Quando incontro i genitori riuniti in gruppo in occasione di
preparazione a momenti importanti per i loro figli, salta subito all'occhio la
gran maggioranza di mamme rispetto ai papà che vengono a seguire il cammino di
figli. Niente di strano, anzi è giusto che sia così visto che di fatto il
genitore che maggiormente risulta significativo dal punto di vista della
educazione alla fede è la madre, è utile sapere che molto quindi dipende da
come essa mantiene i propri atteggiamenti nei confronti di questo aspetto per
noi centrale.
Questo dato risulta centrale nel momento in cui riflettiamo
sull'apporto che i genitori possono dare al cammino di educazione alla fede dei
figli, l’interesse della madre risulta centrale, così come anche il rischio di
forzare un adeguamento di comportamenti facendo leva sul legame forte quasi di
dipendenza che in alcuni momenti si può creare; è utile aiutare le madri a
riflettere su questa dinamica che a volte compare insieme al nascere di ricatti
affettivi. Insieme con queste ci sono anche madri disinteressate della
questione “fede” e più interessate a un cammino di “sacramenti” per essere
“come gli altri”, una volta terminato il percorso esse ritengono compiuto il
loro lavoro venendo poi a mancare uno dei pochi sostegni (giusti o sbagliati a
seconda dell’impostazione) che sorreggeva il figlio nel percorso intrapreso.
Attenzione, il mio non vuole essere il solito tiro libero addosso alle
famiglie, voglio far emergere solo un dato antropologico che guida la
trasmissione dell’educazione alla fede e l’importanza di valorizzare il
rapporto con la famiglia e rendere consapevoli del ruolo unico ricoperto dalla
madre. I genitori comunque non sono da soli in questo cammino, presto entrano
in gioco catechisti, professori di religione e altre figure; le prime due
figure desidero tenerle insieme perché spesso si è frainteso il cammino di
iniziazione cristiana trasformandolo più in una trasmissione di sapere allo
scopo di convincere chi si ha di fronte di aver ragione, il rischio è di
lasciarsi alle spalle ricordi non gratificanti che vengono ad identificarsi con
il fenomeno religioso e portando presto o tardi a una fuga da quanto non si
capisce o comunque rimane distante dalla vita piena di domande.
Per toccare molto velocemente alcune aree che risultano più delicate e
fanno nascere dei problemi possiamo individuare:
·
la
sessualità: nonostante gesti concreti portino a dire diversamente, rimane
vero che i giovani desiderano vivere questa dimensione di vita in modo
consapevole, si rendono conto che essa sia influenzata dal modello morale
prevalente nella cultura in cui vivono (solitamente sono molto di più le
ragazze rispetto ai maschi che soffrono in questo campo), e anche dopo il
rifiuto della religione rimane comunque la sensazione che ciò che riguarda
questi argomenti sia qualcosa di poco lecito; il peso porta a ricercare un
responsabile che spesso viene identificato con la Chiesa, le conclusioni li
portano pertanto a prenderne le distanze, questo lascia a noi il compito di
riformulare il cammino di educazione proposto;
·
l’esigenza
di vivere in modo pieno e completo la propria esperienza terrena: i giovani
percepiscono che per poter realizzare se stessi occorre affrontare la propria
vita e le sfide che ci mette davanti senza fuggire dal presente, questo si
contrappone con un invito semplicistico con il quale mostriamo una fede che
invita ad avere uno sguardo sempre e solo in avanti e che invita
inconsapevolmente a non farsi troppi problemi di quanto urge oggi nella vita;
questo invita gli educatori alla fede a preoccuparsi perché il loro annuncio
non sia fuori dalla storia concreta della persona altrimenti nasce spontanea
nel ragazzo il desiderio di cercare da un’altra parte;
·
la ricerca
di un atteggiamento non passivo nei riguardi della vita: i giovani sentono
di dover dare un contributo centrale al costruirsi del proprio destino, questo
potrebbe scontrarsi con un approccio alla vede che invita troppo a una
posizione passiva che guarda eccessivamente alla speranza di aiuti da parte di
Dio;
·
la
chiarezza e la coerenza politica della chiesa: spesso il contrasto colto è
tra gli annunci di neutralità della Chiesa e quello che viene interpretato come
un insieme di azioni fatte apposta per influenzare riferendosi a alla
dimensione morale di male e peccato;
·
una maggiore
considerazione della donna: spesso i giovani colgono come negli ambienti
della religione viva un certo sospetto o comunque poca attenzione verso le
donne, questo porta soprattutto alle ragazze una difficoltà a rendersi
partecipe della vita delle comunità.
Una nota conclusiva e riassuntiva vuole sottolineare che,
semplificando, si può dire che i giovani sentono spesso che le proprie esigenze
soggettive non trovano corrispondenza nell'agire delle comunità di fede di cui
fanno parte; così che non riescono a trovarvi i mezzi e le attenzioni
necessarie perché le ricerche nate nella propria vita trovino indicazioni
sufficienti per formulare risposte di fede adeguate.
Nessun commento:
Posta un commento