Partirò un po' alla larga
rispetto a quello che è il titolo, ma vi garantisco che arriverò a spiegarmi.
Per arrivare direttamente al punto, dico che la depressione è un fenomeno
normale per quanto riguarda l'adolescenza, andando avanti preferisco sostituire
questo termine con un altro e dirò che gli adolescenti sono spesso infelici,
quel cambiamento lo faccio per vari motivi: non siamo psicologi, questa parola
ci fa sempre un po' paura, la posso vedere nei figli degli altri ma
difficilmente sono disposto a vederla nel mio, normalmente è un disagio che fa
parte del normale processo di autonomia nella crescita. Attenzione! Quando dico
che gli adolescenti sono tristi non voglio per niente affibbiare loro un’etichetta,
una definizione, un approccio cupo, desidero invece introdurre un criterio di
indagine che credo illumini tanti comportamenti che apparentemente di infelice
hanno poco.
Qualcuno potrebbe dirmi che sì ci
sono anche ragazzi infelici o tristi ma ce ne sono altri violenti, rumorosi,
provocatori, gioiosi, temerari, artisti... Non è mia intenzione generalizzare e
appiattire tutto in un'unica analisi, ma ricordare che spesso gli adolescenti
sono molto bravi a camuffare e trasformare il proprio stato reale; in tanti
comportamenti a rischio o anche normali se non vogliamo fermarci alla
superficie, credo che il mettere in conto che il ragazzo che abbiamo davanti
possa essere infelice possa aiutarci meglio a decifrare il suo comportammo
astenendoci dall'applicargli categorie che non gli appartengono.
Tanti problemi noi come adulti
abbiamo imparato a sopportarli e affrontarli, ma un adolescente non ancora; i
ragazzi sono molto concreti e la prima cosa che viene in mente è di far
qualcosa per mettere a tacere quello che gli gira dentro e al quale non sa dare
un nome; le emozioni non riescono ad esprimerla a parole ma lo fanno con gesti a
volte eclatanti che determinano un comportamento spesso più difficile da
interpretare rispetto a un bel discorso, ma questo da loro non possiamo
pretenderlo; quindi o ci arrendiamo o ci impegniamo a guardarli con sguardo
intelligente, ciò cercare di vedere dentro, sotto, oltre quel che può sembrare.
Occorre chiedersi cosa ci sia nel
profondo dei nostri ragazzi, troppe volte ci fermiamo affibbiando loro semplice
etichette che dicono solo della superficie, etichette pesanti con le quali
rischiamo di mandare falsi messaggi che non li aiutano a capire veramente chi
sono; purtroppo questo è uno degli errori più diffusi a livello di educatori
adulti, tante volte il tutto nasce all'interno di momenti di difficoltà
reciproca, di comportamenti che ci danno fastidio. Come si fa presto a dire:
guarda che oca, sei proprio un pagliaccio, deficiente non capisci niente, sei
un delinquente,... Facciamo del male più di quanto pensiamo, occorre che
abbiamo ben chiaro che nessuno di noi può essere identificato unicamente con le
proprie azioni, questo vale ancor di più per gli adolescenti; troppi giovani si
portano dietro il peso di ciò che gli adulti dicono di loro.
In base a quello che dicevo prima
credo che una nuova prospettiva educativa si apra nel momento in cui un
genitore o un educatore ammetta: "Il
mio ragazzo si comporta così perché è infelice; per questo non studia, fa cose
strane, si chiude in sé o esagera; questa è la vera questione".
Cosa fare? Innanzitutto partiamo
da noi adulti educatori, occorre che ci aiutiamo a mandar giù la pillola che
questo sia proprio il motivo, è difficile da accettare, preferiremmo che fosse
drogato piuttosto che ammettere che è triste; questo perché ci sentiamo
sconfitti, lo viviamo come un fallimento anche se non lo è, così abbiamo
bisogno di qualcuno che ce lo dica e ce lo spieghi. Solo dopo potremmo
cominciare a capire che l’infelicità attuale dei ragazzi è un buon segno (anche
se drammatico), perché dice che hanno capito che la fase di vita che hanno
iniziato chiede questo esodo; naturalmente non voglio estremizzare, c’è da
prestare attenzione alla quantità di tristezza che uno si porta dentro e dove
questa lo porta, occorre aiutarli ed accompagnarli con uno sguardo attento agli
eccessi che possono essere pericolosi.
Un aiuto che può servire per
arginare e correggere la cosa è aiutare i ragazzi a mettere le proprie energie
nelle varie attività espressive che popolano il mondo giovanile: canto, musica,
scrive sul diario, ballo, teatro... tutte cose molto utili; ricordiamoci come
adulti che in queste cose occorre evitare di criticare troppo o mettere in
ridicolo le prestazioni, può capitare che la canzone non sia granché, che il
ballo sia da perfezionare, che uno scritto sia pieno di errori,... ma occorre
andare oltre.
Visto che è compito di noi
educatori adulti provvedere agli strumenti che possono aiutare i ragazzi a
crescere, può essere che per far recuperare la scuola a un ragazzo, invece
delle ripetizioni di latino, sia meglio regalargli una chitarra, questo
potrebbe renderlo più capace di esprimere e portare il peso della propria
tristezza con l'effetto complementare di studiare più volentieri, o di non
farlo ma stando ugualmente meglio.
Pensatela comunque come volete, capisco
che a tanti educatori la cosa possa suonare strana, io intanto nel mio oratorio
ho costruito insieme a dei ragazzi una sala prove e ci sono due band di ragazzi
che la usano, credo in essa non perché sono alla caccia di nuovi talenti, ma
perché sono un educatore.
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