venerdì 11 settembre 2015

La pastorale e il mondo dei giovani di oggi

Tanti parlano dei giovani, gli esperti compaiono ad ogni angolo delle diverse strade percorse dagli adolescenti, non tutti lo fanno correttamente. Quando mi viene chiesto di dire qualcosa riguardo le giovani generazioni, per me non viene prima il parlare o lo scrive, ma il voler bene ai ragazzi, la sorgente è quella. Questo mi aiuta tanto, a differenza di altri profeti di sventura, dall’astenermi nel giudicarli; preferisco impegnare le mie forze nel cercare di capirli.
Non può esistere pastorale giovanile, o altra disciplina che tratti dell’educazione dei giovani, che prescinda da un impegno di conoscenza reale e amante del mondo degli adolescenti. Risulta quindi non sensato un approccio fatto di “sapienti” che si definiscono tali solo perché hanno studiato sui libri, serve certamente ma così si approfondisce il passato e non il presente; oppure come coloro che si basano unicamente sulla propria esperienza di quando erano giovani, senza che la vita dei ragazzi di oggi li tocchi più di tanto.
Serve un rinnovamento nella pastorale, così come delle altre scienze che si occupano dell’educazione, per mettere al centro cosa significa essere giovane non in generale, ma in un certo tempo e luogo. Alcuni hanno fatto proprio questo modello e si sono mossi in questa direzione, penso a tutto il bene e al lavoro fatto da don Riccardo Tonelli per quanto riguarda l’ambito pastorale e al prof. Guastavo Pietropolli Charmet per la psicoanalisi e più in generale per il mondo delle scienze umane.
Tanti operatori condividono spesso la fatica dello stare accanto ai ragazzi, occorre che essa sia vissuta anche nell’impegno a decifrare le costanti e le variabili culturali di oggi e come esse influenzino il cammino di sviluppo e di maturità della persona nella sua globalità, così fa Dio. Credo allora necessario abbandonare il nostro desiderio di onnipotenza, che ci rinchiude nella tranquillità di sapere e poter sempre dire qualcosa sui giovani, già è tanto se riusciamo a impegnarci nel servizio degli adolescenti di questo tempo.
Mi capita spesso di incontrare ragazzi delusi dai propri adulti di riferimento, spesso nella ricerca di un compagno di viaggio più grande, si scontrano con riferimenti incapaci di dare un nutrimento ricco di speranza e fiducia. Da adulto capisco la fatica che spesso si fa, ma non possiamo permetterci di ignorare i suggerimenti e le attese che i giovani ci consegnano, semplicemente perché non li capiamo o non rientrano nei nostri modi di fare.
Per noi educatori alla fede, non è la nostra comodità il criterio di discernimento, ma l’agire di Gesù e il suo messaggio. Qua si gioca la seconda novità determinante: accanto all’attenzione al giovane di questo tempo e luogo, non ci sta una teoria ma una persona, Gesù.
Ho letto tanti contributi che parlavano dei giovani da diversi punti di vista, mi è dispiaciuto confrontarmi con alcuni intenti a quest’opera rimanendo chiusi al profumo o alla puzza portata dalla vita vera, quasi come se questo fosse per loro da disturbo. Per me è sempre stato l’opposto, proprio l’accogliere il disturbo o il piacere della strada e della vita, mi hanno permesso di diventare quello che sono.
Se guardo avanti, la mia speranza è per un mondo adulto capace di lasciare le sicurezze e le abitudini del passato e occuparsi delle questioni che agitano, muovono, interrogano, i giovani di oggi. Insieme a questo cercare di abbandonare i falsi problemi per concentrarci su quelli veri. Un genitore mi diceva: don il nostro oratorio non è più pieno come una volta, bisogna tornare a riempirlo. Un educatore: don i giovani non vengono a Messa, devi dire loro di venire perché è importante. Io voglio bene all’oratorio e alla Messa, sono cose importantissime, ma forse siamo distratti dal falso problema del riempire gli oratori e la chiesa, così non ci concentriamo sul perché accade questo e nel cosa ci sta sotto.
Credo che occorra allargare, non restringere l’orizzonte della pastorale, a volte viene la tentazione del preservarsi e di tenersi stretti quelli che ci sono, dimenticandoci che Dio è per tutti e che occorre rimettere al centro i tanti e troppi giovani che non sanno come orientare la propria vita.
Qui sta la sfida, forse qualcuno la definirebbe solo un bel sogno, ma credo occorra anche saper sognare per sperare guardando al futuro.

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