mercoledì 8 gennaio 2014

Queste ragazze sono proprio delle oche… questi ragazzi non capiscono niente!

Chiunque si impegna nel servizio educativo degli adolescenti viene prima o poi messo alla prova. Da una parte il grande desiderio personale di darsi da fare insieme a tempo ed energie dedicate ai ragazzi, incontri e metodologie pensate per loro; dall’altro adolescenti che sembrano ricambiare poco o niente, che si comportano in modo quasi caricaturale ripercorrendo stereotipi che per noi mondo adulto sono assurdi; infine arriva la classica uscita che rende quasi impossibile ogni comprensione e azione educativa, l’adulto che dice: ma noi alla loro età non eravamo così; niente di nuovo del resto anche noi non siamo come i nostri genitori e non possiamo aspettarci che i ragazzi siano come noi e tantomeno pretendere di essere modelli che è necessario ricalcare pena una inevitabile sconfitta educativa.
Introduco da subito la mia opinione e l’esito del mio ragionamento: è sbagliato e poco cristiano identificare l’adolescente pari pari ai suoi comportamenti; una ragazza può comportarsi da oca, ma questo non vuol dire che sia un’oca; un ragazzo può avere atteggiamenti stupidi, ma questo non vuol dire che sia poco intelligente; si può avere modi di fare da pagliaccio, ma non per questo lo si è o lo si desidera essere. È importante che chiunque occupi un ruolo educativo stia attento a questo passaggio inopportuno che spesso avviene in automatico.
Occorre aspettarsi dagli adolescenti che si comportino come tali, questo mi sembra normale eppure tanti si stupisco negativamente se un adolescente si comporta da adolescente; occorre altrettanto che gli educatori si comportino in sintonia con il proprio ruolo cioè che sempre facciano da educatori anche nei momenti di difficoltà e di prova; non è la pacifica convivenza o l’amicizia a tutti i costi il riferimento che deve animarci nel confronto tra generazioni diverse, ma la fedeltà, affinché ognuno sappia chi è e si comporti coerentemente con il proprio stato. Troppe volte mi capita di incontrare educatori che si comportano da amiconi, altri da genitori pur non essendolo, altri da giudici… non siamo tutto questo; altrettanto quando ci aspettiamo atteggiamenti non consoni all’età e allo sviluppo psichico e morale, quando chiediamo di essere adulti a ragazzi che sono appena adolescenti, o trattiamo da bambinoni ragazzi dai quali si può pretendere molto di più anche se all’apparenza del comportamento può non sembrare.
Credo importante maturare questo equilibrio da parte dell’educatore per evitare di arrabbiarsi lasciando così che sia la rabbia o il risentimento a guidare il proprio intervento; anche quando si punisce non lo si dovrebbe fare perché arrabbiati, ma perché lo si ritiene il modo necessario di intervenire e lo faccio da educatore non da carnefice, questo influenza più di quanto pensiamo il nostro modo di fare e il messaggio che trasmettiamo.
 Desidero chiarire che io tifo e sto dalla parte degli educatori, ci tengo a sottolinearlo perché troppo spesso i mie consigli vengono erroneamente interpretati come il tenere solo la parte dei ragazzi. Certamente il mio approccio può essere considerato diverso da quello normalmente usato quotidianamente nei nostri ambienti domestici; capisco che tanti atteggiamenti degli adolescenti danno fastidio, anche a me del resto, e nella misura in cui sono sbagliati o rischiosi è nostro dovere intervenire, limitarli e anche punirli se necessario, il tutto fatto con stile educativo e non vendicativo, non stupendoci e non drammatizzando se il tutto è riconducibile alla fase specifica vissuta dal ragazzo e conoscendone la situazione di vita. Riconosco inoltre che come noi anche gli adolescenti hanno un esigente desiderio di coerenza con la propria fase di sviluppo che li porta con difficoltà ad allinearsi alle nostre esigenze (visto anche che sono nostre e non loro). Cosa fare allora? Semplice, come detto prima: essere noi veri educatori continuando ad esserlo anche nelle difficoltà, nello scontro e nel rifiuto, e in contemporanea accettare e mettere in conto che gli adolescenti continuino a darci filo da torcere e non stupirci più di tanto se si comportano come tali; continuare ad esserci e vigilare sui comportamenti definibile come “a rischio” affinché rimangano dentro una sorta di tolleranza (anche se difficile da definire), stando in rete con la famiglia e in caso di emergenza facendosi aiutare da professionisti; la mia esperienza dice che questo funziona.
Mi ricordo ancora di quanto una educatrice mi diceva “quel ragazzo è intelligente non capisco perché si comporta da stupido”, quel ragazzo in effetti è molto intelligente però visto che ha quattordici anni e conosco la famiglia mi permetto di dire che capisco perché si comporta così e lo fa non perché è stupido ma perché è adolescente con tutto quello che questa età si porta dietro e che ora qua non ho tempo e spazio per riassumere; oppure un'altra educatrice che mi diceva “ma guarda quella che oca che è, come si veste, come parla… eppure era bravissima e intelligente”, infatti è ancora bravissima e intelligente queste sono doti che non si perdono ma possono essere nascoste in un momento della vita che a volte mi spinge a camuffarmi di tante cose alcune delle quali a volte neanche voglio e delle quali posso portare il peso.
Credo opportuno e necessario conoscere sempre meglio ciò che passa nel cuore e nella mente dei ragazzi, farlo attraverso una vicinanza costante, una benevolenza anticipata, una pazienza larga, una accoglienza incondizionata e anche con un po’ di studio attraverso ricerche di quanti con la loro esperienza posso aiutarci a entrare in un mondo che non è più quello di quanto eravamo adolescenti noi, un mondo che troppo alla svelta giudichiamo e che chiede invece tanta carità e compassione, un tempo prezioso da cui dipenderà il fiorire stesso della persona.
Guardando allora ai ragazzi, anche attraverso quello che passano, sarebbe bello trovarci insieme a sorridere (non a ridere), a sorridere solidali con loro e speranzosi in questa battaglia da combattere insieme come alleati.

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