mercoledì 3 dicembre 2014

Lo studio di funzioni applicato alla fede

La fede è l’accettazione consapevole e libera del «senso donato» e nasce dall’incontro fra il movimento di autotrascendenza dell’uomo e l’offerta assolutamente gratuita e indeducibile della grazia di Dio. Quest’incontro è tutt’altro che scontato: esso va anzi vissuto in tutta la sua dimensione agonica, segnata dall’esperienza della reale alterità dell’Altro (Forte B., Avvenire, 4 maggio 2005)

1- Date le rette
f(x)=2x+1
g(x)=x+2
trovare l'intersezione graficamente.


2 - Disegniamo il grafico della funzione:
f(x)=(1/2)x
Come potrà vedere, quanto maggiore è il valore di x, tanto più la funzione si avvicina all'asse delle ascisse, ovvero al valore 0. Ne consegue che: lim x à ∞ di f(x) =  0
 Le soluzioni grafiche vengono riportate alla fine

Per complicare ulteriormente le cose riporto un altro brano.

Credere significa dare il proprio assenso a quel "senso" che non siamo in grado di fabbricarci da noi, ma solo di ricevere come un dono, sicché ci basta accoglierlo ed abbandonarci ad esso (Ratziger J. Introduzione al cristianesimo. Lezioni sul Simbolo apostolico, Queriniana, Brescia 1969, 41).
Penso sia importante partire da queste parole per inquadrare il tutto, credere è dire di sì a un significato che riconosco non proveniente solo da me, che mi chiede di aprirmi ad un a(A)ltro; non sono da solo nel movimento del credere, ma in compagnia di un Altro. Questo risulta un passo decisivo per chiarire che il credere, che in sé è un atto anche autenticamente umano, non è solitario ma dice compagnia, si crede solo in amicizia; non sempre però questo avviene, non sempre c’è incontro e abbandono. Ecco dunque i due esercizi sopra descritti che vogliono riprendere quanto scritto da Bruno Forte.
La fede è incontro libero tra l’uomo che riconosce di non bastare a sé e che rimane in costante tensione nel superare se stesso, con il dono gratuito inaspettato e apparentemente non sensato di Dio che va incontro all’uomo. L’incontro è possibile, esso è rappresentato nel primo esercizio con due funzioni. Una rappresenta il desiderio di autotrascendenza dell’uomo, l’altra il donarsi gratuito di Dio; avviene così che nel procedere solitario di entrambe, avvenga l’incontro che cambia la storia di ciascuna di loro. Quell’incrocio, che crea coincidenza di due diversi, fa dei due una cosa sola. Ecco cosa significa credere, ecco cosa significa fare la volontà di Dio, incontro con l’Altro che diventa amicizia e che fa di due una cosa sola. La prima narrazione evangelica che mi viene in mente al riguardo è quella dell’Annunciazione, in quel dialogo stupendo tra Maria e l’Angelo (che rappresenta Dio in particolare nella persona dello Spirito), vengono mostrate le rette delle loro vite e dei loro progetti, l’avvenimento che si compie nell’offerta gratuita di Dio ed altrettanto gratuità di Maria rende concreto il contatto tra umano e divino così che la piena di grazia concepisce il Figlio di Dio, autenticamente anche Figlio dell’Uomo: Gesù.
Quest’incontro però non è scontato, può essere lungamente atteso e preparato, ma mai raggiunto per quanto ad esso ci si possa avvicinare, mai l’incontro è a completa disposizione di solo uno dei protagonisti sia che si tratti di Dio o dell’uomo. Avviene spesso da parte dell’uomo, che per quanto Dio lo desideri e si avvicini, l’incontro non avviene creando quello che in matematica si definisce un “asintoto” se non all’infinito (∞) perché comunque un giorno tutto sarà ricapitolato in Dio. Potrebbe anche accadere che Dio decida di mantenere questa prudente distanza, il perché non lo so, ma rimane nella sua possibilità di gratuità libera non dipendente da noi, ma non sarà per sempre perché in ogni caso all’∞ questa arriverà.






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