lunedì 28 dicembre 2015

Poveri, curiosi, perditempo, girovaghi

Qualche giorno fa mi stavo informando su come era andato il ritiro di un gruppo delle medie, così due educatrici, per farmi uno scherzo, mi hanno mandato il seguente messaggio: “Ciao don! Il ritiro è andato malissimo...uno è caduto e  l'abbiamo dovuto portare all'ospedale e la mamma ha detto che ci vuole far causa...e gli altri erano ingestibili! È stato un disastro. Siamo stanchi e non vogliamo più fare catechismo così!!! Da gennaio dovrete cercare altri catechisti”.
Non vi nascondo che mi è venuto un colpo, immediatamente per il ragazzo che si era fatto male, subito dopo per cercare di capire e sostenere gli educatori in questo loro impegno. Una telefonata, ha presto svelato il tutto, si è trasformata invece in una comunicazione fruttuosa del bene emerso stando via con i ragazzi, di quanto di gustoso si possa cogliere attraverso loro.
Qualcuno potrebbe stupirsi del come mi sono fatto fregare così semplicemente, può essere, o forse perché nella mia esperienza è capitato di accompagnare educatori messi duramente alla prova dal confronto con i ragazzi. È in particolare a loro che voglio rivolgere questa Parola.

domenica 20 dicembre 2015

Non è solo un cappotto

Un giorno una ragazza in gamba della mia parrocchia si presenta da me per una questione di difficile decisione. Sua nonna le ha regalato dei soldi per comprarsi un cappotto, ma lei ce lo ha già e non ne ha bisogno. Così mi parla anche dei suoi stivaletti, che gli sono stati regalati e che ha scoperto solo dopo di essere stati prodotti sfruttando la manodopera di paesi in via di sviluppo.
Qualcuno potrebbe sorridere di fronte a tutto questo, dicendo che ci sono ben altri problemi più grandi da affrontare, potrebbe etichettare il tutto come questioni un po’ banali. Ognuno dica quello che vuole, spero che però tutti colgano l’impegno nella ricerca messo da questa giovane amica in campo.

lunedì 14 dicembre 2015

Il Gruppo-Corpo e la sua “personalità giuridica”

I miei studi di diritto mi hanno insegnato che una persona in quanto tale è titolare di diritti e doveri, studiando ho scoperto che anche altre attività, economiche e non solo, acquistano un essere “persona” in senso giuridico, ciò permette loro di non muoversi come semplici singoli, ma di far nascere una nuova realtà che possa essere anch’essa titolare di diritti e di doveri, quindi essere riconosciuta come esistente a tutti gli effetti con una propria personalità giuridica.
La mia esperienza accanto ai ragazzi mi ha insegnato che ogni persona ha una propria storia di vita, merita di essere incontrata e conosciuta, occorre coinvolgerla ascoltando la sua opinione riguardo le cose che la riguardano o altro che la interessi. In questi anni, stando alla scuola dei ragazzi (che sono attimi maestri se li si sa ascoltare) ho piacevolmente scoperto che non solo i singoli meritano questa attenzione, occorre impegno e coinvolgimento anche per le realtà che contribuiscono a formare con la loro presenza. Un gruppo infatti non è solo la somma dei propri membri, ma è la nascita di una realtà che ha una propria personalità, un pensiero, uno stile e molto altro; insomma ha una sua personalità.
All’inizio del nuovo anno pastorale, arrivato in una nuova realtà di parrocchie che camminano insieme, incontrando gli educatori, ci siamo messi a parlare dei ragazzi, dei vari cammini, delle forze a disposizione. Ho deciso, vista la situazione, di procedere ad unire due gruppi; i numeri lo permettevano, erano venuti a mancare gli educatori di uno dei due, avevano fato l’esperienza estiva insieme. Tutto sembrava semplice e lineare, noi adulti eravamo d’accordo e ci sembrava di aver fatto un buon lavoro; mancava però una cosa e lo scoprimmo presto proprio grazie ai ragazzi. C’eravamo infatti dimenticati qualcuno.

domenica 6 dicembre 2015

Il poco serve al tanto, il nulla per l’eterno

Gesù ha un passo da grande camminatore e non gira mai da solo. Un giorno, durante uno dei suo soliti viaggi per la Galilea, comincia ad affrontare la salita di quel monte (una collina in realtà) che per tante volte ha attraversato.
A un certo punto si ferma, si sente più solo del solito, si accorge di star parlando sempre con i soliti e che nessuno di nuovo propone nuove questioni. Si gira, così si accorge che quelli che fino a poco fa erano stati suoi compagni di viaggio, ora sono distanti, quasi all’orizzonte. Si rende conto che il proprio passo non è adatto per loro, ma solo per pochi sani e giovani che ora si trova attorno. Gli altri sono zoppi, storpi, ciechi, sordi, malati. Chi li accompagna arranca lungo quella salita semplice per quelli che erano rimasti al passo con Gesù, ma difficile per chi si era fatto carico di altri, immaginiamoci poi quanti non avevano nessuno che li aiutasse.