venerdì 2 novembre 2018

Mettersi in mostra a tutti i costi?

Nelle mesi passati, le notizie di cronaca, hanno riportato alla luce un fenomeni spesso taciuto ma diffuso nella vita dei nostri adolescenti e che in alcuni casi eclatanti porta non solo a rischiare la vita, ma a perderla. Sdraiarsi in mezzo a una strada, attraversarla in bici a occhi chiusi, scattare selfie estremi, provare nuove esperienze diffuse da social.
Di fronte a tutto questo come adulti facciamo fatica a trovare la voglia di capire, ci colpiscono troppo, quindi tendiamo a farcene giudizi affrettati, a contrassegnarli come comportamenti infantili e provocatori solo di alcuni “disagiati”.
Un certo orientamento al rischio è proprio dell’adolescenza in qualsiasi epoca, fa parte della fase evolutiva vissuta. Con il passare del tempo vi si sono però legate diversi tipi di significato, merita pertanto, mettendo da parte i pregiudizi, di chiedersi oggi che cosa ci narrano della vita dei nostri ragazzi.
Gli adolescenti non sono stupidi, si sentono però fragili, in un momento in cui il passaggio dall’essere bambini (ultra tutelati) a dover ora entrare in contatto con una grande verità della propria vita: siamo mortali. Nonostante sia un dato di fatto, non è detto che la cosa stia loro bene, certamente non la paura che da questa cosa emerge. Si cerca di allontanarla, controllarla, sfidarla, e per poterlo fare occorre mettere se stessi alla prova dei fatti.
Il tutto viene in un contesto, quello d’oggi, dove ciò che conta è essere popolari, avere tanti “like”, essere riconosciuti, apparire, avere contatti che mi servono per vedere se il come mi presento ha dei riscontri negli altri oppure no. Guardate bene che un mondo del genere non lo hanno inventato i giovani, loro ci vivono e continuano a coltivarlo in questo modo perché così gli viene detto. Sono tanti anche gli adulti che perseguono a loro modo lo stesso stile e che impostato un marketing e una organizzazione dei social che porta avanti uno stile del genere.
Non abbiamo di fronte ragazzi trasgressivi, i loro gesti non sono tali. Oggi sono spesso più che mai ubbidienti, ma fragili, di fronte a una società nella quale anche noi adulti prestiamo sempre più attenzione alla necessità di essere valorizzati a tutti i costi.
Solo che gli adolescenti sono ancora in crescita, così anche tante delle loro funzioni vitali e relazionali, così che è facile si possano sentire non all’altezza di quanto il mondo chiede, per non parlare del male loro fatto da tanti adulti che troppo precocemente legato su loro il pesante fardello di un successo a tutti i costi nell’essere migliori degli altri.
Guardate non voglio dare contro a nessuno e neanche cadere in facili moralismi. Ci tengo però a mostrare come la cosa non riguardi un aspetto puntuale della vita dei nostri giovani, ma un complesso di fattori che hanno portato fin qua. 
Si comincia, fin da quando sono bambini, a volere che abbiano una grande cerchia di amichetti perché si vede in loro delle macchine per relazioni precoci, ci da così soddisfazione vederli mentre giocano insieme e tessere le loro lodi al genitore dell’ultimo arrivato;  per far questo occorre che comincino a fare sport (speriamo solo uno), musica e teatro; con il fatto che sono sempre in giro (aiutati dai nonni e da altre figure sostitutive) serve che fin da piccoli abbiano già dietro il cellulare; avendo una grande opinione di loro (da cui deriva un po’ quella che abbiamo per noi) non sono ammesse figure che vogliano limitare il loro possibile successo come l’allenatore che lo tiene in panchina, il maestro di musica che dice che è stonato e l’insegnante che suggerisce di fare qualche test per vedere se soffre di disturbi dell’apprendimento.
Un giorno questo bambino improvvisamente cresce e ci sembra cambiato, non è più quello di una volta, si comporta diversamente e facciamo fatica a starci dietro, cominciamo ad alzare la voce, a voler mettere regole, ad avere paura per lui, ma ormai “i buoi sono scappati dal recinto” e chiudere la porta serve a poco. Anche se prima era tutto bello e funzionava, ora comincia a far fatica, si trova attorno tante agenzie educative che propongono e pretendono da loro certe cose e infine per star bene gli serve vedersi rispecchiato e amato negli occhi accoglienti e accondiscendenti dei coetanei che ha attorno.
Il farcela per lui è qualcosa di così importante che, se le condizioni e gli eventi non l’hanno favorito, se ha ancora tante cose da chiarirsi e una gran confusione dentro, può essere portato a mettere in atto azioni pericolose pur di raggiungere il proprio traguardo.
E non è facile, sempre volendo riprendere uno sguardo più ampio, farcela in un mondo dove alcune cose stanno diventando difficili, un futuro che ha appeso davanti un punto interrogativo, basti solo guardare all’ecologia e al sistema produttivo che stiamo per lasciare in eredità ai nostri figli.
Forse qualcuno si stupirà della svolta presa da questo mio intervento, ci si sarebbe aspettati una trattazione più ristretta intorno al tema di partenza per poi suggerire una soluzione possibile. Le cose non sono così semplici, forse è anche per questo che stiamo facendo molta fatica nel rapportarci con i giovani d’oggi e nel proporre soluzione a questioni evidenti che premono sulla vita di molti.
Alziamo le mani e lasciamo perdere? No di certo! Occorre cominciare da qualcosa, io suggerisco dall’impostare un giusto rapporto con internet e tutto quello che ci gira intorno, lo dico riguardo i ragazzi ma anche agli adulti. Se v’interessa poter approfondire la cosa consultando un altro mio intervento[1].
Quindi sì, è utile ficcare un po’ il naso nelle cose che i nostri ragazzi fanno attraverso la “rete”, sono tutte cose ad alto contenuto di significati per loro, nonostante noi possiamo far fatica a riconoscerlo. Non sto dicendo di intromettersi a tal punto fino ad arriva al “controllare”, ma interessarsi della cosa sì, senza paura di parlarne, anche quando questo significa affrontare temi caldi tiranti in ballo dal tutto: la morte, la paura, un corpo mostrato e diffuso…
Vedete, è una cosa importate, perché se una volta certe cose erano taciute dai ragazzi per via di non essere puniti, oggi capita invece che non le dicano perché altrimenti gli adulti se ne preoccupano troppo e non si vuole nuovamente confrontarsi con le tante reazioni emotive e un po’ improvvisate che si mettono in campo.
Interessarsi, non vuol dire sapere per filo e per segno tutto quello che accade, non provateci neanche, tanto sarebbe inutile perché una volta lontani da noi cercheranno comunque esperienze lontane dal nostro controllo. Il cammino educativo fatto con loro, ha lo scopo anche di abilitarli a sapere come comportarsi anche in questi momenti.

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