Il Signore replicò a
Samuele: "Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l'ho
scartato, perché non conta quel che vede l'uomo: infatti l'uomo vede
l'apparenza, ma il Signore vede il cuore". (1Sam 16, 7)
Un pomeriggio ero a sedere nei campi dell’oratorio con un
ragazzo, facevamo due chiacchiere mentre guardavamo alcuni che facevano una
partita a calcio, come spesso capita la discussione naturalmente si sposta pian
piano da un livello leggero a uno più profondo, tanto che arriva a dire che
l’unica cosa che gli piace di se stesso è la voce. Le gambe sono troppo pelose,
il fisico troppo magro, niente pettorali, i capelli discutibili, il carattere
troppo altalenante e così via; non importa che abbia un bel gruppo di amici che
lo stima, che gli dicano che ha tante ragazze che stravedono per lui, che se la
cava più che discretamente a calcio, che qualcuno lo soprannomina Justin (dal
famoso Bieber cantante)… tutto questo non importa, lui si percepisce non
adeguato.
Pochi giorni dopo mi è capitato di incontrare un ragazzo che
era da un po’ che non vedevo, sapevo che aveva sofferto tanto per quello che
considerava un difetto fisico insuperabile, visto il tempo passato e una
maggiore serenità visibile sul suo volo, provai insieme a tante altre
chiacchiere a riprendere in mano la questione. Con mia grande gioia, incontrai
un ragazzo che aveva raggiunto un proprio equilibrio e anch’egli lo
riconosceva, per questo riuscì a parlarmi di due anni della vita che ha vissuto
in modo difficile; proprio a causa del suo aspetto non riusciva a sopportare lo
sguardo degli altri, sempre gli veniva da pensare che dentro di loro ridessero
di lui o gli dessero del poverino. Mi raccontò di un anno intero passato nella
fatica di alzarsi per affrontare di nuovo a scuola la compagnia dei suoi
coetanei, di come desiderasse solo tornare a casa perché solo lì si sentiva
guardato senza essere giudicato. Il tempo e le cure hanno cambiare questo ragazzo,
ora più sicuro di sé riconosce l’assurdità del tutto, ma non nasconde che il
suo dolore era vero; si sente vicino a quanti come lui possono passare la
stessa cosa e porta dentro il desiderio di aiutarli affinché altri non si
trovino nelle sue stesse condizioni.
Queste sono solo due storie, non pensate che siano ragazzi
strani, sono normali, come a loro potrebbe capitare ad altri; qua trattiamo un
argomento molto rilevante e delicato per la vita di un adolescente, anche se in
vari gradi un po’ tutti prima o poi ci passano.
Quanto mai risulta oggi vero nella vita degli adolescenti il
detto: “non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”; sempre più il
giudizio che hanno di se stessi non si radica su una realistica interpretazione
della realtà, ma piuttosto su un giudizio fatto secondo criteri strettamente
personali.
Come educatori, su questo e su altri aspetti, potremmo stare
a discutere sulla parzialità o erroneità di queste posizioni assunte, questo
servirebbe a noi ma non ai ragazzi i quali sono spesso mal disposti o a volte
impossibilitati a cambiare il proprio modo di rispecchiarsi anche se messi di
fronte alla realtà, anche perché la loro sofferenza è vera. Come adulti, se
cerchiamo il loro bene, occorre che accettiamo la sfida di ragionare con la
loro testa e dal di dentro, non dal di fuori, lavorare considerando rilevanti i
loro criteri almeno perché lo sono per loro.
Non è semplice parlare di cosa voglia dire non piacere, la
bruttezza non è considerata un valore né qualcosa da pubblicizzare, non attira
e non fa notizia, diventa occasione di emarginazione e discriminazione, è
infatti la bellezza ad occupare i primi posti in tutti i campi, non si vuole
trovare una colpa ma di certo non è colpa della bellezza in sé ma di come vien
usata e spesso strumentalizzata.
Se c’è un momento della vita nel quale il corpo è
incontrollabile è proprio quello dell’adolescenza, ho visto ragazzi che nel
giro di poco si sono allungati o allargati; altri rimanere fermi e per loro
troppo bassi, altri hanno dovuto iniziare una guerra contro i brufoli che
crescevano o un corpo non più aggraziato come prima e che mostrava il crescere
delle rotondità non sempre gradite; altri maturavano i lineamenti adulti
camminando verso una graziosità e un equilibrio dei lineamenti, ma ahimè senza
esserne convinti; la vergogna diventa spesso compagna delle giornate di questi
giovani.
Proprio perché l’idea che ognuno si fa di sé, o di quello
che gli altri pensano, diventa il riferimento oggettivo unico per il giudizio
del proprio aspetto, risultano inutili i tentativi di convincere un adolescente
del contrario; l’unico modo per sopportare tutto è il far nascere quei vari
atteggiamenti che per noi mondo adulto sono tanto strani, questi modi di fare
hanno lo scopo di esorcizzare la paura e la vergogna percepita per un
determinato aspetto.
Nella nostra azione educativa occorre prestare attenzione soprattutto ai commenti che facciamo, infatti il corpo percepito come uno sconosciuto da parte degli adolescenti assume un volto anche attraverso le considerazioni di chi lo circonda; in seguito occorre impegnarsi nella gestione della paura che a volte accompagna il cammino di crescita cercando di mantenerla in un ambito sano senza scoraggiarsi troppo; occorre poi prendere sul serio tutto quello che vediamo accadere sui corpi dei nostri ragazzi e nella gestione che ne viene fatta sapendo che ci sono motivi che guidano il tutto, inoltre questo può aiutare a far sì che il ragazzo si sento preso sul serio.
Nella nostra azione educativa occorre prestare attenzione soprattutto ai commenti che facciamo, infatti il corpo percepito come uno sconosciuto da parte degli adolescenti assume un volto anche attraverso le considerazioni di chi lo circonda; in seguito occorre impegnarsi nella gestione della paura che a volte accompagna il cammino di crescita cercando di mantenerla in un ambito sano senza scoraggiarsi troppo; occorre poi prendere sul serio tutto quello che vediamo accadere sui corpi dei nostri ragazzi e nella gestione che ne viene fatta sapendo che ci sono motivi che guidano il tutto, inoltre questo può aiutare a far sì che il ragazzo si sento preso sul serio.
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