Capita spesso in occasione di contrasti di poterli risolvere solo
trovando da che parte sta la ragione, a parte il fatto che ognuno pensa sempre
che stia dalla sua, quello che voglio proporre in questo articola è che la
ragione a volte può stare da tutte e due le parti e da qui nasce poi la
questione di come saltarci fuori.
Nella nostra parrocchia c’è una Casa della Carità, servita da alcune
suore che fanno famiglia insieme ad alcuni ospiti, una sera a settimana la
messa parrocchiale si svolge lì, durante l’ultima messa sono rimasto contendo
di vedere arrivare una famiglia della parrocchia tutta al completo, cosa difficile
di recente visti i numerosi impegni che spesso i loro figli hanno; in seguito
al mio saluto notai subito che il figlio maschio di quattordici anni aveva una
faccia tutt’altro che entusiasta, facendo notare la cosa il padre subito mi
confermò la cosa comunicandomi con tono deciso che almeno una volta ogni tanto
la famiglia poteva fare questo e se anche era stato necessario obbligare
proprio figlio ne era valsa la pena. Lasciando questo esempio di vita come
sottofondo, il desiderio è di allargare il discorso alle tante volte nelle
quali genitori e figli si trovano a “combattere” nel prendere certe decisioni.
Bene è ora di schierarsi: chi aveva ragione, il padre ad obbligare il
figlio a venire a messa o il figlio a lamentarsi resistendo non volendo venire?
In generale per principio le possibilità che si posso incontrare sono:
che nessuno dei due abbia ragione, che abbia ragione il padre e non il figlio o
viceversa, ma ultima fra tutte anche che abbiano ragione tutte e due. Ma è
possibile quest’ultima alternativa? Io credo di sì e che sia molto più diffusa
di quanto pensiamo, questo caso concreto ne rappresenta un esempio; quasi
ironicamente essi per primi se lo sono detti nel momento in cui ho fatto loro
la domanda fatidica, ognuno si è attribuito il lato della ragione, in effetti
ci hanno beccato tutti e due.
Il padre ha ragione nel chiedere che la propria famiglia sempre sparsa
tra tanti impegni e diverse età possa ritrovarsi insieme in un momento
importante per essa; d'altronde ritengo che anche il figlio abbia ragione nel
manifestare la proprio resistenza di fronte alla proposta desiderando di essere
altrove o a farsi i propri. Come fare allora? Quale soluzione?
Intanto dipende tu che genitore sei, o che figlio sei; la mia proposta
mostra una via di gestione del conflitto ma chiede anche il condividere uno
sguardo antropologico sulla persona che ho qua appena accennato e che si può
trovare meglio descritto in altri miei interventi. Se ti senti di poter
condividere questa mia impostazione, la prima cosa che ti viene chiesta è di
riconoscere che ci possono essere delle ragioni valide quante le tue anche
nelle scelte prese dall’altro: se dico che ha ragione tuo figlio non
necessariamente dico che sei un cattivo genitore ma dico solo che ci sono
ragioni da accogliere nella sua protesta, se dico che ha ragione tuo padre non
necessariamente sono schiavo del mondo adulto che vuole sempre avere ragione ma
dico solo che occorre anche cercare di entrare nelle ragioni che non sono solo
nostre.
Nella logica “io ho ragione e tu no” non si trova molto respiro a una
soluzione diversa da quella che rimane l’imposizione in un clima di guerriglia.
Accettando invece di mettersi in discussione e di compiere il cammino che porta
a riconoscere le ragioni l’uno dell’altro, si apre una nuova prospettiva di
soluzione alla conflittualità che è quella della contrattazione: abbiamo di
fronte due persone, entrambe hanno ragione, ma solo una delle due prospettive
può essere percorsa, occorre trattare e mediare. È chiaro che il tutto si
colloca ben al di là del semplice caso specifico in oggetto, siamo all’interno
di un tessuto di relazioni che vive di fatto già equilibri non sempre facili da
trovare, e il contrattare è tutt’altro che la soluzione più semplice e breve,
ma credo sia la migliore. Di fatto non dico niente di nuovo, già tante persone
impegnate in ambito educativo credo mettano in pratica quanto ho cercato di
spiegare, tante volte però lo fanno inconsapevolmente e pur arrivando al giusto
risultato credo che il rendersene meglio conto possa aiutare anche a dirsi le
parole giuste e ad arrivarci più serenamente.
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