Sempre più spesso mi incontro, o mi scontro, con giovani che di
fronte a quanto accade alla loro vita (soprattutto nei momenti più difficili) o
di fronte ad alcune cose che capitano a livello globale, si pongono il problema
di come tutto questo si rapporti con l’esistenza di Dio. Forse una errato o
parziale messaggio affidato a loro nel cammino di fede dell’infanzia li ha
portati a essere teoricamente convinti che Dio guida tutto nelle nostre vite,
ma a rendersi conto anche che la cosa cozza contro qualcosa che non sempre riusciamo
a spiegarci. Anticipo subito come la penso e chiedo la pazienza nel giudizio di
tutti: io credo che siamo noi a guidare la nostra vita nella ragnatela delle
scelte che ciascuno di noi è chiamato a fare, a volte confrontandoci con
“perché” a cui non c’è soluzione sulla terra, si tratta di vivere e non di
sopportare la vita.
La domanda posta a titolo di questo intervento risulta accattivante,
a volte ci sarebbe di grande sollievo di fronte ad alcune cose poter
aggrapparci a una volontà superiore che tutto sa e dirige, a volte può essere
rassicurante il sapere che tutto è guidato e scritto, che tutto ha un senso ...
capisco, ma questo pensiero, al suo estremo, mi porta a realizzare che tutto ha
un senso ma senza di me, cosa che io non posso accettare.
Insieme a questo sentimento di sollievo compare però anche la
protesta, siamo dunque marionette nelle mani di un Dio che muove i fili di una
vita già scritta e prevista? Anche di fronte a questa prospettiva il senso di
tutto potrebbe starci tranquillamente anche senza di me.
Ahimè, occorre riconoscere
che la domanda è posta male. Non stiamo parlando di una questione periferica
della vita di ogni persona. Quanti sono i ragazzi che si chiedono, e ci
chiedono, come operare in modo giusto una scelta esprimendo il proprio
desiderio autentico di responsabilità, in questa ricerca capita che si
confrontino anche con la presenza di Dio nella loro vita e del progetto di
amore pensato per ciascuno di noi. Questi ragazzi vengono e chiedono i mezzi
per arrivare a una certezza che in questi termini è impossibile da dare, e
purtroppo quanti falsi profeti ci sono che provano a corrompere la vita dei più
giovani proponendo soluzioni troppo veloci; tutto questo è a mio parere almeno
presuntuoso se non criminale.
C’è una responsabilità legata alla scelta compiuta, posto
sinteticamente e necessariamente che il bene è da fare e il male da non fare,
Dio non vuole prima di tutto che noi scegliamo una cosa o l’altra, ma che
scegliendo ci impegniamo per primi in una ricerca responsabile del modo
migliore per realizzare la vita; in tutto questo tenendo presente le scelte già
fatte, la storia che mi accompagna, i desideri, le paure, i bisogni del mondo e
della Chiesa, il Vangelo. Più che cercare un qualcosa di pensato da sempre per
me, si tratta di scoprire una fedeltà alla vita che da sempre mi accompagna.
Detto questo
affermo fortemente che ci sia un progetto di Dio su ciascuno di noi e sul mondo
intero, del resto la Parola di Dio stesso lo mostra; una Parola che è di
alleanza, che ci viene consegnata, ma che chiede anche di diventare parola
nostra nella risposta libera di persone libere. Dio non è un libro prestampato
da sfogliare alla ricerca del proprio nome come si farebbe con un dizionario
per cercare la definizione di un termine, Dio è amore; una affermazione
apparentemente scontata ma che sola ci mostra il bene che Dio ci vuole nel
donarci la vita per chiamarci a una alleanza di comunione, per essere con lui
creatori comuni (cioè in comunione).
Dio non è
come lo specchio della regina di Biancaneve, non c’è formula magica o “libro
della vita” nel quale ci sia scritto tutto quello che faremo e diremo, certo
c’è un progetto, un amore, un desiderio, un sogno di Dio su di me che spera si
realizzi nella mia vita e per il quale lavora, ma al quale solo insieme con noi
si darà forma e consistenza. Proprio da quello che ho appena detto, ci tengo a
chiarire per non essere frainteso, che non è il nulla su cui appoggia la nostra
vita, c’è un progetto, ma si cala dentro di noi non come qualcosa di esterno,
Dio ci raggiunge non da fuori ma con un desiderio interiore che se assecondato
ci conduce all’ascolto e all’accoglienza della sua Parola nella vita della
Chiesa.
È proprio
per una falsa immagine di Dio che tanti faticano a leggere e amare la Parola,
vi cercano risposte spicciole dettate da Dio, ma non le trovano, viene la
tentazione di dirci allora cosa serve e di abbandonare tutto; per chi invece si
converte all’incontro vero con Dio, vi scopre invece possibilità inaspettate,
orizzonti nuovi che ampliano il desiderio che ci aveva portato alla Parola e
che ci chiama a gesti di carità.
Più che
cercare una precisa volontà di Dio su di noi, si tratta di stupirsi di fronte
agli appelli che Dio non ci fa mancare e che ci comunicano il suo desiderio di
vita e di vederci insieme con lui ogni giorno costruire pian piano una risposta
che non sarà mai del tutto compiuta.
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