Il regno dei cieli è
simile a quei giochi presenti nella “Settimana Enigmistica” dove ci sono tanti
punti che appena li guardi son messi a caso, alcuni di loro sono numerati e lo
scopo è quello di unirli con una linea partendo dal primo fino all’ultimo, ci
si accorge così che quell’ammasso di puntini apparentemente senza senso
contenevano un disegno preciso che si va pian piano delineando fino a formarsi
compiutamente.
Quella appena raccontata, chiaramente, non è una delle
parabole dette da Gesù, ma viene dopo un incontro fatto con alcuni ragazzi
mentre parlavamo del “credere” e dei segni della presenza di Dio nella nostra
vita.
La parabola dice che la nostra vita (il foglio) è piena di
segni che ci indicano la presenza di Dio (puntini), a uno sguardo distratto
tutto sembra casuale e senza ordine, impossibile da ricondurre a un progetto
chiaro, a un messaggio in esso scritto. Solo la riflessione e il discernimento
con l’aiuto di un fratello più esperto può aiutarci a capire fra tutti questi
segni quali siano i più importanti tra i tanti che riempiono la nostra vita;
non basta, perché occorre adesso metterli in ordine (dar loro i numeri), capire
da dove cominciare e che direzione prendere così da far emergere un disegno
chiaro nella mia vita ma che ancora adesso non appare perché non ho messo mano
alla matita e non conosco l’ordine con cui procedere. Una volta numerati i vari
punti che so importanti e cominciato a tracciare le linee secondo la direzione
indicatami, emerge pian piano un disegno ragionevole e sensato che mette ordine
in quanto prima non appariva altro che nato per frutto del caso.
Attenzione però, ogni punto non è fine a se stesso, ogni
punto per quanto sia stato bello non serve da solo se non all’interno di un
disegno più ampio, un punto è solo un punto (una esperienza è solo una
esperienza), serve perché senza di esso ci sarebbe un buco, ma serve ancora di
più perché ti da la direzione per raggiungere la vera cosa importante che è il
crescere, maturare e rivelarsi in modo pieno e bello del disegno. Ci tengo a
dire questo perché troppo spesso si da eccessiva importanza ad una esperienza a
scapito del disegno più ampio, alla ripetizione di esercizi di fede sempre
uguali senza mantenere l’attenzione sulla direzione che quell’attività ci ha
indicato.
Il cammino verso una fede matura passa certamente attraverso
tante esperienze, ma diventa determinante la capacità di mettere ordine nel
disordine della vita, facendo crescere la sapienza del cogliere la giusta
direzione, nel contemplare un’opera d’arte che si va pian piano costruendo nella
mia vita.
Tutti questi puntini che caratterizzano la mia vita non sono
quindi principalmente prove dell’esistenza di Dio, non sono essi la risposta
alla ricerca, ma sono le indicazioni che la fede si ricollega alla realtà
concreta di tutti i giorni; che la fede è autenticamente, anche se non solo, una esperienza vera e
possibile all’uomo.
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