giovedì 26 aprile 2018

Il silenzio dei giovani: ascoltare e farsi ascoltare

In questi anni di ministero, il tempo e lo spazio occupato dall’accompagnare gli adolescenti nel loro cammino di vita e di fede, ha riguardato una parte considerevole del mio servizio; eppure mi accorgo che se da una parte ho dato loro tanto, molto di più è quello che ho ricevuto indietro e anche quello che mi chiedono. Le giovani generazioni di oggi non sono più come quelle di ieri, così che rimango sempre un apprendista del mondo giovanile, il che mi chiede in continuazione di rimanere in contatto con quanto passa per la loro vita.
Devo riconoscere che ormai, arrivato a quarant’anni, sono sicuramente entrato nel mondo degli adulti; non sono più il giovane educatore di una volta, questo mi colloca in una posizione nuova rispetto a prima e mi permette di poter fare da cerniera tra due mondi collocando la mia riflessione in quel “vuoto” che a volte esiste tra le diverse generazioni e che ne rende difficile il dialogo.

mercoledì 18 aprile 2018

Opportunità per gli adulti

Come Chiesa siamo in cammino verso un Sinodo che non è “dei” ma “sui” giovani. Ci tengo a precisarlo perché a volte noto qualche incomprensione al riguardo parlando con i cristiani adulti. Il Sinodo non è una Giornata Mondiale dei Giovani che li vuole convocati e protagonisti principali, ora è la comunità adulta il principale destinatario del cammino da fare. Eppure vedo in giro tante iniziative per coinvolgere i giovani, il che va sempre bene, noto invece una certa immobilità della comunità adulta come se la cosa non la toccasse più di tanto. Il rischio è grosso, quello che il Sinodo arrivi e passi senza che in realtà sia cambiato niente nel come ci approcciamo al mondo dei giovani. Il Sinodo è per aiutare un corretto cambiamento di noi adulti e non dei giovani.

martedì 10 aprile 2018

Ascoltare i giovani

Riunione pre-sinodale
Discorso di papa Francesco ai giovani riuniti
Lunedì, 19 marzo 2018


Cari giovani, buongiorno!
 Saluto tutti i 15340! Speriamo che domani siano di più in questo nostro interloquire per fare uscire quello che ognuno di voi e di noi abbiamo nel cuore. Parlare con coraggio. Senza vergogna, no. Qui la vergogna si lascia dietro la porta. Si parla con coraggio: quello che sento lo dico e se qualcuno si sente offeso, chiedo perdono e vado avanti. Voi sapete parlare così. Ma bisogna ascoltare con umiltà. Se parla quello che non mi piace, devo ascoltarlo di più, perché ognuno ha il diritto di essere ascoltato, come ognuno ha il diritto di parlare.
Grazie per aver accettato l’invito di venire qui. Alcuni di voi hanno dovuto fare un lungo viaggio. Altri, invece di andare a dormire – perché è ora di andare a dormire da loro – sono collegati con voi. Faranno la notte ascoltando. Venite da tante parti del mondo e portate con voi una grande varietà di popoli, culture e anche religioni: non siete tutti cattolici e cristiani, nemmeno tutti credenti, ma siete certamente tutti animati dal desiderio di dare il meglio di voi. E io non ho dubbi su questo. Saluto anche quelli che si collegheranno, e che lo già hanno fatto: grazie del vostro contributo!

martedì 3 aprile 2018

I luoghi della pastorale giovanile


Mi sono trovato con il mio parroco a dare un bilancio delle confessioni del tempo di Avvento anche in vista di programmare quelle di Quaresima, tra le altre è emerso il non successo di una veglia penitenziale organizzata per i gruppi delle superiori. La mia proposta è stata quella che, invece di convocare i ragazzi a un momento diverso, fossimo noi preti ad andare da loro nel momento nel quale già loro si trovano per il cammino di gruppo, mettendoci a disposizione di quanti desiderassero confessarsi. È certamente una soluzione che occupa maggiore tempo e ingolfa ulteriormente le agende di noi preti di unità pastorale, ma forse è anche quella di una pastorale che si converte, che non convoco e basta ma che incontra anche. 
Lo credo altrettanto vero anche per le attività che gli adolescenti vivono frequentando i diversi luoghi e associazioni che con il tempo la comunità cristiana ha creato per loro, forse adesso è il caso di fermare un attivo la fantasia nel crearne di nuovi, chiedendoci se siamo disposti a farci carico dei tanti ragazzi che ci passano fra le mani. Un esempio per tutti: occupandomi degli scout a livello diocesano, mi è capitato diverse volte di confrontarmi con preti che mi dicevano che non avevamo tempo di prendersi cura di loro, nonostante il gruppo sia presente all’interno del loro territorio, non metto in dubbio che gli impegni siano tanti, alla fine è questione di scelte, basta poi non lamentarsi che i giovani non ci sono e non vengono, forse scopriremmo che siamo noi a non essere con loro.