Veniamo da un passato dove tante cose era chiare e ben strutturate,
tutto sembra funzionare, bastava stare in mezzo ai giovani ed eravamo a posto.
Se le cose andavano male non era colpa nostra e si tendeva a scaricare le
responsabilità o sui giovani o sulla società. Io sono un giovane prete e questo
periodo non me lo ricordo, ma me lo sento raccontare, ora invece viviamo in una
situazione dove tutto si è un po’ rovesciato; capita infatti di scontrarsi con
una situazione giovanile non sempre chiara e con iniziative che a volte
lasciano un po’ il tempo che trovano.
Data ormai per scontata la realtà multiforme della vita dei giovani di
oggi calata all’interno di una società ormai pluralista, credo che la prima
cosa da fare sia prendere una posizione e scegliere una prospettiva sulla quale
incamminarsi per evitare la dispersione di forze e risorse che rincorrano un
po’ a caso le emergenze che via via si rendono presenti, un primo passo
tutt’altro che semplice visto che scegliere una posizione corrisponde poi a
lasciare le altre e accettare il rischio anche di prendere l’opzione sbagliata,
ma credo che la cosa sia ormai inevitabile e il rischio sia da correre.