lunedì 1 dicembre 2014

Una parabola moderna sul Regno dei cieli

Il regno dei cieli è simile a quei giochi presenti nella “Settimana Enigmistica” dove ci sono tanti punti che appena li guardi son messi a caso, alcuni di loro sono numerati e lo scopo è quello di unirli con una linea partendo dal primo fino all’ultimo, ci si accorge così che quell’ammasso di puntini apparentemente senza senso contenevano un disegno preciso che si va pian piano delineando fino a formarsi compiutamente.
Quella appena raccontata, chiaramente, non è una delle parabole dette da Gesù, ma viene dopo un incontro fatto con alcuni ragazzi mentre parlavamo del “credere” e dei segni della presenza di Dio nella nostra vita.
La parabola dice che la nostra vita (il foglio) è piena di segni che ci indicano la presenza di Dio (puntini), a uno sguardo distratto tutto sembra casuale e senza ordine, impossibile da ricondurre a un progetto chiaro, a un messaggio in esso scritto. Solo la riflessione e il discernimento con l’aiuto di un fratello più esperto può aiutarci a capire fra tutti questi segni quali siano i più importanti tra i tanti che riempiono la nostra vita; non basta, perché occorre adesso metterli in ordine (dar loro i numeri), capire da dove cominciare e che direzione prendere così da far emergere un disegno chiaro nella mia vita ma che ancora adesso non appare perché non ho messo mano alla matita e non conosco l’ordine con cui procedere. Una volta numerati i vari punti che so importanti e cominciato a tracciare le linee secondo la direzione indicatami, emerge pian piano un disegno ragionevole e sensato che mette ordine in quanto prima non appariva altro che nato per frutto del caso.
Attenzione però, ogni punto non è fine a se stesso, ogni punto per quanto sia stato bello non serve da solo se non all’interno di un disegno più ampio, un punto è solo un punto (una esperienza è solo una esperienza), serve perché senza di esso ci sarebbe un buco, ma serve ancora di più perché ti da la direzione per raggiungere la vera cosa importante che è il crescere, maturare e rivelarsi in modo pieno e bello del disegno. Ci tengo a dire questo perché troppo spesso si da eccessiva importanza ad una esperienza a scapito del disegno più ampio, alla ripetizione di esercizi di fede sempre uguali senza mantenere l’attenzione sulla direzione che quell’attività ci ha indicato.
Il cammino verso una fede matura passa certamente attraverso tante esperienze, ma diventa determinante la capacità di mettere ordine nel disordine della vita, facendo crescere la sapienza del cogliere la giusta direzione, nel contemplare un’opera d’arte che si va pian piano costruendo nella mia vita.
Tutti questi puntini che caratterizzano la mia vita non sono quindi principalmente prove dell’esistenza di Dio, non sono essi la risposta alla ricerca, ma sono le indicazioni che la fede si ricollega alla realtà concreta di tutti i giorni; che la fede è autenticamente,  anche se non solo, una esperienza vera e possibile all’uomo.


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