Narciso nasce e prende corpo in famiglia: nel corso degli
ultimi anni le madri e i padri hanno modificato le idee guida e i sistemi di
rappresentazione della funzione genitoriale.
Le mamme e i papà degli ultimi anni hanno smesso di pensare
che proprio figlio sia un piccolo “selvaggio” da educare, molto esposto alla
tentazione degli istinti.
Non pensano più che il bambino nasca all’ombra del peccato
originale, che lo condiziona nella scelta di atteggiamenti antisociali, e che
dovrebbe abbandonare questa natura accettando di privilegiare la cultura e la
civiltà.
Non pensano più che il loro bambino sia tendenzialmente
colpevole e che debba essere riscattato dall’educazione, cioè dalle regole e
dai valori.
Non pensano che sarà loro compito fare da tramite fra i
valori della società e la sua mente.
Non pensano che dovranno sottometterlo, anche con la minaccia
e la somministrazione di castighi, al rispetto della loro autorità, in quanto
rappresentanti all’interno della famiglia dello Stato e della divinità.
I genitori sono indotti a pensare che il loro mandato sia
quello di aiutare il loro bambino ad assecondare la sua vera natura.
Nasce così il progetto educativo ma soprattutto relazionale
di farsi obbedire per amore e non per paura dei castighi e del dolore fisico o
morale.
La questione non è quella di
dare la colpa dei cambiamenti avvenuti a qualcuno in particolare, ma il rendere
conto del senso di quanto successo, è un debito nei confronti dei ragazzi che
non nascono ma diventano Narciso.
A qualcuno potrebbe venire in
mente che la soluzione sia il tornare indietro ai modelli di educazione
precedenti, non credo sia possibile e se anche fosse non so se avrebbe
l’effetto che ci aspettiamo, resta il fatto che sarebbe inutile agire in
contrasto con la realtà così come maturata dalle scelte del mondo adulto
(economico, sociale e culturale), che chiederebbe quindi una revisione al cuore
della nostra società e un accordo da parte ti tutti quelli che la formano, ma
questo non lo vede fattibile.
Se come adulti siamo fautori
di questa strada, occorre che la percorriamo, sapendo che le scelte fatte
chiedono ora un impegno maggiore rispetto al passato per educare, serve più
tempo, più relazione, più ascolto… insomma servirà un di più in tutto, nonché
il tentativo di riaffermare “paletti” e limiti non più richiamandone l’osservanza
ricorrendo alla paura, alla punizione o all’autorità superiore, ma al bene che
questi danno, a un bene sperimentabile da Narciso e reso comunicabile
attraverso la qualità delle relazioni che saremo stati in grado di stabilire
con loro.
L’assenza di modelli di riferimento forti e la carenza di
proposte consente a Narciso di mettersi liberamente, e con calma, alla ricerca
della propria identità.
Sarà una ricerca lunga, Narciso verrà criticato per la sua
noncuranza politica, per l’indifferenza nei confronti dell’economia e
dell’organizzazione, per la mancanza di impegno nel sostenere proposte
speranzose.
Uno dei modi di assistere
Narciso nella sua ricerca è la possibilità offerta da tanti enti, oratori
compresi, di confrontarsi con realtà ed esperienze diverse; che siano di
servizio, spirituali, manuali, missionarie, ecc… esse rappresentano uno stimolo
importante per un ragazzo nel cammino di ricerca della propria identità. Non
necessariamente tutte le esperienze devono andare a buon fine; anche
l’occasione di una nella quale non mi sono trovato bene, , mi aiuta a capire
quali non siano fatte per i mie doni, anche questo mi sostiene nel cammino. In
questo non vedo nessun problema, la logica non è quella di andare a colpo
sicuro, né noi educatori sappiamo quale sia e tantomeno i ragazzi, questo
destabilizza più noi che loro in quanto essi sono abituati ad andare per
tentativi.
Come cristiani, un ulteriore
supporto che possiamo dare ai nostri ragazzi è quello di essere chiari
interpreti di modelli di vita e di fede con specifiche caratteristiche; essere
aperti ma autenticamente cristiani senza vergognarcene e senza nascondere la
bellezza e l’esigenza del cammino cristiano. In un mondo dove esistono tanti
modelli deboli, il fatto che ce ne sia uno che risplenda per onestà e apertura,
credo possa essere un faro per tanti adolescenti.
Mi spiace quando sento
interpretare in diverse trasmissioni, telegiornali compresi, la vita dei
giovani come poco impegnata; li si critica perché non si impegnano nel mondo
sociale e politico, è vero, ma non lo fanno per disimpegno o menefreghismo, ma
perché sono più cauti rispetto a quanto fossero i giovani un tempo, vanno
spesso per tentativi e questo chiede più tempo.
In questo desiderio di ricerca
che permane e che rischia di essere affossato dalla logica del mondo, la fede
ravviva questo desiderio e lo inserisce in una certezza di cui ci parla
l’evangelista Luca:
Ebbene io vi dico: Chiedete e
vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede
ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il
figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli
darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno
scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri
figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che
glielo chiedono!». (Lc 11,9-13). Il Vangelo offre la sicurezza e non solo
l’opportunità di ritrovarcisi dentro, di ritrovare la strada per casa quando un
giovane si sentiva perduto.
Narciso cerca se stesso attraverso la registrazione delle
emozioni che sperimenta mentre mette in scena il proprio temporaneo copione,
sperimenta diversi look e molte fogge, e registra l’effetto che fanno. Ci sono
degli occhiali da sole che non servono a moderare la luce ma a completare
l’identità di Narciso, che quindi li porta anche nei giorni di pioggia e nel
buio della sala dei videogiochi.
Narciso procede per tentativi ed errori, perciò spesso si
corregge e disdice l’identità temporanea che aveva assunto sull’onda di
un’emozione sbagliata.
Narciso non potrebbe essere Narciso se il contesto non lo
consentisse. Se il mondo in cui cerca di crescere fosse caratterizzato da una
forte autorità paterna, e pervaso da principi e valori radicati.
Riguardo a quanto appena detto
potrei scrivere volumi su volumi che narrano tutti gli esperimenti ai quali ho
partecipato in questi anni di oratorio; non mi stancherò mai di ricordare in
particolare ai genitori che quando si parla di look, si parla di una cosa seria
che prendiamo troppo alla leggera, non tanto perché conti il taglio dei capelli
o il risvolto dei jeans, ma perché sotto c’è una ricerca ben più profonda che
occorre che impariamo ad accogliere e rispettare, troppe volte invece mi capita
di vederla svalutata così da dover soccorre poi ragazzi che si sentono poco
considerati della ricerca onesta della loro identità. Occorre che siamo più
curiosi e riflessivi nei confronti di queste cose, sono linguaggi e se non li
capiamo il problema è nostro e non di Narciso, del resto questo mondo volenti o
nolenti e così perché così lo abbiamo fatto noi, Narciso c’è semplicemente
nato, almeno per ora per lui non c’è ancora responsabilità.
Questo desiderio di essere
riconosciuti come belli, accolti nella propria unicità che tanto si fatica a
trovare, di trovare il proprio posto, a volte trova per noi un modo strano
(forse buffo) di mostrarsi; nuovamente la fede offre anche a questo cammino la
possibilità di esprimersi in modo vero senza ricalcare le modalità piccole
offerte dal mondo, ce ne parla Luca nel suo Vangelo mostrando strade concrete
per realizzare questa ricerca.
"Quando il Figlio
dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono
della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli.
Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle
capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra:
"Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato
per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi
avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e
mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi". Allora i
giusti gli risponderanno: "Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando
mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo
vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo
venuti a visitarti?". E il re risponderà loro: "In
verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei
fratelli più piccoli, l'avete fatto a me". (Mt 25,31-40)
I giovani ritengono che i comportamenti che seguono alle
loro convinzioni sopra descritte siano del tutto legittimi e non ammettono che
vi sia contrasto da parte degli adulti perché non c’è nulla di male in tutto
questo.
Anzi loro sanno, e non c’è verso di far loro cambiare idea,
che proprio questo è quello che si deve fare per svilupparsi come una bella
persona.
Narciso è molto coerente nei
suoi comportamenti affinché siano conformi alle sue convinzioni, non solo non
accetta volentieri le correzioni ma spesso non riesce a prenderle in
considerazione al di là della sua buona volontà, infatti è fermamente convinto
di essere nel giusto e che proprio questo comportamento che crea tanto
scompiglio nel mondo degli adulti quello
maggiormente adeguato al cammino di crescita intrapreso. Il minacciarlo delle
conseguenze negative che il suo comportamento avrà sembra non essere più la
strada giusta per portarlo a un miglioramento, né tantomeno rinviarlo a un
codice etico esterno alla sua vita che gli dica cosa è bene e cosa è male;
occorre credo presentare loro delle alternative valide, percorribili, coerenti
con il momento che stanno passando e con l’obiettivo che desiderano
raggiungere. Questo chiede all’educatore non solo di correggere i comportamenti
sbagliati che emergono, né tantomeno limitarsi a indicare la via di un bene
generico teorico e non aderente alla vita; occorre valorizzare la ricerca
intrapresa, anche quando essa sembra a noi portare nella direzione sbagliata, e
offrire accanto a quanto il ragazzo ritiene giusto e valido una ulteriore
opportunità da provare, valida e che lo lasci libero.
All’origine del suo esistere l’adolescente di oggi non è né
trasgressivo né violento. Non ha motivi importanti per opporsi agli adulti che
non vede come avversari ma come risorse, se non collaborano si cerca altro.
L’autorità per lui non ha molta importanza, sa che serve ma fino a quando non è
da intralcio a quanto vuole costruire.
I ragazzi di oggi hanno sdoganato il narcisismo: io son più
importante dell’altro, chiunque esso sia, genitore, insegnate, prete o
poliziotto. Ne consegue che gli adulti non hanno un particolare significato
simbolico per loro, per questo occorre all’adulto riguadagnarselo facendo o
dicendo qualcosa di interessante per loro qui e ora; occorre che sappiano
spiegare bene qual è la loro funzione.
Qualche tentativo concreto, per riuscire a recuperare quel
valore educativo non riconosciuto agli adulti da parte di Narciso, potrebbe
chiederci di:
- amare il proprio ruolo, averne cura, esserne contento, dedicarci voglia…
- essere curiosi in modo sincero senza secondi fini, non intrusivi e non pettegoli… dimostrare attenzione per le piccole cose della vita, per i riti della loro età per noi incomprensibile e dei quali spesso ci disinteressiamo.
- chiedere per voler capire e così ammettere di non sapere.
Nessun commento:
Posta un commento