venerdì 18 ottobre 2013

Vita Spirituale/3: Una spiritualità a pozzo

L’uomo è fatto di materiale creato nei primi cinque giorni e su questo il sesto giorno è arrivato il “soffio” di Dio, così l’uomo è miscela di questo soffio e della materia dei primi 5 giorni. Con il tempo l’uomo si è sempre più concentrato su ciò che ha avuto a che fare con i primi 5 giorni della creazione mentre il soffio lo abbiamo abbandonato, nessuno pensa che esiste uno spirito oggettivamente presente e così facendo la spiritualità diventa solo moralismo. In passato si riteneva che era molto più la distanza tra il verme e l’uomo che tra l’uomo e Dio, adesso è il contrario, ci sentiamo più vicini al verme che a Dio.
Tutti quelli che hanno fatto un’esperienza spirituale seria, profonda e durevole, e perciò tutti i maestri di spiritualità, descrivono la vita interiore come un itinerario, un viaggio, un cammino, un pellegrinaggio. «Lekh lekha! Va’ verso te stesso!» (Gen 12,1), è la voce sentita da Abramo quando ha intrapreso il suo viaggio di credente: il viaggio geografico che lo avrebbe portato da Ur dei Caldei fino alla terra promessa si è compiuto  innanzitutto nella sua vita interiore, tramite una discesa nelle profondità del suo cuore.
Credo ci siano due domande basilari nel cammino spirituale: O Dio, tu chi sei? E io, chi sono? Domande che risuonano forti, a volte con altre parole, in tanti momenti tristi e felici della vita; non vengono poste perché si dia una risposta teorica, a volte rimangono anche senza risposta o semplicemente posti, gridati, sospirati… Nel chiederlo a noi stessi lo abbiamo fatto anche con Abramo che si trova dopo tante promesse fatte da Dio a salire il monte per andare a sacrificare il proprio figlio Isacco, il figlio della promessa, abbiamo cercato di immedesimarci nella sua vita di padre, di amico del Signore, di fedele e come lui anche noi ci siamo chiesti: O Dio, tu chi sei? E io, chi sono? Poi abbiamo incontrato Mosè, non c’è stato mai nessuno amico di Dio come lui in tutta la storia di Israele, ha fatto tanto per liberare e guidare il popolo, arrivato alle porte della terra promessa Dio lo porta su un monte gliele fa vedere ma gli annuncia anche che lui non ci entrerà, morirà fuori prima di toccare il compimento della promessa: O Dio, tu chi sei? E io, chi sono? Poi c’è stata Maria contemplata al momento della morte di Gesù ai piedi della croce, nessuna madre dovrebbe vivere abbastanza per vedere la morte del proprio figlio, le tornano in mente i tanti episodi di vita con Gesù, le parole dell’Angelo, la vita con Giuseppe: O Dio, tu chi sei? E io, chi sono?
Sono domande poste alla nostra vita, come essa sia capace di darne risposta e di guidarci una vita che veramente diventa spirituale nel momento in cui parla di Dio e di me stesso. Ma come fare tutto questo? Nuovamente abbiamo chiesto aiuto alla vita di Maria, abbiamo trovato nel Magnificat le parole di una donna che ha saputo dire come Dio si è mostrato nella propria vita e in quella del proprio popolo e come questa l’ha aiutata a capire la propria vera identità. Ognuno di noi è chiamato dire il magnificat scritto nella propria vita.
In Terra Santa, cera una città, Meghiddo. Oggi è solo una collina di macerie, bruciata dal sole caldo della terra di Israele, circondata da campi di cotone. Meghiddo è stata distrutta e ricostruita tantissime volte, un poco alla volta, si è perso il ricordo. Quando gli archeologi l’hanno ritrovata per riportare alla luce l’antica città, hanno incominciato a scavare la collina misteriosa, dall’alto verso il basso. Si sono imbattuti subito con ruderi preziosi… e con un problema inquietante. Se scavavano dagli strati più recenti (quelli in alto) verso gli strati più antichi (quelli in basso) distruggevano tutto. Hanno trovato una soluzione: scavare un pozzo, largo a sufficienza, per penetrare dal livello più alto fino al cuore della collina. Un po’ alla volta, mentre lo scavo del pozzo di Meghiddo proseguiva verso il cuore della collina, gli archeologi sono riusciti a ricostruire la storia della città.

Spiritualità è vedere il visibile dalla prospettiva del mistero che si porta dentro. I turisti, che arrivano nella valle assolata d’Israele, vedono una collina. Solo il pozzo svela i segreti di Meghiddo, la nostra vita è così, viviamo di fede quando riusciamo a scavarci un pozzo dentro e la comprendiamo alla luce del mistero scoperto. Quello che scopriamo quando riusciamo a penetrare gli eventi misteriosi che affiorano al livello della roccia di fondazione, diventa decisivo per conoscere e vivere la nostra quotidiana esistenza.

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