<a href="https://drive.google.com/file/d/1Hvkv6RUGBnRvBWW3VwEenEM-lHfXQXDH/view?usp=sharing">https://drive.google.com/file/d/1Hvkv6RUGBnRvBWW3VwEenEM-lHfXQXDH/view?usp=sharing</a><br />
<span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-78787098097049959742018-12-12T03:01:00.000-08:002018-12-12T03:03:51.862-08:00Messa dei Giovani<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj20194nsqtFwcnqqr-n0tI82vH-hvbLdvVZHl_NMM71Q30-KdU4U-oY8ZWMMUpBtrsVr-seA3C-dUsBGbq9mniBEKqJGrIUgg2SJamaShR9kzTRfGcOQ-8d1wjTOkMszX2JmbpJFvWgOB_/s1600/Senza+titolo.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj20194nsqtFwcnqqr-n0tI82vH-hvbLdvVZHl_NMM71Q30-KdU4U-oY8ZWMMUpBtrsVr-seA3C-dUsBGbq9mniBEKqJGrIUgg2SJamaShR9kzTRfGcOQ-8d1wjTOkMszX2JmbpJFvWgOB_/s320/Senza+titolo.png" width="320" /></a>Stiamo sperimentando, con i ragazzi dalle 3 media alle 5 superiore, messe (feriali e festivie) celebrate apposta per loro, che li vede animatori della liturgia e destinatari particolari per quanto riguarda linguaggi e segni usati.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<a href="about:invalid#zClosurez" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"></a>La proposta non arriva come un qualcosa di occasionale buttato un po’ lì per provare qualcosa di nuovo, è dentro una riflessione più ambia riguardo i cambiamenti intervenuti nel mondo giovanile di questi anni e nato dal confronto con i loro educatori.<br />
Il tema proposto non è nuovo nel suo genere, non vuole ricalcare necessariamente tentativi fatti nel passato. Agli adulti l’argomento proposto potrebbe richiamare il movimento nato nel post concilio riguardo la Messa Beat e per citare un autore fra tutti, Marcello Giombini. Era la volontà di dare ai giovani un modo di pregare cantando secondo criteri vicini alla loro vita (sia come strumenti e melodie, che con la gioia che li caratterizzava).</div>
<span style="font-family: calibri, sans-serif; text-align: justify;"></span><br />
<a name='more'></a>Con il passare del tempo questo fenomeno, come altri nati nel desiderio di sperimentare l’aria nuova emersa dal concilio, pian piano si spense, come forse è giusto. I figli non sono come i padri, il rinnovamento rimane sempre tale e non si può sedimentare in un unico modello che in quanto umano ha anche le caratteristiche di essere storico e di diventare storia. <o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Non si tratta di riattivare quel rinnovamento della Chiesa, in particolare della sua pastorale in quanto anch’essa sempre collocata storicamente e socialmente. Si tratta di ridare ai filgi le opportunità che furono offerte ai padri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Ritengo che la musica moderna, nei suoi strumenti e composizioni, debba tornare ad avere il suo ruolo per aiutare le persone, in particolare i giovani, a pregare. La speranza è che a livello di Chiesa Italiana, sulla scia anche del recente Sinodo sui Giovani, si arrivi a un aggiornamento delle norme che disciplinano il canto liturgico e l’uso degli strumenti in esso. Nell’immediato post concilio, la CEI intervenne in materia con un documento (LA «MESSA PER I GIOVANI» - Nota della Commissione episcopale per la liturgia, Roma, 23-24 febbraio 1970), molto aperto e accogliete, credendo che dopo diversi decenni, sia possibile ampliarlo nei suoi intenti, alla luce anche del cammino fatto dalla Chiesa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Comprendo che il promuovere messe per i giovani, soprattutto festive, possa cozzare contro il giusto principio che la Messa debba radunare tutta la comunità in modo trasversale nei diversi doni ed età, come sia importante lavorare sul senso comunitario del celebrare e sia importante educare i giovani a un inserimento pieno nella comunità liturgica, specialmente domenicale. Considerando tutto ciò, ma anche una maturità nella fede ancora da accompagnare con attenzioni particolari, il fatto che i giovani siano uniti e collegati fra loro da sensibilità particolari culturali e sociali tipiche della loro età e diverse da quelle del passato, è opportuno poter definire un cammino progressivo verso l’ideale sopra descritto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
In un momento storico dove la Messa vede una grande disaffezione da parte dei giovani, è pastoralmente opportuno fare alcuni esperimenti e giungere a compromessi, per attuare esperienze dove le nuove generazioni possano riscoprire le parole e i gesti della liturgia come vicini a loro, attraverso una inculturazione prossima alla loro sensibilità. Parlo della possibilità di poter avere, una volta al messe e in occasione di incontri a loro dedicati, l’occasione di riunirsi per la celebrazione domenicale o feriale, non perché sia fine a sé stessa, ma come cammino perché la bellezza e la novità di cui i giovani sono portatori, possa diventare un bene per tutta la comunità. Non si tratta di cambiare le norme liturgiche del Messale, ma di poterle adattare alla situazione specifica dell’età di chi si ha davanti, all’ambiente della celebrazione, così come alla sensibilità e agli interessi che emergono.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt; text-align: justify;">
Il tutto non nasce come un “trucco” per far venire i giovani a messa o un semplice “piegarsi” alle loro richieste, è piuttosto un esperimento pastorale che ha il fine di educare alla liturgia e alla Messa in un modo vicino a loro, perché i giovani si sentano parte della Chiesa, che in ogni parte del mondo celebra il mistero di Cristo. Fedeltà quindi alle norme previste, ma nel tentativo vero di adattarle alla loro età e alla loro psicologia.<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-55143364811483537282018-12-05T06:22:00.002-08:002018-12-05T06:22:55.876-08:00Bocciato! E adesso?<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLAgmYT6LCVL9Ra7XgkvITv00p3yrBE6oAHijacohP5jy3Tj0rGQbEYjghBPXWJQJyD33ugQQmb9HRJh260mMYQCDPrrq2nWgRQ1x43B12gEkX0rQWM8kuVlTCECvDqIq34a3lGO_cKxJc/s1600/bocciatura-593x443.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="220" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLAgmYT6LCVL9Ra7XgkvITv00p3yrBE6oAHijacohP5jy3Tj0rGQbEYjghBPXWJQJyD33ugQQmb9HRJh260mMYQCDPrrq2nWgRQ1x43B12gEkX0rQWM8kuVlTCECvDqIq34a3lGO_cKxJc/s320/bocciatura-593x443.jpg" width="320" /></a>A volte capita, anche dopo speranze basate sull’impegno degli ultimi momenti volto a evitare questo giudizio finale. Sembra che ai ragazzi non interessi più di tanto, minimizzano con un modo di fare un po’ “superiore”. Ma se si va oltre l’apparenza di una certa arroganza, si vede come sotto c’è ben altro. Ci troviamo davanti a un ragazzo che soffre, ferito. Sì la bocciatura è conseguenza di un anno oggettivamente andato male, non c’è niente da dire, però sotto sotto personalmente lo si vive come un fallimento di cui vergognarsi. Per questo non occorre aggiungere dolore a dolore, tenendosi lontani da più o meno impliciti riferimenti al fatto che quanto accaduto possa averci deluso, del resto non siamo noi a essere stati bocciati quindi, per il momento, lasciamo da parte le nostre sofferenze e mettiamo al centro quelle dell’adolescente.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
L’impegno è cercare di capire i motivi del perché ci si è arrivati, questo ci permette di decidere anche quale strategia mettere in campo adesso e per il prossimo anno. Qualcosa di storto deve esserci stato, occorre che salti fuori anche se non è mai facile confrontarsi con i propri errori (o quelli del figlio). Evitiamo di nasconderci dietro a facili escamotages, che sicuramente aiutano a placare il dolore, ma non a decidere il meglio da fare. Sì forse gli insegnati sono stati un po’ severi, potevano avvisare prima, noi potevamo stare più attenti, seguirlo di più, ma non può essere solo questo. Qualcosa deve essere andato in modo diverso rispetto i progetti fatti a inizio anno.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: cambria, serif;">Nei casi di problemi scolastici è importante anche allargare l’orizzonte, non sempre viene in mente che il problema potrebbe essere altrove, è sempre rischioso leggere la vita dei nostri adolescenti come fatta un po’ a “fettine”, tanti pezzetti di vita ed esperienze considerate un po’ separate le une dalle altre. Le difficoltà possono essere a casa, nel gruppo di amici, in questioni legate al proprio sviluppo.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non è semplice per un ragazzo trovarsi a casa da solo, di fronte a un’intera apparecchiata di libri e quaderni, riuscire a darsi un metodo organizzando il proprio studio, soprattutto se il tutto si svolge in un silenzio al quale non sono abituati. Del resto è un po’ così che lo abbiamo cresciuto e voluto: immerso in tante attività di vario genere e in compagnia di tanti amichetti. Proprio per questo, a volte ho assistito a grossi miglioramenti per il solo fatto di aver affiancato a un ragazzo un “tutor”. Lo chiamo così perché non è necessario che sia un luminare delle ripetizioni o tecnico della materia da recuperare, può essere un giovane studente universitario che sta lì con lui, lo aiuta un po’, non si sente solo e lo stimola nell’andare avanti dandosi uno stile. Non dico che sia sempre la soluzione, ma a volte basta. Così come lo studiare in biblioteca o a casa di un amico, cose normali un po’ di tempo fa, oggi meno usate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E pensare di cambiare scuola? Non è da esclude a priori, però non percorriamo questa strada come automatica, guidati da una sorta di ansia insita in noi adulti che ci spinge a dover per forza fare subito qualcosa sistemando le cose. Certo lo facciamo nella speranza che il ragazzo sia più seguito o possa trovare materie più adatte a lui, ma non è detto che sia la soluzione giusta, in base a quanto detto sopra, dipende dal perché si è arrivati qui. Occorre ricordare che, in certi casi, il cambiare scuola può essere vissuto dall’adolescente come l’aggiungere un fallimento ulteriore a quello già avvenuto con la bocciatura. Senza considerare che la scuola non è solo istruzione, ma sempre di più luogo di relazione che contribuisce al cammino di maturazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Sarebbero servite più punizioni durante l’anno? Dipende cosa s’intende, quelle dirette a togliere qualcosa (cellulare, amici, soldi…) possono assumere domesticamente un senso, ma non servono per stimolare l’impegno del ragazzo a fare meglio, diverso è il caso d’interventi che invece richiedono una “riparazione” attiva (aiutare un ragazzo più piccolo, fare volontariato, lavori domestici…).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E la scuola? Potrebbe interessarsi maggiormente di quel numero di alunni, in aumento, che lasciano la scuola non perché svogliati o seguiti male dalla famiglia, ma perché soffrono e si vergognano del loro essere studenti, dei risultati ottenuti e delle delusioni date agli adulti in questo campo. Parliamo del rischio di dispersione scolastica, è una sfida che chiede di rivedere e reinterpretare i criteri di valutazione e di accompagnamento dello studio, perché un ragazzo che soffre, non è meno dotato o capace di uno che è più avvantaggiato da un punto di vista di cammino di maturazione. Per questo sarebbe il caso di rivedere i famosi “tabelloni” di fine anno appesi alle porte della scuola, rischiano di separare i due cammini che la scuola dovrebbe sempre tenere uniti: istruzione ed educazione. Non metto in dubbio che i giudizi dati dagli insegnati siano oggettivamente giusti, ciò che non è giusto è l’umiliazione che si rischia di far provare al giovane. Tutto questo perché non basta comunicare una cosa, occorre anche spiegarne il perché e non darlo per scontato, così anche come fornire sostegni per le materie insufficienti.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E i genitori? Cercare di evitare scene da “fine del mondo” dimenticandosi che il figlio già soffre per quanto accaduto. Non serve però sdrammatizzare troppo, perché in fin dei conti è avvenuta una piccola calamità fonte di delusione. Non usare frasi del tipo “mi ha deluso” o “da te non me lo aspettavo”. Cercare di creare un po’ di distanza dall’accaduto, il giusto che serve per mettersi nei panni del ragazzo e ricordargli che è stato bocciato come studente, non come persona e figlio (e ricordarsi che non è una bocciatura per il genitore). Non si tratta di far finta che la scuola non sia importante, ma considerarla non come l’unica cosa determinante nella vita, cercare di capire i perché di quanto accaduto e pensare insieme cosa fare. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria, serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-44209634183526515642018-11-28T23:50:00.002-08:002018-11-28T23:50:34.737-08:00Perché i ragazzi non vengono più?<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeP7E8dVElGS1rCipNBBhLEYZCbpbib6_0aHYfZSASoTbz3I4GxAlc1zmEsuZtAitc_kUpQU7pmcxrgQedzdusrK7qApDKzJqPvs6vMtgwudmVHJLtIg7MDwz5m03zvM-voXbJOJNw0Xf8/s1600/giovani-ragazzi_2009292-CC0.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="192" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgeP7E8dVElGS1rCipNBBhLEYZCbpbib6_0aHYfZSASoTbz3I4GxAlc1zmEsuZtAitc_kUpQU7pmcxrgQedzdusrK7qApDKzJqPvs6vMtgwudmVHJLtIg7MDwz5m03zvM-voXbJOJNw0Xf8/s320/giovani-ragazzi_2009292-CC0.jpg" width="320" /></a>In passato si è lavorato tanto per offrire luoghi accoglienti per i ragazzi, anche associazioni di vario genere e amministrazioni pubbliche si sono mosse in questa direzione. Penso in particolare alla Chiesa ricca di oratori, campi da calcio o altri sport, saloni, cinema e chi più ne ha più ne metta. Abbiamo continuato ad andare avanti così per un po’ fino a quando ci siamo accorti che qualcosa non andava, c’era un calo della frequenza, in molti casi si è risposto costruendo altre cose nuove e investendo su professionisti che potessero abitare questi luoghi facendone anche una eccellenza nel campo dell’accoglienza delle giovani generazioni. Eppure le strutture e le iniziative tardano a riempirsi, non corrispondono alle aspettative del mondo adulto che le aveva costruite e programmate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Veniamo all’oggi, se apriamo gli occhi e vogliamo vedere, incontriamo ragazzi (medie e primi anni delle superiori) la cui vita è alla ricerca di un gruppo di amici dove abitare, perché è lì nell’incontro con l’atro che trova sé stesso. Desiderano vivere però in gruppi che hanno la peculiarità della spontaneità, ossia informali.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif;">Questa “novità”, non sempre colta nelle sue conseguenze che forse potevano essere previste, ha contribuito alla situazione che viviamo oggi, ossia di attività e luoghi pensati per gli adolescenti, ma da loro ormai poco abitati perché non più adatti ad accoglierne le ricerche, inoltre non sempre disposte a dare spazio per essere “colonizzate” da gruppi un po’ fuori dal nostro controllo.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Del resto l’appartenenza a un gruppo ha una forte importanza evolutiva, a cui corrisposte una grande ricerca di rispecchiamento e consenso, questo avviene sempre prima rispetto al passato. Inoltre, progredendo verso la pienezza dell’adolescenza, appare sempre più come un fenomeno sociale non trascurabile: la centralità del gruppo di amici, con gli aiuti e i rischi che si porta dietro.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Mi è già capitato in passato di parlare di come i ragazzi vivono un’appartenenza a due famiglie<a href="applewebdata://A1A7575D-4AF7-4C0E-A288-D43A68426873#_ftn1" name="_ftnref1" style="color: #954f72;" title=""><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></span></span></a>(in realtà tre), quella naturale e quella sociale (a cui si aggiunge quella virtuale). Del resto il nostro mondo organizza la vita dei ragazzi prevedendo che passino molto del loro tempo insieme ai loro coetanei, per loro diventa quindi normale confrontarsi con loro e prendere decisioni, interpretando insieme questo mondo. Gli adulti, con gli spazi pensati da loro, diventano qualcosa di secondario.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Perché non diventi altrettanto il nostro occuparci di loro occorre superare il lamento generale per l’assenza dei giovani. I ragazzi ci sono, anche intorno alle nostre parrocchie, mi capita però di parlare con alcuni preti e mi sento dire che non hanno tempo, così anche giovani educatori anch’essi con una vita impegnata in tante cose, per non parlare di chi pur avendo famiglia prova a spendersi nel campo dell’educazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Così si fatica nel trovare chi possa affiancare gli adolescenti nei cammini educativi e di servizio, sia perché non è semplice stare accanto a essi, sia perché “non abbiamo tempo”. A me può star bene che lo si dica, però poi non accetto che ci si lamenti che i giovani non ci sono anche perché non è così.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Può capitare che i giovani non ci siano in contemporanea con te, però poi ci torni e li trovi durante l’allenamento alla società sportiva, negli incontri che si fanno durante la settimana, negli momenti e percorsi offerti dal mondo associazionistico dedicato loro, a scorrazzare liberamente negli spazi per noi anonimi ma per loro pieni di significato. Questo senza contare tutti quei luoghi non della Chiesa che comunque portano avanti un’attenzione per le giovani generazioni, prime fra tutte la scuola, habitat ormai obbligato fino a una certa età e comunque scelto da molti fino ad arrivare alle porte dell’età matura.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
A volte mi chiedo perché siamo così testardi da volerci inventare sempre qualcosa di nuovo per attirare i ragazzi da noi, quando sarebbe così semplice andare da loro dove già si trovano e passano la loro vita, basta sceglierlo lasciando da parte altro sia a livello d’impegni che di gestione di strutture.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Se la Chiesa desidera investire in questo campo pastorale è necessario che nascano nuove figure pastorali (educatori, preti, suore, diaconi) che non trovano in una parrocchia il proprio riferimento ministeriale principale, ma nel servizio alle giovani generazioni lì dove sono: scuole, oratori, associazioni ecclesiali e non, luoghi del divertimento, società sportive, comunità di recupero, centri di accoglienza per gli immigrati… <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
È il caso di fermare la fantasia nel crearne nuovi cammini e struttue, chiedendoci se siamo disposti a farci carico dei tanti ragazzi che ci passano fra le mani. Ci viene chiesto di riprendere e ridefinire gli obiettivi della nostra pastorale che non possono più rimanere ancorati al passato né a modelli abituali di pensiero ormai disincarnati. Adottando una logica di evangelizzazione attenta al concreto, che sappia far camminare insieme le diverse forze presenti nel tessuto ecclesiale, creando rete con il variegato mondo educativo della nostra società sapendo far tesoro delle tante indagini prodotte, chiamando a rapporto l’intera comunità cristiana responsabile del compito.<br />
Occorra rivedere la figura stessa dell’educatore cristiano; se si desidera incontrare i giovani nei loro luoghi di vita, occorre accettare di non avere subito pronto il proprio gruppo ristretto, ma rimanere aperti a tutto il territorio, il cui obiettivo non è innanzitutto “riempire” le chiese. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non parliamo di una presenza portata avanti da professionisti del sacro o “addetti al lavoro”, occorre che tanti, non sempre i soliti, siano coinvolti in un processo di animazione capace di mettersi in ricerca dei tanti che non desiderano frequentare un gruppo, una liturgia o altre attività nelle quali solitamente come Chiesa organizziamo la nostra pastorale. Questi animatori dovrebbero condividere il sogno, o almeno accettarlo, di vivere “dispersi” sul territorio per incontrare i giovani che vi transitano, offrendo il messaggio di vita di Gesù e a qualcuno di loro (per chi è pronto e lo desidera) il poter entrare a far parte di una comunità. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Animatori molto diversi al proprio interno, uniti dal fatto che la vita dà loro la possibilità concreta di passare tempo con i ragazzi: genitori, allenatori, insegnanti, preti, suore, gestori di locali, assessori, personale ausiliario scolastico, ecc.<o:p></o:p></div>
<div>
<br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 10pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="applewebdata://A1A7575D-4AF7-4C0E-A288-D43A68426873#_ftnref1" name="_ftn1" style="color: #954f72;" title=""><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span style="font-size: 10pt;">[1]</span></span></span></a><span class="MsoHyperlink" style="color: #0563c1; text-decoration: underline;"><a href="http://donpaolotondelli.blogspot.com/2015/11/le-tante-famiglie-in-cui-abita-un.html" style="color: #954f72;">http://donpaolotondelli.blogspot.com/2015/11/le-tante-famiglie-in-cui-abita-un.html</a></span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="font-family: Calibri, sans-serif; font-size: 10pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
</div>
</div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-73818188788198557662018-11-22T00:55:00.002-08:002018-11-22T00:55:50.170-08:00ADULTI IN CORSO - Nativi digitali<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br style="font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;" /><span style="background-color: white; color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span><span style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"></span><span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo secondo confronto ci soffermeremo a riflettere sulle differenze di una generazione che è nata già immersa nel digitale </span><span style="caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">rispetto a noi adulti che siamo più "</span></span></span><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">importa" o immigrati in questa mondo. Cercheremo un approccio privo di pregiudizi riguardo il "virtuale", soppesandone in tal mondo gli aspetti problematici ma anche quelli positivi.</span></span><br />
<span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/FTT4y_HhD4U/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/FTT4y_HhD4U?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span>
<span style="background-color: white; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14.850000381469727px;"><span style="color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<span style="background-color: white; caret-color: rgb(17, 17, 17); color: #111111; font-family: roboto, arial, sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span><br />
<a href="https://drive.google.com/open?id=1zV35-6tHa_ThxWBX9NNOXsJD9whSZCrG">https://drive.google.com/open?id=1zV35-6tHa_ThxWBX9NNOXsJD9whSZCrG</a>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-75253040307990926472018-11-16T08:58:00.000-08:002018-11-16T08:58:14.504-08:00AAA Adulti cercasi<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZpAxLBiZCLhSfNsmi0oNolygez-n0RXSMLDArJptFXBr_OLgh1_QUi-iLuszg0s1SVVNW-7_rn3JNPfMqCVDko465GaNIeT0TuY8VKoTqT4fc0OBBWByakRCzqecviIXOT0gVA17ea-Ww/s1600/cercasi_adulti_locandina_A3-724x1024.png" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="259" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZpAxLBiZCLhSfNsmi0oNolygez-n0RXSMLDArJptFXBr_OLgh1_QUi-iLuszg0s1SVVNW-7_rn3JNPfMqCVDko465GaNIeT0TuY8VKoTqT4fc0OBBWByakRCzqecviIXOT0gVA17ea-Ww/s320/cercasi_adulti_locandina_A3-724x1024.png" width="320" /></a>C’era una volta l’adolescente che voleva fuggire dalla famiglia, “uccidere” il padre e lottare contro lo strapotere rappresentato dagli adulti. C’era una volta, ma ora non c’è più. I ragazzi di oggi, pur mantenendo il desiderio di una necessaria emancipazione dalla famiglia di origine, hanno però cambiato il proprio sguardo nei confronti degli adulti e della loro presenza lungo il cammino di crescita.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Oggi i ragazzi sono attenti cercatori di figure capaci di riferimento sulle quali poter fare affidamento, non si accontentano certamente del primo che passa per la strada, cercano competenza, passione e impegno per potersi fidare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Adulti competenti che possono entrare autorevolmente in gioco in tante situazione critiche attraversate dagli adolescenti, per dare il proprio contributo al cammino di relazioni tanto centrale per la vita di oggi, nel quale non sempre i nostri ragazzi sanno ben regolarsi, che presenta eccessi di ricerca di riconoscimenti e di potere sugli altri, dove la visibilità è importante per ottenere popolarità, dove il conflitto può fare del male. </div>
<a name='more'></a><span style="font-family: calibri, sans-serif;">Non solo c’è spazio per gli adulti, ma ce n’è bisogno. Certo non tutti sono visti dai ragazzi come “autorizzati” a ficcare il naso in queste cose. Come dicevo ci troviamo in un periodo dove la maggiore importanza data alle relazioni amicali guida verso un progressivo svincolarsi dai legami e dalle norme dei genitori, eppure quando trovano un adulto competente (insegnate, prete, allenatore, parente) se lo tengono stretto. Diventa un punto di riferimento per tante questioni: aver informazioni, condividere dubbi, usarlo come punto di riferimento nella crescita e come rassicurazione che è possibile farcela in una crescita dalla quale sembra tanto difficile uscire fuori indenni.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Se guardiamo indietro nel tempo, tutto questo rappresenta una grande responsabilità e un grande dono offerto alla comunità adulta per farsi accompagnatori dei ragazzi. Oggi i ragazzi non hanno più paura degli adulti, questo permette l’aprirsi a relazioni significative o all’opposto di profonda insignificanza.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Relazioni basate sulla forza coercitiva di un’autorità data dall’alto o sulla paura delle punizioni, non fanno più presa sulle nuove generazioni (una spavalderia che a nostri occhi a volte dà da fare), così come faticano a sentirsi in colpa dopo aver commesso qualcosa di sbagliato (è una cosa che viene da lontano che non possiamo trattare qui).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
La prospettiva per noi adulti, se vogliamo diventare significativi nella vita dei ragazzi, è ben delineata: essere competenti, incorruttibili, spendere tempo cuore e mente per i ragazzi, farle sentire ricercati e voluti, vivere l’essere adulti come vocazione educativa. Un primo traguardo è raggiunto, anche se a parole è facile descrivere questa nuova impostazione, si tratta ora di metterla in pratica, nella fantasia e nelle relazioni concrete che ciascuno di noi vive.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non credo di esagerare dicendo che adulti del genere sono capaci di affascinare i ragazzi, attraverso la passione per quello che fanno, non solo che ne abbiano la conoscenza, ma perché credono veramente in quello che dicono, disposti a condividere il sogno che è possibile realizzare quello in cui si crede e che questo può cambiare il mondo. Forse figure un po’ fuori dal comune, che il mondo a volte definisce “fuori si sé”. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
I ragazzi si avvicinano perché percepiscono come questo tipo di umanità sia capace di accoglierli senza giudicarli, guidarli senza obbligarli, proporre senza voler raggiungere secondi fini, capaci di non dare sempre ragione ma correggere nella ricerca della verità.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Calibri, sans-serif; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-36996831600495196442018-11-09T00:47:00.000-08:002018-11-12T01:04:14.610-08:00ADULTI IN CORSO - Hai la testa vuota?! Il cervello dell'adolescente<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">ADULTI IN CORSO: una serie di incontri per genitori, educatori, insegnanti e tutti coloro che hanno a che fare quotidianamente con gli adolescenti. Non abbiamo le soluzioni a tutto, ma almeno certe cose le si possono almeno capire.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif; font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span>
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">In questo primo confronto ci soffermeremo su come funziona il cervello dell'adolescente, questo infatti aiuta comprendere meglio certi comportamenti dei nostri ragazzi, non legati a cattiva volontà, ma al fatto di non essere ancora maturi e quindi non riuscire a fare certe cose che per noi adulti sono tanto scontate.</span></span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/S5CgXzcZmUI/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/S5CgXzcZmUI?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="background-color: white; caret-color: rgb(17, 17, 17); font-size: 14px; white-space: pre-wrap;">Qui sotto il link per scaricare le slide usate durante l'incontro:</span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><a href="https://drive.google.com/file/d/14epyLJOPR4AF1KCushkm4spIvphMjC36/view?usp=sharing">https://drive.google.com/file/d/14epyLJOPR4AF1KCushkm4spIvphMjC36/view?usp=sharing</a></span></span></span><br />
<span style="background-color: white;"><span style="color: #111111; font-family: "roboto" , "arial" , sans-serif;"><span style="font-size: 14px; white-space: pre-wrap;"><br /></span></span></span>don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-41419217518828800782018-11-02T10:15:00.003-07:002018-11-02T10:16:57.018-07:00Mettersi in mostra a tutti i costi?<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3k857bJ3v1yPYNeZzn-TyYpVKbS8G7rBTnzoVPS6hvt2IPk0B3XhJR6P5CL45isMl8N8h6sILvFtaA4oJknV3Z5tbnaYwIQRqzFAfhe_hCGM-87w-8XPOzyHOE-hwx1L9hwFTylA0N7vx/s1600/slider-1.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="165" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3k857bJ3v1yPYNeZzn-TyYpVKbS8G7rBTnzoVPS6hvt2IPk0B3XhJR6P5CL45isMl8N8h6sILvFtaA4oJknV3Z5tbnaYwIQRqzFAfhe_hCGM-87w-8XPOzyHOE-hwx1L9hwFTylA0N7vx/s320/slider-1.jpg" width="320" /></a>Nelle mesi passati, le notizie di cronaca, hanno riportato alla luce un fenomeni spesso taciuto ma diffuso nella vita dei nostri adolescenti e che in alcuni casi eclatanti porta non solo a rischiare la vita, ma a perderla. Sdraiarsi in mezzo a una strada, attraversarla in bici a occhi chiusi, scattare selfie estremi, provare nuove esperienze diffuse da social.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Di fronte a tutto questo come adulti facciamo fatica a trovare la voglia di capire, ci colpiscono troppo, quindi tendiamo a farcene giudizi affrettati, a contrassegnarli come comportamenti infantili e provocatori solo di alcuni “disagiati”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Un certo orientamento al rischio è proprio dell’adolescenza in qualsiasi epoca, fa parte della fase evolutiva vissuta. Con il passare del tempo vi si sono però legate diversi tipi di significato, merita pertanto, mettendo da parte i pregiudizi, di chiedersi oggi che cosa ci narrano della vita dei nostri ragazzi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Gli adolescenti non sono stupidi, si sentono però fragili, in un momento in cui il passaggio dall’essere bambini (ultra tutelati) a dover ora entrare in contatto con una grande verità della propria vita: siamo mortali. Nonostante sia un dato di fatto, non è detto che la cosa stia loro bene, certamente non la paura che da questa cosa emerge. Si cerca di allontanarla, controllarla, sfidarla, e per poterlo fare occorre mettere se stessi alla prova dei fatti.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: "cambria";">Il tutto viene in un contesto, quello d’oggi, dove ciò che conta è essere popolari, avere tanti “like”, essere riconosciuti, apparire, avere contatti che mi servono per vedere se il come mi presento ha dei riscontri negli altri oppure no. Guardate bene che un mondo del genere non lo hanno inventato i giovani, loro ci vivono e continuano a coltivarlo in questo modo perché così gli viene detto. Sono tanti anche gli adulti che perseguono a loro modo lo stesso stile e che impostato un marketing e una organizzazione dei social che porta avanti uno stile del genere.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non abbiamo di fronte ragazzi trasgressivi, i loro gesti non sono tali. Oggi sono spesso più che mai ubbidienti, ma fragili, di fronte a una società nella quale anche noi adulti prestiamo sempre più attenzione alla necessità di essere valorizzati a tutti i costi.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Solo che gli adolescenti sono ancora in crescita, così anche tante delle loro funzioni vitali e relazionali, così che è facile si possano sentire non all’altezza di quanto il mondo chiede, per non parlare del male loro fatto da tanti adulti che troppo precocemente legato su loro il pesante fardello di un successo a tutti i costi nell’essere migliori degli altri.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Guardate non voglio dare contro a nessuno e neanche cadere in facili moralismi. Ci tengo però a mostrare come la cosa non riguardi un aspetto puntuale della vita dei nostri giovani, ma un complesso di fattori che hanno portato fin qua. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Si comincia, fin da quando sono bambini, a volere che abbiano una grande cerchia di amichetti perché si vede in loro delle macchine per relazioni precoci, ci da così soddisfazione vederli mentre giocano insieme e tessere le loro lodi al genitore dell’ultimo arrivato; per far questo occorre che comincino a fare sport (speriamo solo uno), musica e teatro; con il fatto che sono sempre in giro (aiutati dai nonni e da altre figure sostitutive) serve che fin da piccoli abbiano già dietro il cellulare; avendo una grande opinione di loro (da cui deriva un po’ quella che abbiamo per noi) non sono ammesse figure che vogliano limitare il loro possibile successo come l’allenatore che lo tiene in panchina, il maestro di musica che dice che è stonato e l’insegnante che suggerisce di fare qualche test per vedere se soffre di disturbi dell’apprendimento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Un giorno questo bambino improvvisamente cresce e ci sembra cambiato, non è più quello di una volta, si comporta diversamente e facciamo fatica a starci dietro, cominciamo ad alzare la voce, a voler mettere regole, ad avere paura per lui, ma ormai “i buoi sono scappati dal recinto” e chiudere la porta serve a poco. Anche se prima era tutto bello e funzionava, ora comincia a far fatica, si trova attorno tante agenzie educative che propongono e pretendono da loro certe cose e infine per star bene gli serve vedersi rispecchiato e amato negli occhi accoglienti e accondiscendenti dei coetanei che ha attorno.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Il farcela per lui è qualcosa di così importante che, se le condizioni e gli eventi non l’hanno favorito, se ha ancora tante cose da chiarirsi e una gran confusione dentro, può essere portato a mettere in atto azioni pericolose pur di raggiungere il proprio traguardo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
E non è facile, sempre volendo riprendere uno sguardo più ampio, farcela in un mondo dove alcune cose stanno diventando difficili, un futuro che ha appeso davanti un punto interrogativo, basti solo guardare all’ecologia e al sistema produttivo che stiamo per lasciare in eredità ai nostri figli.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Forse qualcuno si stupirà della svolta presa da questo mio intervento, ci si sarebbe aspettati una trattazione più ristretta intorno al tema di partenza per poi suggerire una soluzione possibile. Le cose non sono così semplici, forse è anche per questo che stiamo facendo molta fatica nel rapportarci con i giovani d’oggi e nel proporre soluzione a questioni evidenti che premono sulla vita di molti.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Alziamo le mani e lasciamo perdere? No di certo! Occorre cominciare da qualcosa, io suggerisco dall’impostare un giusto rapporto con internet e tutto quello che ci gira intorno, lo dico riguardo i ragazzi ma anche agli adulti. Se v’interessa poter approfondire la cosa consultando un altro mio intervento<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></span></span></a>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Quindi sì, è utile ficcare un po’ il naso nelle cose che i nostri ragazzi fanno attraverso la “rete”, sono tutte cose ad alto contenuto di significati per loro, nonostante noi possiamo far fatica a riconoscerlo. Non sto dicendo di intromettersi a tal punto fino ad arriva al “controllare”, ma interessarsi della cosa sì, senza paura di parlarne, anche quando questo significa affrontare temi caldi tiranti in ballo dal tutto: la morte, la paura, un corpo mostrato e diffuso…<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Vedete, è una cosa importate, perché se una volta certe cose erano taciute dai ragazzi per via di non essere puniti, oggi capita invece che non le dicano perché altrimenti gli adulti se ne preoccupano troppo e non si vuole nuovamente confrontarsi con le tante reazioni emotive e un po’ improvvisate che si mettono in campo.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Interessarsi, non vuol dire sapere per filo e per segno tutto quello che accade, non provateci neanche, tanto sarebbe inutile perché una volta lontani da noi cercheranno comunque esperienze lontane dal nostro controllo. Il cammino educativo fatto con loro, ha lo scopo anche di abilitarli a sapere come comportarsi anche in questi momenti.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div>
<br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="font-family: Cambria; font-size: 12pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftn1" title="">[1]</a><a href="https://donpaolotondelli.blogspot.com/2017/12/come-andata-oggi-su-internet.html" style="color: purple;">https://donpaolotondelli.blogspot.com/2017/12/come-andata-oggi-su-internet.html</a><o:p></o:p></div>
<div class="MsoFootnoteText" style="font-family: Cambria; font-size: 12pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<br /></div>
</div>
</div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-66018224347914391772018-10-25T01:52:00.003-07:002018-10-25T01:53:14.920-07:00Stupefacente è la vita non la droga<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLIRrsyqAeaAmvIJ8tq-wDLaqru7tED-Fc76Ck6hFNplymKP17lFgV_330c5HcpF796uoA80PaGK4MPzYOzvx4-54Lkw5lZeX9l2xVuXvzzfc69YJ3oXsW8JhlAhGg9GcTTnqZflxnBDGA/s1600/img800-quasi-un-giovane-su-tre-ha-consumato-sostanze-psicoattive-131848.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLIRrsyqAeaAmvIJ8tq-wDLaqru7tED-Fc76Ck6hFNplymKP17lFgV_330c5HcpF796uoA80PaGK4MPzYOzvx4-54Lkw5lZeX9l2xVuXvzzfc69YJ3oXsW8JhlAhGg9GcTTnqZflxnBDGA/s320/img800-quasi-un-giovane-su-tre-ha-consumato-sostanze-psicoattive-131848.jpg" width="320" /></a>I tipi di droghe in commercio sono più di quelle che immaginiamo, ne escono fuori nuove ogni anno, così che un approccio tecnico/pratico alle “sostanze” rischia di non essere efficace, così come non risolutivo sarebbe il cavalcarne la “liberalizzazione”. Anche il solo metodo repressivo, pur essendo necessario, non risolve la cosa dal momento che molte volte arriva in ritardo e non sempre riesce ad essere aggiornato su questo commercio; inoltre rimane sotto gli occhi di tutti come anche alcool e tabacco (droghe legali) costituiscono un rischio elevato.È richiesta una riflessione più ampia e un cammino da portare avanti con i nostri ragazzi, mettendo al centro loro e non la questione “in generale” dell’abuso di sostanze psicoattive. Perché questa precisazione?</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
In una città di medie dimensioni come Reggio Emilia, con un polo scolastico multidisciplinare, le probabilità che un ragazzo non entri in contatto più o meno diretto con il variopinto mondo della droga, sono quasi nulle.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
L’età dell’adolescenza è la più delicata e chiede di avere un’attenzione maggiore rispetto le altre. In questo periodo dello sviluppo la formazione del cervello è ancora molto in costruzione. Con esso crescono e si consolidano le strutture celebrali che ne faranno l’adulto di domani. Sappiamo inoltre come la vita dei nostri ragazzi sia già esposta a una serie di altre dipendenze, il che mostra una debolezza che chiede di essere difesa e accompagnata.</div>
<a name='more'></a><span style="font-family: cambria;">È un’età nella quale gli adulti di riferimento che si hanno attorno, non sono sempre pronti e preparati ad affrontare temi o esperienze legate all’uso di sostanze psicoattive, molte volte si ha in testa un modello di consumo “vecchio” che non è più adatto a interpretare i motivi per i quali oggi si fa uso di “sostanze”. Adulti quindi spesso spiazzati che a volte rimangono un po’ bloccati a guardare mentre i ragazzi affondano sempre di più.</span><o:p></o:p><br />
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
In Italia quasi un milione di adolescenti vive situazioni di difficoltà evolutiva: non sono contenti della loro vita, hanno problemi nelle relazioni con gli amici e la famiglia, crescono in un corpo che non sempre rispecchia quanto sta avvenendo più internamente. Non dico che sono malati o esposti a gravi disagi, dico solo che sono ragazzi che soffrono anche se non sempre lo fanno vedere.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
In ogni caso non è necessariamente una situazione di disagio a esporre un adolescente al vasto mondo delle droghe, anche altre e banali sono le ragioni che portano a sperimentarne l’uso: divertimento, fare qualcosa di nuovo e diverso, perché facilmente disponibile, la usano amici più grandi, provare tanto per farlo, lo fanno tutti, dopo si sta meglio, ecc.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Per poterne parlare con un adolescente, oltre all’avere con lui una relazione sufficiente di fiducia, occorre anche essere informati sull’argomento così da conoscere ciò di cui si sta parlando: notizie aggiornate, tipi di sostanze e loro effetti, percentuali fornite da ricerche aggiornate.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Come argomento specifico che desidero ora approfondire, è quello della “marijuana” (hashish), volgio parlare di questo perché è proprio sulle droghe “leggere” che si sta un po’ consumando una guerra tra vecchie e nuove generazioni, mentre su quelle “pesanti” c’è di fatto già un principio di accordo sulla loro pericolosità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Parlando delle prime (per analogia in certi aspetti anche dell’alcool), ci si deve scontare con una cultura giovanile che ormai ha sdoganato la dimensione dello spaccio e del consumo di queste sostanze, non vedendone un collegamento come un possibile avviamento verso una dipendenza e il consumo di quelle “pesanti”, così come non lo collegano a un fenomeno legato a forme di disagio o d’illegalità.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Occorre ricordare, come fatto in un altro mio intervento<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftnref1" title=""><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span class="MsoFootnoteReference" style="vertical-align: super;"><span style="font-size: 12pt;">[1]</span></span></span></a>, che non è la trasgressione il motivo per il quale gli adolescenti si fumano una canna, il consumo è più legato a esigenze di prestazione e soprattutto a quelle che vengono dal “far gruppo” e a tutte le istanze evolutive a esso collegate. Attenzione che non sto dicendo che la colpa sia del gruppo e degli amici così che il mio ragazzo possa sempre farlo franca. Infatti per principio il gruppo non fa selezione tra utilizzatori e non fumatori, è che la presenza di tristezza e le difficoltà nell’essere adolescente, posso portare a farne uso per riuscire ad anestetizzare il dolore che questo provoca. Chiaramente ne saranno più esposti colori che sono poveri di strumenti e persone loro vicine, capaci di aiutarli in questo loro cammino maturativo. Inoltre giusto per buttarla lì, in un mondo dove i nostri ragazzi sono ultra occupati in tante cose, la noia è un fenomeno difficile da gestire e promotore spesso di comportamenti da noi visti come trasgressivi, tra i quali rientra anche il consumo di “sostanze”.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Cosa fare allora? Sembra infatti che puntare tutto sul proibire e controllare non abbia tutti i risultati che ci si aspetterebbe, così come del resto non ci si può arrendere semplicemente a che le cose vadano come debbono andare. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
A mio parere gli interventi, e sono tanti, mirati a terrorizzare chi ne fa uso mostrando immagini e scenari apocalittici, non funzionano, almeno così mi sembra poter ricavare dalle percentuali di ragazzi che ne fanno uso. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Si torna quindi al solito posto, gli adulti devono fare il loro lavoro, quello di educare. È una cosa alla quale nessuno può sottrarsi dandone ad altri la responsabilità e rimpallandosi la cosa: i genitori delegano alla scuola o ad altre associazioni come la Chiesa, questi non sanno come comportarsi e chiedono a esperti vari i quali richiamano in causa i genitori e tutte le figure di riferimento per via di far rete, così si torna da capo.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Occorre mettersi tranquilli a sedere, anche di fronte una birra, lasciando da parte i nostri pensieri terrificanti che come adulti ci facciamo, i pregiudizi, le frasi fatte, i sensi di colpa, le accuse reciproche e semplicemente chiedere e ascoltare per cercare realmente di capire il perché, il significato che ci sta dietro, l’urlo di vita, la ricerca di senso. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
È su questo che dopo c’è da lavorare, anche perché si può mettere tutto fuori legge e cancellarlo dalla faccia della terra, ma i problemi e le ricerche dei nostri ragazzi rimarrebbero e se non aiutati inventerebbero altro di nuovo e si sarebbe da capo. </div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Idem per la liberalizzazione delle droghe “leggere”, non andrebbe a risolvere in modo vero le questioni dei nostri adolescenti, sarebbe di più una cosa pensata e fatta a libero uso di noi adulti, così che ancora una volta ci dimenticheremmo di pensare e fare il bene dei nostri ragazzi. Anche perché per i nostri giovani, che sia legale o no, non fa molta differenza, del resto per loro non è significativo che sia illegale, sono convinti che farsi una canna non sia un reato, lo fanno per starsene tranquilli e farsi gli affari propri. Non sto dicendo che va bene così, anzi, anche perché entrare a contatto con tutto il giro che ci sta sotto la produzione e il commercio di certe sostanze non è per niente una bella cosa.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<o:p></o:p></div>
<div>
<br clear="all" />
<hr align="left" size="1" width="33%" />
<div id="ftn1">
<div class="MsoFootnoteText" style="font-family: Cambria; font-size: 12pt; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="_ftn1" title="">[1]</a>https://donpaolotondelli.blogspot.com/2014/01/adolescenti-sigarette-canne-e-alcol.html<o:p></o:p></div>
</div>
</div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-2249980499185188045.post-88548123398201933562018-10-10T00:22:00.002-07:002018-10-10T00:23:01.919-07:00MI FIDO DI TE - Ripensare l'educazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRnmLY2fLjYEHQpEHoShABhizWSHtzwOecK6E5FnBbCHos9wRFO8HwTV_eJLYYmez7XBmCcG_BXqartq6U5wkOwGwX5ZRdPqJHLx6icOnp0DElMD9lbUFRrmhKoALRkGP4qWTgBmBj3dkU/s1600/Mi+fido+di+te.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="1206" data-original-width="781" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRnmLY2fLjYEHQpEHoShABhizWSHtzwOecK6E5FnBbCHos9wRFO8HwTV_eJLYYmez7XBmCcG_BXqartq6U5wkOwGwX5ZRdPqJHLx6icOnp0DElMD9lbUFRrmhKoALRkGP4qWTgBmBj3dkU/s400/Mi+fido+di+te.jpg" width="256" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Mentre noi ci stupiamo dei cambiamenti in atto all’interno del mondo giovanile, i ragazzi ci chiedono di risintonizzarci su un nuovo modo di vivere, sì perché del resto non è obbligatorio fare come si è sempre fatto.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Occorre quindi prendere contatto delle novità di cui sono portatori, di come oggi rimangono in contatto con gli altri, di cosa li affatica nel sognare il futuro, come aiutarli a sentirsi adatti e capaci a questo compito così importante, comunicando loro che ce la possono fare.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Per favorire tutto questo, è necessario stabilire relazioni corrette con loro, basate sulla fiducia. Come adulti dobbiamo credere e dimostrare che è possibile il nascere di uno spazio di vita dove giovani e persone adulte o anziane, riescono ad allearsi fra di loro in un cammino comune. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
Non è possibile compiere il cammino appena proposto senza sperimentare la necessità di rimettersi in gioco innanzitutto noi adulti, di affrontare anche le fatiche e i limiti che accompagnano l’opera educativa.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
L’approccio che troverete è di tipo spirituale, dove questo termine fa riferimento allo Spirito del Risorto che soffia in ogni vita e che per questo coinvolge tutto quanto in essa passa, tutta quanta la persona con le sue diverse dimensioni è chiamata a mettersi in gioco e trovare un punto di sintesi. Per questo l’esigenza di un approccio spirituale chiede di passare attraverso tutto il dato umano, corporeo e psicologico che appartiene allo specifico di ogni essere umano, con il coraggio di non fermarsi lì.</div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: 1.3em; font-style: inherit;"></span><br />
<a name='more'></a></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: 1.3em; font-style: inherit;">Sommario</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Introduzione. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">I. PASSI PER UNA CONVERSIONE EDUCATIVA. Alcuni luoghi di conversione. Un cambiamento di atteggiamento. La vita al centro. Dai giovani di oggi suggerimenti per un nuovo modello di Chiesa. Una generazione di orfani. Un amore gratuito: la mistica dell’educatore. Questione di prospettiva. I giovani ci sono, ma noi non abbiamo tempo. Adulti e giovani: è possibile incontrarsi? Tre passi, tre compiti, tre limiti. Riconoscere, interpretare, scegliere. Sono guariti, e noi? Chiamare per nome: un’attenzione a tutti. Il masso è già rotolato via. Dal castigo alla relazione. Pensare prima di agire. Dalla pianta di fico imparate la parabola. Mi stai </span><span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;">diludendo</span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">. Solidali nel faticare insieme. Peripatetico. A un’educatrice. A una mamma. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">II. PROSPETTIVE. Un’organizzazione diversa per l’annuncio della fede alle nuove generazioni. Ripensare l’agire della comunità cristiana. Se i giovani cambiano, la scuola non può rimanere la stessa. Desiderio, sessualità, amore. Internet, </span><span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;">smartphone</span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> e </span><span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;">social network</span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">. Lasciateli sbagliare. Emmaus: il cammino di due giovani di oggi. Sogno e realtà sull’educatore. Conclusione. Bibliografia.</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: 1.3em; font-style: inherit;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: 1.3em; font-style: inherit;">Note sull'autore</span></div>
<div class="MsoNormal" style="font-family: Cambria; margin: 0cm 0cm 0.0001pt;">
<span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;">Paolo Tondelli, prete nella diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, si occupa dei giovani e della formazione degli educatori. Assistente ecclesiastico dell’Agesci, è redattore di un blog che tratta tematiche legate all’educazione (http://donpaolotondelli.blogspot.it) ed è autore di </span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Adolescenti e Vangelo. Una ricerca di alleanza</span><span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;"> (Paoline 2015) ed </span><span style="border: 0px; box-sizing: border-box; font-family: inherit; font-size: inherit; font-stretch: inherit; font-style: italic; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">EducArte. In cammino con gli adolescenti</span><span style="font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit;"> (Messaggero 2017).</span></div>
don Paolohttp://www.blogger.com/profile/12734280113487632986noreply@blogger.com0