martedì 30 maggio 2017

I giovani ci sono, ma noi non abbiamo tempo

Sempre più spesso sento un lamento generale per l’assenza dei giovani. Eppure continuo ogni giorno a incontrarne e vederne tanti, certo forse non dove vorremo noi e non sempre pronti a seguirci e riempire gli eventi che, a volte ingenuamente, prepariamo per loro dando per scontato di sapere cosa serve di più alla loro vita.
I giovani ci sono, anche intorno alle nostra parrocchie, mi capita però di parlare con alcuni preti e mi sento dire che non hanno tempo; capisco, infatti l’attuale cambiamento a cui è sottoposta l’organizzazione ecclesiale sta ingolfando di impegni e di iniziative il servizio di tanti operatori pastorali, alla fine però è pur sempre una questione di scelte da fare. Per cui a me sta bene che si dica che non abbiamo tempo, però poi non accetto che ci si lamenti che i giovani non ci sono anche perché non è così, basta prendersene cura rinunciando a fare altro.

martedì 23 maggio 2017

Giovani ed educatori di oggi: sintesi

Arriva un momento in cui è necessario giungere una sintesi; l’occasione che mi ha spinto a farlo è stata caratterizzata da due momenti: il primo il dover accompagnare un momento di verifica tra educatori e genitori in seguito ad alcune difficoltà emerse lungo l’anno, il secondo è stato l’incontro di formazione conclusivo per gli educatori cercando di riassumere il cammino fatto con loro.
Questo mi ha chiesto di prendere in mano tante cose, selezionandole e semplificandole, in modo avere in mano uno strumento semplice che inquadrasse la situazione dei giovani di oggi e alcune prospettive che da questo emergono per l’opera educativa di quanti a loro si affiancano.
In questa opera descrittiva, il mio intento non è dire ciò che è giusto o sbagliato né quanto a me va bene oppure no; credo invece importante, superando le nostre precomprensioni, entrare in contatto con un contesti sociale e personale che influenza i ragazzi di oggi nell’essere quello che sono, e da questo trarne alcune evidenze al nostro impegno educativo. All’inizio pongo alcuni punti essenziali riguardo il cambiamento del modo di vivere come giovani oggi rispetto al passato, nella seconda parte mi soffermo su alcuni dati neuropsichiatrici che possono aiutare a chiarire meglio il perché di certi comportamenti a noi adulti tanto oscuri, infine metto in evidenza alcune evidenze che emergono riguardo l’impegno di chi educa.

martedì 16 maggio 2017

L’aggressività negli adolescenti

L’aggressività che diventa violenza è un fenomeno certamente presente nel vasto mondo giovanile, fatti spiacevole diventano anche aperture dei nostri telegiornali e titoli nei quotidiani, troppo spesso presentati a scopo “spettacolare”, questo non aita a leggere in modo approfondito questi eventi così da lavorare per cercare di trovare soluzioni.
Quando l’aggressività diventa violenza o grave pericolo per sé e per altri occorre senz’altro intervenire in modo deciso, questo non toglie il fatto che essa non è un qualcosa di intrinsecamente negativo, occorre sapere che per tanti ragazzi diventa l’unica via che conoscono per riuscire a buttare fuori il male che sentono dentro di sé; attenzione non sto dicendo che sia giusto, ma che ci può essere questo sotto certi comportamenti di ragazzi che non sono stati aiutati a trovare altri modi per poterlo fare. Qui sta proprio il compito dell’educatore che non è solo punire, neanche far finta di niente e scusare l’adolescente, ma mettere in atto una serie d’interventi che mirano a un miglioramento della situazione, cosa che dipende da molti fattori.
Quando ci capita di assistere o trattare temi intorno l’aggressività dei più giovani, occorre sempre chiedersi e cercare i diversi motivi e significati che i protagonisti hanno legato a quanto accaduto, molto spesso si scoprirà presente l’eco di eventi quali: tristezza, paura, incomprensione, delusione, inadeguatezza, esclusione e altre fragilità varie. S’incontrano anche tanti ragazzi arrabbiati, non con gli altri, ma con se stessi.

martedì 9 maggio 2017

Peripatetico

Desidero esaudire subito la curiosità di quanti si sono soffermati a leggere, partendo dal titolo che suona un po’ strano, esso vuole significare semplicemente: insegnare ad apprendere camminando. Una cosa molto semplice, racchiusa in una parola tanto strana quanto dimenticata. Oggi l’insegnamento, così come l’educazione in senso più ampio, si fa fermi dietro un banco, o seduti in cerchio a parlare, è così anche nei nostri ambienti di Chiesa.
Tanti brani del Vangelo invece ci mostrano Gesù che esercita il suo ruolo di maestro e lo fa spesso camminando: mentre passeggia intorno al lago chiama i primi discepoli, lungo la strada avvengono alcuni degli incontri centrali; l’itinerario geografico descritto dai Vangeli è così un percorso di vita. È Luca l’evangelista che maggiormente mette al centro questa dinamica nella propria opera. Gesù non sale sul pulpito per insegnare, ma lo fa camminando. Così l’essere discepolo diventa non un andare generico, ma il seguire Gesù facendo propri gli insegnamenti che si mostrano nelle sue opere.

lunedì 1 maggio 2017

Dalla morte alla vita: vivere da risolti

Come poter aiutare i ragazzi a riconoscere nella vita anonima e quotidiana, il passo e la presenza di Gesù che si fa prossimo a loro? Ci facciamo guidare dal racconto dei due di Emmaus (Lc 24,13-35), che oltre ad narrare di uno degli incontri del Risorto con i suoi discepoli, si presenta come l’appuntamento dato a ciascuno di noi anche oggi, dove il nostro nome e scritto in quello del compagno sconosciuto di Cleopa mentre sono in cammino insieme verso la loro meta.
Il primo passo consiste nel partire dalla realtà, dalla vita concreta, dalla situazione, dallo stato d’animo, da quanto brucia dentro. È così che Gesù incontrò questi due amici in cammino, partendo dal loro esistenza che si chiarisce presto essere attraversata da paura, sfiducia, interrogativi, delusioni. Sono in fuga da qualcosa che è accaduto ma al quale faticano dare un senso, alle loro spalle stanno lasciando la croce, la morte di una figura di riferimento centrale per la loro vita e con tutto questo le speranze che fino ad ora avevano dato senso alle scelte compiute e alle certezze maturate di quegli anni. Il loro mondo è in crisi, mi sembra di rileggere tante dinamiche simile nella vita dei nostri ragazzi, situazioni di stallo di per sé non necessariamente negative ma comunque faticose, nelle quali è più la nebbia che il sole a levarsi lungo il loro orizzonte.