lunedì 30 novembre 2015

Schiavi o liberi

Tempo fa ho partecipato con alcuni ragazzi a un incontro con orientamento vocazionale, in esso veniva presentato in generale la necessità di doversi mettere in ascolto della volontà di Dio e come essa si possa confrontare con quanto desidero ognuno per sé.
Mi fece ricordare un dialogo avuto con un ragazzo, si era molto arrabbiato con la propria educatrice, durante un incontro che trattava del progetto di Dio sulla vita di ciascuno, aveva probabilmente eccessivamente calcato su questo senza prestare attenzione a chiarire il ruolo nostro nel realizzare il piano.
Questo ragazzo mi chiedeva: se devo ascoltare Dio e fare quanto mi chiede, cosa mi rimane da fare? Capisco la domanda, gli risposi che gli rimaneva da fare tutto, perché ogni cosa passa anche attraverso la nostra libera adesione a un progetto che si compie solo insieme.
Dio non vuole e non può fare a meno di noi. È come succede al miglior chitarrista del mondo, non può far niente con in mano qualcosa di rotto o scordato; così come può esserci un gran vento, ma la barca a vela non si muove che la vela non si alza; anche l’acqua più pura di un ghiacciaio non rimane tale se incontra un fiume inquinato. Così Dio non vuole e non può niente se non ci trova desiderosi di lavorare a un piano che riguarda me e i fratelli che mi stanno accanto. Quindi il nostro impegno è necessario, sapendo però che esso da solo non basta.
Questo giovane amico mi chiese: ma non sarebbe tutto più semplice e meno rischioso se decidesse tutto Dio, visto che con tutto il male che le persone fanno dimostrano che la libertà la si paga a un duro costo? Lo capivo, ho sperimentato anche io il tempo perso a inseguire cose inutili, le grida rivolte a un Dio che sembrava assente davanti a un mondo dove il male agisce in tanti modi. Eppure so che Dio è padre e madre, e so che non sarebbero dei bravi genitori quelli che decidessero di non far nascere bambini perché il mondo è cattivo, oppure di tenerli sempre in casa perché fuori è pericoloso, o non insegnassero loro ad andare in bicicletta perché c’è il rischio di cadere e farsi male o di fare un incidente.
Dio conosce il pericolo, ma il suo amore è più grande di qualsiasi paura; come qualsiasi genitore accetta il rischio presente nella vita, piuttosto che impedire al proprio figlio di vivere, anche se sa con sicurezza che prima o poi soffrirà. Quando questo non avviene il genitore salva il bambino, ma uccide l’uomo e la donna che sarebbe potuto diventare.
Per questo Dio che è Padre, desidera che noi siamo liberi e responsabili di noi e di chi ci è accanto. Anche quando l’uomo fa cattivo uso di questo, Dio non interviene come faremmo noi, non entra “a gamba tesa” prendendo lui decisioni che si basano sul potere e sulla forza. Ha fatto però la cosa più grande che poteva fare, ha mandato Gesù, suo Figlio, non come il Dio che spesso vorremmo, quello onnipotente, ma un Dio-Uomo, fratello, vicino, a condividere la nostra vita mostrando a tutti come farne un giusto uso fino a donarla per amore.
Avresti potuto, Signore, farci marionette ballonzolanti nel teatrino della storia, e tirando tu i fili delle nostre, membra docili avremmo rappresentato senza sbagliare la commedia umana.
Ma noi siamo uomini, autonomi e liberi, o Signore, grazie.
Perché non hai voluto fare di noi dei giocattoli di lusso per divertire il tuo cielo ma dei figli per amarti e dei fratelli per amarsi.
Avresti potuto, Signore, offrirci un mondo bello e fatto, dove non ci fosse niente da cercare e niente da trovare, città perfette e strade tracciate sulle montagne spianate, fabbriche paradiso per operai docili.
Ma noi siamo uomini, autonomi e liberi e costruttori di mondo, o Signore, grazie.
Perché non hai voluto fare di noi degli esecutori senz’anima di ordini venuti dal cielo, ma dei responsabili dell’universo, liberi sotto il tuo sguardo di Padre.
Avresti potuto contare i nostri baci e regolare i nostri abbracci, guidare le nostre mani verso le mani dei nostri fratelli e così far fiorire, in una terra di sogno, coppie definitivamente legate, amicizie costrette, una pace imposta.
Ma noi siamo uomini, autonomi, liberi e responsabili di umanità, o Signore, grazie.
Perché non hai voluto fare di noi pupazzi di carne, sottomessi fra le tue dita agili, ma dei figli amati, ricchi di vita ricevuta, che scelgono di amare o si rifiutano di amare.
O Signore, ti amo perché tu mi ami abbastanza da volermi libero e per questa libertà, rischiando la tua gloria, sei venuto da noi uomo senza potenza ma onnipotente d’Amore.
O Signore, ti amo perché questa spaventosa libertà che tanto ci fa soffrire, è la stessa meravigliosa libertà che ci permette di amare. (M. Qouist)

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