Sempre più spesso mi capita di incontrare genitori ed
educatori che mi chiedono come poter parlare di Gesù ai loro ragazzi, il
desiderio è di condurli a lui perché lo incontrino e ne facciamo esperienza
vera, così da poterlo scegliere.
La figura di Gesù può ancora interessare? Mi capita a volte
di incontrare ragazzi interessati alla sua vita, di quello che di fatto è uno
strano personaggio storico, perché di questo sicuramente si tratta e chi lo
nega scade in una semplicistica ideologia; poi il compito degli storici non è
sicuramente quello di affermare la sua natura divina, ma piuttosto l’esistenza
terrena. L’interesse dei ragazzi non è costante, di solito esplode di fronte a
eventi particolari che possono essere di origine personale avendo sentito
parlarne da qualche parte, oppure sociale come è accaduto in concomitanza con
la pubblicazione del libro “Il codice da Vinci”, eventi che suscitano il
desiderio di saperne di più riguardo la storia raccontata dai Vangeli e di
quello che ci sta dietro. Occorre percorrere la via segnata dalla curiosità dei
giovani, diventa l’occasione di poter dare criteri e indicazioni ben diverse da
quelle che possono cogliere dai giornali o dal gossip che spesso gira intorno alla
figura di Gesù, soprattutto nell’aiutarli ad entrare nei perché di certi gesti
e parole. Il limite di tutto questo, è che se tutto si ferma qua, si riesce a
toccare solo la mente del ragazzo, a meno che non abbia alle spalle già un
proprio cammino di scelta di fede, quindi da solo il tutto non basta.
Un ulteriore passo in avanti che può toglierci dall’impasse
nella quale possiamo rimanere, è il riuscire a unire alla figura storica di
Gesù il suo messaggio, facendo sì che esso rimanga unito al Cristo concreto e
storico, altrimenti si rischia di scadere in un moralismo basato su bei
principi e norme, ma con il tutto slegato dall’esperienza concreta di chi se ne
è fatto promotore. Nel mondo nel quale crescono i nostri ragazzi, ci sono
ancora alcuni valori condivisi alla base del vivere civile, che di fatto
trovano la loro radice nell’insegnamento di Gesù. È successo però, proprio
quello che dobbiamo cercare di evitare, ossia il messaggio che essi mediano è
stato staccato da colui che ne era il portatore. Compito di noi educatori alla
fede è riallacciare ciò che è stato separato, mostrando così che l’evento di
Cristo è già presente nella propria vita e in quella del mondo che ci circonda.
Anche questo secondo passo presenta un limite, non sono
infatti innanzitutto i gesti e le parole di Gesù, cioè il suo messaggio, che ci
salvano; non è neanche in ultima analisi la Croce l’evento finale determinante,
ma la Risurrezione. È essa che rende credibili e salvifiche le parole e i gesti
compiuti lungo la permanenza terrena di Cristo; è ciò che avviene alla fine che
illumina e dà la luce corretta a tutto ciò che è avvenuto prima.
Ecco allora che, insieme ai prime due, occorre compiere il
passo forte e decisivo, che in contemporanea è però il più debole. Infatti la
risurrezione di per sé non presenta gli elementi tipici della storicità
scientifica, non ci sono dati sui quali basarsi o criteri rigorosi da usare,
non è un evento analizzabile secondo fatti e parole. Il Vangelo stesso ci
presenta solo la cornice di come essa sia avvenuta, senza mostrarcene il come o
il cosa sia successo precisamente.
Capita quindi a molti educatori di trovarsi in imbarazzo quando
parlano di queste cose, perché non possono dire il come. Eppure proprio qua si
manifesta quello spazio di libertà, tanto faticoso quanto necessario, attraverso
il quale siamo chiamati a giocarci personalmente fidandoci di Gesù e di chi ci
dice che è risorto.
Qui incontriamo il limite di questo ultimo passo. Coloro che
sono chiamati ad annunciare che Gesù è risorto sono persone umane, così come la
stessa Chiesa ne è composta, e gli uomini fanno anche degli sbagli che agli
occhi dei più giovani sono spesso di scandalo. Capita pertanto di sentire
spesso dire: Dio sì, Chiesa no.
La fede è una scelta personale, nostro compito è favorire un
ambiente bello e che possa mettere nelle condizioni di poterla rendere una
scelta possibile, mettendo in conto che poi le risposte saranno le più diverse
immaginabili.
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