venerdì 1 maggio 2015

Il mio amico Tommaso

È la storia di un ragazzo di diciassette anni che ha cominciato a suo modo a frequentare le attività della parrocchia, lo chiamo Tommaso perché mi ricorda il famoso apostolo di cui parlano i Vangeli, il nostro amico mancò l’appuntamento della Cresima fatto in seconda media dai suoi amici, il discepolo del Vangelo mancò il primo incontro che ebbero gli altri con Gesù risorto; narra infatti l’evangelista Giovanni. Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!» (Gv 20, 24-29).
Sono due gli aspetti che colgo volentieri da quanto accaduto in seguito a questa scoperta.
I suoi educatori erano all’oscuro del tutto, pensavano che come di abitudine anche il nostro Tommaso fosse “a posto” con i sacramenti, quando scoprirono che così non era comparirono reazioni diverse tra di loro: uno venne da me preoccupato per sapere cosa si potesse fare quasi fosse successo chissà cosa, un altro aveva già previsto di inserirlo in un gruppo per la preparazione, un altro propose di invitare il Vescovo per l’evento… insomma l’affetto per questo ragazzo li aveva portati a preoccuparsi e progettare il tutto, ma Tommaso cosa voleva? Non se lo chiesero fino a quando lui, un po’ stizzito da tutto quello che i suoi bravi educatori stavano elaborando, comunicò che la Cresima non la voleva fare! Sconcerto generale, insistenze continue, presagi catastrofici al riguardo nacquero nella mente di alcuni. Personalmente ero contento, non tanto che non volesse farla, ma del fatto che aveva preso una posizione perché su di essa si poteva lavorare; dopo un breve colloquio emerse che non se la sentiva perché non era pronto a fare questo passo, ciò mostro un grande senso di rispetto per il sacramento in sé e per il proprio cammino personale. Mi edificò il suo atteggiamento e mi fece pensare che a volte sono i ragazzi ad essere profondi mentre noi adulti rischiamo di essere un po’ superficiali, sicuramente quando progettiamo e pensiamo sulla vita degli altri senza coinvolgerli o almeno chiedendo loro che cosa ne pensano, poi anche quando partiamo dalla parte sbagliata nel fare le cose cioè dal cosa fare mentre sarebbe meglio partire dal perché farlo, perché è successo questo, come stanno tutti coloro che sono coinvolti.
Cosa fare allora? Questo è il secondo aspetto di cui volevo trattare. Chiaramente il rispetto del cammino del singolo non ci deve spaventare nel comunicargli il bello che sogniamo e speriamo per lui insieme al progetto di Dio. Occorreva accettare la posizione assunto da Tommaso, ma chiedendosi: siamo sicuri che abbia compreso quello a cui dice di no? Per assurdo non è la risposta che dovrebbe preoccuparci, ma che la possa prendere liberamente e coscientemente, questo ci chiede come educatori di impegnarci perché sia adeguatamente informato sulla cosa, ne conosca le conseguenze e cosa essa richieda, insieme al valore che mantiene all’interno del cammino cristiano. Il nostro impegno di educatori è far sì che la sua coscienza sia messa in grado di decidere. In effetti emerse che Tommaso non sapeva interamente a cosa stava dicendo di no, insieme a questo ci si accorse che anche il perché prendeva la decisione occorreva che si confrontasse con la logica del Vangelo che è diversa da quella a cui siamo abituati; per risolvere la prima questione era necessario spiegargli meglio di cosa si trattava, per la seconda arrivò provvidenzialmente una domenica il testo del Vangelo di Giovanni sopra riportato che aiuto a ragionare in tal senso.
Nel brano che narra il mancato incontro avvenuto tra l’apostolo e Gesù si coglie come  quest’ultimo sappia entrare nella vita delle persone superando le chiusure e le resistenze che spesso mettiamo nel nostro incontro con lui, non è l’essere pronti che apre all’incontro ma il desiderio di Gesù, la sua amicizia insieme al desiderio della nostra ricerca. Capisco che il nostro Tommaso non si sentisse pronto per la Cresima, ma non comprendeva come la cosa di per sé non costituisse un ostacolo insuperabile, se c’era da parte sua il desiderio di incontrare Gesù lui avrebbe sicuramente colmato quanto mancava e illuminato la vita così da riuscire a comprendere meglio il tutto. Gesù supera e colpa i nostri timori se trova aperte le porte del nostro cuore, se facciamo questo passiamo dalla paura alla gioia di accogliere il Signore, così come viene narrato nel versetti che precedono il testo citato.
Inoltre occorreva aiutare il nostro Tommaso a capire che la fede ha proprio il compito di colmare alcuni dei dubbi che ci portiamo umanamente dietro, noi siamo abituati dalla logica di questo mondo a scegliere solo quando siamo sicuri e con le spalle coperte, la logica del Vangelo e della fede prevede invece sempre un margine di rischio e di affidamento che può essere colmato solo fidandosi della parola di Gesù. Il nostro Tommaso come quello del Vangelo era legato ancora molto al “vedere per credere”, mentre la beatitudine promessa da Gesù e che indica la via per noi è quella del: “beati quelli che pur non avendo visto crederanno”. Occorreva quindi aiutare il nostro amico ad entrare in questa logica che è quella giusta per decidere secondo quanto suggerito dal Signore stesso.
Ora credo che il cammino sia impostato correttamente e dobbiamo esserne contenti a prescindere dalla risposta che nascerà alla fine di un cammino che è comunque in movimento e costruzione; vedremo, ma al momento io sono sereno e contento.

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