venerdì 24 gennaio 2014

Adolescenti, sigarette, canne e alcol: come aiutarci a capire meglio

Alice ha 16 anni, nella sua camera c’è sempre un grande disordine, lei sembra non preoccuparsene, ma la madre sì visto che spesso entra nella camera per prendersene cura. Un pomeriggio, dopo l’ennesima uscita repentina della figlia alle prese pochi istanti prima con la scelta della borsa con la quale uscire di casa, la madre si reca in camera per sistemare i vestiti appena stirati, come al solito si scontra con il disordina lasciato da Alice tra cui spicca una borsa caduta a terra, nel raccoglierla la madre compie una scoperta traumatica, nel contenuto caotico come la stanza si nota la presenza di cartine e filtrini insieme a quello che sembra tabacco. Che reazioni potrà avere la madre di Alice? Come interpretare il tutto?

sabato 18 gennaio 2014

Tuo figlio va male a scuola? Regalagli una chitarra!

Partirò un po' alla larga rispetto a quello che è il titolo, ma vi garantisco che arriverò a spiegarmi. Per arrivare direttamente al punto, dico che la depressione è un fenomeno normale per quanto riguarda l'adolescenza, andando avanti preferisco sostituire questo termine con un altro e dirò che gli adolescenti sono spesso infelici, quel cambiamento lo faccio per vari motivi: non siamo psicologi, questa parola ci fa sempre un po' paura, la posso vedere nei figli degli altri ma difficilmente sono disposto a vederla nel mio, normalmente è un disagio che fa parte del normale processo di autonomia nella crescita. Attenzione! Quando dico che gli adolescenti sono tristi non voglio per niente affibbiare loro un’etichetta, una definizione, un approccio cupo, desidero invece introdurre un criterio di indagine che credo illumini tanti comportamenti che apparentemente di infelice hanno poco.

domenica 12 gennaio 2014

La scoperta del corpo: alcuni cambiamenti intervenuti

L’adolescenza è il periodo nel quale la persona vive con maggiore intensità cambiamenti che lo chiamano a un passaggio che mai più avverrà nel corso della vita; in tutto questo periodo il proprio corpo rivolge un appello impossibile da disattendere riguardo a come gestirlo e usarlo, sentendolo non solo più per sé ma anche per gli altri in una dimensione che diventa sociale. Sarebbe un errore pensare che tutto questo percorso si fermi al livello del corpo, esso investe nel formarsi della propria identità, forma una base sulla quale poi costruire la dimensione relazionale più ampia della propria esistenza con tutti i valori connessi, nonché l’identità di genere e l’orientamento sessuale da assumere.

sabato 11 gennaio 2014

Evangelii Gaudim - Alcuni passi che trattare dell'attenzione educativa nei confronti dei giovani

105. La pastorale giovanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sofferto l’urto dei cambiamenti sociali. I giovani, nelle strutture abituali, spesso non trovano risposte alle loro inquietudini, necessità, problematiche e ferite. A noi adulti costa ascoltarli con pazienza, comprendere le loro inquietudini o le loro richieste, e imparare a parlare con loro nel linguaggio che essi comprendono. Per questa stessa ragione le proposte educative non producono i frutti sperati. La proliferazione e la crescita di associazioni e movimenti prevalentemente giovanili si possono interpretare come un’azione dello Spirito che apre strade nuove in sintonia con le loro aspettative e con la ricerca di spiritualità profonda e di un senso di appartenenza più concreto. È necessario, tuttavia, rendere più stabile la partecipazione di queste aggregazioni all’interno della pastorale d’insieme della Chiesa.

106. Anche se non sempre è facile accostare i giovani, si sono fatti progressi in due ambiti: la consapevolezza che tutta la comunità li evangelizza e li educa, e l’urgenza che essi abbiano un maggiore protagonismo. Si deve riconoscere che, nell’attuale contesto di crisi dell’impegno e dei legami comunitari, sono molti i giovani che offrono il loro aiuto solidale di fronte ai mali del mondo e intraprendono varie forme di militanza e di volontariato. Alcuni partecipano alla vita della Chiesa, danno vita a gruppi di servizio e a diverse iniziative missionarie nelle loro diocesi o in altri luoghi. Che bello che i giovani siano “viandanti della fede”, felici di portare Gesù in ogni strada, in ogni piazza, in ogni angolo della terra!

giovedì 9 gennaio 2014

Mio figlio non sta fermo a messa, cosa posso fare?

“Come mi piacerebbe che mio figlio stesse un po’ più fermo a messa”, è l’inizio di un discorso che una giovane mamma di cinque figli di cui, il più grande ha sette anni, mi ha diretto alla fine di una liturgia che l’aveva alquanto provata, proprio il modo di viverla del figlio più grande aveva mosso il tutto.
Dopo i soliti discorsi di preambolo nei quali si accoglie il desiderio giusto dei genitori di partecipare con attenzione alla messa, il constatare la difficoltà per un bambino di partecipare a una liturgia che non lo vede protagonista né destinatario centrale, la fase spesso faticosa di una famiglia che deve conciliare tante cose nella propria vita e che a volte rimpiange la fede e la preghiera così come la viveva quando ancora non si era famiglia… insomma dopo tutto questo e altro, si arriva al centro della questione: “don, dimmi cosa posso fare?”.

mercoledì 8 gennaio 2014

Queste ragazze sono proprio delle oche… questi ragazzi non capiscono niente!

Chiunque si impegna nel servizio educativo degli adolescenti viene prima o poi messo alla prova. Da una parte il grande desiderio personale di darsi da fare insieme a tempo ed energie dedicate ai ragazzi, incontri e metodologie pensate per loro; dall’altro adolescenti che sembrano ricambiare poco o niente, che si comportano in modo quasi caricaturale ripercorrendo stereotipi che per noi mondo adulto sono assurdi; infine arriva la classica uscita che rende quasi impossibile ogni comprensione e azione educativa, l’adulto che dice: ma noi alla loro età non eravamo così; niente di nuovo del resto anche noi non siamo come i nostri genitori e non possiamo aspettarci che i ragazzi siano come noi e tantomeno pretendere di essere modelli che è necessario ricalcare pena una inevitabile sconfitta educativa.
Introduco da subito la mia opinione e l’esito del mio ragionamento: è sbagliato e poco cristiano identificare l’adolescente pari pari ai suoi comportamenti; una ragazza può comportarsi da oca, ma questo non vuol dire che sia un’oca; un ragazzo può avere atteggiamenti stupidi, ma questo non vuol dire che sia poco intelligente; si può avere modi di fare da pagliaccio, ma non per questo lo si è o lo si desidera essere. È importante che chiunque occupi un ruolo educativo stia attento a questo passaggio inopportuno che spesso avviene in automatico.

sabato 4 gennaio 2014

Alcune parole del papa: nuovi linguaggi, alcuni pilastri, nuove sfide

Riporto di seguito alcune parole di papa di papa Francesco prese da un suo colloquio con i Superiori Generali dei vari istituti di consacrati, l’attenzione nella scelta è caduta sui temi che riguardano i temi dei giovani e dell’educazione, li riporto così semplicemente senza nessun commento.

Chi lavora con i giovani non può fermarsi a dire cose troppo ordinate e strutturate come un trattato, perché queste cose scivolano addosso ai ragazzi. C’è bisogno di un nuovo linguaggio, di un nuovo modo di dire le cose. Oggi Dio ci chiede questo: di uscire dal nido che ci contiene per essere inviati.

«Tre pilastri per l’educazione: trasmettere conoscenza, trasmettere modi di fare, trasmettere valori. Attraverso questi si trasmette la fede. L’educatore deve essere all'altezza delle persone che educa, deve interrogarsi su come annunciare Gesù Cristo a una generazione che cambia». «Il compito educativo oggi è una missione chiave, chiave, chiave!».

Le situazioni che viviamo oggi pongono dunque sfide nuove che per noi a volte sono persino difficili da comprendere. Come annunciare Cristo a questi ragazzi e ragazze? Come annunciare Cristo a una generazione che cambia? Bisogna stare attenti a non somministrare ad essi un vaccino contro la fede».

venerdì 3 gennaio 2014

Chi ha ragione: il genitore o il figlio?

Capita spesso in occasione di contrasti di poterli risolvere solo trovando da che parte sta la ragione, a parte il fatto che ognuno pensa sempre che stia dalla sua, quello che voglio proporre in questo articola è che la ragione a volte può stare da tutte e due le parti e da qui nasce poi la questione di come saltarci fuori.
Nella nostra parrocchia c’è una Casa della Carità, servita da alcune suore che fanno famiglia insieme ad alcuni ospiti, una sera a settimana la messa parrocchiale si svolge lì, durante l’ultima messa sono rimasto contendo di vedere arrivare una famiglia della parrocchia tutta al completo, cosa difficile di recente visti i numerosi impegni che spesso i loro figli hanno; in seguito al mio saluto notai subito che il figlio maschio di quattordici anni aveva una faccia tutt’altro che entusiasta, facendo notare la cosa il padre subito mi confermò la cosa comunicandomi con tono deciso che almeno una volta ogni tanto la famiglia poteva fare questo e se anche era stato necessario obbligare proprio figlio ne era valsa la pena. Lasciando questo esempio di vita come sottofondo, il desiderio è di allargare il discorso alle tante volte nelle quali genitori e figli si trovano a “combattere” nel prendere certe decisioni.

giovedì 2 gennaio 2014

Ma noi alla loro età non eravamo così!

Qualche giorno fa, al termine di un pranzo-incontro con un gruppo di giovani alcuni dei quali impegnati come catechisti in parrocchia, mentre si procedeva al sistemare il tutto, emerge nuovamente un lite motiv che accompagna tanti di quanti sono impegnati nel servizio educativo alle giovani generazioni e che emerge soprattutto nei momenti di difficoltà relazionale con i ragazzi. “Ma noi alla loro età non eravamo così”: nasce come grido di chi si scontra con il poco ascolto o la poca riconoscenza che gli adolescenti sembrano dare e la loro non disponibilità a riconoscere il ruolo di guida dei più grandi; concluse dicendo “non stanno zitti neanche quando parla il parroco”.
Con questo confronto questo mio giovane amico si è introdotto in due macro argomenti che mi è già capitato di affrontare in altri mie contributi, ma desidero riprenderli brevemente per rispetto e attenzione alla vita e agli incontri così come mi si propongono.