mercoledì 3 gennaio 2018

Cercare di essere belli e sentirsi in colpa

Un giorno, durante l’intenso itinerario di confessioni che accompagna certi momenti “forti” del tempo liturgico, è arrivata una giovane adolescente che tra le altre cose chiedeva perdono per il troppo tempo passato a scegliere il vestito giusto per andare a scuola. Non era da molto che capitava, piuttosto in questo ultimo periodo, sua madre se n’era accorta e non aveva mancato di sottolinearle come lo vedesse uno spreco di tempo dietro a cose poco importanti. Da questo scambio domestico, ne era uscita con un grande senso di colpa per quello che faceva, si sentiva così sbagliata, era lì per chiederne perdono.
Mi sono sentito di rassicurarla invitandola ad andare lì dove la madre non era riuscita ad arrivare, al punto dove la ricerca profonda di senso tocca e si manifesta nella vita. Le ho detto che Dio e anche io vedevo e sapevo delle tante ricerche e domande che coltivava, del desiderio di essere bella non solo fuori ma anche dentro, di essere apprezzata e amata dagli altri.
Se anche noi adulti facciamo fatica, Dio vede questo cammino e sa le ricerche di vita che girano dentro, che non c’era niente di male nell’indagare quello che cercava, di non rifiutare ma entrare in contatto con i motivi che la muovevano, di perdonare chi accanto a lei non era capace di comprenderla.
La ricerca di bellezza, avvia una avventura entusiasmante nella vita degli adolescenti, essa ha però esisti incerti sottoposta com’è agli sguardi costanti dei propri compagni, ai modelli proposti dal mondo e soprattutto radiografata da come lo specchio di casa mi riflette prima di avventurarmi nella vita di ogni giorno.
Quando si entra nello specifico di questo tema con i ragazzi, occorre veramente aspettarsi di tutto, neanche loro sanno di preciso cosa sia, questo porta a sperimentare tante possibilità di cui il corpo si può rivestire. Noi adulti a volte rimaniamo stupiti, soprattutto di fronte a tentativi mal riusciti, eppure il tutto dovrebbe anche suscitare da parte nostra un minimo di meraviglia: in campo c’è il cammino di crescita, quel corpo per noi mal truccato o mal vestito sta fiorendo, occorre aiutarlo non contrastarlo.
L’impegno dovrebbe essere di fare cultura, o anti-cultura rispetto quella attuale, rimettere al centro il corpo in tutto il suo valore relazionale ed etico. Così si può dare speranza a tutti coloro che sentendosi brutti, possono far proprio un nuovo modo di vivere, mettendo al centro cosa conta veramente.
Uno dei punti di partenza è il valutare che la bellezza chiama in causa la relazione, non è una questione affrontabile individualmente, ma solo entrando nella logica che per essere bello ho bisogno dell’altro. Parlare di bellezza significa rendersi conto che quanto è proprio del mio corpo e di tutta la mia vita, anela a un desiderio di pienezza che non può esaurirsi in me stesso; esso mi lancia in una ricerca.
Se c’è un maestro di bellezza questo è proprio Gesù, lo è perché porta ad amare l’altro, anche se nemico, come un fratello. Già prima, fin dal racconto della creazione, Dio mostra quale debba essere lo sguardo giusto per contemplare tutto quello che esiste. Occorre una riabilitazione intelligente della vista, perché sappia andare oltre l’apparenza, come Dio che contemplando le opere da lui create, le vede come buone e quindi belle. L’inizio della Bibbia mostra un cammino di educazione, esso ci vuole condurre a unirci a Dio nell’esclamare: che bello! Ci troviamo così di fronte a una sfida, riconoscere la dimensione di dono presente in ogni realtà, la sua gratuità.
Occorre equilibrio. Un eccessivo controllo dell'espressione della vita del ragazzo rischia di impedire una corretta maturazione, all'opposto un’esagerata richiesta di performance che prevede di essere sempre all'altezza in tutto non aiuta a fare i conti con il limite presente in ogni vita. Tra un estremo e l'altro c'è la reale possibilità di vivere e accettare un corpo che offre potenzialità e che nel contempo non è perfetto.
A parole si fa presto, questo è il punto di arrivo, prima ci sta tutto quello che come educatori viviamo e vediamo nei nostri ragazzi, corpi considerati estranei, messi alla prova, nascosti o troppo mostrati. In questo tempo intenso di lavoro da parte di ogni adolescente occorre che ci aiutiamo a non avere troppa paura di quello che sta accadendo, lo dico soprattutto per i genitori che per primi saranno impegnati ad affrontare tutte le novità anche esagerate che si apprestano ad emergere. A loro dico: interrogatevi sul perché e sui motivi di quel che accade, non abbiate paura a parlarne con i vostri figli, abbiate il coraggio di rivedere le regole della vita famigliare, non temete se dopo un confronto saranno più le domande rimaste che le risposte ottenute, siate genitori per i vostri figli perché non ne hanno altri che vi possano sostituire.


2 commenti:

  1. Quanti contenuti sui quali riflettere, come genitore ho ancora tanto da fare.

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  2. Quanti contenuti sui quali riflettere, come genitore ho ancora un sacco di lavoro da svolgere.

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