“Okay. Tutto mi dice di essere forte, determinato negli scopi, capace
di andare avanti nella Vita, ma se uno sente che è arrivato il momento di
cambiare un po’ rotta o anche solo il bisogno di fermarsi a ragionare sul serio per
proprio conto? Voglio dire: e i caz.. di sette e mezzo in latino, per esempio,
che da semplici strumenti sono diventati una specie di fine ultimo?... Insomma,
a quanto ne so dovrei studiare per strappare un titolo di studio che a sua
volta mi permetta di strappare un buon lavoro che a sua volta mi consenta di
strappare abbastanza soldi per strappare una qualche cavolo di serenità tutta
guerreggiata e ferita e massacrata dagli sforzi inauditi per raggiungerla.
Cioè, uno dei fini ultimi è questa cavolo di serenità martoriata. Il ragionamento
è così. Non ci vuole un genio. E allora, perché dovrei sacrificare i momenti di
serenità che mi vengono incontro spontaneamente lungo la strada? Perché dovrei buttarli in un pozzo, se fanno parte
anche loro del fine a cui tendere? Se un pomeriggio posso andare a suonare o
uscire con una ragazza che mi piace, perché cavolo devo starmene in casa a
trascrivere le versioni dal traduttore o far finta di leggere il sunto di
filosofia? La realtà è che mi trovo costretto a sacrificare il me
diciassettenne felice di oggi pomeriggio a un eventuale me stesso calvo e
sovrappeso, cinquantenne soddisfatto, che apre la porta del garage col comando
a distanza e dentro c’ha una bella macchina, una moglie che probabilmente gli
fa le corna col commercialista e due figli gemelli con i capelli a caschetto
identici in tutto ai bambini nazisti della kinders. Tutti dentro il garage,
magari, no. Diciamo più o meno intorno. Cioè circondato. Dunque
la domanda è: un orrore di queste proporzioni vale più del sole e del gelato di
oggi pomeriggio? Più di una qualunque ragazza? Più di Valentina che arrivava
sorridendo all’appuntamento con dieci minuti di ritardo e una maglietta blu con
dentro quel ben di Dio sorprendente?”.
(Jack Frusciante è uscito dal gruppo)
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