sabato 31 dicembre 2016

Educare i giovani alla fede è possibile?

Spesso quando incontro gruppi di educatori mi viene posta la domanda intorno a programmi da portare avanti con i ragazzi, ossia l’attenzione è posta sul cosa fare con loro, i contenuti. Certamente essi sono importanti, ma volendo svelare la sintesi di questo mio intervento, credo sia opportuno prendere altrettanto seriamente la vita dei giovani, partendo da chi sono qui e ora, passando attraverso i loro ritmi, insieme alle fragilità e alle ricchezze che si portano dietro.
La domanda posta come titolo, risente di varie obiezioni o proposte che ciclicamente riemergono nel contesto ecclesiale e civile: se la fede è dono di Dio occorre solo mettere la persona in contatto con essa; all’opposto c’è chi ritiene che occorra un percorso di assimilazione di dottrine e contenuti vari senza i quali il dono offerto da Dio rimane inefficace. Per quest’ultimi fede è solo da intendersi nel suo contenuto documentato dalla tradizione ecclesiale, così che si vive nella fede quando si conosce questo pacchetto di verità, si è capaci di esprimerlo in modo abbastanza corretto e ci si impegna ad adeguare la propria esistenza alle proposte in esso contenute.

martedì 20 dicembre 2016

Educare i giovani alla fede: un cammino di conversione

Di recente mi è capitato tra le mani un documento ormai “datato” scritto dai vescovi italiani[1], visti i rapidi cambiamenti ai cui è soggetto il mondo dei giovani, qualcuno potrebbe chiedersi se ha senza riprendere in mani qualcosa anni fa. Credo di sì, sia perché come chiesa abbiamo tempi di conversione abbastanza lunghi, sia perché contiene degli orientamenti tuttora attuali e utili; alla luce di questo, desidero rilanciare quando mi ha fatto bene il poterlo leggerlo e come sono riuscito a digerirlo pensando al contesto di vita nel mio attuale ministero di prete accanto a giovani e a una serie di adulti che si prendono cura di loro.
Come evidenziato da tanti discorsi che spesso di fanno e dalla quantità di volte che la parola “giovani” entra nella dialettica ecclesiale, sicuramente si può affermare che è molto attiva l’attenzione nei confronti di una pastorale capace di rivolgersi ai giovani di oggi, questo ha chiesto di lavorare molto a livello territoriale per far sì che il tutto non si esaurisca in un insieme caotico di iniziative a spot, ma emerga un realtà coordinata in crescita secondo specifici obiettivi e che ricorre a strumenti coerenti ad essi.

domenica 11 dicembre 2016

Adulti accoglienti

Mi trovo in una situazione tragicomica, non so se ridere o mettermi le mani tra i capelli.
Mi capita tra le mani un documento della Conferenza Episcopale Italiana[1] riguardo l’educazione dei giovani alla fede, tra le prime parole della sua premessa indica importante il saper maturare un atteggiamento accogliente nei confronti dei ragazzi; viene presa come icona di riferimento il dialogo tra Gesù e il “giovane ricco”. L’invito è quello di accogliere con disponibilità le richieste forti che ci vengono dal mondo giovanile, anche se spesso il tutto avviene attraverso modi smaliziati o con silenzi enigmatici, anche quando sembrano diffidenti o indifferenti verso quanto a loro proposto.
Eppure una domenica mattina, mentre il parroco stava presiedendo la Messa principale della comunità e io mi trovavo negli spazi esterni della parrocchia ad accompagnare le attività di un’uscita scout, mi vedo arrivare un gruppetto di cinque ragazzi di prima superiore. Li conosco bene, ho fatto insieme con loro il campo estivo, due di loro vengono da un’altra parrocchia e hanno deciso di continuare il loro cammino qui da noi insieme al gruppo dei coetanei, sono molto uniti e vanno pazzi per il calcio, vengono regolarmente agli incontri e alla Messa anche se si fermano sempre un po’ in fondo e in disparte in una chiesa ampia come la nostra.

sabato 3 dicembre 2016

Se i giovani cambiano, la scuola non può rimanere la stessa

Nei vari incontri che faccio, soprattutto negli ultimi anni, mi è capitato parecchie volte di incontrare insegnati molto in difficoltà di fronte a classi nelle quali sembra impossibile portare a termine qualsiasi attività, alcuni anche preoccupati per la propria incolumità, altri ormai arresi di fronte a una realtà che in alcuni casi richiederebbe l’intervento di educatori professionisti piuttosto che professori di matematica o italiano.
Già in altri miei contributi mi è capitato di parlare riguardo a come questa nuova epoca che viviamo, sia apportatrice di grossi cambiamenti nella vita dei ragazzi e spesso noi restiamo indietro, succede così per la Chiesa e ahimè anche per la scuola che, abbracciando quasi completamente la vita di un ragazzo nei suoi diversi passaggi evolutivi, è volente o nolente coinvolta in tutto quanto e richiederebbe un ripensamento globale del sistema scolastico italiano, ma lungi da me avventurarmi in questo complesso campo non essendo tra l’altro l’intento di questo contributo.

giovedì 24 novembre 2016

A una educatrice

Ciao Chiara, sono contento della mail che mi hai scritto per condividere le fatiche che insieme ad altri stai sopportando stando accanto ad adolescenti non sempre gestibili, mi dispiace che voi possiate soffrirne e sono solidale con voi e consapevole della situazione e delle complicanze annesse, allo stesso tempo so anche che questo non toglie niente alla bellezza e all’importanza dell’opera che portate avanti, anzi dice proprio che di voi c’è bisogno.

martedì 15 novembre 2016

Voglio delle prove

Un giorno parlavamo della Chiesa con un gruppo di ragazzi, leggendo alcuni brani degli Atti degli Apostoli che parlavano del loro stile di vita (cfr. At 2,42-63; 4,32-37). A un certo punto un ragazzo salta su e condivide tutta la propria difficoltà a crede a qualcosa senza avere delle prove, i primi cristiani avevano visto Gesù o almeno era stato così per i suoi discepoli che raccontavano il tutto di prima mano, mentre a noi oggi rimane solo un libro da leggere. Compare sotto una domanda di vita: vale la pena mettersi in gioco così come ce lo propone oggi la Chiesa ed è possibile farlo in modo bello e felice? 

martedì 8 novembre 2016

Sentire Vedere Toccare

Ciao Andrea,
dopo che ci siamo visti e mi hai raccontato della tua scelta di sospendere la tua partecipazione alla Messa non ho potuto fare a meno di far continuare davanti a Dio la nostra chiacchierata. Tutto quello che mi hai detto lo comprendo e lo accetto, è difficile credere in Dio quando non lo senti, non lo vedi e non puoi toccarlo; come poi possa essere unico ed essere il vero Dio proprio quello rivelato a noi da Gesù non è una cosa semplicemente accettabile così punto e basta. Il tuo farti tante domande esistenziali, così come le hai definite, insieme anche al voler mettere in questione una fede ricevuta e da te giudicata un po’ automatica e condizionata anche dal contesto di cristianità nel quale sei cresciuto mi trova solidale con te, ti voglio dire che appoggio questo tuo cammino e ti ringrazio di averlo condiviso con me.

giovedì 3 novembre 2016

A una mamma

Ciao Alessandra,
sono contento del messaggio che mi hai inviato, non è scontato al giorno d’oggi incontrare un genitori che come te si dimostra disposto ad esporsi in prima persona per il bene dei figli, con la disponibilità d’animo di mettersi in gioco, di essere propositiva anche nel concreto, non limitandosi come altri a sottolineare solo le cose che non vanno. Mi sento di dirti che i tuoi figli sono fortunati, questo non vuol dire che non ti faranno “pagare” a loro modo la ricerca di autonomia che li accompagnerà fino all’età adulta.
Mi parli di una battaglia che insieme a tuo marito portate a vanti tutti i giorni con i vostri figli, capisco, credo sia proprio una immagine azzeccata, mantenendo la stessa metafora posso quindi dirti di considerarmi un vostro alleato e allo stesso modo anche la comunità cristiana della tua parrocchia insieme a tutti color che si occupano dei giovani. Credo non sia possibile prendersi cura delle giovani generazioni senza essere attenti anche alle realtà che loro vivono a casa, come il tutto sia legato e ci chieda di essere solidali con i genitori perché non è affatto un compito semplice anche se molto prezioso; sì non è solo il vostro ragazzo al centro della nostra attenzione, ma lui in quanto parte di una famiglia.

domenica 23 ottobre 2016

Dai giovani di oggi per un nuovo modello di Chiesa

Molte indagini indicano che il mondo giovanile si sta allontanando dalla pratica della fede insieme al definirsi sempre più come non credenti, posto che sia una reale novità rispetto al passato, credo che sia un fenomeno che merita di essere preso in considerazione perché capace di dirci molto di più sul rapporto tra Dio e le giovani generazioni.
Parlando con loro, ci si rende conto che hanno sviluppato un proprio approccio alle questioni della fede, non hanno aderito allo storico ateismo delle precedenti generazioni, né necessariamente all’indifferenza che poteva emergere all’interno della propria famiglia. Ciò che li caratterizza è lo specifico del tempo nel quale vivono, ossia una messa in questione delle tradizioni ricevute “per nascita”, della presa di distanza da un itinerario di fede nel quale non si ritrovano più. Questo li porta serenamente a prendere le distanze da una società nella quale ancora tanti si definisco “cattolici”, ma rimangono ugualmente cercatori di risposte ai problemi fondamentali della vita e Gesù ne ha eccome da dare di contributi e risposte a queste loro ricerche.

lunedì 17 ottobre 2016

Emmaus: il cammino di due giovani di oggi

Capita giorno per giorno di incrociare la vita di tanti ragazzi, succede anche quando non lo si vuole e quando le condizioni non sono del tutto ideali. Arriva di trovarsi in cammino insieme, per direzioni diverse, in ricerche varie, ognuno per la propria strada. Succede che le vie si possono incrociare, è solo un momento, anche troppo veloce e passeggero, facile da lasciarsi scappare. Che occhi e che antenne sono chieste a chi svolge il difficile compito di educare. Proprio come quelle di Gesù che si accorge di quanto sta avvenendo nella vita di quei due di Emmaus dei quali incrocia la strada; fu solo un caso? Non credo.

domenica 9 ottobre 2016

Una organizzazione diversa per l’annuncio della fede alle nuove generazioni

Negli ultimi decenni della Chiesa in Italia, la catechesi “classica” fatta in parrocchia ha suscitato parecchie incognite rispetto ai frutti che avrebbe dovuto portare, insieme a questo ha progressivamente portato alla “esclusione” dei genitori dal compito di educare alla fede i figli, inoltre ha provocato una concentrazione massiccia di energie e forze pastorali nel gestire i vari gruppi, arrivando pian piano ad assumere una impostazione scolastica.
Quello che provo ad accennare è il cambiamento del paradigma usato fino ad ora, non credo di dire niente di nuovo, ma collocarlo in una ottica più ampia guardando allo sviluppo della persona: infanzia, preadolescenza, adolescenza, giovinezza, età adulta.

giovedì 29 settembre 2016

Un viaggio nel mare della vita alla scoperta di se stessi

In uno storico romanzo di Joseph Conrad, “La linea d’ombra” pubblicato nel 1917, l’autore compie con la sua opera una narrazione del viaggio dalla giovinezza alla maturità. Il testo si concentra sulla descrizione della vita di un giovane marinaio, che dopo una iniziale avventura vissuta in un mercantile, decide di punto in bianco di abbandonare il progetto che aveva iniziato. Diventa così la parabola della crisi passata da tanti giovani quando sperimentano l’incertezza di quello che cercano, quando non sanno più come procedere e si abbandonano all’incertezza.
In questo contesto, nel quale il nostro giovane marinaio si trova a vivere in modo annoiato e senza speranza, mentre medita di mollare tutto e tornarsene a casa, entra in modo forte la proposta fattagli di prendere il comando di una nave. Un incarico di responsabilità, il primo della sua vita, risveglia in lui qualcosa di nuovo, nascono legami nuovi; quello che si appresta a vivere non è un lavoro, è la sua impresa; quella che governa non è una nave tra le tante, è la sua nave! Nasce così un senso di responsabilità e di dedizione totale, quel vascello non potrà mai partire se lui non sale a bordo, non arriverà mai a destinazione se non affronterà le prove della navigazione.

venerdì 23 settembre 2016

Chiamare per nome: una attenzione a tutti

Mi piace leggere e scrivere sui giovani per conoscerli e aiutarli sempre meglio, essi però diventano spesso così una categoria di indagine un po’ impersonale, non lo si fa apposta, è che a un certo punto per riuscire a dire qualcosa su di loro occorre entrare in un discorso generale. È impossibile non farlo, occorre però averne una lucida consapevolezza, capita di parlare a genitori e occorre chiarire che non stiamo parlando in specifico di loro figlio, così con altri operatori che si trovano a intersecare per vari motivi i sentieri percorsi da tanti adolescenti.
Occorre per questo che chi si trova “sul campo”, accanto alla riflessione necessaria da portare avanti, vigili affinché mente e cuore siano popolati da nomi e storie, ciò fa uscire un giovane dalla categoria nella quale fino ad ora lo abbiamo rinchiuso, per riportarlo al posto che gli spetta, quello di una persona con un accaduto, un presente e dei desideri specifici. Solo percorrendo questa strada riusciremo a ricercare non il bene in generale, ma il bene per lui.

venerdì 16 settembre 2016

Aggressività e bullismo

Un giorno un ragazzo mi raccontò di quanto gli era capitato a scuola. Un gruppetto di ragazzi quando lo incontravano gli si facevano intorno e pretendevano da lui un euro per lasciarlo andare, la cosa non è mai degenerata in atti di violenza, del resto lui acconsentiva anche perché sia il numero che l’atteggiamento del gruppo invitava a farlo.
La cosa non durò molto, nel senso che i soldi non sempre li aveva e cambiando un po’ modo di vivere, la cosa venne a conoscenza dei suoi genitori che si attivarono per coinvolgere gli altri adulti responsabili. Il tutto finì senza strascichi.

venerdì 9 settembre 2016

Sono guariti, e noi?

L’adolescenza è stata definita in tanti modi, tra di essi troviamo anche chi la vedeva come una malattia; mettetevi voi nei pani di un ragazzo quindicenne che veniva dato per malato quando invece si sentiva benissimo!
Se mai è stato così, oggi gli adolescenti possono essere dichiarati sani, la loro non è una età piena di problemi da risolvere: è vita e basta; anzi forse anche di più: un periodo splendido da riscoprire perché possa portare il frutto che custodisce in sé. Questo periodo della loro vita non è un tempo a parte.

sabato 3 settembre 2016

Sogno e realtà sull’educatore

È inverno, fa buio molto presto, fuori negli spazi della parrocchia anche per via del freddo tutto tace prima del solito. Si prepara una di quelle serate in cui è forte il desiderio di starsene sul divano, coperti, davanti al caminetto acceso, accanto a una persona alla quale si vuole bene o in mancanza di lei con il gatto in braccio.
Qui in parrocchia nulla di tutto questo, fuori si sentono dei passi, in una delle stanze si accende la luce, bagliori di una macchina che arriva di corsa illuminano il mio ufficio; le voci mi sembra di riconoscerle, esco e mi unisco anch’io al gruppo, sono sei o sette, poi se ne aggiunge qualcun altro in ritardo per via del lavoro o della famiglia, sono tutti giovani (diciamo anche quelli che non lo sono più, avendo ormai figli grandi).

sabato 27 agosto 2016

Un ragazzo fortunato

Durante una messa al campo estivo un ragazzo crollò letteralmente dal sonno, nel senso che proprio cadde dalla sedia, più che arrabbiato ero preoccupato per la figuraccia fatta davanti ai suoi amici e per il senso di vergogna che ne sarebbe nato.
Pensandoci non è stata l’unica volta che qualcuno si è assopito durante un mio intervento, mi fa coraggio il sapere che è successa la stessa cosa anche a san Paolo, con esiti molto più rocamboleschi di quando non sia mai avvenuto a me.
Il primo giorno della settimana ci eravamo riuniti a spezzare il pane, e Paolo, che doveva partire il giorno dopo, conversava con loro e prolungò il discorso fino a mezzanotte. C'era un buon numero di lampade nella stanza al piano superiore, dove eravamo riuniti. Ora, un ragazzo di nome Eutico, seduto alla finestra, mentre Paolo continuava a conversare senza sosta, fu preso da un sonno profondo; sopraffatto dal sonno, cadde giù dal terzo piano e venne raccolto morto. Paolo allora scese, si gettò su di lui, lo abbracciò e disse: "Non vi turbate; è vivo!". Poi risalì, spezzò il pane, mangiò e, dopo aver parlato ancora molto fino all'alba, partì. Intanto avevano ricondotto il ragazzo vivo, e si sentirono molto consolati. (At 20,7-12)

sabato 20 agosto 2016

Operai chiamati alla vita

Sono tanti i ragazzi indecisi riguardo la propria vita, scelte come la scuola, l’università o un lavoro da fare possono diventare tanto impegnative da sfociare in una situazione di stallo dalla quale si può faticare ad uscire.
Un giovane appena uscito dal liceo, non sa bene cosa fare, studiare quello che gli piace lo porterebbe ad aggiungersi ai tanti precari dei quali si parla per televisione, quello che vuole sua madre non gli piace, teme di sbagliare come ha fatto per la scelta delle superiori che lo hanno condannato a cinque anni di supplizio che è ben contento di essersi lasciato alle spalle, vuole un lavoro che non lo porti lontano dalla famiglia che già sogna per il proprio futuro e che però gli permetta una vita dignitosa. È molto fortunato, ha dei genitori che “non lo lasciano in pace”, questo lo aiuta a non rimanere troppo schiavo dei suoi pensieri e delle sue paure, ha già un progetto “vocazionale” che sogna di realizzare e che gli dà un orizzonte di senso nella ricerca che sta compiendo. Anche se favorito da tante circostanze, le ansie rimangono così come anche le paure, il tempo corre così veloce che non se ne rende neanche conto, dice che probabilmente cercherà qualcosa che realizzi un compromesso tra quello che gli piacerebbe e quello che suggeriscono tanti adulti intorno a lui.

sabato 13 agosto 2016

Adulti in ristrutturazione

Mi chiedo se la gente pensa prima di agire.
Il nuovo oratorio dove sono finito è stato costruito da poco, adotta tutta una serie di novità rispetto a quello dove ero prima tipo i muri in cartongesso, anche non sono proprio una scelta ideale per luoghi frequentati da bambini e giovani vista la fragilità del materiale. Esternamente è stato messo il “cappotto” così chiamato per identificare il materiale di coibentazione installato che rende anche i nostri muri esterni maggiormente esposti all’esuberanza delle giovani generazioni fatta per lo più di pallonate. L’installazione di questo isolamento fa aumentare lo spessore dei muri così che lo spazio antistante le finestre del piano terra diventano comode e invitanti panchine, molto usate da tutti, con il problema che una volta seduti viene normale muovere i piedi e i ripetuti colpi non hanno giovato all’intonaco.

domenica 7 agosto 2016

Omelia di papa Francesco durante la Messa a conclusione della GMG (31 luglio 2016)

Cari giovani, siete venuti a Cracovia per incontrare Gesù. E il Vangelo oggi ci parla proprio dell’incontro tra Gesù e un uomo, Zaccheo, a Gerico (cfr Lc 19,1-10). Lì Gesù non si limita a predicare, o a salutare qualcuno, ma vuole – dice l’Evangelista – attraversare la città (cfr v. 1). Gesù desidera, in altre parole, avvicinarsi alla vita di ciascuno, percorrere il nostro cammino fino in fondo, perché la sua vita e la nostra vita si incontrino davvero.
Avviene così l’incontro più sorprendente, quello con Zaccheo, il capo dei “pubblicani”, cioè degli esattori delle tasse. Dunque Zaccheo era un ricco collaboratore degli odiati occupanti romani; era uno sfruttatore del suo popolo, uno che, per la sua cattiva fama, non poteva nemmeno avvicinarsi al Maestro. Ma l’incontro con Gesù gli cambia la vita, come è stato e ogni giorno può essere per ciascuno di noi. Zaccheo, però, ha dovuto affrontare alcuni ostacoli per incontrare Gesù. Non è stato facile, per lui, ha dovuto affrontare alcuni ostacoli, almeno tre, che possono dire qualcosa anche a noi.

martedì 2 agosto 2016

L’umanità ritrovata nel cuore dei giovani

(Enzo Bianchi - La Stampa, 31 luglio 2016) 

Da anni i più attenti conoscitori del mondo giovanile vanno ripetendo che siamo di fronte a un cambiamento radicale nella difficile arte di trasmettere alla generazione successiva i principi ritenuti fondamentali per affrontare il duro mestiere di vivere e di vivere in società. Non solo perché sono crollate le ideologie e i sistemi sociali che ad esse si ispiravano, ma ancor più perché alla consueta diffidenza che ogni generazione nutre per il patrimonio di valori che quella precedente ha da trasmettere, si è aggiunta la convinzione che non c’è più nemmeno un patrimonio da ricevere: la cultura globalizzata dominante sembra affermare che il mondo inizi sempre da capo, che l’umanità non possieda capisaldi condivisi, che una scelta equivalga all’altra e che domani si possa “rottamare” quello che abbiamo acquisito oggi. Del resto è significativo che alla consueta e magari stantia domanda rivolta ai ragazzi – “cosa vorresti fare da grande?” – la risposta non consista ormai più nell’uno o nell’altro mestiere o professione bensì in un sempre più maggioritario e tragicamente uniforme: “Vorrei avere molti soldi per fare ciò che mi piace”.

giovedì 14 luglio 2016

Internet è una perdita di tempo?

Una sera durante un incontro nel quale con gli educatori eravamo intenti a preparare il campeggio estivo per il gruppo delle medie della parrocchia, tra le tante cose arrivammo a discutere riguardo la questione “cellulari”. Le opinioni furono contrastanti e variegate, c’era chi non li voleva assolutamente per la paura che sarebbero stati di ostacolo alla socializzazione, chi ne proponeva un uso controllato ad orari fuori dai quali sarebbero stati da raccogliere, chi invece non vedeva  la necessità di privare i ragazzi di uno strumento che ormai faceva parte della loro quotidianità così da non doverlo demonizzare.

domenica 29 maggio 2016

L'abilità di educare

Intorno al termine “educare” girano tanti termini che cercano di indirizzarne l’opera: tecnica, modo, metodo, lavoro, regole, professione, ingegno, arte… A mio parere al centro e prima di tutto viene la domanda “chi è l’adolescente a cui ci rivolgiamo?”, ossia chiarire quale sia l’impostazione antropologica, l’immagine di persona, che ci guida nella nostra opera. Non si può separare l’azione educativa dal chi si educa, rischieremmo di creare una scienza astratta senza radici.
Se per me l’essere umano è costituito di sola materia senza dimensione spirituale, sarà normale che l’impegno a servizio dei giovani diventerà pressappoco quello dell’addestratore di animali, ci sono degli istinti da incasellare e delle abitudine da innescare legate al premio/punizione, non ci sarà inoltre problema a variare l’impostazione dell’opera educativa secondo le voghe del momento. Mi sembra che questo rischio sia tutt’altro che teorico, in passato spesso si sono cavalcate le più svariate mode facendo nascere diversi tentativi più o meno improvvisati, concentrati molto su una determinata ideologia che non entrava in contatto e non si lasciava convertire dalla concretezza del giovane concreto che era chiamato a servire, lui rimaneva un accessorio.

lunedì 23 maggio 2016

Mi stai “diludendo”

Quando si parla di fede e di Dio con i ragazzi, capita di incontrare una certa delusione che viene da parte di alcuni. Nell’infanzia tante sono le idee che ci si fa su Dio, spesso un po’ magiche o automatiche. Incontro giovani che hanno smesso di pregare non perché è una cosa assurda, ma perché ci hanno provato ma non ha funzionato. Altri hanno provato a mantenere una vita “fedele” a certi principi, ma si sono scontrati con un mondo che non vede bene certi modi di fare, così che si sono sentiti messi da parte, la situazione diventa così pesante che hanno lasciato perdere.
Si può rimanere delusi da Dio? Credo di sì. È successo anche a due dei suoi (cfr. Lc 24,13-35) diventati famosi per via della loro città, Emmaus. Pieni di tristezza, con le loro speranze ormai in rovina, lasciano da parte le aspirazione per una vita libera, sconvolti per quello che sentono dire in giro, incapaci di fidarsi nuovamente dei propri compagni, infine per usare le parole di Gesù stesso anche stolti e tardi di cuore.

lunedì 16 maggio 2016

Il masso è già rotolato via

Mi capita spesso di partecipare a incontri tra genitori o educatori, prima o poi si arriva a parlare dei giovani e a volte anche di casi particolari. Solitamente esce un po’ di tutto, tante cose belle e giuste, c’è però spesso bisogno di intervenire per riportare la discussione in un ambito sensato.
A volte come educatori ci facciamo dei problemi che non esistono, ma ponendoceli di fatto ce li creiamo, ne avremmo invece già abbastanza dei nostri. Questo rischia di portarci fuori strada e di farci perdere tempo, così da occuparci di quanto non urge e attuando interventi che adesso non servono.
Quante volte mi sono ritrovato a partecipare a confronti che si mettevano a calcolare i più vari scenari e il come poterli affrontare, condivido la necessità di programmare e di riflettere sopra le situazioni, ma non a tal punto che finiamo per perdere tempo.

domenica 8 maggio 2016

Tre passi, tre compiti, tre limiti

Sempre più spesso mi capita di incontrare genitori ed educatori che mi chiedono come poter parlare di Gesù ai loro ragazzi, il desiderio è di condurli a lui perché lo incontrino e ne facciamo esperienza vera, così da poterlo scegliere.
La figura di Gesù può ancora interessare? Mi capita a volte di incontrare ragazzi interessati alla sua vita, di quello che di fatto è uno strano personaggio storico, perché di questo sicuramente si tratta e chi lo nega scade in una semplicistica ideologia; poi il compito degli storici non è sicuramente quello di affermare la sua natura divina, ma piuttosto l’esistenza terrena. L’interesse dei ragazzi non è costante, di solito esplode di fronte a eventi particolari che possono essere di origine personale avendo sentito parlarne da qualche parte, oppure sociale come è accaduto in concomitanza con la pubblicazione del libro “Il codice da Vinci”, eventi che suscitano il desiderio di saperne di più riguardo la storia raccontata dai Vangeli e di quello che ci sta dietro. Occorre percorrere la via segnata dalla curiosità dei giovani, diventa l’occasione di poter dare criteri e indicazioni ben diverse da quelle che possono cogliere dai giornali o dal gossip che spesso gira intorno alla figura di Gesù, soprattutto nell’aiutarli ad entrare nei perché di certi gesti e parole. Il limite di tutto questo, è che se tutto si ferma qua, si riesce a toccare solo la mente del ragazzo, a meno che non abbia alle spalle già un proprio cammino di scelta di fede, quindi da solo il tutto non basta.

martedì 3 maggio 2016

Smartphone e social network

A qualcuno leggendo il titolo potrebbe venire voglia di passare oltre, forse perché crediamo che questo cosa stiano invadendo anche troppo la vita nostri e dei ragazzi, oppure perché come adulti dobbiamo riconoscere che ci sentiamo sempre un po’ a disagio in questi campi dove facciamo un po’ fatica a destreggiarsi, con i giovani invece che ci danno la paga. Proprio per quanto appena detto credo valga la pena parlarne.
Sì mi ricordo che io per soddisfare ricerche simili, invece del cellulare, chiedevo ai miei genitori di comprarmi il motorino, era quanto mi serviva per rimanere facilmente e velocemente in contatto con i miei amici, sapere cosa succedeva in giro, cercare qualcuno con cui passare il tempo
Una volta mi è capitato di parlare con due amici che si conoscevano da parecchio tempo e che ormai uscivano spesso insieme, uno di loro era in oratorio da solo e gli chiesi come mai, mi disse che non riusciva a mettersi in contatto con il suo amici perché non rispondeva ai suoi messaggi. Gli ho suggerito di provare ad andare a casa sua a chiamarlo. Mi rispose che a malapena sapeva dove si trovasse visto che non c’era mai stato. Io caddi dalle nuvole: come può un amico non essere mai stato a casa dell’altro e neanche sapere dove sia? Sembra che oggi sia informazioni che oggi non servono più, così come il motorino, basta sentirsi per messaggio.

martedì 26 aprile 2016

Il cervello dell’adolescente

Già varie volte mi è capitato di parlare dell’identità della persona nella visione antropologica cristiana, essa è una realtà unica nella quale si integrano tre dimensione da tenere presenti contemporaneamente: corpo, spirito, anima. La prima invita a considerare tutta la dimensione fisica con i relativi meccanismi, la seconda le istanze intellettuali e psicologiche, la terza quella partecipazione a Dio che ci è donata e quella capacità di lui della quale siamo rivestiti. Quando si parla del cammino di crescita della persona, si tratta di una crescita di tutte e tre queste dinamiche; parlando di adolescenti, tutte e quante contribuiscono all’avere sui ragazzi uno sguardo corretto.
Mi sono perso in questa breve introduzione, perché desidero trattare di un argomento alquanto trascurato, tanto quanto utile e interessante, riguardo la centralità dello sviluppo cerebrale  dell’adolescente al fine di comprenderne certi meccanismi legati al suo sviluppo. Vi chiedo lo sforzo di inoltrarvi in un argomento, che solo apparentemente, tanti potrebbero considerare di interesse medico così la lasciarsi sfuggire le sue importanti conseguenze educative.

lunedì 18 aprile 2016

Lasciateli sbagliare

Conosco insegnanti che quotidianamente devono affrontare l’ansia dei genitori, nata dal non volere che i propri figli arrivino in ogni cosa dopo gli altri, che non accettano che possano primeggiare in alcune cose e non in altre. Incontro allenatori di vari sport che si devono difendere dalle accuse, spesso gridate anche a bordo campo, di non essere capaci di valorizzare il piccolo o grande campione presente nei ragazzi loro affidati. Parlo con genitori che malignano alle spalle di altri genitori brandendo come arma il proprio figlio, vittima o carnefice di “lesa maestà” sempre innocente e migliore degli altri. Alla fine incontro giovani incapaci di affrontare il fallimento, perché nessuno mai li ha messi veramente alla prova, avendo trovato sempre davanti a loro la strada aperta e pulita perché niente vada loro storto; figli insicuri e tristi di una generazione di “snowplow parents”[1].

domenica 10 aprile 2016

Una generazione di orfani

Ho incontrato una amica religiosa che fa parte di un istituto nato per prendersi cura degli orfani, mi raccontava di come ormai le loro attività fossero quasi esclusivamente rivolte ai paesi di missione. Oggi in Italia, per fortuna, questo fenomeno è enormemente diminuito rispetto al passato, inoltre la nostra legislazione porta avanti più progetti su singoli o piccoli gruppetti, che non strutture quali gli “orfanotrofi” di una volta.
In altre parti mi è già capitato di parlare del fatto che stando in oratorio, sono stato spinto a riflettere su un nuovo tipo di orfani: ragazzi che hanno genitori, ma vivono una vita abbandonata a se stessi. Si trovano così a gestire in proprio, fin da piccoli, tante cose: tempo, soldi, cibo, compiti; senza vere figure adulte di riferimento, crescendo così poveri dal punto di vista relazionale e indicazioni concrete su come si fa a diventare grandi.

lunedì 4 aprile 2016

La vita al centro

Gli uomini (…) son spirituali grazie alla partecipazione dello Spirito, ma non grazie alla privazione ed eliminazione della carne (Ireneo, Adv. Haer., V,6,1)
Già in altre parti ho avuto la possibilità di trattare il rapporto tra fede e vita legando il tutto alla dimensione educativa degli adolescenti; credo sia una riflessione talmente importante che merita di essere ripresa.
Il cammino della fede si identifica con quello della vita così scrivevano i vescovi italiani nel 1999 (Educare i giovani alla fede, 27 febbraio 1999). La fede rimane certamente dono di Dio, ma non cresce spontanea; essa passa attraverso e insieme a una crescita che chiama in causa tutte le dimensioni della persona e senza delle quali non può fare a meno. Se semplificando dovessi trovare un solo termine centrale che possa dare la direzione del processo educativo inteso in senso cristiano, userei la parola “vita” perché la possano avere in modo abbondante (cfr. Gv 10,10).

mercoledì 23 marzo 2016

L’ideologia gender danneggia i bambini

La teoria del gender, della quale ultimamente si è smesso di parlare, continua il suo cammino all’interno della società, spesso si nutre di poca informazione e del riporre troppa fiducia in quanti non se ne intendono, trattandola così come una vera ideologia.
Il mio parere è che essa sia un pericolo per gli adolescenti e anche per i più piccoli. Qua però non voglio solo affermare un parere personale, ma portare all’attenzione di tutti un recente intervento dell’ACP (American College of Pediatricians), che è l’organizzazione ufficiale americana dei pediatri. Ha rivolto a genitori, educatori, legislatori, un forte invito perché si eviti di portare a avanti progetti del genere. Il documento è firmato da autori di spessore in campo medico e di ricerca.
A quanti conoscono bene l’inglese, consiglio di leggere direttamente l’articolo pubblicato qua http://www.acpeds.org/the-college-speaks/position-statements/gender-ideology-harms-children gli altri si dovranno fidare della traduzione che ho realizzato io cercando di essere il più preciso possibile, nonostante la difficoltà di tradurre un testo “medico” in lingua anglosassone, in qualcosa di comprensibile in lingua italiana.

lunedì 14 marzo 2016

Cambiamento radicale

Una cosa successa di recente, mi è di aiuto per riprendere in mano i motivi per i quali ho iniziato la mia ricerca e l’esistenza di questo blog. In sintesi si potrebbe indicare come nella necessario conversione che, come mondo adulto, ci viene chiesta nel modo di leggere la situazione giovanile e di approcciarci ad essa. Probabilmente non scriverò niente che non abbia già pubblicato, ma è una cosa così centrale e che continuo a trovare e vedere in giro, che non mi stancherò mai di ripetere.
Durante un incontro nel quale erano radunati educatori, mentre stavamo trattando del rapporto con i ragazzi e del riprendere in mano il progetto educativo, salta fuori un foglio con la sintesi di incontri precedenti fatti con i genitori, chiamando anche alcuni “esperti” per farsi aiutare in questo cammino. Al documento in oggetto era stato dato come tiolo “La situazione giovanile”, il tutto era nato dal voler affrontare la condizione attuale del mondo dei ragazzi di oggi, spesso vissuta dagli adulti con sofferenza.

martedì 8 marzo 2016

Dalla pianta di fico imparate la parabola

Mi capita spesso di parlare con persone adulte, a volte addirittura giovani stessi, che apostrofano i ragazzi di oggi come superficiali.
Nei giorni scorsi mi sono trovato insieme ad adolescenti di terza media nell’accompagnarli verso il sacramento della Cresima. Tra le tante cose abbiamo parlato anche dei doni dello Spirito e uno di essi ci può essere di aiuto. Sto parlando dell’intelletto, che trova la sua radice nel latino “intus-legere”, ossia leggere dentro o in profondità; è la capacità data all’uomo di non fermarsi alla superficie delle cose, a quanto si vede e si sperimento immediatamente.
I giovani di oggi non sono superficiali, spesso la loro età li mette nelle condizioni di non essere educati a saper andare a fondo delle cose. Compito nostro diventa allora anche essere da guida in questa dimensione cercando di mostrare loro come la vita sia una parabola che ci parla di Dio, di noi stessi e degli altri.

lunedì 22 febbraio 2016

Non sono scarti della società

Ho partecipato a un convegno di pastorale giovanile sugli oratori, al quale è intervenuta una esponente politica del nostro paese, a lei veniva chiesto di presentarci la situazione giovanile in Italia. Lo ha fatto partendo da tanti dati statistici, sicuramente tutti giusti, ma che si sono limitati a mostrare la situazione di difficoltà vissuta da questa fascia di età: delinquenza, analfabetismo, stato di povertà, abbandono scolastico e varie altre situazioni di marginalità. Del tutto assente nella sua riflessione è stata la testimonianza di dati o una riflessione intorno all'energia e all'impegno vissuto dalle giovani generazioni. Non mi ritengo uno sprovveduto, ma la mia esperienza di oratorio accanto a ragazzi un po' di tutti i tipi, mi porta a non ritrovarmi in una analisi che giudico parziale e fuorviante. Senza chiudere gli occhi sulle situazioni di difficoltà vissute dalle giovani generazioni, speravo che si riuscisse a prendere le distanze da un modo di fare abituale che tratta in modo ambiguo di questi temi, facendone luogo di tensioni o di cattivi presagi, senza mostrarne le potenzialità spesso espresse e tante altre volte poco utilizzate; troppo spesso trattando i giovani come destinatari di interventi invece che essere considerati soggetti di forza.

lunedì 8 febbraio 2016

Tenerceli stretti a tutti i costi?

Il vescovo mi ha mandato a servire quattro nuove parrocchie, tra i tanti incontri avuti, mi ha colpito un leitmotiv comune trovato sulla bocca di genitori, educatori e capi scout: fatta la Cresima se ne vanno, dove sbagliamo, cosa possiamo fare?
Qualcuno entusiasticamente esclamava: dobbiamo tenerceli stretti a tutti i costi. Altri progettavano attività varie e sperano che il prete nuovo appena arrivato suggerisca la soluzione al tutto.
Rispondendo sinteticamente mi verrebbe da dire: non è detto che sbagliamo, possiamo fare ancora tanto e forse tenerli stretti serve solo a farli uscire prima, fare delle attività è giusto ma che siano pensate, io non ho nessuna soluzione in tasca così le cercheremo insieme anche se so che spesso occorre andare anche per tentativi con la disponibilità a riconoscere eventualmente anche di essersi sbagliati e tornare indietro.
Capisco il buon cuore che anima i tanti educatori che si interrogano in questo modo, eppure ho chiesto loro la fatica di cambiare ottica, per evitare di prendere abbagli, occorre rieducare il modo con il quale guardiamo ai ragazzi.

lunedì 1 febbraio 2016

Corpo Mente Cuore – terza parte

Terzo articolo che ci aiuta ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori. 
Come abbiamo già avuto occasione di dire, per i ragazzi l’essere fatti in un certo modo, con un corpo che appare così come è, possiede dei significati che vanno ben oltre quello che si vede. Conosco adolescenti che si guardano dal di fuori senza riconoscersi, cercano di recuperare questa unità che esiste tra corpo, mente e anima, lanciando vere sfide; c’è chi arriva anche a farsi del male, a intavolare una vera guerra con questo qualcosa che prima era me e ora non riconosco più, che non è un problema solo estetico, ma anche legato ai valori e al mio rapporto con Dio.
Mi capita spesso di essere compagno di viaggio per anni della vita di tanti ragazzi, sempre mi interesso dei tanti cambiamenti che vedo comparire nei vestiti e sul corpo, non per una curiosità fine a se stessa, ma perché queste cose parlano. Tutto questo aiuta a dar voce, a rendere comunicabile, la ricerca e a volte il dolore che sta dietro. Facendo questo mi sono spesso trovato capace di comprendere tanti gesti che di per sé potevano sembrare insensati se non “pazzi”, che invece ritrovavano in questa trasformazione in parole l’espressione comprensibile del loro senso.

lunedì 25 gennaio 2016

Corpo Mente Cuore – seconda parte

Secondo articolo che ci aiuta ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori. 
Tutto il tempo che i ragazzi spendono davanti allo specchio non è solo per trovare una piacevolezza esteriore, ma per riuscire ad essere belli anche dentro, pertanto il tempo passato nella cura di sé è qualcosa di tutt'altro che superficiale, ci troviamo di fronte a dei veri artisti alle prese con l'opera di fissare le fondamenta dell'adulto solido di domani. Occorre quindi che siamo rispettosi di quest'opera non demolendo quanto vanno costruendo, aiutando a far crescere la stima di sé e sempre positivi anche quando il tutto possa sembrarci alquanto strano.
Infatti non esiste solo lo specchio così com’è descritto dal vocabolario, ne esistono tanti altri che sono simbolici, essi sono rappresentati dagli sguardi delle altre persone, dalla loro opinione, dalle loro parole; questo essere rispecchiati negli altri rappresenta un ulteriore elemento decisivo nel processo di individuazione del proprio io. Attraverso i feedback che si ottengono dagli altri, un adolescente impara a conoscersi in particolare in quelle parti di sé che rimangono ancora sconosciute o incomprese; ecco allora che l'interrogativo guida "Chi sono?" può trovare finalmente una via di espressione.

lunedì 18 gennaio 2016

Corpo Mente Cuore – prima parte

Cominciamo oggi una serie di alcuni articoli che ci aiuteranno ad entrare nel mondo complesso ed entusiasmante della "bellezza" così come sperimentata dai nostri ragazzi, quindi anche dal rapporto con il proprio corpo che non è affatto formato da solo materia, ma che si porta dietro diversi significati e valori.
Viene il giorno che ti guardi allo specchio e sei diverso da come ti aspettavi. Sì, perché lo specchio è la forma più crudele di verità. Non appari come sei veramente. Vorresti che la tua immagine corrispondesse a chi sei dentro e gli altri, vedendoti, potessero riconoscere subito se sei uno sincero, generoso, simpatico... invece ci vogliono sempre le parole o i fatti. È necessario dimostrare chi sei. Sarebbe bello doversi limitare a mostrarlo. Sarebbe tutto più semplice.  "Bianca come il latte, rossa come il sangue” (Alessandro D'Avenia)

lunedì 11 gennaio 2016

Sperimentare Dio

Un giorno, durante un incontro quasi casuale con una ragazza, così come un regale che arriva inaspettato mi chiede se può raccontarmi un periodo importante della sua vita. Mi disse che si era allontana dalla fede, tutte quelle cose che gli avevano raccontato su Dio, non erano più convincenti, e le aspettative e i sogni fatti da bambina avevano lasciato il posto a ben più reali riflessioni.  Sapeva che Dio esisteva, ma qualcosa non tornava delle tante cose che le avevano dette e di come ora le percepiva dentro di sé, attraverso le proprie ricerche di senso della vita. Un po’ per abitudine, un po’ perché spinta continuò a frequentare gli ambiti della parrocchia, ma la noia era la sua principale compagnia di avventura. Un giorno le venne chiesto di aiutare a fare catechismo a un gruppo di bimbi di seconda elementare. Non c’era niente di male, altre sue amiche ci avevano provato così accettò. Non si aspettava nulla di nuovo se non di occupare altro tempo della propria vita sottraendolo alla monotonia di ogni giornata uguale a quella precedente.

lunedì 4 gennaio 2016

Custodire nel cuore

Al termine della Messa mentre saluto la gente, una coppia se ne sta un attimo in disparte, vedo che attende e penso aspetti me. Vado loro incontro e dopo esserci salutati la madre mi dice subito il motivo del loro essere lì. Con un tono che parla tanto di amore quanto di pena dice: “mio figlio”. Le lacrime le giungono subito agli occhi e mi sembra il caso di cercare un luogo più discreto dove ci si possa trovare a proprio agio per proseguire il dialogo.
Passiamo pochi minuti insieme, ognuno di noi ha la propria vita che chiama, questo non impedisce di usarne un po’ per parlare di quanto urge. Ho davanti dei bravi genitori, che hanno cercato nella loro vita di educare proprio figlio; lo hanno visto crescere, fare tante esperienze, poi piano piano prendere la propria strada lasciando anche le tante attività sognate per lui. Ma ora è troppo, è cambiato, non lo riconoscono più; il linguaggio, il modo di fare e di scegliere, non è quello che gli è stato insegnato. Arriva la crisi, la madre inconsolabile, il padre più razionale.