sabato 18 gennaio 2014

Tuo figlio va male a scuola? Regalagli una chitarra!

Partirò un po' alla larga rispetto a quello che è il titolo, ma vi garantisco che arriverò a spiegarmi. Per arrivare direttamente al punto, dico che la depressione è un fenomeno normale per quanto riguarda l'adolescenza, andando avanti preferisco sostituire questo termine con un altro e dirò che gli adolescenti sono spesso infelici, quel cambiamento lo faccio per vari motivi: non siamo psicologi, questa parola ci fa sempre un po' paura, la posso vedere nei figli degli altri ma difficilmente sono disposto a vederla nel mio, normalmente è un disagio che fa parte del normale processo di autonomia nella crescita. Attenzione! Quando dico che gli adolescenti sono tristi non voglio per niente affibbiare loro un’etichetta, una definizione, un approccio cupo, desidero invece introdurre un criterio di indagine che credo illumini tanti comportamenti che apparentemente di infelice hanno poco.
Qualcuno potrebbe dirmi che sì ci sono anche ragazzi infelici o tristi ma ce ne sono altri violenti, rumorosi, provocatori, gioiosi, temerari, artisti... Non è mia intenzione generalizzare e appiattire tutto in un'unica analisi, ma ricordare che spesso gli adolescenti sono molto bravi a camuffare e trasformare il proprio stato reale; in tanti comportamenti a rischio o anche normali se non vogliamo fermarci alla superficie, credo che il mettere in conto che il ragazzo che abbiamo davanti possa essere infelice possa aiutarci meglio a decifrare il suo comportammo astenendoci dall'applicargli categorie che non gli appartengono.
Tanti problemi noi come adulti abbiamo imparato a sopportarli e affrontarli, ma un adolescente non ancora; i ragazzi sono molto concreti e la prima cosa che viene in mente è di far qualcosa per mettere a tacere quello che gli gira dentro e al quale non sa dare un nome; le emozioni non riescono ad esprimerla a parole ma lo fanno con gesti a volte eclatanti che determinano un comportamento spesso più difficile da interpretare rispetto a un bel discorso, ma questo da loro non possiamo pretenderlo; quindi o ci arrendiamo o ci impegniamo a guardarli con sguardo intelligente, ciò cercare di vedere dentro, sotto, oltre quel che può sembrare.
Occorre chiedersi cosa ci sia nel profondo dei nostri ragazzi, troppe volte ci fermiamo affibbiando loro semplice etichette che dicono solo della superficie, etichette pesanti con le quali rischiamo di mandare falsi messaggi che non li aiutano a capire veramente chi sono; purtroppo questo è uno degli errori più diffusi a livello di educatori adulti, tante volte il tutto nasce all'interno di momenti di difficoltà reciproca, di comportamenti che ci danno fastidio. Come si fa presto a dire: guarda che oca, sei proprio un pagliaccio, deficiente non capisci niente, sei un delinquente,... Facciamo del male più di quanto pensiamo, occorre che abbiamo ben chiaro che nessuno di noi può essere identificato unicamente con le proprie azioni, questo vale ancor di più per gli adolescenti; troppi giovani si portano dietro il peso di ciò che gli adulti dicono di loro.
In base a quello che dicevo prima credo che una nuova prospettiva educativa si apra nel momento in cui un genitore o un educatore ammetta: "Il mio ragazzo si comporta così perché è infelice; per questo non studia, fa cose strane, si chiude in sé o esagera; questa è la vera questione".
Cosa fare? Innanzitutto partiamo da noi adulti educatori, occorre che ci aiutiamo a mandar giù la pillola che questo sia proprio il motivo, è difficile da accettare, preferiremmo che fosse drogato piuttosto che ammettere che è triste; questo perché ci sentiamo sconfitti, lo viviamo come un fallimento anche se non lo è, così abbiamo bisogno di qualcuno che ce lo dica e ce lo spieghi. Solo dopo potremmo cominciare a capire che l’infelicità attuale dei ragazzi è un buon segno (anche se drammatico), perché dice che hanno capito che la fase di vita che hanno iniziato chiede questo esodo; naturalmente non voglio estremizzare, c’è da prestare attenzione alla quantità di tristezza che uno si porta dentro e dove questa lo porta, occorre aiutarli ed accompagnarli con uno sguardo attento agli eccessi che possono essere pericolosi.
Un aiuto che può servire per arginare e correggere la cosa è aiutare i ragazzi a mettere le proprie energie nelle varie attività espressive che popolano il mondo giovanile: canto, musica, scrive sul diario, ballo, teatro... tutte cose molto utili; ricordiamoci come adulti che in queste cose occorre evitare di criticare troppo o mettere in ridicolo le prestazioni, può capitare che la canzone non sia granché, che il ballo sia da perfezionare, che uno scritto sia pieno di errori,... ma occorre andare oltre.
Visto che è compito di noi educatori adulti provvedere agli strumenti che possono aiutare i ragazzi a crescere, può essere che per far recuperare la scuola a un ragazzo, invece delle ripetizioni di latino, sia meglio regalargli una chitarra, questo potrebbe renderlo più capace di esprimere e portare il peso della propria tristezza con l'effetto complementare di studiare più volentieri, o di non farlo ma stando ugualmente meglio.
Pensatela comunque come volete, capisco che a tanti educatori la cosa possa suonare strana, io intanto nel mio oratorio ho costruito insieme a dei ragazzi una sala prove e ci sono due band di ragazzi che la usano, credo in essa non perché sono alla caccia di nuovi talenti, ma perché sono un educatore.   

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