domenica 15 dicembre 2013

Adolescenti: alcuni nostri atteggiamenti e le principali sfide riguardo alcune aree delicate

Quando incontro i genitori riuniti in gruppo in occasione di preparazione a momenti importanti per i loro figli, salta subito all'occhio la gran maggioranza di mamme rispetto ai papà che vengono a seguire il cammino di figli. Niente di strano, anzi è giusto che sia così visto che di fatto il genitore che maggiormente risulta significativo dal punto di vista della educazione alla fede è la madre, è utile sapere che molto quindi dipende da come essa mantiene i propri atteggiamenti nei confronti di questo aspetto per noi centrale.
Questo dato risulta centrale nel momento in cui riflettiamo sull'apporto che i genitori possono dare al cammino di educazione alla fede dei figli, l’interesse della madre risulta centrale, così come anche il rischio di forzare un adeguamento di comportamenti facendo leva sul legame forte quasi di dipendenza che in alcuni momenti si può creare; è utile aiutare le madri a riflettere su questa dinamica che a volte compare insieme al nascere di ricatti affettivi. Insieme con queste ci sono anche madri disinteressate della questione “fede” e più interessate a un cammino di “sacramenti” per essere “come gli altri”, una volta terminato il percorso esse ritengono compiuto il loro lavoro venendo poi a mancare uno dei pochi sostegni (giusti o sbagliati a seconda dell’impostazione) che sorreggeva il figlio nel percorso intrapreso.
Attenzione, il mio non vuole essere il solito tiro libero addosso alle famiglie, voglio far emergere solo un dato antropologico che guida la trasmissione dell’educazione alla fede e l’importanza di valorizzare il rapporto con la famiglia e rendere consapevoli del ruolo unico ricoperto dalla madre. I genitori comunque non sono da soli in questo cammino, presto entrano in gioco catechisti, professori di religione e altre figure; le prime due figure desidero tenerle insieme perché spesso si è frainteso il cammino di iniziazione cristiana trasformandolo più in una trasmissione di sapere allo scopo di convincere chi si ha di fronte di aver ragione, il rischio è di lasciarsi alle spalle ricordi non gratificanti che vengono ad identificarsi con il fenomeno religioso e portando presto o tardi a una fuga da quanto non si capisce o comunque rimane distante dalla vita piena di domande.
Per toccare molto velocemente alcune aree che risultano più delicate e fanno nascere dei problemi possiamo individuare: 
·         la sessualità: nonostante gesti concreti portino a dire diversamente, rimane vero che i giovani desiderano vivere questa dimensione di vita in modo consapevole, si rendono conto che essa sia influenzata dal modello morale prevalente nella cultura in cui vivono (solitamente sono molto di più le ragazze rispetto ai maschi che soffrono in questo campo), e anche dopo il rifiuto della religione rimane comunque la sensazione che ciò che riguarda questi argomenti sia qualcosa di poco lecito; il peso porta a ricercare un responsabile che spesso viene identificato con la Chiesa, le conclusioni li portano pertanto a prenderne le distanze, questo lascia a noi il compito di riformulare il cammino di educazione proposto;
·         l’esigenza di vivere in modo pieno e completo la propria esperienza terrena: i giovani percepiscono che per poter realizzare se stessi occorre affrontare la propria vita e le sfide che ci mette davanti senza fuggire dal presente, questo si contrappone con un invito semplicistico con il quale mostriamo una fede che invita ad avere uno sguardo sempre e solo in avanti e che invita inconsapevolmente a non farsi troppi problemi di quanto urge oggi nella vita; questo invita gli educatori alla fede a preoccuparsi perché il loro annuncio non sia fuori dalla storia concreta della persona altrimenti nasce spontanea nel ragazzo il desiderio di cercare da un’altra parte;
·         la ricerca di un atteggiamento non passivo nei riguardi della vita: i giovani sentono di dover dare un contributo centrale al costruirsi del proprio destino, questo potrebbe scontrarsi con un approccio alla vede che invita troppo a una posizione passiva che guarda eccessivamente alla speranza di aiuti da parte di Dio;
·         la chiarezza e la coerenza politica della chiesa: spesso il contrasto colto è tra gli annunci di neutralità della Chiesa e quello che viene interpretato come un insieme di azioni fatte apposta per influenzare riferendosi a alla dimensione morale di male e peccato;
·         una maggiore considerazione della donna: spesso i giovani colgono come negli ambienti della religione viva un certo sospetto o comunque poca attenzione verso le donne, questo porta soprattutto alle ragazze una difficoltà a rendersi partecipe della vita delle comunità.
Una nota conclusiva e riassuntiva vuole sottolineare che, semplificando, si può dire che i giovani sentono spesso che le proprie esigenze soggettive non trovano corrispondenza nell'agire delle comunità di fede di cui fanno parte; così che non riescono a trovarvi i mezzi e le attenzioni necessarie perché le ricerche nate nella propria vita trovino indicazioni sufficienti per formulare risposte di fede adeguate.

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