Veniamo da un passato dove tante cose era chiare e ben strutturate,
tutto sembra funzionare, bastava stare in mezzo ai giovani ed eravamo a posto.
Se le cose andavano male non era colpa nostra e si tendeva a scaricare le
responsabilità o sui giovani o sulla società. Io sono un giovane prete e questo
periodo non me lo ricordo, ma me lo sento raccontare, ora invece viviamo in una
situazione dove tutto si è un po’ rovesciato; capita infatti di scontrarsi con
una situazione giovanile non sempre chiara e con iniziative che a volte
lasciano un po’ il tempo che trovano.
Data ormai per scontata la realtà multiforme della vita dei giovani di
oggi calata all’interno di una società ormai pluralista, credo che la prima
cosa da fare sia prendere una posizione e scegliere una prospettiva sulla quale
incamminarsi per evitare la dispersione di forze e risorse che rincorrano un
po’ a caso le emergenze che via via si rendono presenti, un primo passo
tutt’altro che semplice visto che scegliere una posizione corrisponde poi a
lasciare le altre e accettare il rischio anche di prendere l’opzione sbagliata,
ma credo che la cosa sia ormai inevitabile e il rischio sia da correre.
Una volta scelta la direzione nella quale muoversi credo opportune
procedere mettendo in campo una analisi molto concreta della realtà giovanile:
puntare bene sulle vere sfide di oggi in cui sono impegnate le giovani
generazioni, metterci a tavolino valutando e contando le risorse varie e tante
che abbiamo a disposizione, proporre un messaggio di qualità e bello per la
vita di tutti. Tutte e tre queste dimensioni appena elencate implicano nuove
scelte.
Scegliere le sfide che affrontino i problemi veri lasciando quelli
falsi che a volte ci facciamo noi ma che noi intercettano il vissuto reale.
Scegliere interventi proporzionati alle risorse che abbiamo
abbandonando iniziative belle ma improponibili per l’impegno richiesto-
Scegliere contenuti e modalità di presentazione giusti lasciando da
parte modi di fare vecchi non più corretti così come quelli innovativi ma
troppo astratti, nella consapevolezza che una grande gesto di amore che
possiamo fare agli altri per aiutarli a vivere una vita bella, è l’annuncio di
Gesù, in questo forse a volte non ci crediamo fino in fondo. Occorre inoltre
coinvolgere la vita di colui a cui parlo all’interno dell’annuncio che faccio,
in una storia dove anche lui è protagonista insieme con me perché anche la mia
vita deve entrarci, la vita di chi annuncia che fa di lui un testimone solo se
ha già sperimentato l’incontro salvifico di cui ora è narratore.
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