venerdì 26 gennaio 2018

Sete di vita eterna

In questo momento sto preparando due gruppi alla
Cresima, da tante parti mi arrivano le preoccupazioni riguardo al fatto che in tanti lasceranno il cammino intrapreso fino ad ora, alcune statistiche dicono che rappresentano i tre quarti dei ragazzi. Non che io non sia dispiaciuto, ma credo sia da cogliere come un dato fisiologico, non perché mi sia arreso, ma perché fa parte di un cammino a volte anche necessario per poter rileggere e integrare i contenuti della fede in un’ottica personale, rispetto a quanto fino ad ora si è spesso ricevuto per tradizione.
La vera preoccupazione dovrebbe essere un’altra, che ci interpella sia su quelli che rimangono, ma soprattutto su quelli che lasciano. Ovunque siano, qual è il messaggio che si portano dietro riguardo Dio e la comunità? Perché se seminiamo bene, questa è la migliore eredità che possiamo lasciare loro, nonché il necessario da cui attingere per trovare la casa del Padre, qualcosa di molto diverso da un pacchetto di norme che vengono da Dio e che la Chiesa vigila perché vengano rispettate, altrimenti non fa una grande differenza quando il cammino si dovesse interrompere.

lunedì 15 gennaio 2018

Eleazaro – Dare l’esempio

In questi giorni a un gruppo di adolescenti della parrocchia è venuto il bel desiderio di fare una festa per l’ultimo dell’anno, aprendola anche ad altri, facendola chiaramente secondo come volevano loro. Ovviamente chi gestisce le strutture dell’oratorio voleva delle garanzie sulla conduzione del tutto, non perché fossero cattivi ragazzi, è che anche i bravi vanno affiancati e aiutati nel loro realizzare in modo bello i giusti desideri che hanno.
Questi ragazzi hanno avuto la fortuna di avere due loro educatori che si sono resi disponibili molto di più che a fare da “guardiani”, ma nell’incoraggiarli e sostenerli in questo loro progetto, accettando anche alcune immaturità (non pericolose) tipiche della loro età, lasciandoli fare, rimanendo un po’ defilati ma pronti a intervenire. A volte i nostri ragazzi hanno bisogno di vivere sulla loro pelle il detto “sbagliando s’impara”, soprattutto se possono farlo non essendo allo sbaraglio, ma con l’amicizia di chi adulto possa intervenire in caso di bisogno.

mercoledì 3 gennaio 2018

Cercare di essere belli e sentirsi in colpa

Un giorno, durante l’intenso itinerario di confessioni che accompagna certi momenti “forti” del tempo liturgico, è arrivata una giovane adolescente che tra le altre cose chiedeva perdono per il troppo tempo passato a scegliere il vestito giusto per andare a scuola. Non era da molto che capitava, piuttosto in questo ultimo periodo, sua madre se n’era accorta e non aveva mancato di sottolinearle come lo vedesse uno spreco di tempo dietro a cose poco importanti. Da questo scambio domestico, ne era uscita con un grande senso di colpa per quello che faceva, si sentiva così sbagliata, era lì per chiederne perdono.
Mi sono sentito di rassicurarla invitandola ad andare lì dove la madre non era riuscita ad arrivare, al punto dove la ricerca profonda di senso tocca e si manifesta nella vita. Le ho detto che Dio e anche io vedevo e sapevo delle tante ricerche e domande che coltivava, del desiderio di essere bella non solo fuori ma anche dentro, di essere apprezzata e amata dagli altri.
Se anche noi adulti facciamo fatica, Dio vede questo cammino e sa le ricerche di vita che girano dentro, che non c’era niente di male nell’indagare quello che cercava, di non rifiutare ma entrare in contatto con i motivi che la muovevano, di perdonare chi accanto a lei non era capace di comprenderla.