martedì 1 settembre 2015

Gravissimum Educationis

In questo anno 2015 festeggiamo i cinquant’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II; per tanti di noi potrebbe essere solo un ricordo del passato o parte della storia studiata o letta da qualche parte, io stesso non ero ancora nato. Chi lo ha vissuto narra la bellezza e le speranze legate al movimento che vi era cresciuto intorno e che lo aveva accompagnato, tutt’ora si ritiene che esso vada riscoperto, qualcuno arriva a dire che sia stato addirittura tradito nei suoi intenti.
Qui desidero riportare alla luce un documento mai giunto alla mia conoscenza e credo abbastanza dimenticato nel panorama della Chiesa: Gravissimum Educationis (GE). È facile intuire, anche per coloro che di latino non ne azzeccano una come me, che si tratta di un documento che ha voluto mettere al centro il tema dell’educazione. Ne ripercorreremo insieme solo alcune parti iniziali (proemio e n° 1) per coglierne la lungimiranza e i suggerimenti tutt’ora validi; lasciamo a quanti lo desiderassero di continuarne ulteriormente l’interessante lettura.

L'estrema importanza dell'educazione nella vita dell'uomo e la sua incidenza sempre più grande nel progresso sociale contemporaneo sono oggetto di attenta considerazione da parte del sacro Concilio ecumenico. In effetti l'educazione dei giovani, come anche una certa formazione permanente degli adulti, sono rese insieme più facili e più urgenti dalle circostanze attuali. Gli uomini, avendo una più matura coscienza della loro dignità e della loro responsabilità, desiderano partecipare sempre più attivamente alla vita sociale, specie in campo economico e politico d'altra parte gli sviluppi meravigliosi della tecnica e della ricerca scientifica, i nuovi mezzi di comunicazione sociale danno loro la possibilità, anche perché spesso hanno più tempo libero a disposizione, di accostarsi più facilmente al patrimonio culturale e spirituale dell'umanità e di arricchirsi intrecciando tra i gruppi e tra i popoli più strette relazioni. (GE Proemio)
È interessante notare come non solo viene affermata l’importanza che l’educazione assume per la vita dell’uomo, ma anche per il progresso sociale contemporaneo. Esso troppo spesso viene analizzato solo dal punto di vista dell’avanzamento scientifico o tecnologico, da indici che riguardano la ricchezza o il benessere in senso più ampio; occorre riaffermare l’apporto proprio dell’impegno educativo come investimento chiamato a fondare lo sviluppo sociale, al riguardo merita che gli investimenti anche finanziari per renderlo possibile vengano riconosciti come uno sforzo in tale direzione. In questi ultimi anni, anche in ambito universitario, sono sorti percorsi che riconoscono professionalità e cura nell’investimento in operatori e risorse umane dedicate a questo prezioso e delicato settore.
Una prospettiva interessante che viene mostrata, è quella dell’attenzione all’educazione dei giovani affiancata però ad un ulteriore impegno per aiutare gli adulti a considerarsi non solo depositari di un sapere da trasmettere, ma anch’essi chiamati in causa in un processo che li vede anche chiamati a rivedere e rinnovare certe lo impostazioni.

Da parte sua la santa madre Chiesa, nell'adempimento del mandato ricevuto dal suo divin Fondatore, che è quello di annunziare il mistero della salvezza a tutti gli uomini e di edificare tutto in Cristo, ha il dovere di occuparsi dell'intera vita dell'uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso ed allo sviluppo della educazione. (GE Proemio)
L’educazione alla fede, ha un oggetto ben preciso, l’annuncio della salvezza rivelata da Gesù, eppure le sue dinamiche non permettono che si imposti un progetto unicamente centrato sopra questi temi; essa richiede uno sguardo ampio a tutta la vita della persona, dove fede ed esistenza vivono il loro incontro e trovano il luogo per realizzare il progetto di Dio. Occorre pertanto che si tenga presente tutto quanto appartiene anche alla dimensione “terrena”; con essa, senza fermarsi lì, far propri tutti gli strumenti che la scienza moderna mette a disposizione per rendere più efficace l’impegno educativo.

Tutti gli uomini di qualunque razza, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile ad una educazione, che risponda alla loro vocazione propria e sia conforme al loro temperamento, alla differenza di sesso, alla cultura e alle tradizioni del loro paese, ed insieme aperta ad una fraterna convivenza con gli altri popoli, al fine di garantire la vera unità e la vera pace sulla terra. La vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene dei vari gruppi di cui l'uomo è membro ed in cui, divenuto adulto, avrà mansioni da svolgere. (GE 1)
L’impostazione che emerge è chiaramente missionaria, guarda a tutto il mondo e a tutti i popoli, né la razza né l’età possono essere criteri di esclusione, anzi essi indicano una necessaria personalizzazione del servizio educativo. Esso risulta inoltre influenzato in modo determinante da tutta una serie di altri aspetti che chiedono che il processo sia calato nel concreto della vita delle persone e riguardo ai quali occorre una attenzione particolare, potendo diventare anche specifici argomenti da trattare: carattere, l’appartenenza sessuale, la cultura, la tradizione del paese, le relazioni con gli altri e vari altri temi sociali. Infine, nuovamente, i padri conciliari ritengono importante sottolineare che il servizio educativo mantiene una direzione orientata contemporaneamente al cielo e alla terra; in questo modo guarda ad ogni persona nel suo cammino di salvezza chiamato ad essere vissuto nell’impegno di vita proprio di ciascuno.

Pertanto, i fanciulli ed i giovani, tenuto conto del progresso della psicologia e della didattica, debbono essere aiutati a sviluppare armonicamente le loro capacità fisiche, morali e intellettuali, ad acquistare gradualmente un più maturo senso di responsabilità, nello sforzo sostenuto per ben condurre la loro vita personale e la conquista della vera libertà, superando con coraggio e perseveranza tutti gli ostacoli. Debbono anche ricevere, man mano che cresce la loro età, una positiva e prudente educazione sessuale. Debbono inoltre essere avviati alla vita sociale, in modo che, forniti dei mezzi ad essa necessari ed adeguati, possano attivamente inserirsi nei gruppi che costituiscono la comunità umana, siano disponibili al dialogo con gli altri e contribuiscano di buon grado all'incremento del bene comune. (GE 1)
Mentre fino ad ora il tutto è stato riferito ad ogni personale indipendentemente dall’età, ora ci si sofferma invece sul proprio delle giovani generazioni. Un esplicito invito viene fatto affinché tutti coloro che si impegnano in servizi educativi, stipulino una alleanza e sappiano trarre indicazioni da quanto il recente sviluppo delle scienze umane può portare. Non è possibile concentrarsi solo sui contenuti, che pur devono essere sani e veri, da soli non sono sufficienti, occorre che i percorsi e le attenzioni messe in campo sappiano considerare chi è il ragazzo concreto al quale ci si affianca, inoltre si usino tutti quegli strumenti che una buona didattica mette a disposizione. Riassumendo sono tre gli elementi determinati: contenuto, apporto psicologico, didattica.
Non viene nascosto che il cammino educativo presenti ostacoli e criticità, proprio per questo occorre la presenza di persone che sappiano accompagnare i più giovani avendo cura di tutte le dimensioni delle quali sono fatti: corpo, testa e cuore. Occorre recuperare un approccio integrato del tutto, non può funzionare che lo sport si occupi del corpo, la scuola della testa e la parrocchia o la famiglia del cuore; è già un passo avanti quando queste realtà si mettono in rete, ma non è sufficiente. Chi vive accanto ai giovani, se vive il proprio impegno come servizio e non per raggiungere propri fini, è necessario che si impegni con questa attenzione tripartita che in realtà è una sola, infatti la persona è una e non separabile in sé stessa.
Infine emerge un orientamento che sottolineo perché credo inviti a una necessaria conversione dei cammini portati avanti in ambito di Chiesa. Lo scopo non è tenersi i ragazzi come “tanti polli nel proprio pollaio”, non sono i tanti giovani impegnati in parrocchia il segno di un cammino educativo maturo. È l’impegno nel mondo, l’essere mandati in mezzo agli altri uomini per vivere lì il mandato missionario di Gesù, questa è la cartina di tornasole e l’orientamento giusto da dare alle nostre proposte.

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