mercoledì 16 aprile 2014

Perché tutto ciò che piace è peccato?

“Perché tutto ciò che piace è peccato?”, così esordiva una giovane adolescente intrappolata da una parte dal desiderio per ciò che le piace e dall’altro dai valori di riferimento che fin da piccole le sono stati insegnati e che tutt’ora ha davanti inserita in un gruppo parrocchiale.
“A me piace, che male c’è?”, non c’è nessun male se una cosa piace, anzi è proprio questo il punto.
Proprio perché una cosa è bella, mi attira, la sento importante, la scopro preziosa…, proprio per questo essa chiede da parte mia una concentrazione e una cura particolare; chiede di essere trattata non come una cosa fra le tante, ma come qualcosa si speciale, mi chiama a una maggiore responsabilità. Allora succede che tutte le volte nelle quali non sono capace di rispettare questa cosa bella riconoscendo in essa una dignità da incontrare e rispettare, tutte le volte che la uso male, quando agisco solo in base al “mi piace” rischio di non rispondere in modo giusto all’invito che mi viene fatto. Capita spesso di sbagliare, e anche di peccare, nelle cose belle che ci piacciono perché sono quelle che contano, quelle determinanti per la nostra vita, quelle non accessorie, quelle non passeggere.
Non è vero allora che tutto ciò che piace è peccato, però quando sbagliamo nei confronti delle cose belle della nostra vita la nostra responsabilità è chiamata in causa in modo forte; il bene che ci viene da queste cose se ne facciamo un giusto uso, è proporzionale al male che facciamo se ne facciamo un cattivo uso.
Credo sia importante rendere i nostri ragazzi consapevoli che il bello, ciò che giustamente ci attrae, chiede di essere accolto e rispettato per quello che è. Per quanto riguarda poi l’ambito morale proprio della coscienza e del sacramento della confessione, credo importante che si sia chiari nel dire ciò che è bene e bello, e ciò che è male e cattivo oggettivamente; insieme a questo si stia attenti alle predisposizioni naturali e personali, al cammino proprio guardando l’età e l’inclinazione personale. Solo mettendo insieme il dato oggettivo e quello soggettivo siamo capaci, pur nel limite del nostro essere persone umane, di compiere un giudizio morale corretto, all’interno del quale può accadere che una cosa in se grave non necessariamente implichi l’aver compiuto un peccato altrettanto grave.
Non è pertanto vero che tutto ciò che piace sia peccato, tutto ciò che piace è un dono; non necessariamente un adolescente che usa male questi doni sia da considerare uno che abbia gravemente peccato.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio". (Lc 6, 36-38)

Credo che tutti coloro che hanno a che fare con giovani ancora in ricerca e in scoperta della propria identità, abbiamo il dovere di saper integrare il cammino di crescita nella giustizia e verità attraverso una abbondante dose di misericordia, di non giudizio, di non condanna, di perdono. Credo sia una grande, e a volte grave, responsabilità che pesa su noi educatori adulti di cui troppo spesso non ce ne facciamo carico e scarichiamo volentieri sui più giovani.

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