“Come mi piacerebbe che mio figlio stesse un po’ più fermo a messa”, è
l’inizio di un discorso che una giovane mamma di cinque figli di cui, il più
grande ha sette anni, mi ha diretto alla fine di una liturgia che l’aveva
alquanto provata, proprio il modo di viverla del figlio più grande aveva mosso
il tutto.
Dopo i soliti discorsi di preambolo nei quali si accoglie il desiderio
giusto dei genitori di partecipare con attenzione alla messa, il constatare la
difficoltà per un bambino di partecipare a una liturgia che non lo vede
protagonista né destinatario centrale, la fase spesso faticosa di una famiglia
che deve conciliare tante cose nella propria vita e che a volte rimpiange la
fede e la preghiera così come la viveva quando ancora non si era famiglia… insomma
dopo tutto questo e altro, si arriva al centro della questione: “don, dimmi
cosa posso fare?”.
Prima di partire dal cosa, occorre verificare quali sono le scelte che
hanno accompagnato la vita di famiglia, ogni scelta comporta delle conseguenze
che ne fanno parte e che chiedono di essere portate e non solo sopportate.
Prima di tutto il discorso va portato all’origine, con il matrimonio si decide
di condividere tutta la vita con un’altra persona accettando il dono dei figli
e impegnandosi ad educarli nella fede; questo è un principio spirituale molto
concreto, l’amore per il proprio coniuge e per i propri figli è il primo luogo
del cammino spirituale della famiglia, esso come ogni cammino prevede insieme
alla bellezza anche la fatica di una salita in montagna. C’è una scelta a
monte, prendermi cura dei miei figli, questo dice anche l’impegno a portare
insieme le fatiche che questa opera centrale per tutta l’umanità si porta
dietro.
Ulteriore scelta da verificare diventa quella di come si decide di
vivere certi momenti comuni della famiglia: andiamo tutti insieme, lasciamo i
figli dai nonni, rimane a casa uno dei due, chiamiamo una babysitter, sto un
po’ e poi vado via… e tante altre possono essere le modalità scelte. Io non so
quale sia la migliore, credo tra l’altro che non ci sia perché caso per caso
può chiedere che si passi da una ad un’altra, rimane comunque che
indipendentemente da quella scelta, ognuna porta con sé conseguenze che sono da
portare (ripeto non sopportare).
Il caso concreto di questa mamma prevedeva la scelta fatta come
genitori di partecipare alla messa insieme a tutti i figli, credo una cosa
bella e che però chiede di portarne anche le conseguenze, nel caso concreto la
difficoltà nel gestire il figlio più grande; la cosa che di per sé può
diventare occasione di disturbo, è anche in concreto la via scelta dalla
famiglia per il proprio cammino spirituale e specifica cosa è l’impegno preso
di educare i figli alla fede con tutta la fatica che questo comporta.
Per tornare alla domanda fatidica “cosa fare?”, dopo che ci si è
chiariti sullo sguardo dall’alto che deve illuminare le scelte perché siano
sempre più consapevoli e portino frutto, occorre continuare così e portare
pazienza, non preoccuparsi eccessivamente delle reazioni dei vicini di banco i
quali dovrebbero essere alleati del cammino educativo portato avanti dai
genitori, così come la comunità dovrebbe esserne solidale; non dico di
accettare acriticamente il comportamento insofferente e disturbante del figlio
maggiore, è giusto che i genitori dicano e riaffermino cosa si aspettano da lui
e mettano in campo meccanismi di controllo, questo però non dovrebbe mai
portare ad arrabbiarsi e a perdere la pazienza perché si uscirebbe in tal modo
dal cammino di autoformazione nel quale si è impegnati come genitori anche se
ormai già adulti. Il genitore è chiamato a continuare a fare da genitore, il
più serenamente possibile, il figlio di sette anni continuerà a fare il figlio
di sette anni, ognuno chiamato a dare il meglio di sé (o il peggio di sé a
seconda del lato da cui lo si veda) in una avventura educativa che non ha
niente di scontato né di facile.
Nel caso concreto il suggerimento specifico è stato: visto che come
coppia avete deciso di andare a messa tutti insieme vi richiamo alla fedeltà a
questo impegno, fatelo nel migliore dei modi possibili sapendo che spesso le
chiese e le liturgie non sono pensate per i più piccoli, è quindi normale che
facciano fatica e questo dice che su certe cose è difficile intervenire, potete
come parte della comunità sensibilizzare perché ci sia una maggiore attenzione
riguardo al problema, sappiate che il vivere anche la fatica dello stare
insieme vi arricchisce e dona un senso di spiritualità concreta alla vostra
famiglia, correggi e riprendi tuo figlio senza arrabbiarti e fa tutto per suo
amore anche quando si tratta di punire, infine ringrazia sempre per il dono dei
figli.
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