In questo anno 2015 festeggiamo i cinquant’anni dalla
conclusione del Concilio Vaticano II; per tanti di noi potrebbe essere solo un
ricordo del passato o parte della storia studiata o letta da qualche parte, io
stesso non ero ancora nato. Chi lo ha vissuto narra la bellezza e le speranze
legate al movimento che vi era cresciuto intorno e che lo aveva accompagnato,
tutt’ora si ritiene che esso vada riscoperto, qualcuno arriva a dire che sia
stato addirittura tradito nei suoi intenti.
Qui desidero riportare alla luce un documento mai giunto
alla mia conoscenza e credo abbastanza dimenticato nel panorama della Chiesa:
Gravissimum Educationis (GE). È facile intuire, anche per coloro che di latino
non ne azzeccano una come me, che si tratta di un documento che ha voluto
mettere al centro il tema dell’educazione. Ne ripercorreremo insieme solo
alcune parti iniziali (proemio e n° 1) per coglierne la lungimiranza e i
suggerimenti tutt’ora validi; lasciamo a quanti lo desiderassero di continuarne
ulteriormente l’interessante lettura.
L'estrema importanza
dell'educazione nella vita dell'uomo e la sua incidenza sempre più grande nel
progresso sociale contemporaneo sono oggetto di attenta considerazione da parte
del sacro Concilio ecumenico. In effetti l'educazione dei giovani, come anche
una certa formazione permanente degli adulti, sono rese insieme più facili e
più urgenti dalle circostanze attuali. Gli uomini, avendo una più matura
coscienza della loro dignità e della loro responsabilità, desiderano
partecipare sempre più attivamente alla vita sociale, specie in campo economico
e politico d'altra parte gli sviluppi meravigliosi della tecnica e della
ricerca scientifica, i nuovi mezzi di comunicazione sociale danno loro la
possibilità, anche perché spesso hanno più tempo libero a disposizione, di
accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell'umanità e
di arricchirsi intrecciando tra i gruppi e tra i popoli più strette relazioni.
(GE Proemio)
È interessante notare come non solo viene affermata
l’importanza che l’educazione assume per la vita dell’uomo, ma anche per il
progresso sociale contemporaneo. Esso troppo spesso viene analizzato solo dal
punto di vista dell’avanzamento scientifico o tecnologico, da indici che
riguardano la ricchezza o il benessere in senso più ampio; occorre riaffermare
l’apporto proprio dell’impegno educativo come investimento chiamato a fondare
lo sviluppo sociale, al riguardo merita che gli investimenti anche finanziari
per renderlo possibile vengano riconosciti come uno sforzo in tale direzione.
In questi ultimi anni, anche in ambito universitario, sono sorti percorsi che
riconoscono professionalità e cura nell’investimento in operatori e risorse umane
dedicate a questo prezioso e delicato settore.
Una prospettiva interessante che viene mostrata, è quella
dell’attenzione all’educazione dei giovani affiancata però ad un ulteriore
impegno per aiutare gli adulti a considerarsi non solo depositari di un sapere
da trasmettere, ma anch’essi chiamati in causa in un processo che li vede anche
chiamati a rivedere e rinnovare certe lo impostazioni.
Da parte sua la santa
madre Chiesa, nell'adempimento del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore,
che è quello di annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di
edificare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell'intera vita
dell'uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione
soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso
ed allo sviluppo della educazione. (GE Proemio)
L’educazione alla fede, ha un oggetto ben preciso,
l’annuncio della salvezza rivelata da Gesù, eppure le sue dinamiche non
permettono che si imposti un progetto unicamente centrato sopra questi temi;
essa richiede uno sguardo ampio a tutta la vita della persona, dove fede ed
esistenza vivono il loro incontro e trovano il luogo per realizzare il progetto
di Dio. Occorre pertanto che si tenga presente tutto quanto appartiene anche
alla dimensione “terrena”; con essa, senza fermarsi lì, far propri tutti gli
strumenti che la scienza moderna mette a disposizione per rendere più efficace
l’impegno educativo.
Tutti gli uomini di
qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona
hanno il diritto inalienabile ad una educazione, che risponda alla loro
vocazione propria e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di
sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una
fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine di garantire la vera unità e
la vera pace sulla terra. La vera educazione deve promuovere la formazione
della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari
gruppi di cui l'uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da
svolgere. (GE 1)
L’impostazione che emerge è chiaramente missionaria, guarda
a tutto il mondo e a tutti i popoli, né la razza né l’età possono essere
criteri di esclusione, anzi essi indicano una necessaria personalizzazione del
servizio educativo. Esso risulta inoltre influenzato in modo determinante da
tutta una serie di altri aspetti che chiedono che il processo sia calato nel
concreto della vita delle persone e riguardo ai quali occorre una attenzione
particolare, potendo diventare anche specifici argomenti da trattare:
carattere, l’appartenenza sessuale, la cultura, la tradizione del paese, le
relazioni con gli altri e vari altri temi sociali. Infine, nuovamente, i padri
conciliari ritengono importante sottolineare che il servizio educativo mantiene
una direzione orientata contemporaneamente al cielo e alla terra; in questo
modo guarda ad ogni persona nel suo cammino di salvezza chiamato ad essere
vissuto nell’impegno di vita proprio di ciascuno.
Pertanto, i fanciulli
ed i giovani, tenuto conto del progresso della psicologia e della didattica,
debbono essere aiutati a sviluppare armonicamente le loro capacità fisiche,
morali e intellettuali, ad acquistare gradualmente un più maturo senso di
responsabilità, nello sforzo sostenuto per ben condurre la loro vita personale
e la conquista della vera libertà, superando con coraggio e perseveranza tutti
gli ostacoli. Debbono anche ricevere, man mano che cresce la loro età, una
positiva e prudente educazione sessuale. Debbono inoltre essere avviati alla
vita sociale, in modo che, forniti dei mezzi ad essa necessari ed adeguati,
possano attivamente inserirsi nei gruppi che costituiscono la comunità umana,
siano disponibili al dialogo con gli altri e contribuiscano di buon grado all'incremento
del bene comune. (GE 1)
Mentre fino ad ora il tutto è stato riferito ad ogni
personale indipendentemente dall’età, ora ci si sofferma invece sul proprio
delle giovani generazioni. Un esplicito invito viene fatto affinché tutti
coloro che si impegnano in servizi educativi, stipulino una alleanza e sappiano
trarre indicazioni da quanto il recente sviluppo delle scienze umane può
portare. Non è possibile concentrarsi solo sui contenuti, che pur devono essere
sani e veri, da soli non sono sufficienti, occorre che i percorsi e le
attenzioni messe in campo sappiano considerare chi è il ragazzo concreto al
quale ci si affianca, inoltre si usino tutti quegli strumenti che una buona
didattica mette a disposizione. Riassumendo sono tre gli elementi determinati:
contenuto, apporto psicologico, didattica.
Non viene nascosto che il cammino educativo presenti
ostacoli e criticità, proprio per questo occorre la presenza di persone che
sappiano accompagnare i più giovani avendo cura di tutte le dimensioni delle quali
sono fatti: corpo, testa e cuore. Occorre recuperare un approccio integrato del
tutto, non può funzionare che lo sport si occupi del corpo, la scuola della
testa e la parrocchia o la famiglia del cuore; è già un passo avanti quando
queste realtà si mettono in rete, ma non è sufficiente. Chi vive accanto ai
giovani, se vive il proprio impegno come servizio e non per raggiungere propri
fini, è necessario che si impegni con questa attenzione tripartita che in
realtà è una sola, infatti la persona è una e non separabile in sé stessa.
Infine emerge un orientamento che sottolineo perché credo
inviti a una necessaria conversione dei cammini portati avanti in ambito di
Chiesa. Lo scopo non è tenersi i ragazzi come “tanti polli nel proprio
pollaio”, non sono i tanti giovani impegnati in parrocchia il segno di un
cammino educativo maturo. È l’impegno nel mondo, l’essere mandati in mezzo agli
altri uomini per vivere lì il mandato missionario di Gesù, questa è la cartina
di tornasole e l’orientamento giusto da dare alle nostre proposte.
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