Gesù
ha un passo da grande camminatore e non gira mai da solo. Un giorno, durante
uno dei suo soliti viaggi per la Galilea, comincia ad affrontare la salita di
quel monte (una collina in realtà) che per tante volte ha attraversato.
A un
certo punto si ferma, si sente più solo del solito, si accorge di star parlando
sempre con i soliti e che nessuno di nuovo propone nuove questioni. Si gira,
così si accorge che quelli che fino a poco fa erano stati suoi compagni di viaggio,
ora sono distanti, quasi all’orizzonte. Si rende conto che il proprio passo non
è adatto per loro, ma solo per pochi sani e giovani che ora si trova attorno.
Gli altri sono zoppi, storpi, ciechi, sordi, malati. Chi li accompagna arranca
lungo quella salita semplice per quelli che erano rimasti al passo con Gesù, ma
difficile per chi si era fatto carico di altri, immaginiamoci poi quanti non
avevano nessuno che li aiutasse.
Gesù
si ferma, non si tratta solo di aspettarli o di lasciarli riposare, mette da
parte la propria meta giornaliera e comincia a prendersi cura della situazione
di limite di ciascuno. Sei zoppo, cammina; cieco, riabbi la vista; malato,
torna in salute. Queste erano le povertà al tempo di Gesù. E oggi noi?
Non
succede ai nostri cammini di avere delle mete e dei compiti belli da
raggiungere, ma difficili da percorrere per chi fa fatica? C’è mai capitato di fermarci
e trovarci in pochi a camminare, solo con quanti vengono definiti come i
“migliori”?
Facciamo
come Gesù. Anche oggi il mondo giovanile è cosparso di nuove e vecchie
malattie. Ci sono i nuovi orfani con famiglie che non si curano di loro o
relazioni troppo sfilacciate, malati nel corpo anche a causa di disagi della psiche,
inoltre esistono ancora giovani disabili troppo spesso chiusi in casa perché
nessuno li porta fuori. Infine, anche a chi viene considerato un giovane
normale e fortunato, non manca di dover passare attraverso tutti i dubbi e le
angosce che abitano in chi sta diventando grande e decidendo della propria
vita.
Siamo
messi così, come Gesù, in compagnia fi questa bella varietà di umanità, con le
sua bellezze e lo storture.
Dico
a te caro educatore, se non lo hai ancora fatto, fermati, non ti soddisfi lo
stare con chi riesce a stare al passo quanto proponi. Fermati, non solo per
aspettare, ma per prenderti cura di loro, dei problemi, dei mali. Cerca e dona
guarigione che può venire dal tuo impegno, ma soprattutto dalla ricchezza che
viene dall’essere fermo insieme a Gesù.
Stupisciti
e stupisci perché il mondo non si comporta così e tu invece trovi un passo,
anche se fermo, per stare vicino a chi hai accanto. Tante volte il nostro
impegno, si realizza in un servizio alla povertà e alla miseria nelle quali i
nostri giovani sono abbandonati da una società che non se ne prende cura;
questo desiderio e l’impegno connesso, lo possono trovare in Gesù, e in quanti
come te, caro educatore, cercano di avere nei loro confronti attenzione e accoglienza.
Sarebbe
poco fermarsi qui, anche l’episodio di vita di Gesù continua con un’altra
questione. La gente ha fame, Gesù chiama i discepoli per vedere come fare, ma
si scoprono poveri, limitati, senza mezzi, una situazione senza via di uscita:
pochi pani e pochi pesci cosa sono per tanta gente? C’è solo il poco a
disposizione, un poco che è nulla per così tanta gente. Eppure Gesù prende quel
poco offerto, quel nulla condiviso, e rende possibile l’impossibile: il poco
serve al tanto, il nulla per l’eterno.
Capita
così spesso anche a noi che camminiamo accanto ai ragazzi, di incontrare i
limiti della nostra vita, di non essere sempre all’altezza di quanto ci viene
chiesto, di scoprirci anche noi poveri nell’affrontare tante situazioni, di non
sapere come e cosa fare.
Mi
auguro che tutti voi abbiate sperimentato che capita, che pur nel nostro
limite, il poco che possiamo offrire, anche il nulla a volte, diventa quanto
basta. Questo perché non siamo soli, ma con Gesù.
Gesù si allontanò di là, giunse presso il
mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta
folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li
deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di
stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che
camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d'Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: "Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino". E i discepoli gli dissero: "Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". Gesù domandò loro: "Quanti pani avete?". Dissero: "Sette, e pochi pesciolini". Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. (Mt 15,29-37)
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: "Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino". E i discepoli gli dissero: "Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?". Gesù domandò loro: "Quanti pani avete?". Dissero: "Sette, e pochi pesciolini". Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. (Mt 15,29-37)
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