A qualcuno leggendo il titolo potrebbe venire voglia di
passare oltre, forse perché crediamo che questo cosa stiano invadendo anche
troppo la vita nostri e dei ragazzi, oppure perché come adulti dobbiamo
riconoscere che ci sentiamo sempre un po’ a disagio in questi campi dove
facciamo un po’ fatica a destreggiarsi, con i giovani invece che ci danno la
paga. Proprio per quanto appena detto credo valga la pena parlarne.
Sì mi ricordo che io per soddisfare ricerche simili, invece
del cellulare, chiedevo ai miei genitori di comprarmi il motorino, era quanto
mi serviva per rimanere facilmente e velocemente in contatto con i miei amici,
sapere cosa succedeva in giro, cercare qualcuno con cui passare il tempo
Una volta mi è capitato di parlare con due amici che si
conoscevano da parecchio tempo e che ormai uscivano spesso insieme, uno di loro
era in oratorio da solo e gli chiesi come mai, mi disse che non riusciva a
mettersi in contatto con il suo amici perché non rispondeva ai suoi messaggi.
Gli ho suggerito di provare ad andare a casa sua a chiamarlo. Mi rispose che a
malapena sapeva dove si trovasse visto che non c’era mai stato. Io caddi dalle
nuvole: come può un amico non essere mai stato a casa dell’altro e neanche
sapere dove sia? Sembra che oggi sia informazioni che oggi non servono più,
così come il motorino, basta sentirsi per messaggio.
Pensandoci bene, sono caduto un po’ giù dal pero, facendo la
fine di quei tanti adulti dei quali di solito parlo, che credono di saperne a
sufficienza sugli adolescenti visto che lo si è stati a propria volta. Oggi,
capita normalmente che fin da bambini si cresca in un contesto dove l’uso di
certi strumenti e di un certo modo di comunicare sia normale, del resto anche
chi si trovano davanti fa lo stesso, quindi per loro non c’è nessun problema.
In realtà non ci dovrebbe essere neanche per noi, ogni epoca ha le proprie
scoperte e i propri pericoli.
Occorre giusto ricordare che questa tecnologia a servizio
dell’uomo risulta utile e permette cose in passato impensabili, gli spazi e i
tempi si sono accorciati; è vero anche che il tutto è passato dall’essere reale
a all’essere virtuale, il ché non vuol dire obbligatoriamente falso, dall’altra
parte quando parli qualcuno c’è, però è comunque una modalità diversa da prima,
non permette infatti di trasmettere tutta quella parte della comunicazione
legata alla “non verbalità” come ad esempio il tono della voce, la postura del
corpo e altre specificità percepibili solo con l’incontro.
Come ogni cosa, anche in questo campo esistono gli estremi,
raggiunti da quanti esasperano l’uso di questa tecnologia, così da diventare “hikikomori”;
questo è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di
ritirarsi dalla vita sociale, spesso cercando livelli estremi di isolamento e
confinamento, comunicando con il mondo solo attraverso il computer.
Quella appena descritta è ovviamente una patologia da
affrontare con l’aiuto di specialisti, ma prima di arrivarci c’è tutto un mondo
di vie intermedie che chiede da parte degli adulti il saper mantenere aperti i
canali di comunicazione. Ci possono essere due modi per affrontare la
questione.
Il primo è la prevenzione, essa parte dal cercare di creare
competenze e aiuti perché i nostri ragazzi sappiamo affrontare e gestire a loro
modo il mondo del web, visto anche che è irrealistico pensare di rimuoverlo
dalla vita dei ragazzi. Si può partire dal mantenere un clima di dialogo e
ascolto su questi temi, senza chiudersi in prese di posizioni estreme, può
sembrare una cosa banale eppure è così difficile spesso da realizzare; se non
impariamo ad ascoltare non arriviamo da nessuna parte. Collegato a questo c’è
anche l’aiutarli a dialogare con se stessi, ragionando su certe cose stando di
fronte a alle domande giuste, se non sono capaci vanno aiutati a porsele. Prima
di proporlo ai ragazzi è un esercizio da cominciare a vivere noi per primi.
Cercare di allenare l’istinto, quel senso innato dentro di noi che interviene
per preservarci dal male, non usare solo interventi dove diciamo cosa devono
fare, ma aiutarli perché nasca dal di dentro la risposta al bisogno: “in questa
situazione, cosa pensi sia il giusto da fare?”. Chiaramente il tutto portato
avanti cominciando a darsi delle regole, ragionevoli, riconoscendole come utili
e necessarie.
Collegandosi alla conclusione del primo punto, il secondo si
concentra sulla regolazione, essa chiama in causa la presenza dell’adulto che
deve essere costante, applicando principi che regolino l’uso di certe
tecnologie, dando tempi e modi non auto decisi. Il nostro ruolo non è solo
quello di intervenire per vietare, ma per regolamentare, ecco perché è così
importante una presenza regolare anche perché un adolescente ancora non ha una
adeguata capacità in tal senso.
Al di fuori di queste due modalità, alcuni consigli utili
per supportare l’intervento educativo, posso prevedere: l’uso di filtri per la
protezione da certi contenuti non adatti ai minori, l’installazione del
computer in un’area di passaggio della casa, vietare le chat se prima non sono
state autorizzate e verificate, sotto i quattordici anni sarebbe bene che se un
ragazzo vuole ricevere mail usi l’indirizzo dei genitori e non ancora uno
proprio, chiedere di essere chiamati o di sapere se si pensa che qualcuno sulla
rete sta cercando di prendersi un po’ troppe libertà, infine il divieto assoluto
di comunicare i propri dati compresi dove si va a scuola o dove si frequenta il
proprio sport.
Alcuni segnali che dovrebbero metterci in allerta sul
possibile uso in modo errato delle moderne tecnologie, possono riguardare
l’arrivo di telefonate da parte di sconosciuti o con numero nascosto, in questi
casi chiedete che vi venga comunicato. Anche il ritrovamento di materiale
pornografico chiama in causa la necessità di un intervento, così come un
aumento rilevante del tempo dedicato al web , oppure il nascondere o lo
spegnere il telefono al ricevimento di una chiamata. Infine è raccomandabile la
coerenza da parte degli adulti di riferimento altrimenti si diventa poco
credibili.
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